Buon compleanno, papà

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Ciao, papà. Oggi avresti compiuto 75 anni. Una età importante, tonda, ma non ancora vecchia seppur si possa cominciare a definire veneranda. Perché ti scrivo? Perché mi piacerebbe fantasticare su come avresti accolto tutte queste innovazioni tecnologiche, perché probabilmente avresti scritto una rubrica con consigli legali all’interno del mio giornale – nonostante parlasse di videogiochi – (magari legandola proprio a ai giochi, ndr) e perché si, mi manchi e voglio che ci sia una tua traccia nel mio umile e piccolo giornale online. So che non dovrei scrivere un articolo del genere e così personale su un giornale e per di più di videogiochi, argomento che a te proprio esulava del tutto.

È strano ricordarti così: a te neppure piacevano i videogiochi, o meglio, li chiamavi giochini. All’epoca perché, era il 1987 e giocavo con l’Olivetti Prodest Pc128, era un po’ così visti gli scarsi mezzi tecnici. Ti stupiresti come al giorno d’oggi si sia arrivati ad un tale livello di tecnologia che ora critichiamo se un gioco non ha il doppiaggio o se la qualità di questo sia scadente. Oppure se non ha un particolare livello di dettaglio grafico con alcuni titoli che sfiorano il foto-realismo.

Quando tu imparasti ad usare il computer, ai tempi dell’Amiga 500, poi del 1200 e poi del 486, ogni tanto mi guardavi giocare a Monkey Island, Days of the Tentacle, Sensible World of Soccer, Kick Off 2, The Manager e così via. Ma non ti addentravi.

Inoltre, imparare ad usare il computer è una parola forte perché, pur capendone l’importanza e pur apprezzando i tuoi sforzi per capire come funzionava, eri un po’ negato. Anzi, decisamente. Diciamocelo pure. Ti avrei chiamato “Tecnoleso”.

Ricordo che mi chiamavi “Scienziato” per chiedere bonariamente il mio aiuto per ripristinare il normale corso della scrittura che era stato da te interrotto perché avevi premuto inavvertitamente qualche tasto. Chissà che danni epocali avresti fatto con internet…

Ci tornerei a quel periodo ma volendo botte piena e moglie ubriaca. Ci tornerei con l’esperienza di oggi. Non che adesso sia più pacato di prima ma se non altro avrei più mezzi per farti capire meglio alcune cose.

Sono sicuro che mi chiameresti ancora “Scienziato” ma a sfottò per il fatto che abbia fondato e stia dirigendo un giornale. O forse mi avresti chiamato “Direttore” con quel tuo tono canzonatorio che sapeva sia di beffa che di affetto. Mi piacerebbe credere che – magari, in fondo in fondo – avresti potuto essere un filino orgoglioso. Anche se il primo io son o a chiedermi razionalmente il perché avresti dovuto esserlo. Ma sai come ami questa professione che inizialmente mi ha dato tanto e che ora ahimè è un po’ calpestata. Forse anche da me che, tuttavia, cerco nei miei grandi limiti di fare del mio meglio.

Ti saresti stupito di come la mia professione nel corso dei tempi si sia evoluta… beh, ora che ci penso forse neppure più di tanto. In effetti forse no perché eri piuttosto visionario per certe cose. Ed hai previsto come sbocchi professionali non ce ne sarebbero stati.

Mi scervello però per pensarti rapportato al mondo di ora. Perché in 19 anni che non ci sei tante cose sono mutate ed altre non esistono più. Forse non ti saresti adattato del tutto ma sicuramente saresti contento di utilizzare il computer in maniera così facile e sicura rispetto a 20 anni fa e rispetto a quel catorcio che usavi (un assemblato compatibile 486 a 60mhz).

Oggi probabilmente (ed a voler essere ottimista perché non so se ti saresti cimentato) ti sarebbe piaciuto provare un Formula 1 2020 o un Assetto Corsa Competizione. Magari non avresti fatto tempacci assurdi ma mi avresti dato lezioni di guida e qualche trucchetto. Mi piace volerlo pensare come chi si prende in giro per non farsi troppo male o non prendersi sul serio fino in fondo. Non penso ti sarebbero piaciuti altri titoli ma voglio credere che, una volta eliminati i problemi, ti saresti divertito con qualche altro gioco automobilistico.

Si perché non penso ad altro dato che eri poco incline a giocare. Ecco, forse a cimentarti in qualche titolo di carte tradizionale ma, magari, più evoluto del solitario ti ci avrei visto. Lo voglio credere.

Chissà cosa avresti detto per la fondazione del giornale. Forse mi avresti dato delle dritte su come trattare alcuni PR ma ti posso assicurare – ma credo che tu lo veda – che nel bene o nel male provo sempre a rispettare le persone e le regole.

Sarebbe bello immaginare che – superati i problemi – avresti avuto una vita più serena e dedicarti a qualche cosa che non ti saresti mai sognato di fare. Ma del resto, a questa età non penso avresti voluto fare ulteriori battaglie.

Ho il grande rammarico di non aver avuto l’opportunità di giocare con te (salvo qualche partita a carte quando ero piccolo). E capisco che il calcio non lo sopporti ma magari potevi giocare a Street Fighter. È una mia fantasia: tu non giocavi e né probabilmente avevi la voglia e sicuramente “ti sperciava” (che tradotto dal palermitano significa ti intrigava o semplicemente ti andava). Ma ai sogni ci vorrei credere ogni tanto. Tu lontano dai problemi che hanno contraddistinto la tua vita, a chiedermi di caricarti un gioco per svagarti un po’ o per passare un po’ di tempo con me in attesa di riprendere – insieme a me e mamma – la battaglia più grande.

Mi piace pensarti mettere in pausa il gioco, fumarti il tuo sigaro, alzarti, venire da me e correggermi questa o quella frase (credetemi, mio padre nello scrivere era maestoso) e dirmi “Ma che direttore sei che ti devo ancora correggere alcuni passaggi?”. Sia ben chiaro: ci siamo lasciati bene e con la sensazione da parte mia che mio padre avesse notato dei miglioramenti e visto di buon occhio come stesse andando il mio percorso professionale. Nei limiti del possibile ovviamente.

Beh, è un sogno, la verità è più pesante. Mi manchi, come mi mancano i tuoi consigli che puntualmente non facevo mei.

Ti dedico questo ricordo perché voglio che tu ci sia almeno una volta nella mia creatura che, tutto sommato, penso ti sarebbe piaciuta. E spero che, nonostante le critiche, probabilmente saresti stato orgoglioso di me.  Auguri, papà.