Haven, la nostra recensione

Seguiteci nella scoperta di questo interessante gioco di ruolo che tra avventure e un combat system a turni, tratta tematiche mature e attuali

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Oggi parleremo di Haven, gioco di ruolo sviluppato dal team indie francese The Game Bakers e disponibile su Steam e sulle piattaforme Xbox e PS5 a partire dallo scorso 3 dicembre. Oltre ad una serie di meccaniche di cui parleremo nel corso della recensione, la particolarità di Haven risiede in una componente narrativa dove il rapporto tra i protagonisti e il concetto di amore viene trattato con particolare attenzione.

Vi auguriamo una buona lettura con la nostra recensione della versione Steam.

RIBELLARSI E RIBELLARSI ANCORA, FINCHÉ GLI AGNELLI NON DIVERRANNO LEONI

Yu e Kay, i protagonisti della storia di Haven sono due ragazzi come tanti con sogni e abilità di vario tipo. Lei è un talentuoso ingegnere meccanico con la passione del cibo, lui un biologo che ama la natura, l’esplorazione ed è curioso di tutto ciò che lo circonda. Il loro incontro è scaturito dal destino che spesso inaugura storie bellissime nelle situazioni meno ortodosse.

Sono normali esseri umani che vivono in una società dove tutto è stabilito in base ad algoritmi, test e computer che determinano la vita e la morte di tutta la popolazione. Questo artificio narrativo è in realtà molto poco fantascientifico visto che quella dei giorni nostri punta tutto su operazioni matematiche che determinano i suggerimenti per gli acquisti, i requisiti e le caratteristiche per stabilire chi è più adatto ad un determinato lavoro, chi amare e soprattutto chi odiare.

La fuga da una realtà fatta di sentieri prefissati e dove la vita sembra non aver sbocchi, rappresenta in modo credibile il distacco dalla politica della paura che crea nella popolazione un falso senso d’insicurezza atto ad unire. Come la società odierna, anche quella di Haven predilige le menti che si conformano, che non fanno domande e soprattutto non si preoccupano di quello che le circonda.

Figura centrale in questa ambientazione è quella del “Sensale”. Questa macchina gestisce l’accoppiamento della popolazione in base a vari parametri, dai quali verranno “estratte” persone che genereranno coppie miste o dello stesso sesso. Yu e Kay non sono “nati” per accoppiarsi e il loro rapporto vive d’incontri nascosti e sguardi fugaci. La posizione di una delle madri di Yu, precedentemente addetta alla colonizzazione di un mondo non andata a buon fine, fornirà la scusa ai due amanti per scappare con la nave di lei proprio in quel mondo dimenticato e dare il via ad una vita fuori dagli schemi precedentemente imposti.

La scrittura nel suo complesso è di ottimo livello. Kay e Yu possono essere seri, giocherelloni, sciocchi o spiritosi, ma non esiteranno a condividere momenti romantici o erotici. Sono due persone normali che si sono conosciute e innamorate profondamente. Questa spiccata componente va a compensare la mancanza di animazioni facciali dettagliate. Occasionalmente, alcune scelte di dialogo possono portare a cambiamenti di atteggiamento ingiustificati, ma accade raramente.

ATTERRAGGIO DI FORTUNA

L’arrivo su Fonte, nuova casa dei nostri protagonisti, purtroppo non sarà privo di insidie visto anche il morbo che affligge il pianeta. Una sostanza secca in grado di attecchire su qualunque terreno sta lentamente consumando questo mondo e le creature che ne vengono a contatto. Lo studio del fenomeno è un altro elemento narrativo che andrà a sviluppare e approfondire il rapporto tra Yu e Kay.

Solo rimuovendo la ruggine da ogni terra la coppia potrà riportare la pace nella loro nuova casa, ma per quanto tempo? L’esplorazione delle regioni circostanti sarà quindi importante per proseguire nell’investigazione, mentre ci occuperemo di riparare la nave dopo i danni riportati durante l’atterraggio. Alle preoccupazioni sopraesposte, si aggiunge la consapevolezza che il Consiglio presto o tardi si farà vivo per punire chi ha osato disobbedire agli ordini del Sensale. Fino a che punto si spingeranno pur di prolungare il loro dominio è incerto e solo proseguendo nella storia otterremo le risposte alle nostre domande.

