Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues, recensione PS4
Pronti a togliere e mettere cera?
A pochi mesi dal lancio della terza stagione dell’omonima serie in onda su Netflix, Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues ci riporta a vivere una competizione che dura da 34 anni. Anche se i protagonisti, ormai, portano sulle spalle i segni dell’età che avanza, i loro spiriti sono indissolubili come quelli di quei due adolescenti che si affrontarono nell’All Valley Karate Tournament. Era il 1984 ed era ancora in vita il buon Pat Morita, divenuto celebre per l’iconica frase “Togli cera metti cera” nei panni del maestro Miyagi. Erano gli anni delle sale giochi, dei brawler, dei picchiaduro a scorrimento. Di giochi come Double Dragons, Final Fight. Dei colori psichedelici, degli 8 e 16 bit e del cartoon design.
GameMill Entertainment, prende tutto l’immaginario di quegli anni, connesso o di riflesso, lo mette in un bel mixer e ci tira fuori un gameplay che è un vero e proprio tributo al beat em up. La storia segue quella della serie tv Netflix, senza però rimandare direttamente al piccolo schermo. Gli eventi vengono ripresi ma sviluppati nel gioco, senza creare figli e figliastri. I canoni “classici” sono tutti rispettati. Persino i boss che sono più alti e più grossi rispetto al resto dei PG del gioco. Piccoli dettagli in grado di far sorridere i gamer “stagionati” come chi vi scrive. Ovviamente non poteva che mancare un sano tocco di “nuovo” con un sistema di progressione che si alimenta con dei gettoni “droppabili” in gioco. Lo skill tree influisce sullo stile del combattimento con nuove mosse apprendibili che riguardano il solo personaggio o il dojo di riferimento.
Senza perdersi in altre chiacchiere, vi lasciamo alla nostra recensione di Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues, titolo giocato nella sua versione per console PS4. Buona lettura.
TRIBUTO AL BEAT EM UP
Ricordare il passato è importante e forse la miglior enciclopedia che ci fa ri-vivere dei momenti che sembravano oramai relegati alle pagine di un diario ingiallito, resta il videogioco. Il beat ‘em up, o se preferite picchiaduro a scorrimento, è quel classico genere che rischia l’estinzione. GameMill Entertainment se ne è accorta, motivo per cui riprende in Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues tutti gli elementi che contraddistinguono questo genere, comprensivo anche di difetti.
Il gioco si presenta con un classico picchiaduro a scorrimento orizzontale sinistra-destra, con possibilità di spaziare anche in alto e in basso. Con una visuale isometrica 2.5d, si ha la possibilità di interagire attivamente con lo scenario e gli elementi che lo compongono. È possibile, infatti, utilizzare bidoni della spazzatura e auto parcheggiate quasi come “pit fatality” per i nemici. Dopo aver scelto per quale dojo parteggiare (decisione che influisce sulla trama e sugli eventi di gioco), iniziamo la nostra storia, all’insegna di tante sane “mazzate”.
Il combat system è basato su combo ma non consiste in soli pugni e calci. Questi hanno numerose varianti che si possono concatenare assieme tra loro con altrettante mosse speciali. È importante tenere alto il numerino delle combo perché alla fine di ogni livello ci verrà assegnato un punteggio che valuterà il nostro rendimento nel livello. Vi parlavamo prima di come si ha la possibilità di interagire in diversi modi con l’ambiente. Il level design offre anche dei “doni” da poter sfruttare durante il gioco. Oltre ai classici boost di energia e vita, vi sono anche le “armi bianche” come bastoni e tubi d’acciaio. Ovviamente questo riguarderà anche i vostri nemici che, di certo, non resteranno lì a farsi picchiare come delle pignatte.
Tutto questa frenesia nei combattimenti, si scontra con un sistema dei comandi generali poco reattivo, al pari di quello delle sale giochi anni ’80. Non sappiamo se è una cosa voluta e ricercata, ma è assolutamente fuori periodo.
TRA PASSATO E PRESENTE
Vi parlavamo prima di come GameMill Entertainment è stata in grado di prendere tutto l’immaginario degli anni ’80, è calarlo in un videogioco. La scelta del genere beat ‘em up è stata perfetta, anche se riproporre gli stessi “classici errori”, onestamente, non ne capiamo molto il senso. Lo scorrimento, per esempio, è bloccato. In sostanza, quando la telecamera scorre verso destra la visuale si blocca e non è possibile tornare indietro. Della serie “bentornato Metal Slug”.
In compenso vi è uno sistema di progressione del personaggio estremamente interessante. Per poter accedere a questo skill tree bisogna raccogliere delle monete-bottino nel corso della nostra scorribanda. Queste potranno essere impiegate per migliorare il nostro personaggio scelto o direttamente il dojo. In un modo o nell’altro, i miglioramenti si rifletteranno direttamente in gioco. Se, invece, volete migliorare ulteriormente il vostro eroe, vi sono una serie di sfide che potete affrontare. Non saranno facili ma la posta in palio non è male.
Lo stile di combattimento classico è reso “alternativo” dalla possibilità di “switchare” il personaggio direttamente sul campo. Questo aspetto tattico è interessante perché cambia il punto di vista del gameplay e lo adatta alla situazione. Richiamare sul campo il buon Daniel Larusso ha sempre il suo impatto sul campo di battaglia, visto la sua potenza glaciale in grado di bloccare anche gli attacchi più potenti.
A seconda del dojo scelto si sposa uno stile di combattimento. Il Miyagi Do, quello di Daniel Larusso, segue la filosofia difensiva ed ha come elemento il ghiaccio. Il Cobra Kai, invece, ha uno stile più aggressivo e segue la via del fuoco. Non esiste uno migliore dell’altro per cui si va molto a simpatia.
Resta il fatto che riprendere in mano una sfida che dura da oltre 30 anni e riportarla in un videogioco con uno stile di gameplay che sembra venire direttamente da quegli è stato un vero colpo di genio per gli sviluppatori.
COMMENTO FINALE
Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues vuole essere un tributo ai tempi che furono oltre che ad una saga che fa parte della storia del cinema. Adesso è tornata sul piccolo schermo in formato serie tv grazie a Netflix, e le giovani la stanno apprezzando così oggi come allora. Un videogioco ispirato alla serie tv è sicuramente un buon “rafforzativo” dal punto di vista pubblicitario.
Il genere scelto è quello del picchiaduro a scorrimento classico, un qualcosa che sta via via scomparendo. GameMill Entertainment rende un giusto riconoscimento a questo genere, costruendo un gameplay che funge da ponte tra passato e presente. Viene riproposto il clichè tipico del beat ’em up, comprensivo (stranamente) anche degli errori di genere. La reattività a volte se ne va in vacanza, facendo andare a vuoto il nostro smashing buttons.
In compenso vi è un sistema di progressione basato su un moderno skill tree dove poter spendere i gettoni “droppati” nel corso del combattimento. Questo ci permette di far crescere dojo e personaggio ed andare avanti nella storia. Un buona trovata per un classicone in grado di strapparci molti sorrisi e qualche piccola lacrimuccia.
Pregi
La nostalgia canaglia torna a bussare alla nostra porta con un gameplay che, di fatto, è un tributo ai beat 'em up anni '80. Ci sono tutti gli elementi tipici del genere, rafforzati da uno skill tree che aromatizza il tutto con un tocco di moderno. Carino il design dei personaggi in stile cartoon...
Difetti
... anche se da solo non basta a mascherare un gameplay, il più delle volte poco reattivo e che stranamente ripropone degli errori di genere appartenenti ad un passato lontano.
Voto
8