Satisfactory, la nostra anteprima
Fabbriche e catene di montaggio multilivello da creare e gestire su tre dimensioni; vediamo come è andata
Satisfactory si inserisce in una precisa costola dell’insieme di videogiocatori. Nello specifico tra i feticisti degli automatismi, tra gli amanti della contemplazione del proprio creato/operato. Solitamente non patiti delle avventure al cardiopalma o del combattimento portato all’estremo, bensì delle fabbriche e delle catene di montaggio. Della raccolta di risorse e della successiva creazione di strutture produttive, da concatenare tra loro. Roba con cui costruire roba in grado di produrre altra roba. Che a sua volta servirà a realizzare ulteriore roba.
La stessa comunità di appassionati in ascesa che in questi anni è passata principalmente per titoli come Factorio, e che adesso si dedica alacremente al gioco realizzato da Coffee Stain Studios. Uno studio indipendente eclettico, autore di titoli come Sanctum e Sanctum 2, ma anche di Goat Simulator. Uno studio che nel marzo 2019 decise di lanciare il suo Satisfactory in accesso anticipato su Epic Games Store. Del quale utilizza con profitto il motore grafico Unreal Engine 4. Di seguito la nostra anteprima della versione ancora in early access, che la scorsa settimana è approdata anche su Steam. Vi auguriamo una piacevole lettura.
UNA FABBRICHÉTTA DA ERIGERE
Non solo costruzione sfrenata, ma anche esplorazione e un pizzico di combattimento. Satisfactory è un’esperienza che ci metterà nei panni di un impiegato della Ficsit. Una multinazionale interplanetaria specializzata nell’estrazione di risorse minerarie e nella loro lavorazione in prodotti industriali finiti. Una volta scelta una delle quattro aree/biomi di partneza (che vanno da immense praterie e foreste a deserti rocciosi), verremo spediti lì a bordo di una capsula.
Dopo essere atterrati, potremo smantellare quest’ultima e realizzare un campo base, da cui partirà la nostra avventura sul pianeta prescelto. L’impronta del gioco è marcatamente sandbox: difatti non esiste un autentico obiettivo in grado di “metter fine” a una partita. Un po’ come un Minecraft o un No Man’s Sky, ci sono sì degli step da compiere, ma i tempi e le modalità restano a nostra totale discrezione. Costruire una fabbrica con annesse catene di montaggio, esplorare il pianeta e scoprirne di più, anche su forme di vita aliena.
Se durante la scelta della mappa de-selezioneremo la casella “skip intro”, avremo modo di godere di un buon tutorial durante i primi passi nel mondo di Satisfactory. Durante il viaggio nella capsula infatti potremo visionare, su di uno schermo, un filmato che ci illustrerà brevemente alcune meccaniche. Oltre a questo verremo guidati in partita da una voce computerizzata, Ada, che ci seguirà passo passo nella scalata tecnologica che dovremo compiere.
Dalla ricerca del primo giacimento di ferro alla costruzione di un campo base, fino ad arrivare a strutture e impianti via via più complessi. Il tutto partendo da un semplice banco da lavoro. Quest’ultimo ci permetterà di lavorare a mano i primi materiali, in attesa di poter poi automatizzare il tutto, dando sfogo alla nostra inventiva e capacità di combinare ciò che avremo a disposizione. Sia in termini di componenti realizzate quanto soprattutto di strutture.
SATISFACTION A PALATE
Dalla base dovremo “evolvere” le tecnologie e i materiali a nostra disposizione soddisfando per ogni step la domanda di risorse. Potremo reperire ciò che ci occorrerà nelle zone circostanti, e dovremo poi lavorare quanto trovato in maniera sempre più complessa. Passando dal calcare al calcestruzzo, da minerali di rame a fili e cavi elettrici, e via discorrendo. I progressi tecnologici sono suddivisi in “livelli”, ognuno dei quali presenta potenziamenti in grado di sbloccare strutture e funzionalità divise per ambito, come costruzione e logistica.
Satisfactory, un nome e un programma. “Fabbrica appagante” sarebbe certamente il modo giusto per chiamare una nostra creazione più e meno elaborata. Costruire generatori a biomassa o centrali a carbone, collegare con pali e fili elettrici le varie strutture industriali, realizzare circuiti complessi con nastri trasportatori e vedere tutto quanto all’opera, automatizzato… Un’autentica gioia per gli amanti del genere.
