Che Deck of Ashes fosse abbastanza promettente era un dato di fatto. Ne avevamo parlato bene quando abbiamo avuto l’occasione di provarlo in anteprima. E lo diciamo fin da ora: il titolo d’esordio del team indie AY Games, che ha fatto il suo debutto su Steam su etichetta Buka Entertainment lo scorso 9 giugno dopo un anno e due mesi di early access, è veramente interessante. Soprattutto per chi ama gli strategici a turni in salsa fantasy misti a rpg e carte da collezione (deck builder).
Deck of Ashes è uscito su Pc e Windows e porta gli appassionati in un un’ambientazione ostile dove gli eventi negativi sono all’ordine del minuto e dove una forza oscura vuole soggiogare il mondo.
Detto questo, andiamo a descrivere il titolo e ad integrare quanto abbiamo già detto nella nostra anteprima lo scorso 26 maggio. Buona lettura.
QUATTRO EROI, QUATTRO STILI DI GIOCO
Avevamo conosciuto tre dei quattro protagonisti di Deck of Ashes: Lucia (The Eternal Flame), una strega abile con il fuoco, di Buck (The Bestial Rage), il classico tank tutta forza e “amore”, e di Sly (The Black Serpent), un assassino di professione letale con i veleni. Nella versione finale si è aggiunto Magnus, un giullare dai poteri sconfinati che è meglio avere come amico che metterselo contro.
Come facile intuire, ogni eroe – più o meno controverso, anzi, decisamente controversi – ha il suo stile di gioco ed il suo background. Solitamente vivremo storie di redenzione e di riscatto in un tentativo estremo di salvare il mondo di gioco dai toni piuttosto dark.
Tornando alla scelta dell’eroe, possiamo dire che sostanzialmente tutti e quattro si equivalgono benché agiscano in modalità diverse. Questo offre tanta varietà e rigiocabilità ed, inoltre, è possibile che vi affezioniate ad un personaggio rispetto ad un altro. Per dare un pizzico di tono personale a questa recensione chi vi scrive si è trovato benissimo con Lucia ma ha apprezzato enormemente l’efficacia di Sly. Buck, benché sia concettualmente il meno complicato dei personaggi, non ha fatto troppa breccia mentre Magnus è il perfetto borderline. Ad ogni modo con tutti è possibile sviuppare tattiche notevoli.
Ogni personaggio, infatti, ha le proprie sfumature e picchi interessanti sia dal punto di vista del gameplay che da quello narrativo. Le storie dei quattro eroi sono realmente interessanti e vale la pena di giocare e rigiocare il titolo.
GAMEPLAY ARTICOLATO E INTERESSANTE
Il gameplay di Deck of Ashes è sicuramente uno dei punti forti di questa produzione indipendente. Come già descritto nella nostra anteprima, si suddivide in fasi distinte e separate: gestione personaggio e risorse, esplorazione, espansione del proprio deck, compra/vendita di carte o di pozioni o di reliquie e combattimento, rigorosamente a turni.
Il tutto si muove con estremo equilibrio ed armonia. Dopo aver scelto il nostro eroe ed aver assistito alla sua intro animata, inizieremo il nostro cammino dal campo base. Questo funge da hub. Da qui potremo fare diverse operazioni gestionali andando dai mercanti del luogo. Giusto sottolineare, per farvi notare la parte “RPG” del gioco, come ognuno di questi sblocchi, pagando un determinato prezzo in materie prime, un proprio albero delle abilità che migliorerà le caratteristiche del nostro personeggio.
Dal fabbro, ad esempio, andremo a forgiare le carte dai “progetti” che troveremo lungo le nostre avventure. Forgiando un progetto la singola copia della carta si materializzerà nel mazzo e potremo anche acquistarne altre copie dal venditore di merci. Sempre dal fabbro potremo spendere le risorse minerarie raccolte lungo la mappa e potremo dare un tratto al nostro eroe. Ad esempio potremo scegliere tra quattro caratteristiche “passive” come ad esempio un danno ridotto da determinati tipi di carte o nel caso di Sly una maggior possibilità di evitare i colpi.
Dall’erborista, invece, potremo sbloccare l’albero delle abilità relativo alle capacità di assorbire i danni e di guarigione. Raccogliendo la risorsa erbe potremo accrescere queste skills. Ma sarà possibile anche ripristinare una determinata percentuale di punti vita ed eliminare le carte “maledizione” che accumuleremo durante le nostre schermaglie. A patto di aver sbloccato questa abilità pagando le risorse necessarie.
ESPLORAZIONE
L’esplorazione ci fa andare in lungo ed in largo all’esterno del campo attraverso una mappa contrassegnata da dei punti in cui potremo recarci. Tali posti sottolineano un evento diverso. I punti interrogativi segnano la possibilità che ci sia un evento (anche negativo) come ad esempio l’incontro con un mercante che può curarci o può venderci carte o reliquie particolari o, ancora, un’imboscata o una trappola che potrebbe segnare per un numero di ore (non reali ma di gioco) determinate condizioni come, ad esempio, una penalità nei movimenti. O, nei casi peggiori, anche la perdita di un punto vita ad ogni nostro movimento. Potrebbero comunque esserci anche delle imboscate. Poco rognose nella maggioranza dei casi ma mai da sottovalutare.
