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Empires in Ruins, la nostra recensione

Un titolo capace di riportare in auge una nicchia data per dispersa. Tra strategia, rum e cannonate, scoprite insieme a noi il gioco di Hammer&Ravens

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Abituati a dettami fissi e al motto: “più utenti, più soldi”, i grandi publisher sono talvolta imbrigliati in produzioni dal basso contenuto qualitativo, lasciando poco spazio alla libertà creativa e sotto certi aspetti anche alle capacità vere e proprie. Di contro, la community indie è una galassia colma di offerte sempre diverse, con sviluppatori a percorrere strade sempre nuove per attirare un maggior numero di videogiocatori. Empires in Ruins è esponente di questa categoria.

Il progetto portato avanti da Hammer&Ravens – un talentuoso e multiculturale team indie con a capo l’italiano Emiliano Pastorelli – è un atipico tower defense. Il gioco è stato sviluppato in cinque anni e con alle spalle una fase di accesso anticipato su Steam. L’anteprima  del nostro Donato Marchisiello ne ha evidenziato le potenzialità. Ma è ora di sciogliere gli indugi, con la recensione della versione finale in uscita oggi, 25 marzo 2021 sulla piattaforma digitale di Valve. Non ci resta che augurarvi una buona lettura.

LA GUERRA DIFENSIVA, VERITÀ STORICA

Nel Medioevo, assedio e cavalleria erano elementi primari di ogni battaglia, specialmente il primo. Come narrato dai cronisti storici finanche moderni, le più grandi imprese avvenivano durante il tentativo di conquista di un castello o una fortezza. A discapito di quanto si potrebbe pensare però, il vantaggio era tutto a favore di “chi difendeva”, piuttosto che di chi attaccava.

Questo perché gli eserciti, comodamente abbarbicati sulle mura difensive, anche se poco numerosi avevano una breve stagione di guerra. Al contrario, chi tentava l’assedio era obbligato a destreggiarsi tra la durezza delle intemperie ed invenzioni quali arieti, torri mobili, artiglieria e grandi balestre, spendendo molto in termini di rifornimenti e attrezzature. A grandi linee, per il buon esito di un’azione d’offesa, si sperava sempre in un tradimento interno alle mura cittadine.

Empires in Ruins

È quindi in questo periodo che le tecniche di “guerra difensiva”, ossia la presa e il mantenimento di una posizione fino allo sfiancamento degli avversari, ebbero grande successo.

La cavalleria, fino a quel momento apice di ogni formazione, era uno strumento di guerra che risentiva pesantemente dell’economia arretrata del sistema feudale. Sistema che non poteva provvedere ad una lunga guerra di logoramento. Quanto scritto appartiene ad un contesto storico preciso che Empire in Ruins sposa nel nucleo e di fatto, rappresenta forse uno dei migliori esempi a carattere videoludico, pur con licenze poetiche prese in prestito a favore della varietà nel gameplay.

SONO TEMPI DURI, PER UOMINI VIRGULTI

Empires in Ruins pone le sue radici attorno ad un periodo storico di stampo squisitamente basso medievale, sebbene i luoghi dove daremo battaglia sono inventati. Anche se il contesto risulta tutt’altro che nuovo nel mondo videoludico, l’ambientazione proposta da Hammer&Ravens merita credito grazie ad una scrittura e una componente narrativa non scontata. Una terra dove i nobili, ricchi all’inverosimile, adagiano i loro corpi tra i piaceri d’una vita colma d’agi, specialmente quelli lussuriosi.

A far da contraltare ad un dipinto ricco di colori sgargianti, c’è un popolo ridotto alla fame, stremato dalla violenza e all’apparenza senza via d’uscita. Gli ingredienti ci sono tutti e il video introduttivo conferma gli indizi che portano ad una rivolta popolare. Il giocatore, impersonerà il sergente Heimer, uomo di mezza età disilluso da una vita non fortunata che lo ha reso acido e particolarmente intrattabile.

