Zombie Driver: Immortal Edition, la recensione per PS4
Anche investire gli zombie richiede una certa dose di "stile"
Una recensione che inneggia i vecchi classici di G.A. Romero quella di Zombie Driver: Immortal Edition, titolo giocato su console PS4. Exor Studio ci regala un nuovo episodio della sua originale IP, che mescola zombie, splatter e pneumatici. Non si tratta, purtroppo, di un nuovo episodio della saga. Lo studio polacco, concentrato sullo sviluppo di The Riftbreaker, ci regala, comunque, un nuovo assaggio del suo motore grafico proprietario, lo Schmetterling engine.
La musica, purtroppo, non cambia rispetto alle passate versioni. Nonostante il gioco contenga tutte le espansioni sinora rilasciate, comprensive delle modalità “Corsa sanguinosa” e “Macelleria”, il gioco né prende e né sorprende. La logica delle missioni della modalità “Storia” diventa piuttosto ripetitiva, colpa, forse, di una trama inconsistente. “Corsa sanguinosa” non contempla la modalità online competitiva ma solo una classica sfida alla leaderboard. “Macelleria”, invece, si riassume in un giro tondo con tanto sangue e poco divertimento.
L’aspetto grafico resta, comunque, il vero punto di forza di Zombie Driver: Immortal Edition. Le missioni in notturna sono un vero e proprio esempio di maestria progettuale. Exor Studios, senza alcun timore reverenziale, dimostra al mondo che anche il più semplice dei giochi nasconde un’infinità di dettagli di gestire (e diamine se lo dimostra). Trovare, nell’infinito universo degli indie, una software house con un’engine proprietario, richiede i “cosiddetti” (e una buona dose di sana follia).
Tralasciando il nostro solito sproloquio iniziale, che speriamo sia sempre ben gradito, vi lasciamo alla nostra recensione della versione per console PS4 di Zombie Driver: Immortal Edition.
UN GAMEPLAY “GIÀ VISTO”
Che cos’è che rende un gameplay divertente? La capacità di prendere e sorprendere nel tempo. Un discorso molto generalista, è vero, ma che attecchisce sempre e comunque. Ma questo non riguarda solo la grafica, la storia, i personaggi, l’ambientazione, almeno non singolarmente. Se tutti questi elementi, interconnessi tra loro, riescono a strapparti più di un “ooohhh”, beh, allora in quel caso siamo davanti a qualcosa che merita la nostra attenzione.
Purtroppo di questi “ooohhh” non ne abbiamo pronunciati molti. La colpa, secondo noi, è da ricercare in un gioco che, nonostante la sua “versione base” sia uscita nel 2009, non ha mai messo in discussione il suo gameplay. Anche se ci sono stati degli interventi grafici e l’introduzione di nuove modalità, di base ci sono delle scelte progettuali che non sono in linea con le attuali tendenze in materia di “action”.
Lo stile di gioco frenetico si scontra, ad esempio, con l’incapacità di direzionare i colpi in una posizione diversa da quella frontale. Sebbene questo aspetto possa sembrare una banalità, diventa fondamentale se orde di zombie ti circondando da tutte le parti. Un sistema di mira più in linea con le esigenze del gameplay, dopo quasi 10 anni dalla sua “prima” uscita, poteva essere un gran bel upgrade.
La trama del gioco così, come il numero dei potenziamenti del veicolo, non reggono un sistema di gioco basato sul solo completamento di missioni. Il gameplay si riduce, oltre che all’investimento di zombie, nell’arrivare dal punto A al punto B, passando talvolta dal punto C, per ritornare, infine, sempre alla base. Anche se i veicoli cambiano, non bastano a ravvivare un gameplay che, arrivato alla decima missione, comincia a comporre il suo requiem.
Nonostante i vari porting sulle diverse console, i miglioramenti non hanno investito le meccaniche base, evidentemente ritenute idonee a generare divertimento. Peccato, è un’ennesima opportunità persa.
