Lo diciamo fin da ora, chiaro e forte: Shadow Empire è una sorpresa ed una pietra miliare che verrà ricordata a lungo. Nessun sviluppatore ha mai tentato di percorrere il difficile sentiero che porta ad un ibrido wargame/4X. Non tanto per il motto eXplore, eXpand, eXploit ed eXterminate, quanto per la componente tipicamente hardcore che “ogni gioco di guerra” deve possedere per definirsi tale.
VR Designs molto nota tra gli appassionati di strategici operazionali per la serie Decisive Campaigns, ha percorso la strada dell’innovazione per portare sui nostri schermi l’incontro tra queste nicchie con questo strategico post apocalittico. Il gioco, è disponibile dal 3 dicembre scorso su Steam e sullo store di Slitherine, publisher del gioco.
WARGAME SOLO A SFONDO STORICO E 4X SOLO SCI-FI? NO GRAZIE!
Se il motto “eXplore, eXpand, eXploit ed eXterminate” ci porta ad immaginare elementi inclini alla fantascienza o al fantasy, la parola wargame è sempre stata associata a meccaniche di carattere storico. Ed in effetti, è sempre stato così, almeno fino ad oggi. Ma tralasciamo un momento questo argomento per parlare del setting. Shadow Empires è un gioco che possiede una lore insospettabilmente stratificata e vicende che verranno approfondite durante il gameplay. Ambientato molti secoli nel futuro, vede l’umanità raggiungere le stelle e formare i primi embrioni di quelle che saranno alleanze che verranno puntualmente infrante.
La Repubblica (ciao ciao galassia lontana lontana) a protendere la mano e lo sguardo verso le stelle si contrappone ad un Impero (che colpisce ancora, per davvero) che per ascendere all’immortalità ha sviluppato una tecnologia ad hoc che oggi verrebbe giudicata in maniera discutibile per poi essere immediatamente sfruttata dai nostri responsabili governanti. Dopo aver progettato una quantità apparentemente infinità di naniti in grado di mantenere la coscienza umana, i governanti dell’Impero pensavano di aver sconfitto la vecchiaia. Peccato che questa “Nuvola d’Ombra” sarebbe stata appannaggio del primo imperatore, poiché fu lui il primo a caricare la sua coscienza nel sistema. Di fatto, divenne il burattinaio di tutti i futuri intelligentoni.
Negli stessi anni la Repubblica mise le mani su buona parte della galassia, colonizzando migliaia di pianeti e fermandosi solo all’incontro con una razza difficilmente conquistabile. Era un periodo di apparente pace e prosperità ma i tempi bui stavano per arrivare. Lacerata da dissidi interni e con i separatisti dietro l’angolo, i conflitti iniziarono a diffondersi sempre più rapidamente, arrivando a toccare anche pianeti esterni apparentemente lontani dal caos. E giunse quindi, la disfatta.
Tutte queste vicende risalgono a secoli fa e ora l’umanità sta tentando lentamente di risalire la china. Formando piccoli imperi sulle ceneri della Repubblica, gli umani guardano nuovamente alle stelle con la consapevolezza che i viticci della ragnatela intessuta dalla “Nuvola d’Ombra” hanno iniziato a protendersi, cercando di influenzare nuove colonie.
DALLA CENERE ALLA CENERE
Shadow Empire è un gioco complesso e per essere padroneggiato può richiedere più di una partita. Manuale a parte, non dispone di alcun tutorial e non fa nulla per venire incontro al giocatore. Pertanto è importante leggere le oltre trecento pagine che forniranno consigli e dettagli sulle funzioni di gioco e sul background dell’ambientazione. Nonostante sia disponibile nella sola lingua inglese, risulta molto ben scritto e comprensibile anche per chi non ha grande dimestichezza con la lingua di sua maestà britannica.