In seguito ad una banalissima “scazzottata” con il principe del regno, per punizione viene mandato in prima linea con il compito di sedare la rivolta. Troppo semplice, visto che il rum tanto amato dal nostro protagonista sarà solo un tiepido antipasto di quanto la storia abbia da offrire. Le avventure di Heimer e dei suoi “commensali”, si snoderanno attraverso scene d’intermezzo tra i turni di gioco.

In Empires in Ruins, la componente narrativa, ha molto da offrire tra personaggi di ceti e fogge diverse, tradimenti e scelte meno stereotipate di quanto si potrebbe pensare.

LA LOGISTICA DEL CONFLITTO

La modalità campagna di Empires in Ruins è chiaramente il cuore di un’offerta che mette a disposizione del giocatore anche un versante sandbox orfano, però, di “quest” e vicende. Ogni sessione inizierà sul piano di gioco dove la mappa ci permetterà di gestire le nostre forze e ordinare alle truppe i movimenti da effettuare per la presa di questa o quella posizione.

La componente 4X è sostenuta da una semplice ma corposa fase di gestione degli insediamenti che potremo ampliare a nostro piacere, ma con alcune precisazioni. Dato che questa guerra difensiva è anche una guerra mobile, il nostro campo base potrà essere spostato tra i territori conquistati.

Disposto il tendone, potremo decidere in prima persona cosa costruire e con quale ordine. In mancanza del campo base, affidando il territorio ad una sorta di governatore militare, andremo a stabilire le priorità per lo sviluppo dell’insediamento. Dare precedenza alla componente difensiva, all’ordine o all’espansione cittadina avrà un impatto importante sul gameplay, soprattutto nelle fasi iniziali del gioco.

Empires in ruins

Ogni regione ha a disposizione un menu contenente informazioni dettagliate su vari parametri quali ad esempio la felicità dei cittadini, il cibo a disposizione, le risorse in essere e il valore difensivo di quella posizione. Tutti fattori importanti, che in seguito ad eventi casuali di vario tipo potranno determinare il mantenimento o meno di una provincia.

Ne consegue che ad esempio, la costruzione di caserme con cui rimpolpare i nostri ranghi aumenterà l’autorità dell’esercito nei confronti del popolo. Ma ruberie, alluvioni e siccità potrebbero generare fuochi di ribellione impossibili da spegnere, soprattutto se non abbiamo pensato al cibo e posto una percentuale di tasse adeguata alle condizioni degli abitanti. Soprattutto agli inizi della partita, una buona strategia è quella di privilegiare morale e vettovaglie, aumentando autorità e fornendo supporto alle truppe non appena i popolani smetteranno di alzare i forconi un attimo dopo aver voltato le spalle.

TOWER DEFENSE, QUESTI SCONOSCIUTI

Empires in Ruins

Quello dei tower defense è un sottogenere dei giochi strategici, che vanta radici che partono dagli albori della storia dei videogiochi. Il primo esponente del genere è probabilmente Missile Command, datato 1980.

Empires in Ruins in un certo senso prende le distanze dal suo stesso genere, visto che di base spiega e propone un gameplay “difensivo” volto ad un’azione “d’offesa”. Attaccata una regione, prenderemo possesso di una base che dovremo difendere per un certo numero di turni. Quando quest’ultimi saranno esauriti conquisteremo la posizione. Inizialmente, la schermaglia non avrà luogo finché non premeremo il tasto “play”, ovviamente dopo aver fortificato le adiacenze con alcune torri in posizione strategica.

Solitamente, il genere pone l’accento più sulla quantità di ciò che mettiamo in campo che la qualità delle singole torri disposte. Hammer&Ravens percorre una strada in netta controtendenza, con scenari dove poche torri ben piazzate ed adeguatamente potenziate, saranno decisamente più utili e vincenti alla fine delle ostilità. Qui entra in gioco anche il sistema di ricerca che permetterà di ottenere torri sempre più letali, bonus alla produzione di risorse, potenziamenti di vario tipo per i cavalieri e gli operai al soldo dell’esercito.