Nella mappa sono visibili anche i dungeon. Questi sono utilissimi per raccogliere tesori e risorse, ma altrettanto pericolosi. Ricordiamo come questi siano tutti randomici. Non possono mancare anche i combattimenti contrassegnati da una, due o tre spade che rappresentano la difficoltà della sfida. Ci sono anche i punti di teletrasporto che ci portano da un capo all’altro della mappa.
Non mancano gli eventi casuali come la possibilità di trovare reliquie o carte. O anche il crollo di una strada che ci costringe a cambiare via per raggiungere un determinato punto.
Man mano che andremo avanti nelle nostre scorribande, ci faremo conoscere dal boss di fine capitolo che tormenta quella determinata area. Un indicatore in alto ci dirà quanto saremo vicini allo scontro. Arrivati al punto di “contatto”, che corrisponde al fatto che il mostro sappia la nostra posizione precisa e ci venga a stanare per la battaglia finale, andremo al campo base per gestire i preparativi prima del faccia a faccia.
IL COMBATTIMENTO
Il combattimento svolge, per ovvi motivi, un ruolo estremamente importante. Ed è sicuramente la parte più divertente di Deck of Ashes. Ovviamente il combattimento è a turni e si forgia sul nostro mazzo di carte che andando avanti nell’avventura muterà di dimensioni assecondando le nostre scelte tattiche. Non è infatti detto che un mazzo vasto ed eterogeneo possa essere efficace: le carte potrebbero “non girare”.
Cominceremo il nostro turno con sei carte e cinque punti mana che si rinnovano ogni volta che toccherà a noi. Abbiamo una tipica fase in cui potremo scegliere le carte da giocare. Ne abbiamo di diversi tipi: attacchi diretti, o maledizioni, o applicare condizioni. Ad esempio, Felicia ha le ustioni, Sly, ha l’avvelenamento, Buck fa danni da emorragia e così via. Queste provocano un tot numero di danni cumulabili per turno. Naturalmente ci sono carte per attacchi diretti o per prevenire i danni o, ancora, per curarsi o togliersi uno stato negativo.
È possibile, dopo aver svolto la prima fase ed aver giocato le carte desiderate, cambiare fino a tre carte durante una fase intermedia, prima dell’attacco nemico.
Ma c’è di più: le carte vengono bruciate e, andando avanti nei turni, soprattutto nei combattimenti iniziali dove il deck è esiguo, saremo costretti a giocare una carta che ci toglierà punti vita per rimettere in circolo tutte le altre e poterle riutilizzare.
Imparerete molto presto che sarà possibile attivare dei “trick” molto interessanti ma tutto dipenderà dalla costruzione del proprio grimorio. Dal canto loro, i nemici non staranno a guardare ed oltre a fare le stesse azioni che possiamo fare noi possono applicarci delle maledizioni. Queste fanno relativamente poco danno ma possono far perdere il ritmo visto che possono essere giocate come carte qualsiasi ma ad un costo di mana (variabile per fortuna). Ci sono comunque delle carte che eliminano permanente queste “palle al piede” direttamente nel combattimento.
Ogni nemico ha le proprie caratteristiche e vi sono diverse razze con peculiarità diverse e quindi con punti forti e deboli da temere e da sfruttare. Andando avanti troveremo bestie e creature sempre più potenti ed infide per non parlare dei boss dei dungeon o di fine livello. O dei mini-boss. Alcuni di questi sono epici.
A dare ulteriore pepe, la possibilità durante gli scontri, reliquie o pozioni per migliorare le proprie prestazioni in modo momentaneo o ripristinare punti vita o eliminare uno status negativo come le ferite da emorragia, di avvelenamento e così via.
UN DECK SEMPRE IN EVOLUZIONE
È palese che la costruzione del proprio mazzo di carte, sia una delle parti più belle ed interessanti del gameplay. Ogni personaggio ha un ampissimo ventaglio di carte da scoprire ed utilizzare per testarne l’effettiva valenza o utilità.
Troviamo carte comuni, non comuni e rare ma tutte hanno una loro efficacia ed utilità anche se è possibile – come detto – migliorare la qualità delle carte come ad esempio fare più danni con la stessa carta o ancora fare più danni con un minor numero di mana o con l’applicazione di più effetti momentanei. Per le carte che curano, invece, aumenteranno i punti vita ripristinati o il numero di turni in cui l’effetto dura.
Possiamo alimentare e costruire il nostro mazzo ma è chiaro che dovremo dargli un certo equilibrio. Avendo sempre cinque mana per turno non è conveniente avere magie che costino troppo. Ci sono anche carte passive che non possono essere giocate direttamente ma che una volta nella propria mano attivano effetti.
Conta tantissimo anche il numero di carte presenti nel proprio mazzo. Ed è preferibile non averne troppe per far si che le carte importanti girino con più frequenza. Non c’è un limite – come ad esempio in Magic the Gathering che ne ha 4 – al numero di magie uguali presente nel proprio deck. Potremo avere una carta utile, o preferita, in quante copie desidereremo. A patto di averle trovate, comprate o realizzate.
