Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva, Recensione Pc
Uno dei migliori JRPG degli ultimi anni arriva (in alcuni casi ritorna) su Pc e console nell'edizione definitiva; di nome e (quasi) di fatto
Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva “nasce” per la prima volta l’anno scorso, quando venne rilasciata su Switch. Un’edizione completa che racchiudeva numerose aggiunte e migliorie a un’esperienza che si era già dimostrata eccezionale nel 2018, anno dell’esordio in Europa. Non solo per il fatto di aver venduto oltre 4 milioni di copie, ma anche per la ricchezza e la qualità dei contenuti proposti in un ritorno in grande stile, da parte di Square Enix, nel novero dei giochi di ruolo giapponesi classici.
Dragon Quest XI – Echi di un’era perduta (qui la nostra recensione) si era incastonato dritto nell’Olimpo dei migliori JRPG della generazione assieme ai titoli del calibro di Persona 5. Due pietre miliari che in comune hanno il merito di aver ridato nuova linfa vitale al sistema di combattimento a turni tradizionale, ormai considerato obsoleto salvo essere poi riproposto in una chiave più moderna. Dragon Quest poi è una saga che continua a deliziare tantissimi appassionati in tutto il mondo a partire dal 1986, quando esordì il primo capitolo su SNES e NES.
Allora come oggi in cabina di regia c’era il sodalizio artistico formato dallo sceneggiatore Yuji Horii, dal compositore Koichi Sugiyama e naturalmente dal fumettista Akira Toriyama. Padre di Dragon Ball e Dr.Slump e, nella sede di Dragon Quest, character designer. E la versione finale della loro più recente creatura è recentemente sbarcata anche su Pc, PS4 e (per la prima volta in assoluto) su Xbox One. Di seguito la nostra recensione della versione Steam di Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva. Vi auguriamo una piacevole lettura.
QUI SI FA LA STORIA
In questa recensione di Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva non ci soffermeremo sulla trama e sul gameplay “pre-esistenti” (che abbiamo già trattato esaustivamente), bensì sulle novità introdotte da parte di Square Enix. Alcune delle quali hanno prepotentemente rimpolpato e raffinato un titolo che da solo già faceva scuola. Ma andiamo con ordine.
Un’aggiunta che i fan di lungo corso certamente ameranno è costituita dalla modalità bidimensionale, che ci permetterà di affrontare l’avventura da tutt’altra prospettiva. Più precisamente quella di una grafica a 16 bit, che ci riporterà direttamente ai fasti dei capitoli di Dragon Quest più vetusti. Tale modalità di fruizione non offre solamente la possibilità di vivere l’avventura secondo uno stile visivo e ludico storicamente peculiare, ma riserva anche delle sfide extra.
Certo non va dimenticato che giocando in questo modo non è possibile fare affidamento su alcune delle nuove possibilità introdotte. Come quella, potenziata, relativa allo spostamento. Nella modalità tridimensionale infatti potremo girare per la mappa a cavallo, “investendo” eventuali mob. Se il nostro party risulterà di livello superiore a essi, questi ultimi verranno sconfitti istantaneamente all’impatto col cavallo. In sostanza, punti esperienza (non molti però) gratis.
Nell’originale Dragon Quest XI invece i combattimenti iniziavano a prescindere nel momento dello scontro tra noi in sella al cavallo e i mostri di turno. Essa dunque risulta essere un’aggiunta comoda e gradita, ma mai quanto quella che ora ci consentirà di scegliere la velocità degli scontri, divisa in Normale, Alta e Frenetica. In questo modo potremo diminuire notevolmente i tempi canonici di grinding, dedicati al livellamento dei personaggi.
LUCIDARE UN DIAMANTE
Il lavoro di Square Enix è stato visibilmente improntato a rendere il gioco ancora più accessibile per tutti i giocatori poco avvezzi al genere. A partire dalla possibilità di ottimizzare molto, come già accennato, i tempi di grinding. Ma non solo. Nel gioco infatti sono stati introdotti diversi nuovi comandi rapidi. Essi servono a richiamare delle funzioni specifiche, come per esempio la Forgia dell’Eroe, che ci permetterà di craftare autonomamente molti equipaggiamenti utili.