La scelta del pianeta da cui partire dipenderà molto dal tipo di sfida che desideriamo affrontare. Appare chiaro come una Terra colma di cibo, acqua e creature pacifiche sia il punto di partenza perfetto nelle prime sessioni di gioco. Prendendo confidenza con le meccaniche sarà possibile dar vita alla nostra colonia in un territorio inospitale quanto può essere Marte. Salvo poi una lunga serie di opzioni che vanno dall’atmosfera alla presenza di creature indigene più o meno pacifiche. La personalizzazione della fazione con cui giocheremo si snoda attraverso alcuni pulsanti e dialoghi a scelta multipla. Questi offriranno bonus in base alle decisioni del giocatore.
A parole, tutte le opzionali sopra descritte possono apparire di poco conto, ma la generazione dei pianeti è davvero particolare. Ogni bioma ha una lunghissima serie di dettagli di cui praticamente nessuno secondario, visibili anche durante il corso della partita. Fattori come l’atmosfera, la distanza dalla stella e la stessa inclinazione dell’asse terrestre verteranno sul tipo di esperienza e sulla strategia da adottare. Proprio come per Interstellar Space Genesis, Shadow Empire è un gioco adatto a lunghe sessioni che vanta una buona rigiocabilità anche sulla lunga distanza.
Generato il pianeta, l’inizio non sarà poi tanto dissimile da altri prodotti come i Civilizations. Partendo da una singola città, il nostro compito sarà quello di espanderci e creare una linea di rifornimenti che dovranno essere costanti, pena l’inizio di carestie cui sarà difficile porre rimedio. Il gioco pone l’accento sull’espansione territoriale, ma una buona strategia è quella di edificare nuove città solo dopo aver ampliato al meglio quelle esistenti. Fortificata la città di partenza e creata una rete di rifornimenti adeguata, sarà il momento per mettere il proprio nome su una nuova località.
Oltre a fauna più o meno amichevole, incontreremo altre fazioni cui potremo allearci o dar guerra. Solitamente ogni mappa è divisa in zone ognuna appartenente ad una fazione più una terra di nessuno “sede” di pirati e predoni che non vedono l’ora di infastidirci con le loro sortite. All’incontro con una fazione è importante intessere rapporti diplomatici, poiché in assenza di relazioni entrambe le fazioni potranno rivendicare i territori adiacenti senza dichiarazioni di conflitto. La componente diplomatica offre un buon numero di opzioni, ma prima o poi verrà il momento di imbracciare i fucili, ed è lì che l’anima da wargame prende vita.
GUERRA, TASSELLI ED ESAGONI
Visivamente non dissimile da produzioni tipicamente “retrò”, la mappa è composta da un piano orizzontale a griglia esagonale con inquadratura dall’alto. Ogni casella avrà al suo interno un valore che determinerà il tipo di terreno ed eventuali bonus/malus da applicare in base anche all’unità presente.
Le considerazioni sulle strategie da adottare durante l’inizio e la prosecuzione di un conflitto sono varie. Ed il gioco fa di tutto per offrire ampia libertà strategico/tattica al giocatore. Foreste, deserti, laghi, terreni accidentati e quali unità far avanzare per prime rappresentano in piccola parte i molti fattori da tenere a mente. È chiaro che VR Designs si trova a proprio agio nel proporre wargame iper dettagliati e Shadow Empire non è da meno; non fa nulla per venire incontro al giocatore ed anche questa vena hardcore a renderlo irresistibile. Le animazioni in fase di combattimento tradiscono la natura senza orpelli di un prodotto che non punta all’aspetto estetico, limitandosi a qualche colpo e l’uscita di scena dell’unità sconfitta.
Entrando nel dettaglio delle unità, notiamo come il sistema di combattimento sia accordato in base a stilemi quali “sasso, carta, pietra, forbice”. I carri armati sono in grado di abbattere quasi ogni difesa tranne le armi “anticarro”. Quelli leggeri, sono adatti ad affrontare la fanteria e offrono garanzie per lo sfondamento di linee nemiche. A quanto esposto sopra andranno poi sommati i tipi di terreno, eventuali unità nemiche, le imprescindibili linee di rifornimento, le condizioni atmosferiche e infine, la ricerca.
Questo aspetto del gioco è curato come tutte le altre meccaniche e va a toccare gli aspetti della vita dei nostri coloni, i mezzi da combattimento e le truppe che potranno essere potenziate e modificate in base alle tecnologie che svilupperemo nel corso della partita.
