The Wild Gentlemen è il nome dello studio di sviluppo con base a Budapest, composto da sei veterani dell’industria videoludica. Questi hanno prestato servizio in The Witcher 3: Wild Hunt, Ryse: Son of Rome, Call of Duty: World War II. Hanno pensato bene di scomodare la quintessenza del Noir per realizzare un’avventura che alterna la prima e la terza persona, spiccatamente narrativa, che fa il verso alle indimenticate (per gli appassionati) produzioni degli anni ’90 quali Myst, Riven, Atlantis e tantissime altre.
Un po’ fattoria degli animali, un po’ Sin City: questo è Chicken Police. E’ disponibile su Pc (versione di riferimento per questa recensione), PS4, Xbox One e Switch distribuita da Handy Games. Vi auguriamo dunque una buona lettura.
GLI SBIRRI NON SONO LA LEGGE. QUI COMANDANO LE SIGNORE
Sonny Featherland è un ex poliziotto e un detective, caduto in disgrazia dopo aver fatto il classico passo più lungo della gamba mentre lavorara, spalla a spalla, con il suo amico e collega Marty MacChicken. I due erano noti come la Chicken Police, un dinamico duo di investigatori che non aveva rivali ed era tanto temuto in città.
Come la più classica delle storie noir, Mr. Featherland si ritrova a dover sbarcare il lunario reinventandosi detective privato. Tra un bicchiere di troppo e tante sigarette, numerosi rimpianti e alta dose di malinconia, ecco arrivare nella sua vita una gentile donzella in difficoltà.
L’unico motivo per cui Sonny non la caccia via dal suo studio è presto spiegato: ella reca con sé un messaggio firmato dal suo grande amore. La classica storia d’amore bella e dannata, indimenticabile, capace di lasciare cicatrici talmente profonde da lasciare il segno.
Ce n’è abbastanza per attirare tutta l’attenzione e tutto l’interesse di Sonny. Egli dà un ultimo sguardo al biglietto firmato dalla sua ex, guarda fuori dalla finestra una città dove “cane mangia cane” (letteralmente) e infine decide di mettere in moto i fili di una trama che tiene incollati allo schermo con una maestria del tutto eccezionale.
SE IMBOCCHI IL VICOLO GIUSTO A CLAWVILLE CITY, PUOI TROVARE DI TUTTO
Chicken Police è ambientato nell’immaginaria città di Clawville. Sarebbe tutto piuttosto ordinario, se non fosse che Sonny, Marty e tutti gli abitanti della città sono, in realtà, animali parlanti. Avete letto bene: il dinamico duo è formato da due galli. Hanno a che fare con una cerbiatta, due porcospini sono degli agenti di polizia, così come diversi esemplari di cani. I sospettati su cui indagare sono scoiattoli e gatti. Uno dei più fidati alleati di Sonny è una lepre.
Non fatevi trarre in inganno da quella che sembra una favola di Esopo in bianco e nero. Chicken Police è un’avventura che alterna prima e terza persona ed è dannatamente ben realizzata. Quello che salta subito agli onori della cronaca è il comparto audio: la recitazione è decisamente convincente, mentre l’accompagnamento musicale ci risulta magistrale.
La realizzazione grafica è il risultato di un lavoro a regola d’arte. Tutto al posto giusto e nel modo giusto. Le schermate si susseguono e offrono la possibilità di interagire con alcuni oggetti a vista: possiamo leggerli, raccoglierli usarli. La parte più interessante, tuttavia, è quella dedicata agli interrogatori e alle indagini via dialogo.
I dialoghi sono ben scritti e articolati, densi di dettagli che aiutano a sviluppare anche il contesto narrativo.
Quel che più convince è la loro complessità, soprattutto quando si avvia l’interrogatorio vero e proprio. In questo senso ci ha molto ricordato i fasti di L.A. Noire, per l’aspetto di dover tenere a mente che dei quattro temperamenti da adottare (cauto, aggressivo, sarcastico, provocatorio) solo uno farà al caso nostro, ed è quello che risulta compatibile con la personalità interrogata.
Mettere con le spalle al muro un personaggio timido e reticente, insomma, e incalzarlo con domande dirette e provocatorie, non sortirà l’effetto di cavare il proverbiale ragno dal buco. Al contrario, adottando più tatto e diplomazia, i preziosi indizi per le indagini, le piste da seguire, non mancheranno.
COMMENTO FINALE
Chicken Police è un gioco semplice e ben lontano dalle produzioni che mettono sotto torchio le ultimissime schede grafiche pubblicate. E’ un gioco, letteralmente, d’altri tempi. Le avventure a base di schermate da spulciare sono un retaggio dei ruggenti anni ’90 su computer e in questo caso sono affiancate da un’impalcatura di dialoghi e indagini su interrogatorio niente male.
La grafica è affidata a immagini statiche, o quasi. E’ tutto in bianco e nero, o quasi, e i protagonisti hanno il corpo umano ma le teste di animali della fattoria.
L’accompagnamento sonoro è quanto di più gradevole ci sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Il doppiaggio in inglese, infine, sembra affidato a professionisti del settore e sembra di assistere ad un film noir al cinema.Se di note negative dobbiamo infine parlare, diremmo che i ritmi compassati, i lunghi dialoghi e le indagini da affidare a buone dosi di logica e deduzione non lo rendono un gioco universalmente accettabile. Se aggiungessimo l’assenza di sottotitoli in italiano, avremmo anche aggiunto un (triste) pretesto per non comprarlo a chi, la lingua d’Albione, proprio non riesce a masticarla.
Pregi
Atmosfera noir perfettamente riprodotta. Musiche eccezionali. Alle quali si aggiunge un doppiaggio da Oscar. Punte di eleganza visiva davvero uniche al mondo di gioco.
Difetti
Tanti, troppi, dialoghi che sfiancherebbero il più volenteroso dei "pistoleri" in erba. L'assenza di localizzazione in italiano potrebbe scoraggiare gli interessati, qualora non conoscessero l'inglese.
Voto
8
1 commento su “Chicken Police, la nostra recensione”