Lo scorso 30 ottobre aveva compiuto 60 anni, oggi, a distanza di poco più di tre settimane ne piangiamo la scomparsa. Diego Armando Maradona, il “Pibe de Oro”, se ne è andato per un arresto cardiocircolatorio nella sua abitazione di Tigre in Argentina, non troppo lontano dalla capitale Buenos Aires. Le cronache parlano di inutili soccorsi da parte di medici e paramedici. Era reduce da un recente intervento alla testa per la rimozione di un edema subdurale, proprio nel periodo del suo compleanno. E stava facendo una faticosa riabilitazione. Se ne è andato dopo una vita di eccessi. La frase genio e sregolatezza sembrava calzare a pennello per lui. E chi ama il calcio sa di cosa parliamo.
Il calcio, dunque, piange il più grande di tutti. O giù di li, ma sono sempre dettagli. Lo piangiamo anche noi che negli anni ’80 eravamo piccolissimi ma che ricordiamo tantissimo le sue giocate. Il suo capolavoro ai Mondiali di Messico 86 e ne sfiorò un altro ad Italia 90. Ma ne realizzò altri col Napoli, vincendo ben due scudetti ed una Coppa Uefa, un’impresa epica paragonabile ai nove scudetti di fila della Juventus.
MARADONA NEI VIDEOGIOCHI
Perdonate se parliamo della sua presenza nel mondo dei videogiochi. Ma lo ricordiamo così. Maradona, per motivi carta di identità, non è stato troppo presente. Nessun gioco è stato a lui dedicato, ed in pochi dell’epoca lo ricordano. Qualche arcade, giusto appunto ma pochissima roba. Più recentemente, lo ricordiamo per le sue presenze in Fifa ed in Pro Evolution Soccer. Nel primo lo troviamo nell’Ultimate Football Team, nel secondo come giocatore classico da sbloccare (assieme a molte altre stelle). Certo, il suo nome è apparso anche in altri giochi, ma non come presenza tangibile.
E proprio su PES, c’è da rispolverare una polemica a distanza nella tarda primavera del 2017 che però si concluse bene: Konami e Maradona trovarono un accordo fino al 2020 per l’utilizzo dell’immagine dell’iconico calciatore argentino. E, infatti, lui apparse nel trailer per i 25 anni della serie Konami.
Nondimeno troviamo il suo nome nel vetusto (e lungi dall’essere un capolavoro) gioco del 1986 per Commodore 64, Spectrum ed altri computer ad 8 bit dell’epoca chiamato Peter Shilton’s Handball Maradona. Il titolo del gioco di Grandslam evoca il celebre episodio che vide protagonista il fantasista argentino segnare di mano anticipando il portiere della nazionale inglese (Shilton) nella partita dei quarti di finale dei Mondiali messicani. Match andato agli archivi anche, e soprattutto, per la rete del secolo che vide pochi minuti dopo l’episodio “incriminato” lo stesso Maradona dribblare diversi avversari e segnare a porta vuota. Genio e sregolatezza che si concretizzano in pochi minuti del secondo tempo di un quarto di finale di un Mondiale. Che l’ha visto re.
Nonostante il titolo richiami questo episodio (il gol di mano che fece infuriare tutta l’Inghilterra), Maradona non c’è: il protagonista è il portiere Peter Shilton. La peculiarità, innovativa per l’epoca, era quella di guidare il solo portiere nel tentativo di sventare con parate spettacolari le azioni offensive. Un gioco davvero brutto nonostante potesse avere potenziale.
Insomma, il Pibe de Oro, è stato protagonista in campo videoludico sostanzialmente con Fifa e con PES e per essere apparso nel titolo di un gioco che voleva premiare Shilton che venne beffato dalla sua mano de dios.
Insomma, presenze sporadiche per chi è stato il più grande. Ma, come dicevamo, “colpa” dei tempi. Ed un po’ poco rispetto agli idolatrati campioni attuali. E, inultimo, sempre meno di Platini che, pur essendo suo contemporaneo (e suo rivale probabilmente più autorevole in quegli anni), può contare su un gioco a lui dedicato: Numero 10, realizzato a metà anni ’80 per computer Thomson e Olivetti Prodest Pc 128 (macchina derivata da quei calcolatori francesi).
Giusto chiudere questo nostro ricordo con una citazione del Pibe de Oro. Genio cristallino (ricordate il gol da 50 metri al Verona nel 5-0 del 1985 o la punizione a due in area a Tacconi contro la Juventus qualche anno dopo?) e sregolatezza umana che si racchiude in queste sue parole”.
La droga ti annebbia, non ti lascia vedere più in là di una spanna. Molte volte ho sniffato e, dopo, ho cercato di prendere la palla e non ci sono riuscito. Volevo dare un calcio in un modo e non ci riuscivo. Il mio cervello cercava di dare degli ordini, però il corpo non rispondeva.
(2 ottobre 1997)