Those Who Remain, Recensione PS4

Non spegnete la luce, mi raccomando

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Un’esperienza da brividi quella di Those Who Remain, raccontata nella nostra recensione della versione per console PS4. Wired Productions ci ha preso gusto a produrre avventure narrative. Dopo Close to The Sun degli italiani di Storm in a Teacup e il recente Deliver Us to Moon di KeokeN Interactive, questa volta tocca agli sviluppatori di Camel 101 dimostrare tutta la loro bravura. Questa software house indie fondata nel 2009, con studi in Portogallo e negli Stati Uniti, conta all’attivo 3 componenti, due di questi sono fratelli. Questo trio è accomunato da una grande passione: l’amore per i classici cult horror, thriller e soprannaturali.

Questa loro inclinazione pervade tutta l’esperienza di gioco di Those Who Remain, coinvolgendo anche gli elementi chiave del gameplay. Se siete appassionati di Twin Peaks, Stranger Things e i lavori di Stephen King e John Carpenter allora siete nel posto giusto. Saranno 6 ore di intense emozioni, pelle d’oca e colpi di scena inaspettati. Noi vi abbiamo avvisati. Se ne avete il coraggio non vi resta che proseguire con la lettura della nostra recensione per console PS4 di Those Who Remain. Buona fortuna… e, naturalmente, buona lettura.

PAURA E DELIRIO A DORMONT

Come di consueto, iniziamo a parlare del gameplay di Those Who Remain, evidenziandone, nella nostra recensione PS4, gli elementi chiave. Il gioco si sviluppa come un’avventura narrativa, tutta raccontata in prima persona. Storia ed eventi sono molto importanti per la fruizione e la comprensione del gioco. In quest’ottica, ringraziamo gli sviluppatori per la localizzazione del gioco in italiano. L’audio e dialoghi in inglese vengono resi accessibili da sottotitoli e traduzioni (talvolta con errori perdonabili).

Those Who Remain racconta le vicende di Edward, un padre di famiglia afflitto da un passato oscuro e tormentato. Quella notte, come tutti le notti, si dirige al Golden Oak Hotel, deciso, più che mai, nell’interrompere il rapporto clandestino con la sua amante. Il destino, però, ha in serbo per lui qualcosa di estremamente diverso. Quella notte Edward scoprirà la verità dietro agli eventi che hanno colpito la cittadina “fantasma” di Dormont.

Those Who Remain riesce a tenere sempre alto il livello di attenzione, introducendo spesso elementi di tensione e paura. Dovete fare attenzione al buio e alle zone poco illuminate altrimenti la vostra partita finirà ancora prima di iniziare. Li, dove non arriva la luce, strane presenze non vedono l’ora di trascinarvi via con loro (e scusate se non possiamo dirvi di più). Fate, quindi, attenzione a interruttori, lampadine, lampadari, bajour, computer, schermi, fari di auto e tutto quello che emette anche un flebile fascio di luce. Vi salverà la pelle.

Il gameplay di Those Who Remain vi mette spesso di fronte a decisioni, tutti influenti sull’esito finale del gioco (ci saranno, forse, più finali?!). Per compiere queste scelte dovrete raccogliere indizi, leggere documenti e sfogliare diari, osservando molto bene l’ambiente circostante. Sebbene gli oggetti da raccogliere siano illuminati da un colore diverso, non sempre si capisce cosa si debba fare esattamente. Molte volte si finisce con il girare a vuoto rendendosi poi conto che la cosa da fare era li, alla mercé dei nostri occhi “poco attenti”.

CINEMA E VIDEOGIOCHI, UNA STORIA INFINITA

Those Who Remain è l’ennesima avventura narrativa di questo 2020. Quest’anno il genere è partito alla grande, sfornando storie e avventure originali. Infliction ci ha fatto provare l’emozione di vivere un horror, provando le stesse sensazioni di paura del protagonista. Draugen, invece, ci ha fatto apprezzare le bellezze dei fiordi norvegesi, mostrandone anche il loro lato oscuro.

Those Who Remain si piazza perfettamente al centro di questi due, raccogliendo il meglio da entrambi. Ritroviamo enigmi psicologici, viaggi ultra-dimensionali e creature aberranti le cui ispirazioni provengono dal cinematografia cult e d’autore. Camel 101 non ne ha fatto alcun mistero, ribadendolo sin dai primi “vagiti” della loro creazione. Loro stessi hanno dichiarato che l’ispirazione è arrivata dai lavori di Stephen King e John Carpenter, e film e serie tv cult come il famoso Twin Peaks e Stranger Things.

Si respira aria dei famosi horror e thriller degli anni ’90 in Those Who Remain, periodo molto amato da chi vi scrive. Colori intensi e fluo nel cuore della notte, cittadine fantasma dimenticate da Dio, creature che osservano impassibili le nostre richieste di aiuto, aberanti mostruosità in cerca della nostra vita e la costante sensazione di non capire esattamente il nostro ruolo nella storia (nell’attesa del gran finale “spezzagambe”).

