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Infinite – Beyond the Mind, Recensione

Un action platform vecchio stile davvero interessante dove dovremo guidare Tanya ed Olga in una lotta all’ultimo colpo per salvare il mondo

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I platform ricchi d’azione sono sempre stati uno dei generi più nella storia dei videogiochi. Ne rappresentano una pagina, forse anche di più, fondamentale. La classica meccanica di saltare da un punto all’altro e, possibilmente, evitare ostacoli o nemici rappresenta un caposaldo. Ed ancora oggi, soprattutto in ambito indie, gli sviluppatori traggono ispirazione dal passato e realizzano giochi interessanti. È il caso di Infinite – Beyond the Mind, un titolo che ha fatto il suo debutto ad inizio maggio su Steam (Pc), PS4, Xbox One e Switch. Dietro questo nuovo platform in pixel art c’è Emilie Coyo, una sviluppatrice indipendente al suo gioco d’esordio mentre Blowfish Studios ha fatto da editore.

Vi parliamo di questo titolo interessante che rievoca i fasti di un’epoca gloriosa e, a nostro avviso, lo fa nel modo giusto. Ecco, quindi, la nostra recensione della versione Steam per Pc. Buona lettura.

TANYA ED OLGA SALVERANNO IL MONDO

Il regno di Beljantaur è guidato dall’infida e cattiva regina Evangelyn. Questa ha adocchiato Tanya ed Olga, due ragazze legate da un potere speciale. Ed è proprio la forza di questo potere che mosso la macchina bellica della malefica regina. Non ci ha pensato due volte, infatti, Evangelyn, ad invadere la Terra col suo esercito ed i suoi potenti mezzi militari più o meno convenzionali.

Nei panni di Tanya o di Olga, o di entrambe – e per il fattore divertimento ve lo consigliamo – dovremo sconfiggere l’esercito della regina cattiva e porre fine alla sua follia e brama di potere che rischia di disintegrare, letteralmente, il Pianeta.

Questo è, sostanzialmente, la storia di Infinite – Beyond the Mind. Un cliché piuttosto classico per un gioco che è molto carino ma che di originale ha ben poco. Onestamente poco importa in un mercato dove diventa complicato brillare per originalità. Tale incipit, comunque, si palesa ed intermezza dopo ogni boss battle e dopo, quindi, aver battuto i “mostroni” di fine livello ed andare oltre.

UN GAMEPLAY TANTO SEMPLICE QUANTO EFFICACE

Solido il gameplay di Infinite – Beyond the Mind. Si tratta, infatti, di un classico action platform a scorrimento in 2d, misto – in alcune fasi – a delle sessioni di shoot’em up. Il tutto a scorrimento orizzontale. Due pulsanti, uno per il salto, l’altro per colpire i nemici, fanno il resto. A, dimenticavamo, c’è anche la possibilità di attivare un aiuto paragonabile alle classiche mega bombe negli shoot’em up. Premendo il tasto Y si chiameranno dei robot che faranno piazza pulita dei nemici dello schermo. Utilissimo in alcuni frangenti particolarmente frenetici.

Si, accennava al tempismo. Questa dote sarà fondamentale per andare avanti. È quel che serve. Nel gioco, inoltre, le protagoniste aumenteranno le loro abilità dopo un determinato numero di stage. Esse, infatti, avranno poi attacchi più forti o salti ancora più lunghi rispetto all’inizio del loro cammino. E stesso dicasi per i balzi che saranno utili per arrivare in punti altrimenti impossibili da raggiungere con salti normali.

Ma in Infinite – Beyond the Mind si salta, si schiva, si attacca e, quando è possibile, si spara. A tratti ricorda il gameplay del vecchissimo Ninja Warriors dove l’arma principale era un pugnale del protagonista che alternava – all’occorrenza – a degli shuriken.

Ecco perché, nel nostro caso, sarà fondamentale la tempistica: dovremo andare a contatto col nemico e colpirlo. Ci piace riportare in questa recensione come ci siano tanti tipi di nemici. Dai classici soldati mandati allo sbaraglio ed armati solo di pistola, a uomini antisommossa, a chi lancia granate o chi si trincera dietro un mortaio. L’esercito nemico ha anche mezzi leggeri e pesanti e non esiterà ad utilizzarli. Caccia bombardieri, carri armati sperimentali, mercenari e più ne ha più ne metta.

Anche infidi soldati che si mimetizzano possono essere letali. E, come ogni platform che si rispetti, bisognerà essere precisi nei salti: non sia mai che si cada nel vuoto. La pena è la massima e si perde una vita. Ed anche l’ambiente, a volte, può essere letale: piattaforme traballanti, fili spinati, stalagtiti affilate cadenti e quant’altro ci ostacolano nella missione. Nel nostro cammino potremo trovare ristoro in alcuni kit medici che ripristinano la nostra barra di energia vitale mentre – quando li acquisiremo – i poteri speciali (e crescenti) esigono un certo quantitativo di energia che però si ricaricherà.

