Tra i tanti generi videoludici sempre pronti a sfornare nuovi e originali titoli da poter allegramente masticare, vi è sicuramente quello dei Metroidvania che è, per chi non lo conoscesse, un mash up delle parole Metroid e Castlevania, due titoli fondamentali per quella sezione videoludica un po’ platform, un po’ action, ereditata dal passato storico. Esattamente in questo genere, anche se con sostanziali peculiarità, si attesta il titolo di Devespresso Games, The Coma 2: Vicious Sisters. Un gioco peculiare, originale e che dà una propria interpretazione del citato genere “elettrodigitalludico”, parafrasando in modo vistoso anche caratteristiche prese da generi totalmente distanti da quello di riferimento e, al contempo, bagnando il tutto in un sano e cupo orrore.
Bando alle ciance, ecco la recensione della versione Xbox One di The Coma 2: Vicious Sisters arrivata lo scorso 4 settembre assieme alla versione Pc dopo il debutto su PS4 e Switch di metà giugno.
IL BUIO
The Coma 2: Vicious Sisters è un gioco in 2d a scorrimento orizzontale, che eredita alcune caratteristiche, come detto, dei Metroidvania al contempo reinterpretandoli in una visione vicinissima ai classici canoni dei giochi di sopravvivenza horror. Il titolo è, com’è intuibile, il seguito diretto di The Coma: Cutting Class, rilasciato nel 2017.
Appena avviata la campagna principale, ci ritroveremo nei panni di Mina Park, una studentessa che si appresta a vivere una giornata di routine nel suo istituto. Ma, ahinoi, la routine ben presto verrà spezzata da un evento astronomico notturno “impossibile” che trascinerà la nostra eroina in un doppelganger della sua realtà scolastica, però buio e pericoloso. Il mondo in cui ella dovrà destreggiarsi per sopravvivere, chiamato Coma, sarà un vero e proprio incubo ad occhi aperti: naturalmente, il nostro compito sarà quello di ritornare, con grande fatica e pericolo, alla nostra precedente routine. Con queste premesse, The Coma 2: Vicious Sisters ci catapulterà in un mondo terribile e colmo d’orrore, che si dipanerà in circa 10 ore di avventura.
Sin dalle prime battute, ciò che colpisce sicuramente l’occhio, è lo stile artistico con cui è confezionata l’avventura: un guizzo artistico vicinissimo al mondo manga, seppur sufficientemente diverso da non esserlo pienamente. Una vicinanza che traspare, non solo nella palette cromatica prescelta e, naturalmente, nelle forme con cui ambienti e personaggi sono realizzati, ma anche e soprattutto le vicende narrative e la loro evoluzione sembrano chiaramente ispirate alla tradizione fumettistica giapponese. Il cupo mondo che esploreremo, sarà sostanzialmente un negativo fotografico della routine che la nostra eroina, normalmente, è abituata a vivere.
Un negativo nero, per definizione ma anche e soprattutto per “volontà”: il mondo di gioco, infatti, sarà popolato da orrori d’ogni tipo e la nostra sfortunata Mina, dovrà destreggiarsi in ogni modo per sopravvivere alla terribile notte.
Al contempo, la protagonista sarà costantemente inseguita da amenità orribili d’ogni tipo, a cominciare da una versione “mostruosa” di un suo insegnante che, in tante sezioni del gioco, cercherà di ridurci a brandelli. Uno stile, come detto, ampiamente fumettistico e che pesca a piene mani, soprattutto nella caratterizzazione di alcuni comprimari e personaggi secondari, dalla tradizione manga del settore: una qualità che, probabilmente, potrebbe far storcere il naso ai più “colti” in materia, che si ritroveranno dinanzi il classico “secchione” occhialuto o il bullo coi capelli che sfidano la gravità.
CACCIATORI E PREDE
Come anticipato, il gioco sarà sostanzialmente un’avventura a scorrimento orizzontale: la nostra eroina, impegnata nel sopravvivere ad un mondo terrificante e colmo d’orrore e orrori, non avrà sostanzialmente nessuna possibilità d’offesa per contrastare le amenità mostruose che ci daranno la caccia. Riducendo all’osso, Mina potrà sostanzialmente correre, nascondersi e trasportare con sé alcuni oggetti in grado di ripristinare punti salute ed energia, i quali saranno indicati tramite delle barrette su schermo.
