Redout: Space Assault, recensione
Uno sparatutto spaziale su "binari" tra vecchio e nuovo
La parola spazio, videoludicamente parlando, porta alla mente tante situazioni, questioni e contesti che, appunto, spaziano drasticamente da un punto di vista squisitamente semantico. Ebbene, nel caso di Redout: Space Assault, l’accezione è quanto di più nostalgico possibile. Specialmente se, la nostra carta d’identità da giocatore, ha superato gli “enta” da un po’.
Nonostante ciò, il titolo sviluppato ed edito dallo studio italiano 34BigThings seppur evidentemente memore dei tantissimi shooter spaziali del passato ancestrale, ha però sviluppato una propria strada, moderna e piuttosto originale se si pensa – come molti ricorderanno – al capitolo iniziale della saga che era un gioco di corse, in pieno stile Wipeout. Ma, bando alle ciance, ecco la recensione della versione Steam di Redout: Space Assault. Buona lettura.
UNO SPAZIO PROFONDO
Redout: Space Assault è uno sparatutto sui “binari” con visuale in terza persona ambientato, com’è lecito attendersi, nello spazio.
Il titolo, in sostanza, ci farà accomodare nella cabina di pilotaggio di un caccia ricognitore super orbitale durante la colonizzazione di Marte del 2395, nei panni dell’esperto pilota delle Forze di Sicurezza di Poseidon, Leon Barret.
Il nostro compito sarà rivestire il ruolo di difensore di una immensa base marziana, costruita dopo la “morte” del pianeta Terra. Nelle operazioni, gestite come detto da una corporazione titanica, il nostro buon Barrett dovrà indossare il casco e mettersi alla cloche nel tentativo di respingere ribelli, pirati e chi più ne ha, più ne metta.
Premesse narrative a parte, seppur il titolo sia sostanzialmente fondato sull’esperienza meccanica di stampo arcade, la storia sarà – nella sua semplicità e linearità – piuttosto ben sviluppato ed un inatteso “motore” che, attraverso vari dialoghi a schermo, aggiungerà un pizzico di immersività nelle tante missioni di cui è costellato il gioco. La storia si estrinseca in decine e decine di missioni suddivise in differenti capitoli che, in linea di massima, ci faranno apprezzare il buon lavoro svolto dagli sviluppatori in termini di peculiarità e singolarità delle varie ambientazioni, naturalmente collegate tra loro dal filo conduttore spaziale.
TRA DISTRUZIONE, ESPLORAZIONE ED INSEGUIMENTI
Se nella stragrande maggioranza dei casi l’obiettivo sarà quello di annientare i nostri avversari, Redout: Space Assault ci offrirà anche diverse missioni di pura esplorazione. In queste vagheremo alla ricerca di particolari oggetti tra asteroidi e strutture spaziali abbandonate.
Oltre a questo, potremo imbarcarci in inseguimenti dove, sostanzialmente, dovremo tallonare e abbattere un grosso nemico. Naturalmente, il protagonista assoluto del videogame sarà il nostro caccia. La sua essenza, sostanzialmente, sarà suddivisa in 4 segmenti (scafo, scudo, armi e missili) ognuno dei quali sarà differentemente potenziabile.
Durante l’esecuzione delle missioni, abbattendo i nostri (numerosissimi) avversari, avremo facoltà di accumulare risorse che serviranno appunto per modificare e potenziare i quattro citati aspetti della nave sui cui potremo “intervenire”.
Inoltre, a fine missione, avremo anche la possibilità di scegliere alcune “carte” che, in sostanza, andranno ad impattare sui “numeri” passivi della nostra navicella spaziale.
Navicella che, in aggiunta, avremo anche facoltà di personalizzare con una vasta gamma di colori seppur le possibilità di personalizzazione si limitino ai “capricci” cromatici e alla possibilità di cambiare arma primaria scegliendo tra (poche) opzioni.