La progressione è lenta ma costante, scandita dal ritmo circadiano del giorno e della notte. Dall’alba al tramonto il gameplay si focalizzerà sulla cura del pianeta, l’investigazione, il crafting. Il ritorno alla base alla sera permetterà di curarsi e approfondire il rapporto tra i due ragazzi attraverso le sessioni di dialogo. Solcando le regioni grazie a stivali gravitazionali alimentati dal flusso del pianeta, ci sembrerà di volare. Purtroppo le meccaniche relative al movimento sono macchinose se usate con la combinazione mouse+tastiera.

La situazione migliora drasticamente con l’uso di un joypad ma a nostro avviso una migliore disposizione dei comandi sarebbe auspicabile. È possibile rimappare i tasti ma solo entro le opzioni consentite da The Game Bakers, scelta a nostro avviso incomprensibile. Queste pecche non vanno comunque ad intaccare il senso di libertà che pervade l’esplorazione, peccato per la dimensione delle aree che avremmo preferito di dimensioni più generose rispetto a quelle proposte, tutte nella media.

IL MOMENTO DI BATTERSI

Prima o poi capiterà di imbattersi in qualche animaletto non proprio amichevole e dovremo necessariamente combattere. In questa fase il gioco utilizza un sistema simile all’ATB di dei vecchi Final Fantasy. Per compiere una mossa dovremo aspettare che la barra “azione” sia carica e confermare la scelta. Yu e Kay potranno eseguire anche attacchi combinati che miglioreranno man mano che la loro affinità aumenterà.

Interessante la meccanica relativa alla mossa finale, da utilizzare quando i punti ferita dell’avversario sono esauriti. Questo attacco non ucciderà la creatura ma la calmerà, riportandola alle condizioni precedenti al contatto con il morbo. Le poche occasioni in cui dovremo necessariamente eliminare qualcuno, saranno spesso relative a creature generate dalla stessa “ruggine” e quindi non autoctone del pianeta.

Tutte le creature sono vulnerabili a un tipo specifico di attacco ma gradualmente incontreremo nemici che cambieranno vulnerabilità a seconda della posizione e altri parametri. In caso di fallimento di uno scontro, il gioco non è particolarmente punitivo e ci rimanderà alla nave o ad un accampamento vicino, da dove ripartiremo per riprovare.  Inizialmente potrà sembrare difficoltoso gestire i due personaggi e i ritmi delle azioni ma già dopo alcune scaramucce interiorizzeremo i ritmi in base agli avversari che affrontiamo.

DA SENTIRE, DA VEDERE

L’aspetto tecnico di Haven offre panorami sorprendentemente belli, con elementi in forte contrasto ed una palette di colori accesa. Ed è proprio questa antitesi tra elementi naturali come l’erba, gli alberi, la roccia, le rovine della colonizzazione e soprattutto la ruggine a dar vita ad un quadro veramente magnifico.

Le animazioni sono fluide e la grafica in cel shading è davvero ben curata. Un mosaico composto da sfumature che tra giorno, notte, tramonto si fondono in sinfonie e si scontrano come iceberg. Altrettanto “colorata” è l’ispirata colonna sonora. Questga, con brani sintetizzati e tipicamente futuristici, accompagna Kay e Yu nel loro viaggio e cambia in base alla situazione rimanendo sempre interessante.

COMMENTO FINALE

Haven è un gioco e a suo modo un’esperienza dove storia e gameplay non possono essere distinti né ignorati. È analizzato al meglio come somma di tutte le sue componenti mentre proseguiamo la partita che per essere portata a termine richiederà una ventina d’ore. Un’avventura da vivere e condividere, dove l’esplorazione e la progressione sono continuamente stimolate da meccaniche semplici e ambienti molto vari.

La componente narrativa è un fiore all’occhiello e si dipana attraverso una trama insospettabilmente fitta. Grazie alla difficoltà decisamente accessibile e un messaggio che tutti i giocatori dovrebbero ascoltare, lo consigliamo praticamente a tutti.

Pregi

Componente narrativa al top, Visivamente accattivante, Trama profonda. Vario e divertente.

Difetti

Avremmo desiderato una longevità più alta. Peccato per la dimensione delle aree.

Voto

9