Suggestive anche le due nuove cavalcature introdotte tra cui spicca l’Iron Maiden, sulla quale potremo spostarci (d)all’interno di una gabbia… Posta sotto la gonna. Uno spirito scanzonato ma epico e coinvolgente, quello che pervade l’intera avventura. Che in questa sede “definitiva” comprende nondimeno delle nuove missioni secondarie, che oltre a farci scoprire delle piccole ma nuove location ci permetteranno di approfondire ancor di più le storie personali dei nostri compagni di viaggio.
Rarità nei giochi di ruolo ma da ora presente con Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva è inoltre la Photo Mode. Una funzione sempre più richiesta da parte del crescente numero di appassionati dediti alla cosiddetta fotografia virtuale. Ambito in costante evoluzione che riguarda appunto lo scatto e l’elaborazione di foto realizzate in ambienti fittizi, come appunto quelli dei videogiochi.
QUALCHE OMBRA SUL DOMINIO DEL LUCENTE
Tra le altre aggiunte che strizzano l’occhio ai cultori del genere non possono passare in secondo piano il doppiaggio in lingua giapponese originale e la colonna sonora. In Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva essa è ora selezionabile sia in formato orchestrale che MIDI (specie nel caso della modalità bidimensionale), e completa il quadro di un comparto tecnico quasi privo di difetti. Non a caso la stabilità del framerate anche nelle situazioni più caotiche risulta impressionante, come anche il fatto che i caricamenti sono ora quasi azzerati. C’è tuttavia da evidenziare che questa versione giunta su Pc, PS4 e Xbox One altro non è che una conversione dell’originale Edizione Definitiva rilasciata per Switch.
Chi ha giocato l’originale Dragon Quest XI difficilmente non potrà notare la perdita di colpi in termini di illuminazione e definizione di ambienti e personaggi. Nonostante la presenza di un anti-aliasing più potente e (soprattutto nel caso Pc) risoluzioni maggiori, a livello di dettagli questa versione finale del gioco risulta essere, paradossalmente, inferiore a quella originale. Nulla che una o più mod opera di appassionati non possano migliorare, beninteso. Ma che finisce col gettare un’ombra su quello che è, de facto, un dominio completo. Del Lucente e in generale della luce che il gioco getta sul mondo dei giochi di ruolo giapponesi.
COMMENTO FINALE
Non è che ci sia tanto da dire. Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Edizione Definitiva costituisce un must imperdibile per gli amanti dei giochi di ruolo giapponesi. Ma anche per tutti coloro che in qualche misura desiderano approcciarsi a un genere che vanta una lunghissima storia e tradizione.
Un genere che ora ha, nel titolo di Square Enix, uno degli esponenti più importanti. Non che lo fosse già, ai tempi della release originale nel 2018. Tuttavia le aggiunte e le rifiniture apportate conferiscono all’opera un’aura di perfezione eguagliabile da ben pochi altri titoli, nel novero della stessa “famiglia videoludica”.
Questo nonostante lo scivolone compiuto da parte del colosso giapponese nell’atto di limitarsi, sostanzialmente, a un porting della versione Switch su Pc e console “maggiori”. Una scelta discutibile che finisce inevitabilmente con il gettare un “quasi” su quella che sarebbe potuta essere, senza obiezione alcuna, l’edizione (appunto quasi) definitiva di un capolavoro senza tempo.
Pregi
Sapiente aggiunta di contenuti e funzionalità che eleva ancor di più un titolo che già prima poteva essere considerato un capolavoro. Finalmente è ora presente una colonna sonora orchestrale e, imprescindibile per giochi di questo tipo, il doppiaggio in lingua giapponese. Build del gioco praticamente ineccepibile sul fronte tecnico...
Difetti
... Al netto di compromessi tecnici, figli del porting dalla versione Switch, che i giocatori Pc e PS4 non potranno evitare di notare; specie se provenienti dal gioco originale, datato 2018.
Voto
9+