Journey to the Savage Planet, Recensione Pc
Umorismo dissacrante, esplorazione fantascientifica e molto platform nell'avventura targata Typhoon Studios (il cui destino è ora incerto)
Tutto è iniziato durante i The Game Awards 2018, quando venne annunciato al mondo Journey to the Savage Planet. Progetto i cui lavori erano già iniziati l’anno prima, a opera di Typhoon Studios. Un modesto (circa 20-30 persone) team di sviluppatori indipendenti canadesi guidati da Alex Hutchinson (Far Cry 4, Assassin’s Creed 3) e Reid Schneider (Batman: Arkham Origins, Army of Two). I due veterani avevano riunito in un’unica squadra programmatori, designer ecc provenienti dalle sussidiarie nordamericane di WB Games, Electronic Arts e Ubisoft. Un punto di partenza davvero niente male, che ha fatto sì che il lavoro dello studio con base a Montreal venisse “riconosciuto” ancor prima della release del gioco. Che ricordiamo essere avvenuta a fine gennaio 2020 su Pc, PS4 e Xbox One.
Circa un mese prima infatti il non più indipendente Typhoon Studios venne acquisito da Google, divenendo parte di Stadia Games & Entertainment. La stessa divisione che, a differenza di Konami, ha davvero chiuso i battenti nei giorni scorsi, come confermato da colei che la guidava, cioè Jade Raymond. Stadia continuerà ovviamente a funzionare come servizio, concentrandosi di conseguenza sui giochi sviluppati da terze parti. Ancora sconosciuta la sorte dei circa 150 sviluppatori (compresi i membri di Typhoon Studios), che con ogni probabilità finiranno con il trovarsi una nuova sistemazione. Che sia in un’altra divisione di Google o per conto proprio, altrove.
Nel corso del 2020 l’opera prima di Typhoon Studios si è aggiornata e arricchita. Prima di un dlc tutto nuovo, Hot Garbage, rilasciato la scorsa primavera. In seguito di una versione Switch, sopraggiunta poco tempo dopo. E oggi siamo qui a proporvi la recensione della versione Steam di Journey to the Savage Planet. Il titolo, pubblicato da 505 Games, è recentemente sbarcato sullo store di Valve. Questo in seguito alla fine dell’esclusiva temporale (di un anno ndr) su Epic Games Store. Buona lettura.
PIONIERI A BASSO BUDGET
In Journey to the Savage Planet vestiremo i panni di una recluta della Kindred Aerospace. Fiera di essere la quarta (su un presumibile totale di quattro) compagnia di esplorazione interstellare più importante del nostro pianeta. Come da abitudine, i suoi dipendenti vengono spediti in giro nello spazio alla ricerca di pianeti da colonizzare. Nel nostro caso la sorte ci è persino benevola, poichè finiremo su una sorta di “paradiso” alieno.
Denominato AR-Y 26, si tratta di un pianeta lussureggiante, avente sì aree e creature pericolose, ma anche molte risorse e misteriori manufatti. Residui di una civiltà aliena visibilmente scomparsa da tempo. La nostra nave, Javelin, è oltretutto rimasta danneggiata e senza carburante. Lo scopo primario del gioco è dunque quello di apportare le riparazioni necessarie curandoci, in particolare, di rinvenire un combustibile adatto per poter “coprire” il ritorno a casa.
Secondariamente (ma non meno importante) potremo impegnarci nell’esplorazione approfondita del pianeta. Oltre che nella catalogazione delle specie animali e vegetali e nello studio e nell’analisi sui manufatti alieni. Nella Javelin verranno anche proiettate pubblicità e vari filmati, avente principalmente come protagonista il direttore e fondatore della Kindred Aerospace, Martin Tweed.
Il nostro stravagante datore di lavoro ci metterà al corrente di tutta la situazione. Venendo poi assistito da quella che sarà la nostra compagna di viaggio, un’intelligenza artificiale irriverente che ci fornirà dettagli e istruzioni su cosa fare nel corso dell’avventura. Un viaggio rigorosamente a basso budget, visto che nella Javelin sarà presente solo una stampante 3D, con cui dovremo realizzare da noi gli equipaggiamenti.
IL PLATFORM É LA VIA
Come rivelato dagli sviluppatori, Journey to the Savage Planet prende ispirazione da serie come quella di Far Cry e soprattutto Metroid Prime. A livello di design, di visuale, di gameplay. Il gioco consiste in un platform in prima persona, che ha al centro l’esplorazione scandita attraverso lo sblocco di tecnologie sempre più avanzate. Le stesse su cui potrà contare un eventuale altro giocatore, visto che in qualunque momento un nostro amico potrà aggiungersi tramite la modalità cooperativa.