Inoltre ci sono delle carte che combinano i loro effetti e possono esserci trick interessanti. Provate Sly con il veleno.
UN CAMMINO DIFFICILE
La sfida ed i contenuti di Deck of Ashes valgono il prezzo del biglietto. La storia non è lunghissima ma si può affrontare come si vuole. Inoltre, i quattro eroi hanno storie diverse.
Inoltre si può scegliere di selezionare la modalità draft e quindi creare la base personalizzata del proprio mazzo anziché utilizzare quello di default. Come avete già letto sarà possibile poi scegliere come evolverlo.
Ricordiamo che esistono tre livelli di difficoltà. Il più facile prevede la possibilità di resuscitare dopo ogni morte e di ripartire con tutte le carte e le risorse che si erano accumulate fino a quel momento. Ma anche in questo, state tranquilli, che non mancheranno i momenti complicati.
Negli altri due livelli di difficoltà avremo una sfida decisamente più ampia con scontri ancora più aspri e con la morte permanente. Al termine della campagna, sia che si concluda la storia, sia che si perisca nel tentativo di farla, accumuleremo delle monete di gioco che serviranno ad acquistare le carte più rare o di sbloccare contenuti in gioco come skin ed altri set di carte o ambientazioni.
Ci sono anche alcuni dlc che possono essere acquistati su Steam e che accrescono ulteriormente la varietà e la longevità del gioco.
C’è anche la modalità Badlands, un cammino lungo attraverso una mappa che si dipana in tantissimi punti e come obiettivo finale arrivare alla battaglia col boss.
ARTISTICAMENTE STUPENDO
L’occhio vuole la sua parte. Spesso e volentieri questa massima è abusata in sede di recensione. Ma in Deck of Ashes calza a pennello. Il motivo è presto detto: dal punto di vista grafico, il lavoro di AY Games è mirabile sotto tutti i punti di vista. Pochissime le incertezze visive e questo grazie ad un aspetto chiaro sotto tutti i punti di vista.
Bello artisticamente parlando e funzionale con l’interfaccia che offre tutte le informazioni utili al giocatore in ogni fase. Sia da quella esplorativa sia durante il combattimento. Proprio in questa sessione, possiamo notare la beltà di questo comparto. I soggetti delle carte sono splendidi così come i nemici e la loro varietà. Anche i mostri comuni sono ben caratterizzati. Belle anche le diverse ambientazioni.
Insomma, Deck of Ashes è un capolavoro artistico che ricorda, soprattutto dal punto di vista del tratteggio, quanto apprezzato in Darkest Dungeon anche se i colori sono meno oscuri pur rimanendo in un’ambientazione opprimente. Del resto le storie non sono certamente allegre e le vicende che vengono narrate in game non sono mai rilassanti. Tutt’altro. Le ambientazioni sono variegate sia per quanto riguarda i vari dungeon sia quelle all’aperto.
Splendide anche le scene di intermezzo che spiegano i vari segmenti degli archi narrativi. Ottimo il commento sonoro, sia dal punto di vista del doppiaggio che musicale. Anche i brani, infatti, sono veramente notevoli.
COMMENTO FINALE
Deck of Ashes conferma tutto quanto abbiamo visto nella versione early access provata lo scorso mese. Il gioco ha tantissimi punti a favore. Potremmo partire dal gameplay che è sicuramente uno dei punti di forza di questo titolo indie. Profondo, divertente e con tante cose da fare soprattutto per il miglioramento del personaggio e del proprio mazzo di carte.
L’aspetto tattico è fondamentale ed i giocatori sono spinti al miglioramento partita dopo partita grazie anche ad un livello di difficoltà scalabile che permette sfide all’ultimo sangue o partite più rilassate ma ugualmente impegnative verso la conclusione della storia.
Ci sono piaciuti i personaggi, tutti e quattro carismatici anche se nel corso della nostra recensione avete sicuramente notato quali siano i nostri preferiti. Le varie storie sono interessanti mentre dal punto di vista artistico possiamo affermare che la produzione si attesti su livelli eccellenti.
L’unica grande pecca è che il gioco non sia sottotitolato in italiano. Peccato soprattutto per il godimento totale delle storie mentre per quanto riguarda il gameplay davvero articolato, influisce di meno: i testi delle carte sono facilmente comprensibili così come le opzioni nel campo base e durante l’esplorazione.
Deck of Ashes è comunque uno dei giochi più interessanti di questa prima metà del 2020, soprattutto se siete amanti dei deck builder strategici a turni con sfumature rpg e toni dark. Giocabile e rigiocabile e con tante cose da fare. Certo, se cercate l’azione, allora lasciate stare.
Pregi
Gameplay veramente interessante e ben sfaccettato. Costruzione e gestione del deck interessante. Personaggi carismatici. Storia interessante. Artisticamente splendido. Belle musiche. Ottima sfida.
Difetti
Manca l’italiano. Ah, non si spara...
Voto
9,5
1 commento su “Deck of Ashes, la nostra recensione”