Vale la pena specificare che a dispetto delle apparenze (relative all’insondabile complessità dei macchinari) le meccaniche sono in realtà abbastanza semplici. La configurazione delle strutture è difatti piuttosto intuitiva: la complessità è invece riposta nell’atto di poter combinare ciò che si ha disposizione, con la possibilità di creare incroci di impianti produttivi estesi anche per chilometri. Dal momento che il gioco è altresì permissivo con il posizionamento del tutto, l’unico limite rimane quello costituito dall’inventiva del giocatore.
Che oltretutto può anche avvalersi di una buona dose di compagnia. Oltre alla modalità “sandbox” per singolo giocatore, Satisfactory infatti comprende anche un comparto multiplayer. Fino a quattro giocatori possono difatti prender parte alla stessa partita, avendo in aggiunta il cross-play abilitato tra Steam ed Epic Games Store. Come è facile immaginare, giocando in gruppo la raccolta di risorse, la costruzione di impianti e l’evoluzione tecnologica viaggerà a passo molto più spedito, oltre che divertente.
SURVIVALISMO PER DECINE DI KM
La connotazione survival di Satisfactory si delinea principalmente sul combattimento contro creature aliene, alcune delle quali ostili. Ciò si aggiunge alla possibilità di morire per via di pericoli ambientali, come minerali radioattivi o spore emesse da altre creature o piante. In caso di morte ci ritroveremo alla base, senza nulla e con poca vita, con il radar che ci segnerà la direzione dove poter recuperare la cassa generata contenente il nostro inventario. Il nostro personaggio non avrà formalmente bisogni quali bere e dormire, ma potrà nutrirsi di noci e bacche per recuperare la salute persa, in attesa di poter costruire inalatori medicinali e altri ritrovati più moderni.
Costruzione ma anche sopravvivenza, da perseguire in una mappa estesa per 30 km quadrati. Una dimensione considerevole, che controbilancia il fatto che non è generata proceduralmente come ci si potrebbe naturalmente aspettare da un titolo sui generis. L’unico fattore aleatorio è lo spawn di inizio partita, con la capsula che ci farà atterrare su un punto casuale della mappa, una volta scelto uno dei biomi. Per il resto partita dopo partita avremo modo di familiarizzare con punti di riferimento e, nel caso, giacimenti più redditizi di altri. Essi infatti si dividono in impuri, normali e puri, e a seconda di ciò potremo estrarre un numero variabile di minerali al minuto tramite trivelle.
BUONE POTENZIALITÀ TECNICHE
A dispetto della fase in accesso anticipato, dal punto di vista tecnico Satisfactory si difende piuttosto bene. L’utilizzo dell’Unreal Engine 4 consente di regalare, con settaggi grafici importanti, degli scorci davvero suggestivi. Ciò si aggiunge alla cura riservata alle varie strutture, le cui texture risultano davvero definite, a differenza degli elementi dello scenario, viceversa piuttosto incostanti da questo punto di vista. Certo non mancano bug e glitch di sorta, come elementi dello scenario compenetrati tra loro, altri invisibili e altri ancora svolazzanti.
Le impostazioni consentono inoltre di scalare notevolmente il comparto grafico. Ciò nonostante, al netto dei settaggi impostati, l’utilizzo della CPU risulta essere di sovente eccessivo. Questo causa in più di qualche occasione stuttering e cali di fps, anche se non troppo frequentemente. Tali magagne tecniche risultano poi essere accentuate in multiplayer, che pur essendo giocabile in maniera piuttosto fluida fa emergere la necessità di portare altri miglioramenti. Comparto sonoro piuttosto anonimo, tra rumori ambientali e poche tracce che tuttavia ben si sposano con la tranquillità e serenità derivanti dall’esperienza di gioco.
COMMENTO FINALE
Pur essendo ancora in accesso anticipato Satisfactory ha di fronte a sé un futuro piuttosto radioso. Già allo stato attuale risulta essere più completo (soprattutto in termini di contenuti) di tanti altri survival open-world. Per quanto la specialità del titolo di Coffee Stain Studios sia propriamente la costruzione di impianti industriali, con annessa lavorazione di materie prime e componenti di vario genere. Si può privilegiare l’estetica oppure l’efficienza.
E se si è sufficientemente in gamba anche entrambe, con grandiose e immense fabbriche multilivello. Sviluppate su più piani, con incroci e serpentine di nastri trasportatori in grado di modificare un paesaggio naturale esteso per decine di chilometri. Che si decida di lavorare a mano o di automatizzare completamente il proprio complesso industriale, è proprio il caso di affiggere un bel cartello con scritto “divertimento in corso”. A tempo indeterminato.