La gestione dell’albero tecnologico ci ha ricordato in parte Distant Worlds, dove lo sviluppo può procedere in modo più automatico in base alle scelte che faremo alla creazione dello scenario. Quanto esposto, rappresenta concetti riconoscibili per tutti gli appassionati del genere che si troveranno a proprio agio in questa fase. È altresì vero che i giocatori meno esperti potrebbero sentirsi soverchiati da una quantità di informazioni e variabili nettamente sopra la media.
TRA CIVILIZATIONS E SID MEIER’S ALPHA CENTAURI
Oltre ad un combat system ricco di opportunità, al giocatore viene offerta ampia libertà dal punto di vista gestionale. La fazione creata ad inizio partita determinerà il tipo di approccio politico e manageriale degli insediamenti. Tenere felici i cittadini è il primo obbiettivo di ogni buon amministratore e Shadow Empire non fa eccezione.
Coloni infelici potranno dar vita a movimenti reazionari che starà a noi decidere come sedare. Andare incontro ai desideri del popolo garantirà un morale sempre alto ma potrebbe infastidire i nostri consiglieri fino al punto di spingerli a tradirci. Ne consegue una continua sfida al giocatore nel tentativo di mantenere unito un insieme di anime spesso differenti, compito non certo facile ma davvero appagante.
La gestione della tassazione e lo sviluppo di edifici oltre a quelli orientati alla produzione di unità militari, non si discosta molto dalla struttura ben rodata dei Civilizations. In più di un’occasione però, le meccaniche di gioco ci hanno ricordato i fasti di un altro leggendario “pezzo da 90” del genere: Sid Meier’s Alpha Centauri.
LA SINDROME DI DISTANT WORLDS
Quando parliamo di 4X il nome Distant Worlds esce spesso ma non preoccupatevi, nei prossimi mesi è nostra volontà portare sul sito una prospettiva approfondita di quello che consideriamo il miglior 4X mai sviluppato. Ciò che accomuna il prodotto sviluppato da Code Force e Shadow è il lato tecnico, più nello specifico l’interfaccia.
Tralasciando un comparto grafico sicuramente messo in secondo piano per favorire il gameplay, l’interfaccia portata sui nostri schermi da VR Designs è claudicante. Ricca di pulsanti, funzioni e sotto menu è sicuramente completa ma anche macchinosa. Sul piano prettamente visivo, ci attestiamo su livelli medi anche se le unità necessiterebbero di una bella ripassata. Da tasselli con il mezzo raffigurato e qualche valore è possibile passare ai ben noti simboli NATO, ma a nostro avviso qualche dettaglio in più non avrebbe guastato.
Sullo stesso piano troviamo anche il comparto audio che sfoggia una colonna sonora ed effetti speciali in quantità ma che non fanno gridare al miracolo. Shadow Empire è come una macchina vintage anni settanta, pochi orpelli e tanta potenza (qui nella forma di libertà, dettagli proposti e profondità di gioco) sotto il cofano.
COMMENTO FINALE
Uscito sul finire del 2020, Shadow Empire si è preso il trono della sua nicchia in brevissimo tempo. Potenzialmente, può candidarsi anche come wargame del 2021. In quest’ottica, lo scontro sarà impegnativo poiché dovrà misurarsi con altri esponenti molto qualificati quali War in the East 2 e Field of Glory II – Medieval, entrambi di prossima uscita.
Guardato dal punto di vista estetico, Shadow Empire risulta dimenticabile ma sarebbe un grosso errore valutare il prodotto sotto quest’ottica. Questo wargame/4X pone le sue basi e tutto il suo fascino su una mole di dettagli e una profondità ad oggi impareggiabile. Se non altro per il 90% dei titoli in circolazione. Non fa nulla per venire incontro al giocatore se non proporre un manuale ricco e ben scritto, purtroppo non disponibile in versione cartacea. Per apprendere le meccaniche e trovarsi a proprio agio, il giocatore dovrà fare l’unica cosa che ben conosce: giocare.
Complimenti quindi a VR Designs per aver creato un gioco vecchio stile e in grado di appagare chi cerca un’esperienza hardcore e con ampia libertà.