Yakuza 6: The Song of Life, recensione Pc
L'ultima foglia di ciliegio segna il commiato di Kazuma Kiryu della serie di Yakuza
Sono già passati tre anni da quel 17 aprile 2018, addirittura quasi un lustro rispetto alla terra del Sol Levante. All’epoca esclusiva per Playstation, Yakuza 6: The Song of Life saluta il personaggio di spicco della serie, Kazuma Kiryu,
Tra parapiglia, qualche battuta, tantissime cose da fare e una componente narrativa di prim’ordine, la saga di Yakuza e in particolar modo le vicende legate a Kiryu si sono ritagliate un’ampia nicchia d’utenza anche fuori dal Giappone. Per l’utenza pc c’è stato da aspettare fino allo scorso 25 marzo, giorno dello sbarco sulle piattaforme Steam e Xbox Game Pass. È ora di scoprire se tanta attesa verrà ripagata, augurandovi una piacevole lettura della nostra recensione.
UNA SERIE LONGEVA
Quella di Yakuza è una serie longeva, che ne ha varcato i confini del Giappone per raggiungere i cuori di milioni di fan in tutto il mondo. Giapponese a tutto tondo, come i Tales of di Bandai Namco è orientata ad un pubblico specifico. Per parlarne in modo approfondito impiegheremmo più dell’intero spazio dedicato a questa recensione, vi basti però pensare che tra il 2019 e il 2020, Sega ha puntato molto sulla visibilità di questa IP.
Ancora oggi rimane sotto una sorta di ingeneroso embargo quel Yakuza Ishin che attendiamo da tempo, narratore e in parte prologo della serie, ambientato nel Giappone feudale. Si è parlato di un suo arrivo nel nostro territorio attraverso una remastered. Noi ce lo auguriamo.
IL RIPOSO DEL DRAGO
Dopo ben sei capitoli principali, la storia di Kazuma Kiryu volge al termine, non senza la consueta serie di eventi in grande stile cui Ryu Ga Gotoku Studio ci ha abituato. Questa volta, però, la componente narrativa si impreziosisce di un ulteriore strato, quello d’una componente familiare ora preminente e non più solo laterale.
Dopo l’incredibile finale di Yakuza 5, il Drago di Dojima passa alcuni mesi in ospedale per guarire le ferite e decide di pagare il debito con la giustizia accettando la condanna al carcere. Durante i primi mesi di prigionia, riceve le visite di Haruka, la figlioccia che ha accudito fin da bambina. D’un tratto le visite si interrompono, insospettendo Kazuma che appena uscito di prigione si mette sulle sue tracce.
Scoprirà che la giovane è stata vittima di un incidente stradale e poco tempo prima, è divenuta madre di un bimbo cui Kazuma farà da guardiano. L’identità del padre e le ragioni dell’incidente rappresentano il fulcro della storia.
UN CAST D’ECCEZIONE
In tutti gli Yakuza, entriamo in contatto con un numero importante di personaggi, tutti molto ben caratterizzati e nessuno approfondito solo superficialmente. Nonostante le cose da fare siano tantissime e la libertà concessa al giocatore dia vita ad un prodotto piuttosto longevo, nel complesso non risulta dispersivo.
In The Song of Life la storia si snoda attraverso tredici atti, tra cazzotti, complotti e qualche colpo di scena. Ma su tutto, quello che riflette maggiormente quest’opera di chiusura è il sentimento d’amore che contrasta la brutalità e la violenza della yakuza giapponese e in certi casi anche della società moderna.
Il racconto è sviluppato in modo se vogliamo esagerato com’è tipico delle produzioni nipponiche. I dialoghi e i personaggi con cui entreremo in contatto permetteranno di vivere con empatia la vita d’un uomo stanco, che anela ad una pace mai realmente vissuta.
ARIA DI LIBERTÀ
Le prefetture, o province, in Giappone sono 47 e costituiscono, a livello amministrativo, una prima suddivisione del Paese quanto a potere decisionale locale. Ogni provincia è amministrata da governatore e un’assemblea, hanno poteri piuttosto vasti e decidono anche in materia di tributi e istruzione.
L’introduzione delle prefetture si fa risalire al 1871 sotto l’imperatore Mutsuhito nel periodo Meiji, che significa periodo di regno illuminato. In Yakuza 6, visiteremo due prefetture: Kamurocho, provincia di Gifu e Onimichi, in quella di Hiroshima.
