Dopo la versione di vecchia generazione, Ride 4 approda su PS5 e la nostra recensione non si è, di certo, fatta attendere. Si è portato a casa il primo posto, salendo sul gradino più alto del podio dei nostri GOTY italiani. Il nostro Antonio Michele Patti, nella sua recensione dello scorso ottobre, lo definiva il “Gran Turismo” o il “Forza Motorsport” delle due ruote. Come dargli torto? Probabilmente è il miglior gioco della storia recente di Milestone, che ha chiuso un 2020 nel migliore dei modi. Rispetto a MotoGP 20, manca tutta la parte del dietro le quinte. Ride 4, infatti, si concentra solo sulla guida e sulle sensazioni che restituisce l’asfalto.
Partendo da queste, la software house milanese ci ha (ri)costruito sopra il gameplay, sfruttando al massimo le potenzialità del Dual Sense della nuova PS5. Il pieno supporto al feedback aptico, fa di Ride 4 un’esperienza al momento davvero unica (se togliamo Astro’s Playroom). Qui si parla di vivere il momento, provare sulla propria pelle le vibrazioni che un bolide su due ruote è in grado di restituire. Ovviamente è tutto scalato, per carità, ma tanto basta per dare quell’illusione della realtà.
La nostra recensione PS5 di Ride 4, per forza di cose, si concentrerà su questi aspetti. Il gameplay generale non è cambiato in termini di modalità di gioco presenti. Il titolo è fruibile sia in “solo” che multigiocatore, con la possibilità di entrare a far parte della classifica dei migliori piloti al mondo. La nuova generazione regala a Milestone molti più cavalli di prima. Senza farselo ripetere due volte, l’azienda rientra ai box per la messa a punto e il risultato, in termini grafico/prestazionali, parla da solo.
L’Unreal Engine 4 riesce a gestire perfettamente i 4K a 60fps, con un numero di piloti in pista, sia online che offline, che aumenta sino a 20. I caricamenti sono, in pratica, “quasi” del tutto spariti, e l’esperienza di gioco sfreccia “a tutta birra”. Bene, tutti pronti sui blocchi di partenza. La nostra recensione PS5 di Ride 4 inizia adesso.
SENSAZIONI DI GUIDA
Mutuando il termine inglese “sense”, quello che descrive il nuovo controller di PS5, iniziamo la nostra recensione di Ride 4 proprio dai sensi, o meglio, le sensazioni. Ultimamente il controller era entrato in una crisi di identità. In particolare, questa sua difficoltà la si avvertiva con i guida, quelli che adesso va di moda chiamarli SIM Racing (abbreviati SIM).
Messi da parte per colpa della presenza del terribile trio volante, pedaliera e force feedback. Tutto bello se si parla di quattro ruote ma alle due qualcuno ha pensato? Vi risulta, per caso, che ci sia in vendita un manubrio come periferica ad-hoc? Lo aveva fatto Ducati nel lontano 2000 e poi il nulla.
Partendo da questo piccolo dato di fatto, il Dual Sense acquisisce un’importanza strategica non indifferente. Tutto l’ecosistema di gioco, costruito intorno al concetto di feedback aptico, fa si che Ride 4, a livello di gameplay, è un qualcosa di nuovo e molto distante rispetto al titolo uscito su PS4 nell’ottobre scorso. Tutto questo merito delle inedite sensazioni tattili che il gioco è in grado di restituire, coerenti, non solo con quello che succede in pista, ma anche al suo esterno.
Il comportamento della moto non è una costante matematica ma riflette le vostre azioni. Nonostante ciò, lei è in grado di comunicare con voi i diversi modi. Ragioniamo per esempi. L’usura delle gomme genera una perdita di aderenza, che trova il suo apice sul finire della gara. Fino adesso vi accorgevate di questo solo attraverso i vostri occhi, visto che la moto imbarcava piuttosto visibilmente. Il Dual Sense vi fa provare quello che succede, sia prima che durante una pericolosa derapata. Il pad “deriva” dal lato in cui avviene la perdita di aderenza e in autonomia si è portati a declinare la levetta analogica del pad.
E ancora, il motore e il cambio di marcia restituiscono un feedback che nasconde due facce. Respirare la potenza della moto, attraverso le sue vibrazioni “ruggenti,” vi fa essere il Top Gun delle due ruote su un bel rettilineo. Quando si tratta, però, di “staccare”, quel ruggito comincia a far paura. I bruschi movimenti del controller lo rendono quasi “pesante”, come se simulasse la durezza dello sterzo. Un’esperienza vera e che non vi nascondiamo mette i brividi.