In linea di massima, l’esperienza sarà sostanzialmente divertente e sempre piuttosto dinamica, seppur i limiti “imposti” a livello di movimento e la varietà limitata delle missioni, potrebbero incidere sul complessivo gradimento del titolo. In generale il titolo, grazie anche all’alto numero di missioni disponibili, offrirà potenzialmente una discreta longevità e rigiocabilità, a patto che si scenda… a patti con i sopracitati limiti strutturali.
LASER ED ASTEROIDI
Ma, com’è lecito attendersi, il cuore pulsante dell’esperienza offerta dal team italiano è l’altissimo numero di combattimenti spaziali, tutti improntati su di una vistosa anima arcade.
Come detto in incipit, il gioco è sostanzialmente uno shooter sui binari che – rivoluzionando la visuale dei progenitori ancestrali del genere – ne conserva sostanzialmente intatto il concept meccanico. In concreto, su schermo vedremo il nostro agilissimo mezzo spaziale muoversi in avanti mentre con il nostro controller (in questo frangente, consigliatissimo), avremo facoltà di dar fuoco alle polveri. Oltre che, naturalmente, spostare il nostro caccia in tutte le direzioni possibili immaginando di spostarlo su di un piano bidimensionale e verticale.
Un gameplay meccanico, sostanzialmente, divertente e semplice e che, specialmente per chi più avanti con l’età, funziona alla grande. Ma per le moderne generazioni, la limitata varietà di controllo ed una certa ripetitività delle situazioni, potrebbero essere limiti difficilmente invalicabili. Specialmente oggi dove qualsiasi titolo action si presenta sul mercato come un ibrido fra più generi e, solitamente, con vaste possibilità di personalizzazione.
UN BUON COMPARTO TECNICO
Nulla da eccepire, invece, per quanto concerne il lato tecnico: pochissime le imperfezioni riscontrate e tutte trascurabili, surclassate da un comparto estetico sicuramente non rivoluzionario ma molto gradevole.
Il gioco sarà un continuo brusio cromatico di laser e di colori sfavillanti, che ben contrasteranno con il nero profondo dello spazio.
Ottima la realizzazione del modello del nostro caccia, dettagliato coerentemente con la scelta stilistico-estetica approntata per l’intera esperienza ludica, che ondivaga tra il cartoon e lo sci-fi serio, attestandosi però in un ipotetico centro concettuale. In linea di massima, la complessiva azione scorrerà quasi sempre fluida anche con tanti avversari a schermo, segno dell’ottima impostazione del titolo a livello di mera programmazione.
Potrà, però, alle volte capitare di assistere ad una sovrasaturazione cromatica su schermo degli stessi colori, tendenzialmente tutti scintillanti, che potrebbero risultare in una difficoltà di focus sulla complessiva azione. Ultima ma non tale, la sfera sound: un comparto davvero ben realizzato e valido che consta di tantissime tracce musicali che spaziano (è il caso di dirlo) da tematiche rock sino agli (attesi) motivi ambient ed elettronici. Anche l’effettistica, per quanto sostanzialmente “irreale”, sarà comunque ben realizzata e renderà appieno la sensazione di combattimenti spaziali fedeli all’immaginario comune.
COMMENTO FINALE
Redout: Space Assault è una “nostalgica rivoluzione”. 34Bigthings, sapientemente, hanno tentato una modernizzazione dei classici shooter spaziali a scorrimento del passato, approntando un titolo che, nonostante alcune limitazioni per quanto concerne gameplay e meccaniche, offre un pacchetto ludico piuttosto vasto, divertente.
A tutto ciò, si aggiunge un comparto estetico e tecnico che, nella sua semplicità, offre spaccati di indubbia pregevolezza oltre che un’esperienza in linea di massima fluida e dinamica.
Pregi
Una “nostalgica rivoluzione". Divertente e dinamico. Buona longevità.
Difetti
Alcune limitazioni “strutturali”. Gameplay teso alla ripetitività.
Voto
8