UNA GRAFICA CHE NON TI ASPETTI
Fortunatamente non vi elenchiamo, in questa nostra recensione PS4 di Zombie Driver: Immortal Edition, solo gli aspetti negativi del gioco di Exor Studios. Dobbiamo tessere le lodi del Schmetterling engine, il motore grafico proprietario della software house polacca. Anche se da solo non basta a ravvivare le 31 missioni storia, le 36 gare della modalità “corsa sanguinosa” e lo sterminio generato in “macelleria”, riesce, comunque, a dipingere un’identità chiara del gioco.
La prima impressione rievoca i classici GTA, quelli con visuale dall’alto e simil-isometrica. Sin da subito, il colpo d’occhio che la gestione delle luci e delle ombre restituisce è notevole. Vi è una consapevolezza delle fonti luminose e della loro direzione “da brividi”. Ci si accorge di questo aspetto, non tanto nelle missioni diurne quanto in quelle notturne con pioggia e neve. Quando vedi i fari dell’auto illuminare le staccionate, e le ombre allungarsi e accorciarsi seguendo la direzione del veicolo, l’applauso parte “da solo”.
Sono quelle cose che non ti aspetti e che ti fanno capire che la prima impressione, quando si parla di videogiochi, non è mai quella che conta. Un altro aspetto che ci ha lasciato stupiti e la gestione della fisica, sia nelle vesti di guidatore che di carnefice. Partendo dal presupposto che “quasi” tutto è distruttibile, impressiona come il tutto reagisce all’ondata di distruzione.
Anche il semplice “investire lo zombie” rispetta le leggi della fisica (oltre che quello dello splatter). Le strade dipinte “rosso sangue” diventano teatro di combo, alimentate dal numero di non morti che passano a miglior vita, e questa volta per sempre. Aiutano in questo, oltre alle armi, anche le esplosioni che, con il loro raggio, ne innestano altre “a catena”. Tutti gli elementi dello scenario, tra cui staccionate, casse di legno e pali della luce, finiscono divelti, se sollecitati dalla nostra ondata distruttiva.
COMMENTO FINALE
Non abbiamo altro da aggiungere su Zombie Driver: Immortal Edition, motivo per cui giungiamo al termine della nostra recensione della sua versione per console PS4. Non sappiamo se essere dispiaciuti o arrabbiati. Exor Studios perde una grandissima possibilità, presentando un “quasi copia e incolla” della versione Switch con una grafica migliorata. Di fatto, il gioco è questo. Eppure le criticità erano note, e il tempo per migliorare lo hanno avuto. Che senso ha fare un ennesimo porting, puntando questa volta alla PS4, senza offrire dei veri e tangibili segnali di cambiamento rispetto al passato?
Il risultato è un gioco che, arrivato alla decima missione, ti invita a premere il tasto “options” e selezionare “chiudi applicazione”. Chi vi scrive lo ha fatto e non ha avuto voglia di concludere il gioco. Un po’ per mancanza di “nuovi” stimoli, vista l’incapacità del gameplay di generare dei momenti “surprise”. Resta, però, tanto amaro in bocca, anche perché non ci voleva moltissimo per essere “attraenti”.
L’aspetto esteriore, con grafica e fisica da applausi, è riuscito a sopperire, nelle fasi iniziali del gioco, a una storia e un gameplay che, di fatto, si sono dimostrati inconsistenti. Anche se la localizzazione in italiano, con menu e sottotitoli tradotti nella nostra lingua, è apprezzabile, come cantava il buon Franco Califano “tutto il resto è noia”.
Occhio, infine, allo Schmetterling engine. Siamo sicuri che, in futuro, farà molto parlare di sé. Le premesse ci sono, e la speranza che Exor Studios impari dagli errori del passato pure. D’altronde solo i migliori trasformano i propri punti deboli in carte vincenti. Ai posteri l’ardua sentenza.
Pregi
La grafica e la gestione della fisica cestinano tutti i falsi indugi delle prime impressioni, dimostrando che anche il più semplice dei giochi nasconde moltissimi dettagli da gestire. Lo Schmetterling engine farà molto parlare di se in futuro ...
Difetti
... ma da solo non basta a sorreggere un gioco inconsistente per storia e gameplay. Exor Studios, rispetto alla primissima versione uscita su Steam nel 2009, lascia invariato il "carattere" del gioco, dimenticandosi che in 10 anni la parola "action" ha subito un cambiamento radicale.
Voto
6,5