La leggenda di Super Hang-On
Ripercorriamo velocemente, grazie ad Adriano Avecone, i fasti del celebre sequel su due ruote di Hang-On
Super Hang-On è un celebre videogioco arcade di corse motociclistiche commercializzato da Sega nel 1987 e convertito, con risultati spesso interlocutori, su numerosi sistemi casalinghi.
Si tratta del seguito di Hang-On (1985) e di uno dei massimi capolavori arcade degli anni ’80. Il titolo appartiene al ristretto gruppo dei leggendari arcade Sega basati sul Super Scaler, un sistema rivoluzionario che consentiva di eseguire velocissimi ingrandimenti e riduzioni degli elementi su schermo, in modo da creare ambienti 3d realistici e affascinanti.
RISORSE FUORI DAL COMUNE
Il gioco dispone di risorse fuori dal comune a livello hardware e software, che consentono di eseguire un aggiornamento video pari a 60 fotogrammi al secondo anche in presenza di un enorme numero di oggetti su schermo. Super Hang-On consentiva di lanciarsi in corse sfrenate in sella a moto potentissime. Si trattava di un sogno per gli adolescenti degli anni ’80, che al massimo potevano permettersi un Ciao di 72esima mano con la livrea devastata dagli immancabili adesivi del vagabondo.
La principale differenza in termini di gameplay rispetto al capitolo precedente era legata al pulsante del turbo, il sogno segreto di tutti gli appassionati di motori. Questo tasto magico consentiva di spingere la moto a velocità smodata, aprendo quasi un varco spazio-temporale. Il gioco offriva a una grafica da urlo, che ancor oggi fa palpitare il cuore degli appassionati.
UN SOGNO IN TECHNICOLOR
Le piste di Super Hang-on erano un sogno in Technicolor: colline sinuose, curve a gomito, pali della luce rigorosamente posti a un centimetro dal cordolo, discese e rettilinei da percorrere a folle velocità. Oltre all’aspetto tecnico e artistico, Super Hang-On offriva un gameplay strabiliante, unito alla consueta difficoltà disumana degli arcade dell’epoca.
Per completare il gioco occorrono lunghi tentativi, conditi da imprecazioni irripetibili: anche il circuito in apparenza più semplice richiede l’apprendimento metodico di tutte le curve e posizioni degli avversari. I limiti di tempo erano risicatissimi: anche correndo alla disperata è possibile tagliare il traguardo per un capello.
Per riuscire nell’intento occorrerà assimilare le tempistiche e modalità dell’attivazione del turbo, il cui utilizzo smodato causerà l’inevitabile sfracellamento della moto e la dipartita del pilota, prontamente sostituito da un clone. Infatti, il turbo rende la moto instabile e difficile da controllare, rendendo l’asfalto tanto sdrucciolevole quanto il ghiaccio cosparso d’olio.
UN GIRO DEL MONDO DI DIFFICOLTÀ PROGRESSIVA
In Super Hang-on potremo gareggiare in competizioni di difficoltà progressiva, ambientate nei cinque continenti, mentre il prequel consentiva di correre su una sola pista. Il livello africano (6 stage), è il più semplice e accessibile, mentre i quadri ambientati in Asia (10 stage), America (14) ed Europa (18) comprendono alcune fra le maggiori perversioni mai concepite in termini di design dei circuiti.
Ad allietare l’improbo compito sono presenti quattro esaltanti musiche di accompagnamento. Il gioco è caratterizzato da un umorismo molto particolare: a un certo punto, il pilota toglierà il casco presentandosi come un arzillo vecchietto con barba e pipa. Super Hang-on, pur essendo progettato con un cabinato strabiliante, era spesso disponibile in mobili generici “prontoscheda” forniti da noleggiatori senza scrupoli.