Ognuna propone quest e attività di vario tipo, ma a differenza dei capitoli precedenti sono interamente esplorabili. Entrare in un edificio o un negozio non richiederà quindi il consueto caricamento, rappresentando di fatto una gradita innovazione per la serie.
L’engine di Yakuza 6: The Song of Life permette di godersi l’avventura in termini di fluidità senza precedenti, proponendo un open world vivo e a suo modo realistico, pur senza npc scriptati come nei The Elder Scrolls.
MI HAI MANCATO DI RISPETTO
Dal momento che parliamo di un titolo con meccaniche squisitamente action, il sistema di combattimento è coprotagonista dell’intero impianto di gioco. Sotto quest’ottica, l’offerta proposta da Ryu Ga Gotoku Studio si rivela persino migliore rispetto ai già ottimi capitoli precedenti.
Tra pugni, calci e combo, potremo sbizzarrirci e cercare lo stile con cui ci troviamo a nostro agio, senza dover memorizzare combinazioni di pulsanti. Anche se il gioco ammicca all’uso del joypad, il duo tastiera/mouse non è da meno e garantisce un buon feedback alla pressione. È indubbio che lo sviluppatore abbia concentrato le forze anche in questo frangente.
Proseguendo nell’avventura e guadagnando esperienza, spenderemo punti per migliorare abilità particolari e le caratteristiche base dello stesso Kazuma, come i punti ferita e la possibilità di correre più a lungo.
QUALCOSA DI DIVERSO
In quanto a possibilità non direttamente collegate alla storia principale, c’è l’imbarazzo della scelta, anche se a livello prettamente contenutistico, siamo un passo indietro rispetto ad altri capitoli. Oltre ad un buon numero di sidequest che non disdegnano qualche critica ai canoni sociali moderni, potremo chattare con belle donzelle (di cui una molto famosa tra i meandri del web), mettere su muscoli in palestra, metterci davanti ai cabinati di Virtua Fighter 5 e Puyo Puyo.
Se già non fosse abbastanza, avremo anche la possibilità gestire un Cat Cafè e il nostro clan attraverso una modalità che presenta una trama a sé stante. Quest’ultima opzione trasforma il gioco in una sorta di strategico dove recluteremo uomini e li invieremo in vari tipi di missioni. La meccanica è in tempo reale ma a nostro avviso non sarebbe stata una cattiva idea proporla a turni.
IL PORTING
Yakuza 6: The Song of Life non ha perso il suo smalto nella conversione per Pc e anzi, è un passo avanti rispetto all’uscita per console. Alle risoluzioni più alte il supporto ai monitor 4K, si aggiunge il framerate fino a 120 fotogrammi per secondo e un nutrito insieme di opzioni aggiuntive al fine di migliorare l’esperienza visiva.
Il risultato è un dettaglio grafico davvero di pregio, sia per le città che per i volti e i corpi degli npc. Anche le animazioni risultano fluide e i filmati realizzati con l’engine di gioco sono in grado di saziare anche i palati più esigenti. A guardare il pelo nell’uovo, è forse l’interazione ambientale che risulta castrata, sacrificata a favore dell’open world descritto qualche riga sopra.
COMMENTO FINALE
E siamo giunti alla fine. Yakuza 6: The Song of Life firmato da SEGA è un’opera di grande spessore, che racchiude le migliori caratteristiche del genere e le armonizza in un comparto discretamente rinnovato su Pc. La componente narrativa si erge a nuovo punto di riferimento, raccontando una storia “vera” e appassionante.
Non mancheranno i momenti toccanti e il finale è da oscar. Il nostro suggerimento è però quello di perderci in questa avventura, assaporandone tutte le attività e prendendo parte a più sidequest possibili.
Il parlato in giapponese e i sottotitoli in inglese, potrebbero spaventare i non avvezzi alla lingua della regina, ma una volta tanto ci sentiamo in dovere di suggerirlo comunque. Pur con qualche sacrificio in termini ambientali e contenutistico in favore della storia, la fine di Kazuma Kiryu è un’esperienza da vivere.
Pregi
Narrativamente imponente. Open world riuscito. Porting su Pc ben sviluppato. Tante cose da fare.
Difetti
Colonna sonora dimenticabile. Solo in inglese. Qualche contenuto in più non avrebbe guastato.
Voto
8,5