Sembra uscito da uno dei film di Tim Burton questo DARQ Complete Edition, titolo della nostra recensione per console Xbox One. Vuoi per lo stile molto “dark”, condito da colori e colonne sonore spenti e tristi. Vuoi per le ambientazioni in grado di mixare il mondo reale e quello dei sogni. Resta il fatto che questo platform, definito 2,5d, è in grado di tenere incollati al pad per due ore in maniera quasi ipnotizzante. Tanto basta a portare a termine questa avventura. Troppo poco? Fidatevi, è meglio così, visto che in questi 120 minuti i vostri nervi saranno messi a durissima prova.
DARQ è la prima uscita sul campo di Unfold Games, anche se sarebbe più corretto parlare prima di Wlad Marhulets. Chi è costui ci chiederete con tono estremamente interrogativo. Bene, questo signore ha iniziato da solo lo sviluppo del gioco nel 2015 e lo ha portato a termine, sempre da solo (salvo qualche piccolo aiuto), nell’agosto del 2019. Prima di arrivare su console, infatti, il titolo venne lanciato su Pc (Steam/GOG), conquistando i favori della critica e del pubblico. E volete sapere la cosa più incredibile qual è? È che il signor Marhulets era al suo primo gioco in assoluto, senza alcuna competenza su come realizzarne uno.
Sono servite oltre 9.000 ore di lavoro per portare a termine questa prima grande impresa. E pensare che qualcuno gli aveva anche detto che senza un publisher importate il titolo non avrebbe mai visto la luce. Beh, in realtà oltre a DARQ sono già usciti due dlc che ampliano i livelli disponibili. La Complete Edition arriva, quindi, su Switch, PlayStation 4, Xbox One e PC Windows, con piena compatibilità verso le nuove Xbox Series X/S e PlayStation 5, con l’ausilio di Feardemic Games. Come detto prima, bastano “solo” due ore per portare a termine il racconto, con una storia svelata un livello dopo l’altro, tra rompicapi e situazioni stressanti.
Senza tediarvi oltre, vi lasciamo alla recensione di DARQ Complete Edition, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console Xbox One.
UN PLATFORM NARRATIVO?
Siamo abituati a intendere il genere platform sempre secondo la sua accezione classica. Vai avanti a destra/sinistra/alto/basso, salti e attacchi. Qualcuno, in questi ultimi anni, ci ha anche inserito delle componenti RPG per provare a fare qualcosa di nuovo. La storia, però è sempre rimasta il suo tallone d’Achille. Il gameplay, per ogni platform che si rispetti, è, in ogni caso, l’aspetto più importante.
DARQ Complete Edition dimostra, invece, che una storia può essere raccontata anche rispettando i rigidi canoni di un platform. Il muro dello scorrimento si può abbattere senza problemi, sfruttando tutte le dimensioni possibili. Come in un cubo di Rubik, il level design cambia continuamente il suo “orientamento”, e questo influisce su un gameplay basato principalmente sul trovare un modo per uscire dal sogno o dall’incubo. Le ambientazioni, esplorabili quindi in più dimensioni, nascondono problemi e soluzioni e solo il vostro acume vi porterà verso un degno finale.
L’elemento “rompicapo” è alla base del gameplay. Ogni “stage” nasconde uno o più enigmi da risolvere, ma non occorre però seguire una logica sequenziale ben precisa per risolverli. Il livello va esplorato prima di fare ogni valutazione del caso. Tanto, in un modo o nell’altro, finite sempre nel posto giusto al momento giusto. E mentre ci si arrovella i cervello, la storia scorre davanti a noi. Quasi come dei narratori esterni, i luoghi in cui si svolgono gli eventi raccontano un pezzo della vita del povero Llyod. In ogni livello andremo sempre più in profondità, nuotando negli abissi del subconscio del protagonista.
In tutto questo Unity si dimostra, ancora per l’ennesima volta, l’engine perfetto per un platform. Stupisce la fluidità dei movimenti, sia quelli dei personaggi ma anche degli elementi che compongono il level design. Per essere un “semplice” platform 2,5d ci sono molte variabili che si muovono e che, al tempo stesso, “muovono” il gioco. Perdonate la cacofonia, ma è forse l’unico modo per riassumere il grande lavoro che ha fatto Wlad Marhulets di Unfold Games.