Pur avendo una trama piuttosto definita, l’opera di Typhoon Studios lascia al giocatore tutta la libertà possibile. Procedere con gli incarichi principali “dosando” l’attenzione da rivolgere a missioni e ricerche secondarie sarà infatti a nostra totale discrezione. C’è da dire che solo dedicandoci a queste ultime potremo mettere le mani sulle migliori tecnologie, che renderanno la nostra avventura più scorrevole e divertente.
Gli esperimenti da portare a termine ci spingeranno ad adottare un approccio al gameplay “fuori dagli schemi”. Completando tali incarichi avanzeremo di “livello esploratore”, e sbloccheremo nuove tecnologie e miglioramenti. I quali dovranno essere acquistati in cambio di risorse. Alluminio e silicio potranno essere ottenuti da vene nella roccia e da alcune creature (fonte principale di carbonio, altra risorsa). La quarta invece, la lega aliena, sarà nascosta nelle mappe al pari della “melma arancione”.
Divorando quest’ultima potremo deformare il nostro scheletro con nuove formazioni ossee aliene… Che però aumenteranno i livelli di salute ed energia. Ciò che colpisce è il modo in cui il backtracking viene non solo incentivato, ma anche reso stimolante dai mini-rompicapo e dalle sfide richieste per accedere, a ciò che potrà essere trovato solamente esplorando. A dimostrazione che sì, non c’è simil-Metroidvania senza backtracking. Ma va saputo realizzare.
UNA PRODUZIONE MORIGERATA
L’opera di Typhoon Studios rappresenta un esempio virtuoso di consapevolezza ed equilibrio in sede di sviluppo. Meglio mettere meno carne al fuoco, ma ben cotta. Complice anche il prezzo budget (circa 30 dollari ndr) con cui venne lanciato, Journey to the Savage Planet si propone come un’avventura ragionata. Cosciente dei propri limiti ma comunque in grado di stupire.
Un pregevole level design combinato a una vena umoristica esilerante rende davvero “di qualità” il tempo passato su AR-Y 26. Un tempo non così obiettivamente lungo, se si pensa che è possibile completare la quest principale in meno di 4 ore. Ma che a maggior ragione spinge a dedicarsi a scoprire tutti i segreti e le chicche preparate dagli sviluppatori canadesi, facendo sì di allungare notevolmente il divertimento.
Anche le creature sono molto ben differenziate e stimolanti da affrontare, con punti deboli e strategie da adottare (specie quando sono in gruppo). Tuttavia il fatto di costituire una produzione a budget limitato non manca di palesarsi in alcune occasioni. A partire dal sistema di shooting, che si è rivelato non sempre preciso e affidabile.
Un particolare che può rivelarsi un po’ spinoso specie in situazione che ci vedono contrapposti a creature “controllate” da un’IA proprio impeccabile. Come gli scontri con le rane corazzate, allucinanti a dir poco. Sul comparto tecnico infine Journey to the Savage Planet si dimostra più che convincente. Nonostante una colonna sonora piuttosto anonima e alcuni errori nei sottotitoli in italiano (a livello audio infatti il gioco è doppiato solo in inglese ndr).
COMMENTO FINALE
Journey to the Savage Planet è un tributo alla filosofia dei titoli d’azione e d’avventura tipici degli anni ’90. Titoli contraddistinti non (come spesso accade oggi) dal costante intento di “allungare il brodo”, bensì da storie memorabili di una durata sensata. Oltre che proporzionale alle idee e alle possibilità, anche economiche, degli sviluppatori. Non tutti possono contare su budget multimilionari, e a maggior ragione sarebbe opportuno concentrarsi sul fare “di meno ma meglio”.
Typhoon Studios ha fatto tesoro di tale principio sfornando un’avventura memorabile, contraddistinta da una genuina vena satirica e umoristica che si accompagna, grandiosamente, a un gameplay appagante e in continua evoluzione. Curiosità e fantasia d’approccio vengono stimolati nella cornice di un’oasi di divertimento che, oltretutto, è possibile condividere con un amico. La speranza è che questo viaggio sotto l’egida della Kindred Aerospace possa essere solo l’inizio di un percorso di successo, per il team canadese.
Pregi
Satira e umorismo di qualità per tutta l'avventura. Senso di progressione molto marcato che garantisce un appagamento costante. Backtracking inaspettatamente intelligente e stimolante. Prezzo budget ottimamente proporzionato ai contenuti offerti.
Difetti
Sistema di shooting un po' approssimativo. Colonna sonora abbastanza anonima. IA dei nemici e sottotitoli in italiano migliorabili.
Voto
8,5