Football Champ e Tardelli
Festeggiamo il 38° anniversario della vittoria mondiale ricordando una chicca presente nel calcio arcade di Taito uscito nel 1990
L’11 luglio 1982 è una data importante per ogni appassionato di calcio: l’Italia vinse il suo terzo mondiale battendo in finale la Germania per 3-1 al Santiago Bernabeu di Madrid. Oggi è il 38° anniversario di quella serata magica che suggellò un’impresa incredibile: gli Azzurri di Bearzot non erano tra i favoriti ed il girone eliminatorio con tre pareggi con Polonia, Perù e Camerun acuì il pessimismo dissolto poi con una seconda fase leggendaria. Argentina (campione del mondo uscente), il super favorito e stellare Brasile di Zico e Falcao, la, Polonia di Boniek e Lato, caddero. Così come la Germania di Rummenigge che arrivò in finale dopo una drammatica semifinale con la Francia finita 8-7 ai rigori dove successe tutto. Per chi vi scrive, partita leggendaria al pari di Italia-Germania 4-3 del 1970.
Ma cosa c’entra il mondo dei videogiochi con quell’impresa? Sostanzialmente poco perché nel 1982 non c’erano grossi giochi che potevano accompagnare la manifestazione sportiva. L’anno dopo arrivò il mitico Exciting Soccer di Alpha Denshi che probabilmente fu il primo arcade di un certo livello dedicato al calcio.
Ma andando avanti nel tempo e senza tappe di intermezzo (Kick and Run, conosciuto anche come Mexico 86, di Taito scrisse una storica pagina), ci vollero altri quattro anni per arrivare al punto. Football Champ, che in Giappone è conosciuto come Hat Trick Hero, sempre di Taito omaggiò in un paio d’occasioni l’Italia. Ma è una che ne omaggia l’impresa con un fotogramma (ritoccato, si intende), simbolo di quella finalissima: l’urlo di Tardelli e la corsa folle (che neppure Gentile seppe fermare) per festeggiare la sua prodezza che regalò il momentaneo 2-0. L’Italia perfezionò il tutto con il gol di Altobelli e poi Breitner segnò il definitivo punto del 3-1 (aveva aperto Rossi, al suo sesto gol iridato).
Questa immagine appare in una delle schermate per festeggiare una vittoria in Football Champ. Ovviamente Taito modificò la scena digitalizzandola ed adattando i colori delle varie maglie delle nazionali presenti. E vedere Tardelli con la maglia verde oro del Brasile o arancione dell’Olanda fa un certo effetto. Ma tant’è.
L’altra immagine del gioco che omaggia l’Italia, ma non il Mondiale 82 è quella di selezione delle squadre: lo stadio in sottofondo è il Marcantonio Bentegodi di Verona. Questo ospitò alcuni match della Coppa del Mondo del 1990 ospitato dal nostro Paese.
Ci piace ricordare questa data così, e con un gioco, Football Champ, che seppe innovare a suo modo gli arcade calcistici. Come seppe fare il divertentissimo Kick and Run quattro anni prima che concedeva, invece, un gameplay davvero ampio.
I super tiri, la possibilità di far fallo dando pugni e ginocchiate a più non posso agli avversari e con una intelligenza artificiale finissima. Perché questo aggettivo? Semplice: se l’arbitro (un tricheco vestito di nero viste le rotondità) era visibile fischiava fallo ed ammoniva (o espelleva) i giocatori rei del fattaccio. Per fortuna era sempre spesso e volentieri a terra e quindi ci si poteva scatenare in colpi bassi.
Ma Football Champ era anche bello da giocare per la spettacolarità delle azioni ed alcune chicche: se un tiro usciva di poco poteva abbattere uno dei fotografi presenti a bordo campo. O se si segnava una rete decisiva a pochi secondi dallo scadere, chi segnava si faceva si inginocchiava e faceva il segno della croce e così via. Peccato un po’ per la ripetitività, purtroppo impossibile da evitare, del gameplay. Attenzione: non era male, tutt’altro, ma gli schemi per segnare erano sempre gli stessi e con poche varianti. Divertenti anche le biciclette ad irridere l’avversario o le finalizzazioni al volo, rovesciate e sforbiciate oltre ai colpi di testa in tuffo.
Insomma, con l’occasione dell’anniversario del Mondiale vinto dagli Azzurri sulla Germania abbiamo riesumato Football Champ ed il suo omaggio a Tardelli. Ed anche un bel ricordo personale: chi scrive aveva 5 anni fatti da un mese e pochi giorni ma ricorda perfettamente molti attimi. Fu la prima e unica partita che vide con suo nonno materno. E la scintilla che lo fece appassionare allo sport. I videogiochi arrivarono subito dopo.