IL CONTROLLER PRENDE VITA
Ma il meglio deve ancora venire. Come detto prima, Ride 4 vi fa provare sulla vostra pelle, anche se in questo caso è il caso di dire “sul palmo delle vostri mani”, non solo tutto quello che succede in pista, ma anche quello che accade fuori. L’incognita tempo è veramente concreta e bisogna tenerne conto. Le condizioni climatiche sono variabili, così come il ciclo giorno/notte. Guidare col sole in fronte è massacrante. Ma non è la cosa che dovete temere di più. Il nemico più grande è la pioggia.
Tenendo per buono tutto quello che abbiamo detto circa la perdita di aderenza delle moto, in caso di condizioni avverse, come vento e acqua, accade qualcosa di “miracoloso”. Si avverte il “dolce punzecchiare” della pioggia. Quella sensazione che dovreste provare quando si indossa una tuta da corsa e si fende il fronte temporalesco a 250 km/h, giusto per capirci. Il tutto è amplificato da una resa grafica da applausi e un feedback sonoro che vi porta, letteralmente, “una moto in casa” (obbligatorie le Pulse 3D, ammesso che le troviate).
Dovete fare molta attenzione a dove mettete le vostre ruote. Vi è un enorme differenza tra il centro e i bordi della carreggiata. Sulle parti gommate la moto fila liscia senza grandi vibrazioni, avendo cura di non esporsi troppo sul cordolo. È molto facile “grattuggiarsi il sedere” in questa versione next gen di Ride 4, ancora di più della precedente uscita lo scorso anno. Se finite, poi, sul selciato, dovete avere l’accortezza di tenere ben saldo il pad, altrimenti rischia di sfuggirvi dalle mani.
Sebbene gli stimoli esterni siano importanti a livello di feedback, il prodigio lato gameplay lo troviamo con la gestione dell’elettronica della moto. Vedete, questo piccolo dettaglio è quello che riesce a definire al meglio il tanto ricercato “fattore immersione”. Qui i protagonisti sono i due trigger adattivi, i famosi L2 e R2. Gestirli non sarà una cosa facile, visto che la loro durezza è non solo regolabile ma anche coerente con il comportamento del nostro bolide. E quindi ecco che entra in gioco l’ABS (Anti-lock Braking System) che “solleva” il trigger del freno per evitare il bloccaggio delle ruote. Per non parlare, poi, del TCS (Traction Control System) che limita la potenza del motore per evitare pericolose derapate, aumentando la durezza dell’R2.
I trigger di gas e freno acquistano un grado di sensibilità unico del suo genere. Finalmente vi è un controllo perfetto sul “dosaggio” della forza, in grado di tradurre il “come” nel “quanto”. Questo livello di precisione permette un controllo completo della moto. Ed è qui che apriamo le porte di casa al buon vecchio fattore immersione.
COMMENTO FINALE
Milestone ci sorprende ancora una volta con Ride 4, e lo fa sfruttando la potenza della nuova PS5. La neo-arrivata di casa Sony regala tante interessanti feature da poter sfruttare. Una su tutte, resta però il feedback aptico. Come avete visto, in questa nostra recensione siamo stati piuttosto monotematici, dedicandola tutta a quella che possiamo definire una vera e propria rivoluzione del nostro modo di giocare.
Le parole stanno a zero se non si prende il controller in mano e si prova, sulla propria pelle, il senso di tutto quello che abbiamo detto. Il nostro voto della scorsa volta è confermato, anche se abbiamo parlato di tutt’altro. Ride 4, grazie al feedback aptico e il pieno supporto ai trigger adattivi, senza dimenticarci del 4K/60fps, è di fatto un gioco nuovo. Anche se vi siete sparati decine di ore sopra la versione PS4, una volta approdati sulla nuova generazione si ricomincia da capo.
Il gameplay vive di riflesso, e per osmosi assorbe tutte queste nuove sensazioni inedite alla guida. Le modalità di fruizione del titolo non sono cambiate di virgola, ma passano inosservate visto che abbiamo solo “mani” per il nostro controller. La rivoluzione dei Sim Racing inizia da quì, dall’Italia e da Ride 4. A riprova che la nostra scelta come GOTY italiano, Milestone se l’è meritata alla grande.
Pregi
Saggiare con mano la rivoluzione del feedback aptico è qualcosa che non si dimentica. Il tutto è perfettamente coerente con quello che succede in pista e con il comportamento della moto. Al resto ci pensa una risoluzione in formato 4K e un framerate che raggiunge i 60fps...
Difetti
... anche se, onestamente, potevano inserire qualche nuova modalità per ravvivare un gameplay generale che resta pressoché identico a quello PS4.
Voto
9
2 commenti su “Ride 4, recensione PS5”