ONDATE NEMICHE A TURNI

Empires in Ruins

In Empires in Ruins, le ondate che si susseguiranno ad ogni turno, concederanno al giocatore il tempo di aggiornare le torri, ripararle e costruirne di nuove. Facendo scorrere più nemici prima dello scadere del tempo otterremo oro addizionale. Ma è importante considerare che ci scontreremo contro unità sempre più forti e difficili da eliminare. Tutto il meccanismo è foraggiato anche da elementi esterni quali ad esempio il governatore della regione da cui l’attacco è partito (ognuno con le proprie abilità, bonus e anche malus), lo status dell’insediamento d’origine ed eventi casuali che possono impattare anche pesantemente sullo scenario che andremo ad affrontare.

Infine, potremo optare per la gestione automatica dei combattimenti. Questa scelta, potrebbe apparire come semplicistica e rivolta ad un pubblico meno impegnato, ma a nostro avviso si rivela vincente. Questo perché tra territori da conquistare, rivolte da sedare (che spesso includeranno una regione già in nostro possesso) e attacchi nemici, la mole di battaglie potrebbe risultare importante e a conti fatti anche ripetitiva.

Se l’inizio di una campagna predilige la totale attenzione del giocatore, affidare la gestione all’intelligenza artificiale nelle fasi avanzate va a garantire una scorrevolezza altrimenti inarrivabile.

BOX TO BOX: TRIPLE INTERVIEW

Empires in Ruins
Ecco il team di sviluppo

Emiliano Pastorelli è stato protagonista di un interessante speciale che abbiamo curato ad aprile 2019. In quell’occasione, assieme ad altri sviluppatori di spicco della community indie, ha risposto alle nostre domande. Se siete incuriositi e volete dare uno sguardo alle interviste, ecco i link:

Argonwood

MuHa Games

Hammer&Ravens

GRAFICA E SONORO DI LIVELLO

Dal punto di vista tecnico, il gioco tradisce la sua natura indie, seppur risulti nel complesso gradevole. Le torri godono di un certo numero di dettagli, soprattutto andando a zoomare l’inquadratura. Tutto il comparto artistico offre spunti che sottintendono il gusto medievale dell’opera, sebbene gli sprite relativi alle unità risultino in parte anonimi.

L’intera produzione poggia le sue basi sul gameplay e anche su un comparto audio qualitativamente sopra la media. La colonna sonora è affidata ai Red Dew Hellpipes, band che si è formata per l’occasione, tra le sue fila conta musicisti provenienti da gruppi metal, rock e folk del ponente ligure e basso piemontese. Il frutto del lavoro di questi artisti sfocia in tracce dove grim e folk-metal si armonizzano con forti influenze medievali. È una colonna sonora bella, scanzonata, orecchiabile e che non stanca.

COMMENTO FINALE

Empires in Ruins è un gioco a suo modo unico che combina gli acronimi Exploit, Expand, Explore, Exterminate (4X) alla nicchia dei tower defense. Due generi se vogliamo agli antipodi che, contro ogni pronostico, si armonizzano sorprendentemente bene dando vita al più classico “one more turn”. In un mondo videoludico fatto di personaggi stereotipati e emancipazioni di vario tipo, il talento dello sviluppatore sta nel proporre personaggi unici, vicende che non temono le paure del “politically correct” e un gameplay che induce a continuare l’avventura dall’inizio alla fine.

Grazie anche ad una difficoltà scalabile, è un gioco adatto praticamente a tutti che consigliamo in prima battuta agli appassionati di strategia. Ancora una volta, la community indie è riuscita nel dar nuova vita ad un genere dato per morto. Complimenti quindi ad Hammer&Ravens, confidando che l’epopea di Heimer sia solo l’inizio di un’avventura ben più lunga, magari anche sfociando in altri generi.

Pregi

Mix perfetto tra generi molto diversi. Colonna sonora di ottimo livello. Insospettabilmente profondo. Fase tower defense molto tattica. Tutto in italiano.

Difetti

Qualche dialogo a scelta multipla in più non avrebbe guastato. Comparto visivo paga dazio tradendo la natura indie.

Voto

8,5

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