Dopo il successo fatto registrare sulle console dell’ormai passata generazione, frutto del ritorno alle origini del brand da un punto di vista narrativo, stilistico e contenutistico, Devil May Cry 5 sbarca sulla nuova generazione con una Special Edition che propone alcune novità. In primis, la possibilità di giocare nei panni di Virgil, il fratello gemello di Dante, e poi con la modalità Turbo e il livello di difficoltà Il Mitico Cavaliere Oscuro.
Il tutto corroborato (o no?) dalla potenza dell’hardware della nuova generazione nello specifico di PlayStation 5, la nostra console di prova. Detto questo, vi lasciamo alla recensione del gioco firmato (naturalmente) da Capcom uscito, pochi giorni fa, lo scorso 10 novembre.
ECCO VIRGIL!
La storia di svolge diversi anni dopo gli eventi di Devil May Cry 4 e dallo scontro con l’Ordine della Spada, segnando la fine della storyline dei figli di Sparda: un misterioso giovane di nome V assume Dante per eliminare un demone, mentre qualcosa di molto strano sta accadendo a Red Grave City.
Nella cittadina un gigantesco albero è infatti sbucato dalle profondità della terra e sta mietendo centinaia di vittime innocenti, succhiandone il sangue con le sue radici. Stavolta però in città c’è un nuovo sceriffo: l’edizione di Devil May Cry 5 su PlayStation 5, come scritto all’inizio, prevede la presenza di un quarto eroe giocabile, oltre a Dante, Nero e V, cioè a dire Virgil. Come ciascun altro degli altri protagonisti, anche lui ha delle abilità che lo rendono unico nel controllo e nell’esecuzione di mosse, il che aggiunge un ulteriore strato alla varietà e profondità del sistema di combattimento.
Il gemello di Dante, selezionabile sin da subito, in una campagna a parte, è di base armato con la classica fedele katana, Yamato, i Beowulf, il set di guanti e stivali che consentono a chi li indossa di eseguire dei letali attacchi corpo a corpo, e la Mirage Edge, uno spadone magico di pura energia. Sfruttando questo equipaggiamento si possono così realizzare facilmente decine di mosse consecutive con le quali massacrare ogni sventurato che si azzarda ad avvicinarsi.
Le sequenze di gioco, infatti, con il gemello di Dante assumono connotati ancora più frenetici, visto che servendosi dei grilletti del DualSense, il giocatore può facilmente passar, nel bel mezzo dell’azione dall’una all’altra, concatenandone mosse ed effetti.
Virgil può inoltre evocare un suo doppione quando l’indicatore che si ricarica combattendo, ovverosia il Devil Trigger, è pieno, e trasformarsi in uno spietato demone dal potere inarrestabile quando invece è colma la nuova barra chiamata Sin Devil Trigger. Considerando la sua immane potenza e l’assenza di intermezzi o altre forme di interazione se non quelle coi nemici, la presenza di Virgil, seppur gradita, appare quasi forzata, più come una sorta di regalo ai fan della serie che un elemento imprescindibile della storia o del gioco.
Per il resto, il gameplay e la storia di Devil May Cry 5 Special Edition sono quelli di sempre, con meccaniche da hack’n slash basate sull’azione frenetica in grado di disegnare sullo schermo delle sequenze mozzafiato, intervallate ogni tanto da sessioni platform parecchio divertenti e da missioni secondarie utili a rendere meno piatte e noiose le fasi esplorative che si svolgono tra l’altro in scenari più ampi rispetto al passato, con tanto di aree nascoste e percorsi alternativi.
Molto belle e variegate le boss fight, caratterizzate da un livello di difficoltà crescente, frutto di un’intelligenza artificiale dei nemici evoluta e capace di adeguarsi agli stili di combattimento dell’utente, e quindi in grado di variare gli schemi comportamentali in maniera tale da spingere gli utenti a utilizzare al meglio tutte le capacità dei personaggi per poterne venire a capo.
DANTE SU PLAYSTATION 5
Peccato che la varietà di routine comportamentali non sia frequente quando si tratta di nemici dozzinali. Qui però arrivano in soccorso la modalità Turbo e il livello di difficoltà Il Mitico Cavaliere Oscuro.
La prima accelera la a velocità di gioco del 20% in più, mettendo a dura prova i riflessi, mentre il secondo incrementerà il numero di nemici sullo schermo e il grado di difficoltà al massimo, rendendo il tutto più complicato. Alla fine di ogni battaglia, il giocatore riceve il tradizionale punteggio e le relative ricompense in gemme rosse, utili per acquistare potenziamenti per i personaggi. Il sistema delle missioni e il ranking sono simili a quanto visto in passato, ma stavolta il gioco premia lo stile dell’utente con l’elargizione di punti legati alla varietà espressa in termini di attacchi, combo e abilità, in maniera tale da disincentivare la reiterazione dei colpi normali e spingere anche i più pragmatici a soluzioni quanto più estrose possibili.
Nonostante Capcom abbia implementato una serie di modalità grafiche per accontentare tutte le tipologie di giocatore, sulla nuova ammiraglia Sony, Devil May Cry 5 tradisce la sua natura cross-gen. In generale, resta estremamente spettacolare dal punto di vista visivo, ma non propone un comparto grafico particolarmente impressionante. Il gioco è infatti in grado di sostenere una risoluzione 4K nativa senza ray tracing, ma con un leggero calo di framerate nelle fasi più caotiche, mentre nella modalità Framerate, in 1080p e 120fps (sempre senza ray tracing), le cose cambiano leggermente.
Attivando invece la funzionalità, che in realtà viene riprodotta tramite upscaling, PlayStation 5 non riesce sempre ad ancorare le immagini sui 60fps nelle scene di intermezzo e nelle battaglie più concitate, ma in cambio fa guadagnare punti al level design degli scenari valorizzandone gli scorci talvolta evocativi. Il resto lo fa l’ottimo lavoro di Tatsuya Yoshikawa e della sua squadra, con una regia spettacolare, l’azione coreografica e la simpatia dei personaggi a garantire un vero e proprio spettacolo visivo. Il comparto audio, dal canto suo, resta uguale a quello del gioco originale, quindi buono, con la musica che varia in base al comportamento del giocatore in battaglia, col ritmo che sale in funzione delle combo e delle inquadrature.
COMMENTO FINALE
Devil May Cry 5 Special Edition ripropone sulla nuova generazione tutti gli elementi che hanno fatto la sua fortuna sulle vecchie console, da un sistema di combattimento spettacolare ma al contempo profondo e ben stratificato, a personaggi tutto sommato ispirati, aggiungendo in più una maggiore fluidità di fondo, il personaggio giocabile di Virgil e qualche miglioria tecnica.
Il risultato è un’edizione “deluxe” di quello che resta uno dei migliori capitoli in assoluto dell’intera saga, anche se non riesce a valorizzare al meglio il salto generazionale dal punto di vista grafico. In definitiva, lo consigliamo a tutti coloro che non l’hanno ancora giocato o che desiderano rifarlo sfruttando le (piccole) novità introdotte in questa versione.
Pregi
Il prezzo del pacchetto. Giocabilità divertente e ben stratificata. Sistema di combattimento vario e profondo. Caricamenti veloci. Il 4K garantisce una buona fluidità al gioco…
Difetti
… ma solo senza ray tracing attivo. Framerate non sempre stabile a seconda delle opzioni grafiche scelte. Tecnologicamente tradisce la sua natura cross-gen. Virgil è più una bella presenza, ma quasi forzata.
Voto
8
1 commento su “Devil May Cry 5 Special Edition, recensione PlayStation 5”