GRAZIE A TUTTI MA RESTO INDIE
Quando si scrive una recensione sarebbe opportuno spendere sempre qualche piccola parola verso chi ha partorito l’opera creativa. In DARQ, come Infliction, siamo davanti alla casistica dei “solo developer”. Eroi che da soli, contro tutti e contro un sistema che scommetteva sul loro fallimento, hanno invece ribaltato i pronostici, superando anche le loro aspettative. Ma non esistono belle favole senza molti sacrifici. Lo dicevamo all’inizio, oggi stiamo apprezzando il lavoro di un uomo che, senza esperienza nel settore, ha impiegato oltre 9.000 ore di lavoro per realizzare il suo primo gioco.
In un’intervista rilasciata alla testata internazionale IGN, Marhulets raccontava di come si “sparava” 16 ore di lavoro al giorno per portare a termine lo sviluppo. E pensare che fino a qualche anno fa, questo signore era un musicista e compositore di un certo prestigio, che ha collaborato anche con artisti di successo. E poi, un bel giorno, molla tutto e si dedica anima e corpo ai videogiochi. Voi direte, “e che me ne frega di conoscere tutto questo?”.
In realtà è importante sapere chi si ha davanti. Il buon Wlad Marhulets ci ha messo molto di sé nel gioco, quasi come se fosse una timida descrizione di quello che ha dovuto affrontare in questi anni. Il mondo dei videogiochi è come un grande oceano, pieno di squali pronti a fare festa. Lo sviluppatore di DARQ ha rifiutato, nel mentre creava la sua opera, ben 14 offerte da publisher di un certo spessore. Si è fatto due conti e ha detto: “Ok mi faccio il mazzo e perdo ogni diritto sull’IP e oltre l’80% dei ricavi?! Grazie a tutti ma resto Indie”.
La passione è un elemento molto presente in DARQ e si manifesta in moltissimi modi. Vi è un’attenzione maniacale verso i dettagli, anche quelli più stupidi. Certo il livello di definizione non sarà quello di Unreal Engine, ma vi sono delle scelte ben precise verso i vari elementi che compongono lo scenario di gioco. A partire dalle luci e ombre che dipingono dei chiaroscuri in grado di guidare il personaggio.
Non possiamo però omettere alcune criticità. Molte volte si soffre del cd. “effetto smarrimento”, senza capire bene cosa e come fare. Nei primi livelli questo si nota di meno, per via della poca complessità del level design. Dirigendosi verso il finale, questa sensazione si nota di più e dopo un po’ da fastidio. Il girare a zonzo, anche se non si tratta di un open world, da comunque fastidio. Il far sentire, chi è dall’altra parte, uno stupido ha dei rischi importanti.
COMMENTO FINALE
Una bella sorpresa questo DARQ Complete Edition, anche per via della bellissima storia che si cela dietro al suo sviluppo. Ogni videogiooco ne ha una, ma quella che vi abbiamo raccontato ha davvero dell’incredibile. La passione per i videogiochi riesce, talvolta, a far compiere delle imprese memorabili ed è quello che è successo con DARQ.
Nonostante si tratti di un platform a scorrimento orizzontale, il concetto di dimensione viene stravolto. Come in cubo di Rubik, il nostro Lloyd sarà in grado di spaziare ovunque, camminando lungo pareti e soffitte. Unity si comporta benissimo ed è in grado di regalare degli impressionanti colpi d’occhio, tanto belli quanto terrificanti.
A volte il troppo voler complicare la vita al giocatore può rivelarsi un boomerang molto pericoloso. Dirigendosi verso il finale, si assistono a momenti di smarrimento che inducono alla sfiducia il giocatore di turno. Ok tutto, ma non è bello sentirsi “stupidi”.
Pregi
Una storia nella storia, bella da vedere e da giocare. Unity rende il gioco fluido e, al tempo stesso, graficamente accattivante. Level design e ambientazioni meritano una menzione speciale. Alcune idee innovative, rendono il gameplay divertente e stimolante, con enigmi e rompicapo in grado di alimentare sempre il fattore sfida ...
Difetti
... anche se in più di un occasione alcuni di questi sembrano insormontabili. Siamo noi che siamo stupidi o il gameplay che ci fa andare molto vicino? Tanto si, troppo no.
Voto
8,5
2 commenti su “DARQ Complete Edition, recensione Xbox One”