Qua e là, sparsi per i vari stage, troviamo anche vite extra e “gettoni” per i super attacchi. Non c’è alcuna inflessione RPG, mentre il nostro punteggio apparirà soltanto alla fine delle battaglie con i boss nemici. Insomma, in Infinite – Beyond the Mind, tutto scorre in modo lineare e con una difficoltà che accresce man mano che si va avanti. Anche se a volte, troviamo passaggi veramente complicati. E forse – a tratti – in modo ingiustificato. Passaggi complicati ma non impossibili. Il titolo si lascia giocare ed anche grazie ai tre livelli di difficoltà viene incontro alle esigenze della maggior parte degli utenti.

La longevità è assicurata da 16 stage suddivisi in un paio di livelli ciascuno e le boss battle. La longevità si attesta sulla media. Se pensate che tali livelli siano tutto sommato discretamente lineari (qualcuno ha dei punti più difficili da raggiungere ma nulla a che vedere con i metroidvania, ndr) ed è possibili concluderli in 4-5 minuti in media, si evince che – dopo tante ore di pratica – si potrà finire il gioco in un paio d’ore. Troviamo questa longevità congrua e nella media visto il genere di gioco. E per arrivare a questi tempi, però, ci vorranno ore ed ore di pratica e tentativi perché, ripetiamo, la difficoltà a tratti è alta. Ciò non ci fa, però, riflettere su un dato: nel 2020 la durata degli stage è davvero esigua. Riteniamo che però sia una scelta precisa da parte dell’autrice.

Non ci sono, inoltre, differenze tra Tanya ed Olga, salvo l’aspetto fisico delle due eroine e qualche piccola animazione.

PIXEL ART VARIA, COLONNA SONORA IN CHIPTUNE

Andiamo al comparto tecnico di Infinite – Beyond the Mind. Il lavoro fatto da Emilie Coyo è sicuramente apprezzabile anche se non c’è nulla di miracoloso. Un compito svolto con diligenza e con una grande verve artistica.

Spicca la grafica in pixel art che trasuda atmosfere 8-16 bit di gran livello. Più 16 bit in effetti vista la risoluzione e la definizione. Ogni ambientazione, che cambia ogni due stage, è un piccolo mondo a sé ricco di sfumature, dettagli e molto altro. Tanti i classici che vengono rievocati e tra tutti ne citiamo qualcuno: Metal Slug, Shinobi, MegaMan e ci fermiamo qui.

Le “citazioni” sono tante, tantissime, grazie anche ad uno stile “chibi” veramente ben fatto con soldati ed alcuni mezzi disegnati in modo molto “rotondo”. Quasi non sembrano così letali tanto sono graziosi. Il gioco è un piacere per gli occhi perché c’è tanta varietà e troviamo moltissimi colpi di “classe”.

Troviamo anche diversi livelli di parallasse negli sfondi (e ci viene in mente il classico Hawkeye su C64, ndr) ma anche dovizia nei particolari. Livelli notturni, caserme, foreste, natura selvaggia, fortezze futuristiche, ambienti cittadini ed altro. Il cammino per la salvezza della Terra ci mostra una varietà che ci piace. Di contro, riscontriamo che i soldati sono tutti identici anche se cambiano – ovviamente – le uniformi.

E non è da meno il comparto audio. Le musiche che ci accompagnano sono in pieno stile retro, in chiptune e sono veramente interessanti. Cosa più importante: sono orecchiabilissime e ricordano i fasti del Sid, il mitico chip audio del Commodore 64. La cosa più bella è che – al pari dell’aspetto grafico – anche le musiche non scadono mai di livello e sono realmente molto belle. Almeno per chi ama questo genere.

COMMENTO FINALE

Infinite – Beyond the Mind è una vera e propria lettera d’amore ai classici giochi d’azione e platform. Sposiamo in toto questa definizione che è poi la stessa che – al momento dell’esordio del gioco – l’autrice Emilie Coyo ha dato.

Il titolo è un omaggio e questi classici e non fa nulla per discostarsi troppo dalle “linee guida” offrendo di contro un’azione molto interessante, a tratti frenetica, a tratti un po’ difficile ma sempre in grado di portare i più nostalgici a dei dolci ricordi di un tempo che fu.

Un po’ Metal Slug, un po’ Shinobi, un po’ Ninja Warriors, con l’aspetto rotondissimo della grafica in pixel art stile Chibi ed una colonna sonora chip tune da urlo, questo gioco fa al caso dei più nostalgici. Ma è la colonna sonora in chiptune che ricorda le sonorità del Sid è veramente di grandissimo livello. Gli appassionati del genere apprezzeranno.

Non ci sono troppi difetti da imputare al gioco salvo – ma questo non incide nell’esperienza – la narrazione della storia. Voi direte perché? Presto detto: nonostante si scelga la lingua italiana ed i sottotitoli siano effettivamente nella nostra lingua, quando si legge l’arco narrativo in alcune scene di intermezzo, leggiamo il testo nella lingua d’oltralpe.

Inoltre, alcuni passaggi risultano veramente complicati anche se non impossibili. Ma a tratti sembra una difficoltà ingiustificata. Riteniamo, infine, la longevità congrua al genere platform anche se – al giorno d’oggi – la durata degli stage sia molto risicata.

Pregi

Grafica pixel art veramente ben fatta. Colonna sonora in chip tune di altissimo livello. Varietà degli ambienti. Sfida crescente. Longevità congrua...

Difetti

... ma peccato che gli stage siano cortissimi. A volte alcuni passaggi sono veramente complicati. Traduzione in italiano non completa.

Voto

8-

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