Goetia, Recensione Xbox One
Un porting non necessario
Paura e mistero in formato “punta e clicca” con Goetia, il titolo della nostra recensione per Xbox One. Dopo Shady Part of Me, parliamo di un’altra produzione francese, frutto della collaborazione tra un digital artist e software house. Moeity e Sushee (acquisita da Forever Entertainment) alla loro prima esperienza con un videogioco si sono affidati al crowdfunding per finanziare lo sviluppo. Nel lontano 2015 la loro campagna Kickstarter, oltre a racimolare ben 30.000 euro venne supportata da Square Enix Collective. La divisione inglese della famosa software house è sempre alla ricerca di team emergenti e talentuosi, finanziando diverse compagne di fundraising. Del resto, la sua missione è proprio questa: trovare progetti interessanti ed aiutarli a crescere.
La demo giocabile attirò, sin da subito, il mondo del Pc gaming, riportando in auge un genere che ha fatto la storia dei videogiochi: il punta e clicca. Nel 2016, dopo due anni di sviluppo e a conclusione della campagna Kickstarter, il titolo approdava su Gog e Steam, e successivamente su Switch nell’aprile del 2018. L’accoglienza è stata più che buona. Sia la critica che i giocatori hanno riconosciuto il lavoro svolto da questo team, soprattutto nella sua componente artistica. Se ve la dobbiamo dire tutta, questo è l’unico aspetto interessante che abbiamo notato nella versione console di Goetia.
Premesso che il gioco è completamente in inglese, si è davanti a un porting non necessario. Il punta e clicca è un genere che nasce e vive nel mondo del Pc gaming, per via della presenza della periferica “per eccellenza”. Sua maestà “il mouse” ci ha regalato dei momenti indimenticabili con i suoi storici click nella serie di Monkey Island (e vi consiglioamo di dare anche un’occhiata allo speciale, ndr), giusto per citarne una. Su console il mouse è sostituito dal pad e la fruibilità non è la stessa.
Sembra quasi di trascinare un puntatore che non ha voglia di muoversi. L’errore fatale per la riuscita di questo porting è stato commesso in fase di settaggio, visto che non si ha, in alcun modo, la possibilità di calibrare la sensibilità del movimento del puntatore su schermo.
IL PORTING NON È SEMPRE NECESSARIO
Continuamo la nostra recensione Xbox One di Goetia parlandovi, come sempre, delle meccaniche di gameplay. Essendo un punta e clicca di matrice “classica”, e quindi senza strane ibridazioni, si entra nell’ordine di idee che bisogna esplorare e interagire. Il puntatore è seguito da una piccola entità spettrale, quello che rimane dell’anima di Abigail Blackwood. La donna ritorna nel regno dei vivi per capire che cosa è successo alla sua povera esistenza, e chi o casa ne ha causato la fine. In questa sua ultima avventura dovrà ritornare nella sua città e casa natale e scoprire i segreti della sua famiglia.
Vi sono elementi puzzle che rendono il gameplay non lineare. Ci vuole buona memoria per ricordare come risolvere i vari enigmi che sono sparsi in uno scenario esplorabile come se fossero delle foto d’artista in sequenza. Dobbiamo darne atto, ma questo Moeity ha talento da vendere. Le sue immagini rendono l’illusione della profondità e sembrano danzare al ritmo di una colonna sonora dai toni molto “rock”. Molto interessante, inoltre, l’esperienza uditiva vissuta in Goetia. Non è un caso, infatti, che sono gli stessi sviluppatori a consigliare l’uso delle cuffie per apprezzarne la qualità audio. Noi, oltre a questo, vi suggeriamo anche di attivare la modalità Dolby DTS. Merita veramente.
Sinceramente parlando, il porting di Goetia non è venuto come speravamo. Come vi anticipavamo all’inizio della recensione, un conto è giocare con il mouse e un conto è avere il pad tra le mani. Le due periferiche hanno dei metodi di fruizione diametralmente opposti, che possono dar vita a delle situazioni che causano una pesante frustrazione. Trascinare il puntatore da una parte all’altra dello schermo, e posizionarlo precisamente sul punto esatto in cui appare il suggerimento, dopo un po’, diventa piuttosto stressante.
Il problema poteva essere risolto intervenendo lato opzioni. Si veniva concessa la possibilità di gestire parametri, come la sensibilità e la velocità del puntatore, adesso non ne staremo nemmeno parlando. Resta comunque il fatto che è un gameplay che subisce una violenza non indifferente, costretto a vivere in un mondo che non gli appartiene. A volte ci chiediamo il perché di certi porting. Goetia funzionava perfettamente su Pc. Arriva su console e, per giunta, non porta alcuna funzionalità dedicata. Niente DLC e/o contenuti esclusivi, tipici quando si vuole fare “aggro” con un titolo che viene come un ospite e ha già qualche annetto alle spalle. Tutto questo ci ha lasciato molto perplessi, ma soprattutto delusi.