La bravura di Camel 101 non sta solo nella capacità di calare questi elementi nel gameplay e nella storia di Those Who Remain, ma anche di farli ri-vivere. Un gamer attempato è attratto dal fattore nostalgico, quello, invece, più giovane ne apprezza l’originalità, non avendo vissuto in prima persona quei tempi. Per certi aspetti sembra quasi di giocare a un retro-game, visto con gli occhi di chi, quei tempi, oltre a viverli non li ha mai dimenticati. Quando un videogioco, oltre a intrattenere, ha la capacità di rievocare ricordi ed emozioni, allora siamo di fronte a qualcosa di raro. Those Who Remain ci riesce, e anche piuttosto bene.

LA SCELTA DI UN ENGINE: UNITY E UNREAL?

Prima di lasciarvi al nostro “Commento finale”, vogliamo dedicare le battute conclusive della nostra recensione PS4 di Those Who Remain al motore grafico utilizzato in gioco. Per quanto possiamo spendere belle parole, su storia, personaggi e gameplay, quando si parla di videogiochi, alla “fine della fiera”, si guarda molto alla grafica e ai riflessi in chiave giocabilità.

Quando si parla di PC questo discorso è estremamente relativo per via delle configurazioni e delle build dei vari computer. Non per questo viene data la possibilità di livellare la qualità grafica in favore di una buona giocabilità. Su console questo discorso non vale, in linea generale.

Sebbene qualche sviluppatore, da qualche anno a questa parte, abbia fornito la possibilità di scegliere se privilegiare la qualità o gli fps, la stragrande maggioranza dei videogiochi è un monolite a tenuta stagna. Vi prendete quello che ha da offrire. Those Who Remain appartiene a questa ultima categoria di giochi.

Camel 101, contrariamente a quanto visto sinora con altri competitor di genere, si affida alle doti grafiche di Unity. Sinora lo avevamo visto in azione con platform e giochi di strategia, apprezzandone le capacità, anche in chiave giocabilità. Era la prima volta che lo vedevamo alle prese con una dimensione di gioco, intesa come elementi gestibili, così ampia.

Dobbiamo dire il che graphic engine si è comportato piuttosto bene, soprattutto sulla gestione delle luci e delle ambientazioni. Dobbiamo, però, evidenziare delle frequenti ed evidenti situazioni in cui i cali di frame sono piuttosto invasivi. Trattandosi di un’avventura narrativa queste defezioni rovinano il pathos dei momenti ad alta intensità emotiva. Se una bestia assetata di sangue ti corre dietro, reclamando la tua anima, correre “a scatti” rovina la poesia del momento.

Deliver Us to Moon, Draugen e Infliction, non soffrivano di questi problemi. Alle loro spalle, tutti e tre, avevano l’Unreal Engine come motore grafico. Sarà solo un caso?

COMMENTO FINALE

Arriviamo, dunque, al termine della nostra recensione di Those Who Remain, facendo mente locale su quella che è stata la nostra esperienza generale di gioco. Il bilancio è più che positivo, anche al netto delle defezioni segnalate. I vistosi cali di frame, seppur frequenti, sono circoscritti a determinati momenti e sequenze di gioco. Anche il fattore “incomprensione” si presenta solo in determinate occasioni. Il resto è tanta ansia, tensione, suspence e anche brividi.

La pelle d’oca l’abbiamo avuta e non solo in senso figurato. Camel 101 è riuscita a creare un’avventura narrativa decisamente immersiva. Ai nostalgici, certi momenti di gioco strapperanno più di un sorriso, ricordando qualche episodio delle loro serie preferite.

Storia e gameplay riescono a far scivolare agevolmente le complessive 6 ore di gioco in cui si articolano gli eventi di Those Who Remain. Non stancano ed allieteranno le vostre sere d’estate. Come succedeva ai vecchi tempi, dopo il Festivalbar, con il ciclo “Notte Horror”. Un consiglio spassionato: non giocateci a luci spente. Una piccola lampadina tenetela sempre accesa.

Pregi

Un'altra nuova avventura narrativa che porta in dote creatività e originalità, ma che allo stesso tempo ha la forza di attingere al lato nostalgico di un player. Storia e gameplay scorrono agevolmente, con picchi ad alto contenuto emotivo, in grado di tenervi incollati alla vostro comoda e sicura poltrona ...

Difetti

... anche se a volte il meccanismo si inceppa. Vi sono frequenti cali di frame che, per forza di cose, rovinano il "pathos" del momento. Anche il gameplay, talvolta presenta piccoli problemini legati alla comprensione. Non sempre si riesce a capire bene il da farsi per proseguire nell'avventura. E non è solo un problema di traduzione dei contenuti.

Voto

8