QUANDO ANCHE IL COMMENTO ERA ESTREMO
A causa della sua spettacolarità, il gioco Sega attirava orde di ragazzini dediti alle esagerazioni verbali più estreme. C’era il tipo che usava il turbo a sproposito “poiché ho un CALIFFONE e so cos’è la velocità”, sfracellandosi alla prima curva, quello che consigliava di moderare la velocità “poiché la nonna ha detto di essere prudenti”, l’emotivo che andava in crisi in prossimità del traguardo, il “lamer” che affermava di essere in grado di attivare il turbo in qualsiasi istante e via dicendo.
Super Hang-on, opera dell’immenso Yu Suzuki (Out Run, Space Harrier, Power Drift, Shenmue e tanti altri), utilizzava un hardware molto potente per l’epoca, vale a dire ben 2 CPU Motorola 68000 a 10 Mhz, simili a quelle usate da Amiga e Atari ST, uno Z80 a 4 Mhz per la gestione dell’audio (la CPU del Sinclair Spectrum e dell’Amstrad CPC, qui degradata a mansioni ingloriose) e un chip audio YM2151 a 4 Mhz, affiancato da un altro processore sonoro custom della Sega. Sullo schermo, che vantava una risoluzione di 321×224 pixel, erano presenti ben 12.288 colori, una sorta di record per l’epoca.
Queste risorse consentivano di realizzare cromie e sfumature immaginifiche senza quasi alcun compromesso. Una versione emulata di Super Hang-On è presente anche in Shenmue, il leggendario videogioco per Dreamcast realizzato da Yu Suzuki. Super Hang-on fu convertito per quasi tutti i sistemi casalinghi ma, a causa della lacerante differenza tecnica fra la scheda arcade e i sistemi domestici, con esiti quasi sempre disastrosi. Fra le conversioni meno agghiaccianti ricordiamo quella per Sega Megadrive, dotata di un’interessante modalità storia e graficamente valida, seppur lentissima, e la versione per Sharp X68000, molto fluida anche se caratterizzata da sprite leggermente più piccoli rispetto all’arcade.
Lo sviluppo di Super Hang-on fu piuttosto travagliato. Nel 1986-87, Yu Suzuki dirigeva ben 7 giochi, lavorando con turni massacranti. Tale carico di lavoro fu uno degli aspetti che spinsero il designer a rifiutare la direzione del seguito di Hang-On. Dopo lunghe ed estenuanti trattative, Suzuki accettò l’incarico, soprattutto per implementare le caratteristiche escluse dal primo capitolo per motivi di tempo, come ad esempio dislivelli del suolo, musiche selezionabili e piste multiple.
I CABINATI
Il gioco fu distribuito in un cabinato classico “upright” e in una versione “Deluxe” a forma di motocicletta, con tanto di sellino e telaio. Era disponibile anche la “Mini Ride-on”, una versione ridotta del modello Deluxe dedicata ai locali più angusti. La versione del codice del gioco installata nel cabinato di lusso presentava curve meno strette, in modo da agevolare i giocatori nell’inclinare fisicamente la moto.
Tutti i modelli di cabinato disponevano di caratteristiche di lusso, come ad esempio manubrio analogico con funzione di vibrazione, salvataggio di punteggi e tempi grazie a una batteria tampone e altoparlanti posti ai lati dello schermo. La musica del gioco è stata composta da Koichi Namiki, Katsuhiro Hayashi e Shigeru Ohwada.
Per i test del gioco, la Sega installò il gioco persino nella Stanford University, riscuotendo un successo incredibile. Una volta lanciato il gioco sul mercato, le richieste furono tali da mettere in crisi le fabbriche produttrici dei cabinati per conto della Sega. Super Hang-on è un gioco ancor oggi straordinario, affascinante, magico e dannatamente difficile.
Si tratta di un titolo che è possibile giocare a perfezione anche con un set-up minimale dotato di controlli digitali, senza intaccarne minimamente il fascino. Si tratta di un’esperienza unica per un appassionato, un titolo perfetto e in grado di restituire una sensazione di velocità e pericolo senza pari.