IL PESO DI UN GENERE
L’esperimento svolto con Goetia è alquanto interessante. Prendete un digital artist con la passione “spassionata” per la fotografia. Prendete, poi, uno studio di sviluppo che ha lavorato per conto di grandi team ma alla sua prima esperienza con un videogioco tutto suo. Li unite – TAC – ed ecco che nasce un videogioco. Ah, ci stavamo dimenticando di Sombering Sail, l’artista norvegese dietro le colonne sonore.
Vedete come un videogioco diviene il punto di incontro perfetto per tante professionalità. Può diventare, anche, il momento zero di una nuova carriera, che eredita il meglio da quella passata. Moiety lo ha fatto con Goetia e deve essere fungere da sprone per tutti quelli che ci vogliono provare ma che non hanno il coraggio di buttarsi. Il titolo sviluppato da Forever Entertainment fa emergere chiaramente le varie professionalità in campo. Il colpo d’occhio fotografico è indubbio. Le ambientazioni sono assolutamente originali, amplificate da un campionamento audio da brividi. Se giocato con le cuffie l’immersione è assicurata, anche se poi l’incantesimo termina quando si mette mano al vero gameplay.
Se questi ragazzi hanno attirato l’attenzione di Square Enix Collective e raccolto ben 30.000 euro con Kickstarter, allora vuol dire che la joint venture creativa ha funzionato. Il problema grande è stato trasportare su console un genere fuori dal suo habitat naturale. Poteva funzionare se veniva studiata qualche feature dedicata, disegnata intorno al pad e utile a sopperire la mancanza di un mouse. Il punta e clicca è un qualcosa di estremamente difficile da far emigrare dal mondo Pc senza non incorrere in problematiche di comprensione. Va riconosciuto, comunque, il tentativo di questi giovani sviluppatori, che si sono scelti una sfida bella impegnativa.
La storia raccontata in Goetia, con una Abigail Blackwood in cerca di risposte alle sue domande, è quasi una metafora perfetta di chi sviluppa un videogioco. Il puntare e cliccare a caso, senza una precisa logica iniziale, equivale alla scommessa iniziale. Man mano che si va avanti si stringe quasi un accordo con il gamer di turno. Ok, adesso che hai visto quello che ho da offrirti ci stai o lasci? In molti hanno accettato l’accordo quando lo hanno visto su Gog e Steam. Di questo ne siamo certi. Su Xbox One, a nostro avviso, non crediamo sia andata uguale. E di questo ne siamo altrettanto certi .
COMMENTO FINALE
Ed eccoci al momento delle battute conclusive con la nostra recensione Xbox One di Goetia. Questo punta e clicca ci ha fatto tornare indietro, con la memorie e i ricordi, di qualche decennio, quando il gameplay era a totale disposizione del mouse. Moeity e Forever Entertainment hanno voluto estradare il loro videogioco dal mondo Pc e vedere quello che suscitava su console. Lo fanno a distanza di qualche anno rispetto alla loro ultima apparizione, forti, forse, della buona accoglienza ricevuta su Switch, Gog e Steam.
Di cose belle ce ne sono, ma non bastano a superare le evidenti lacune lato gameplay, amplificate, purtroppo, dalla presenza del gamepad. L’eccellente lavoro svolto dal punto di vista artistico non riesce a sopperire alla scarsa fruibilità del gioco. Il puntatore non si muove veloce su schermo e nulla si può fare per migliorare questa situazione. Voluto o non, con un punta e clicca non si può cadere sulle basi. La colpa di tutto questo, per forza di cose, è da ricercare nella scelta di fare un porting con le stesse dinamiche della versione Pc. In quel contesto il gioco girava alla grande, in questo, purtroppo, non possiamo dire lo stesso.
Pregi
Un punta e clicca dal sapore dark, riesce a creare una macabra sinfonia composta sulle note di immagini e suoni. Il fattore immersione, in questi termini, è assolutamente garantito...
Difetti
... anche se il puntatore non sembra seguire le note di questo spartito. Troppo lento e con zero possibilità di velocizzarlo. La versione console, oltre a portare questa nota dolente, non aggiunge nessun contenuto esclusivo. Il tempo, purtroppo per noi, non ha portato consiglio. Un vero peccato segnalare l'assenza della localizzazione in italiano.
Voto
7