Skelattack, Recensione Pc
Skelattack è un Dark Souls in salsa bidimensionale. Un platform indipendente pieno di fascino, dal design accattivante ma estremamente punitivo
Con la serie Dark Souls From Software ha dato vita a un nuovo sotto genere del filone degli action-GDR con elementi tipicamente da dungeon crawler, denominato souls-like. Una tipologia di giochi caratterizzati da atmosfere decadenti ma cariche di fascino, e da un gameplay con un livello di sfida generale superiore alla media. A dispetto della categoria e di un impianto visivo cartoonesco, Skelattack del team Ukuza, rilasciato sotto etichetta Konami su Pc e console lo scorso 2 giugno, rientra proprio in questa “categoria” di videogiochi.
Un platform indipendente pieno di fascino, ambientato in un mondo dal design accattivante, punitivo e frustrante ma pronto a regalare mille soddisfazioni agli utenti desiderosi di vere sfide.
DIFFICILE MA AVVINCENTE
Skelattack è un titolo di quelli veramente tosti da giocare. Una sorta di Dark Souls bidimensionale dove ogni azione richiede attenzione, tempismo e tentativi mai fini a se stessi. A ogni errore corrisponde infatti una “lezione” per imparare a superare un determinato ostacolo o avversario. Skelattack è quindi difficile, talvolta perfino frustrante, ma mai punitivo tanto per esserlo: al videogiocatore viene infatti sempre fornito lo strumento utile per assicurargli di poter superare gli ostacoli, ma sta a lui capire come fare per sfruttarlo a dovere. Trappole mortali, piante spinose, lame rotanti, palle di fuoco e frammenti di vetro spigolosi sono lì, sparsi per i livelli, a rallentare e rendere difficoltosi i progressi di Skully.
Questo simpatico scheletro è il protagonista del gioco, designato a salvare l’Underworld dalla minaccia degli umani con l’aiuto della sua migliore amica pipistrello, Imber, utilissima sia per spostarsi in alcune aree o superare determinate zone, ma anche durante gi scontri. Anche il combattimento va infatti approcciato prestando particolare attenzione a un’infinità di aspetti, compreso lo scenario, che di per sé può costituire un valido alleato per venire a capo dello scontro, ma anche un pericoloso ostacolo se viene sfruttato a proprio vantaggio dagli antagonisti, che di certo non sono stupidi e rappresentano ciascuno un ostacolo tutt’altro che facile da superare.
Specie i boss, molti dei quali davvero enormi, capaci di tenere impegnati i giocatori per molto tempo. Almeno fino a quando questi non trova, come accennato prima, una soluzione al “problema”, sfruttando l’esperienza e gli strumenti acquisiti per migliorare. Cavalieri giganti, coccodrilli, insetti e guerrieri armati di spada, il bestiario è piuttosto variegato in termini di avversari, soprattutto considerando che ciascuno di loro ha un diverso modello di attacco e ha anche la capacità di parare.
QUESTIONE DI STILE
Ad ogni modo, nonostante la difficoltà di ogni combattimento, il giocatore può contare su un buon bilanciamento dei checkpoint, frequenti e abbastanza vicini di solito al punto di morte. Ma, soprattutto, su un buon sistema di controllo e dunque sulla discreta reattività del protagonista, che può sgattaiolare in tutte le direzioni, strisciare a terra, saltare e compiere capriole.
I comandi, una volta presoci la mano, sono fluidi e Skully si muove rapidamente sullo schermo eliminando i nemici, lanciando magie e raccogliendo oggetti curativi come delle gelatine, e potenziamenti per crescere di livello ed equipaggiare armi, armature e accessori che ne alterano alcuni parametri.
Alcuni di questi elementi si trovano sul campo o si sbloccano salendo di livello, altri possono essere acquistati presso i negozi o dal fabbro nero nella città natale del protagonista spendendo degli appositi cristalli guadagnati nel corso del gioco.
Questi ultimi, tra l’altro, possono essere perduti per sempre se si muore a più riprese: un’altra trovata che sembra voler rimarcare, se mai ce ne fosse bisogno, la vicinanza spirituale di questo gioco a quelli di From Software. Insomma, pur non presentando un sistema di progressione particolarmente complesso, il protagonista, Skully può essere personalizzato abbastanza da ottenere la combinazione più adatta ai gusti e allo stile dell’utente.
A parte la poca originalità di fondo, il gioco di David Stanley è un mix riuscito di tutti quegli elementi che rendono un platform 2d superiore al resto della concorrenza. Compresa la grafica, dettagliata, colorata e ricca di fascino. Skelattack visivamente è allegro, divertente e pieno di vita, con uno stile artistico del tutto personale seppur ispirato ai lavori di Tim Burton o agli artisti dietro la serie Adventure Time.
Dal protagonista ai comprimari, passando per le creature che popolano il mondo di gioco, tutto è curato nei minimi particolari, al punto di dare la sensazione di trovarsi di fronte a un cartone animato. Davvero splendidi poi i fondali e in generale tutti gli scenari, caratterizzati da un buon level design e anche qui da una discreta varietà di ambientazioni. Nella norma invece il comparto sonoro, comunque in linea con le migliori produzioni del genere. Va meglio con la colonna sonora, quasi impeccabile per qualità e adattamento a quanto avviene sullo schermo.
COMMENTO FINALE
Skelattack è un platform indipendente ricco di fascino e con un elevato tasso di sfida, ambientato all’interno di un mondo dal design piuttosto accattivante. È punitivo, a volte esasperante, ma sempre pronto a ricompensare il giocatore per ciascuna delle sue fatiche. Insomma, un titolo che non fa sconti a nessuno e anzi bastona alzando costantemente il picco di difficoltà, ma proprio per questo adatto a tutti coloro che sono alla ricerca di un gioco a piattaforme bidimensionale non banale e scontato.
Pregi
Ottimo stile grafico. Personaggi curati e a loro modo affascinanti. Gameplay ben bilanciato incentrato sui riflessi e sul trial&error . Molti checkpoint e tempi di caricamento rapidi. Molto impegnativo, soprattutto contro i boss...
Difetti
... e per questo anche frustrante per i giocatori meno pazienti. Controlli immediati una volta padroneggiati, ma che richiedono per questo una certa curva di apprendimento. Niente di particolarmente originale.
Voto
8,5