Il fulcro dell’esperienza ludica di The Coma 2: Vicious Sisters, sarà naturalmente l’esplorazione di varie aree, oltre all’accumulo di oggetti e alla ricerca di indizi utili a risolvere il terribile “enigma” che Coma rappresenta ai nostri occhi. Ad aiutare Mina in questa sanguinea impresa, ci sarà anche una mappa, che ci aiuterà a districare il labirintico istituto scolastico. The Coma 2: Vicious Sisters, in sostanza, grazie ai suoi tanti segreti, strade bloccate e possibilità esplorative, ci costringerà a parecchio “backtrack”, ovvero l’imposizione ludica di ritornare sui nostri passi per aprire porte o esplorare aree precedentemente inaccessibili.
Con il procedere dell’esplorazione e, quindi, con l’aumentare degli indizi ottenuti, le “verità” nascoste dietro il terribile mondo di Coma verranno lentamente a galla. La nostra Mina potrà fare affidamento anche su di una torcia, che avrà però un “ritorno di fiamma”: essa servirà naturalmente per riuscire ad illuminare gli ambienti oscuri che caratterizzano il gioco, ma ci renderà facile bersaglio delle amenità che ci attendono, digrignando i denti, nell’ombra.
Tra questi, troveremo nemici d’ogni tipo e sorta: da piante velenose a mostruosità chine sul pavimento e che cercheranno di afferrarci dalle gambe o, addirittura, aberrazioni incollate al soffitto e che tenteranno di sorprenderci dall’alto. Mina dovrà anche tamponare eventuali sanguinamenti, se ferita gravemente, attraverso bendaggi che troverà nel corso del gioco: non farlo, significherà naturalmente rischiare una prematura dipartita.
Nonostante l’estetica in due dimensioni, The Coma 2: Vicious Sisters riesce a trasmettere un puro senso d’orrore. Specialmente quando, nascondendoci dai mostri, dovremo affrontare un piccolo gioco basato sulla tempestività, per far si che Mina trattenga il fiato e resti nascosta. Fallire il mini gioco si tradurrà, quasi sempre, in morte.
Stringendo all’osso, The Coma 2: Vicious Sisters offrirà una pura esperienza survival, molto vicina a quanto inaugurato lustri fa da Amnesia, dove il nostro protagonista non avrà armi di difesa ma dovrà contare sull’esplorazione dell’ambiente per poter sopravvivere.
Naturalmente, la mancanza di una vera fase action e di combattimento, potrebbe non risultare accattivante per alcuni giocatori abituati a farsi strada tra orde di orrori a suon di proiettili seppur, è bene sottolinearlo, il ritmo di The Coma 2: Vicious Sisters sarà costantemente incalzante e non perderà mai di mordente. A questo si aggiunga che, in linea di massima, dopo alcune ore avremo sostanzialmente visto tutto a livello di pure meccaniche e movenze di gioco: un dato “negativo” preponderante soprattutto per chi ha giocato il primo capitolo della saga e che, al contempo, ritroverà quasi immodificata la sua impostazione nel secondo chapter.
ARTE TECNICA
Tecnicamente parlando, il titolo è un sicuro “plus”: ad uno stile artistico ben delineato e realizzato, si aggiunge un comparto tecnico pregevole e che non indugia in nessun momento, complice naturalmente l’essenziale e semplicistica natura del gioco da un punto di vista meramente tecnico.
Nessun bug, nessuna imperfezione degna di nota e una fluidità senza singhiozzo alcuno, rendono il gioco nella sua versione Xbox One, qui analizzata, un’esperienza scorrevole e senza intoppi di sorta.
Probabilmente, il centro assoluto per qualità del comparto tecnico è la componente audio: sentire il ticchettio dei passi della nostra insegnante, alla bramosa ricerca delle nostre carni, accompagnerà molti dei nostri incubi dentro e fuori il gioco. Rumori ed effetti magistralmente tesi alla “paura”, riempiranno le nostre sessioni di gioco, accompagnati anche da melodie distorte e agonizzanti.
COMMENTO FINALE
The Coma 2: Vicious Sisters è un po’ Metroidvania, un po’ gioco di sopravvivenza horror: caratteristiche che, unite al peculiare stile artistico e alla trama intrigante e non scontata, rendono il titolo accattivante e sicuramente interessante.
Una maggiore varietà nel gameplay ed un lavoro un po’ più profondo nella caratterizzazione dei personaggi, avrebbero probabilmente reso il titolo di Devespresso Games molto più che un ottimo sequel ma, probabilmente, un punto di riferimento per il settore. Attendiamo, con trepidazione, il capitolo numero tre.
Pregi
Stile artistico peculiare. Unisce più generi. Trama Interessante.
Difetti
Gameplay, dopo un po', ripetitivo. Alcuni personaggi ricalcano gli standard della tradizione manga.
Voto
8