Che Dontnod sia un team di sviluppo un pò particolare è risaputo. Basti vedere la loro opera di debutto, quel Remeber Me che non ha mai scalfito del tutto i cuori dei giocatori. Dopo è arrivato Life is Strange, il gioco che ha permesso alla software house di spiccare il volo. Dopo l’arrivo di Vampyr e Tell Me Why, è palese che il minimo comune donominatore di tutti i loro lavori è la narrativa. Il punto focale non è mai stato il gameplay che, se togliamo Vampyr, è sempre stato lasciando in secondo piano. Quello che Dontnod ha sempre voluto fare è raccontare storie. Che fossero piene di emozioni o semplicemente ben raccontate, la narrativa doveva essere il punto più forte delle opere. In questa recensione di Twin Mirror vedremo se Dontnod sarà riuscita ad arrivare al pubblico più esigente, quello che inizia a chiedere alla casa una prova di maturità.
Non ci resta che augurarvi una buona lettura con la nostra recensione relativa alla versione Xbox Series X del titolo uscito l’1 dicembre scorso diffuso da Bandai Namco per le altre piattaforme next-gen nonché per Pc (esclusiva per un anno su Epic Games Store), PS4 ed Xbox One.
BENVENUTI A BASSWOOD
Siamo in auto. In sottofondo suona You Keep Coming Alive di Sean Rowe mentre attraversiamo paesaggi autunnali di montagna. Tutto ciò che vediamo ricorda il West Virginia. Ed è proprio qui che si svolgerà la nostra storia, più precisamente a Basswood. Siamo Sam Higgs, un giornalista investigativo che ha lasciato la piccola città anni prima, dopo aver troncato relazioni con chiunque e aver scritto un articolo che ha attirato l’odio di quasi tutta la popolazione. Due elementi che faranno da sfondo a tutta la storia e che, quindi, non approfondiremo per non rovinarvi il gioco.
Il motivo del nostro ritorno è la prematura dipartita di un nostro amico ed ex collega al giornale locale. Alcuni elementi ci faranno dubitare sull’incidentalità della morte di Nick e ci metterà sulle tracce di crimini sconosciuti che potrebbero mettere a rischio tutta Basswood. Ed è su questo che si concentreranno le nostre interazioni. Per tutta la durata di Twin Mirror non avremo scene di azione, non ci saranno combattimenti. Il fulcro del gioco è l’investigazione. Non esiste un mondo totalmente esplorabile, ogni sezione è un piccolo livello su cui possiamo muoverci per indagare e raccogliere prove sul contesto che stiamo affrontando. Dovremo risolvere enigmi cercando indizi per la mappa, un pò come succedeva nelle vecchie avventure grafiche, e sfruttare una delle particolarità di Sam, la mente.
IL PALAZZO MENTALE
Il nostro protagonista è un personaggio particolare. Oltre ad essere molto introverso ed avere una spiccata misantropia, ha una struttura mentale molto interessante. Sam è costantemente in contatto con un amico immaginario, che si limiterà a chiamare Lui, a cui chiederà aiuto quando si troverà in difficoltà o con cui dialogherà per avere idee più chiare. Espediente che funziona benissimo a livello narrativo, con due personalità quasi sempre in conflitto.
Inoltre, Sam ha la capacità di isolarsi nel suo palazzo mentale, luogo astratto dove potrà concentrarsi per cercare di ricordare e ricostruire eventi passati oppure creare proiezioni mentali delle indagini che sta affrontando. Per esempio, nelle prime sezioni di gioco dovremo ricostruire una zuffa avuta in un locale la sera prima. Dopo aver raccolto ed analizzato le tracce lasciate nel bar, potremo formulare ipotesi su come sia andata la rissa e vederla prendere forma sotto i nostri occhi, prima ancora di ufficializzarla, proprio grazie a questo luogo surreale che Sam si crea nella propria mente. Tutti questi elementi aggiungono profondità e varietà ad un titolo che forse non avrebbe avuto tanto di più da dire nel panorama del genere.
Il resto del gameplay viene relegato alle interazioni sociali. Dovremo dialogare con gli abitanti di Basswood che ci diranno qualcosa di più sulla cittadina ed il suo passato, oltre a capire meglio lo spettro emotivo di Sam. I personaggi secondari sono molto importanti al fine di costruirsi un contesto tangibile, in quanto il gioco non lo fa in termini di narrazione. Quest’ultiama segue, quindi, solo gli eventi principali, lasciando a noi la possibilità di esplorare o meno le vicende di Basswood e i suoi abitanti.
SOLIDITÀ TECNICA
Twin Mirror decreta per Dontnod un enorme passo avanti per quel che riguarda il lato tecnico. Forse le scene circoscritte da muri invisibili un pò aiutano, ma il gioco ha un colpo d’occhio fenomenale. Ogni ambientazione è ricostruita in maniera così egregia che ci sembrerà di respirare gli odori delle foreste autunnali delle montagne americane.
Un Twin Mirror molto Twin Peaks. Peccato, invece, per come sono stati resi i vari personaggi del gioco. Per quanto molti di loro sono credibili e inseriti bene nella trama e nelle interazioni, Anna su tutti, il motion capture non è di alto livello e rischia quasi di rovinare tutto il lavoro fatto in fase di scrittura. Capiterà di vedere un lip-sync sballato o espressioni poco coerenti con le frasi dette o con l’avvenimento che si sta vivendo. Elementi che rischiano di distrarre il giocatore dal momento. In alcune occasioni, inoltre, ci è capitato che ci fosse un leggero ritardo nel caricamento delle texture, sopratutto dei volti. Il valore generale dell’opera rimane comunque alto e questi difetti non minano l’esperienza confezionata dagli sviluppatori.
COMMENTO FINALE
Twin Mirror si rivela un’ottima prova di maturità per Dontnod. Il titolo a livello tecnico risulta il migliore mai sviluppato finora dal team. Le ambientazioni sono costruite molto bene e riescono a fare da contorno a tutta la narrativa, facendoci percepire sul serio l’aria che si respira in quel momento.
La trama scorre fluida fino al finale che a nostro avviso arriva un pò troppo bruscamente. I personaggi sono ben scritti e il dualismo fra Sam e Lui è magistrale, con attimi di tensione palpabile. L’inventiva più grande è quel palazzo mentale e tutte le dinamiche ad esso associato, che danno un tocco di varietà al genere e che risulta essere la punta di diamante dell’opera. Lasciatevi stregare dai ragazzi di Dontnod, non ve ne pentirete.
Pregi
Narrativa coinvolgente con un buon ritmo fino a quasi alla fine. Personaggi ben scritti e inseriti nella trama. Ottima l'introduzione, in un genere già visto, della meccanica del palazzo mentale e del dualismo di Sam. Tecnicamente molto solido.
Difetti
Il finale arriva troppo in fretta. Dettagli tecnici sui personaggi non al passo con tutto il resto.
Voto
8