Daymare 1998, la recensione PS4
Gli zombie italiani arrivano su console
Arriva anche su console Daymare 1998, il survival horror made in Italy, e ovviamente non poteva mancare una nostra recensione della versione per PS4. Approdare sulla console Sony è un grande traguardo per gli sviluppatori di Invader Studios. Oltre a essere un obiettivo in termini di vendite, rappresenta un passo importante in termini “umani”.
Questi ragazzi di Olevano Romano sono partiti da un sogno e da una passione: la saga di Resident Evil. In Daymare 1998, questo aspetto si percepisce molto. Ambientazioni e gameplay sembrano seguire i rigidi canoni giapponesi in materia di survival horror. All’epoca, però, la richiesta di action non era così alta come oggi.
Il gameplay si muove con gli stessi tempi di reazione di circa 20 anni fa. Purtroppo la nostra esperienza è stata “viziata” dalla presenza di due crash importanti. Il primo dei due ci ha costretto a iniziare nuovamente il gioco da capo, a causa di un file di salvataggio danneggiato. Con il secondo, per fortuna, abbiamo solo dovuto riavviare il gioco.
Messi da parte questi piccoli incidenti di percorso, prontamente segnalati ai dev e a Sony, ci siamo tuffati in questo survival horror made in italy. Se volete conoscere l’esito della nostra esperienza non vi resta che proseguire con la lettura della nostra recensione PS4 di Daymare 1998.
ODE A TE, SURVIVAL HORROR
Quando parli di survival horror fai riferimento a Resident Evil o a Shinji Mikami. Sono loro che hanno creato il genere e su questo il mondo intero è d’accordo. La formula magica, nel tempo, ha subito delle modifiche, alcune apprezzate e altre meno. Lo abbiamo visto anche con l’ultimo remake di Resident Evil 3 e, prima ancora, con quello di Resident Evil 2. Capcom, assecondando il trend del momento, snatura un po’ quella formula magica originale.
Invader Studios insegue il suo lato romantico e se ne infischia delle attuali tendenze. Riprende un gameplay simile all’originale Resident Evil 2, capitolo molto a cuore agli sviluppatori di Daymare 1998. Ci disegna attorno una storia che all’inizio risulta molto originale ma poi, con il tempo diventa un po’ scontata.
Il contesto narrativo segue le vicende di tre personaggi diversi fino ad arrivare al punto in cui le trame si intrecciano. Interessante è la figura del cleaner, un narratore esterno molto simile al curatore di Man of Medan. Sarà lui a raccontare e introdurre la storia e guidare il destino dei protagonisti.
La visuale scelta e la classica “dietro alle spalle”. A nostro avviso è un po’ troppo chiusa e decentrata, facendo perdere una buona parte della scena di gioco. Questo aspetto si percepisce negativamente anche per via dell’assenza di un meccanismo per schivare attacchi e getti acidi di zombie e altre mutazioni genetiche. L’unica cosa che potete fare, per evitarli, è correre o scattare.
Per complicarci la vita, Invader Studios introduce il meccanismo della stamina, aspetto non presente nelle saghe originali Capcom. Il fatto di non poter correre all’infinito e di stancarvi dopo un attacco corpo a corpo, tende una mano verso il realismo. A questo Capcom non ci ha mai pensato.
IL “SAPERSI GESTIRE” TI SALVA LA VITA
Il “sapersi gestire” rappresenta uno tra i fattori più importanti in Daymare 1998, motivo per cui ci spendiamo due parole in più nella nostra recensione PS4. Come succedeva con gli originali titoli Capcom, la gestione di armi e medikit è fondamentale per portare a casa la pelle. Invader Studios non è molto generosa con i suoi giocatori, costringendo questi nell’essere oculati e attenti.
Per abbattere zombie e le altre orrende mutazioni genetiche abbiamo a disposizione un discreto arsenale. Trovare munizioni non sarà facile e i nemici, purtroppo per voi, non saranno pochi. Affronterete situazioni in cui potete contare solo sul vostro ultimo caricatore da 10 colpi e su una sola barretta energetica. In questi casi correre e scattare vi toglieranno dai guai. Attenzione, però, alla stamina: anche quella si esaurisce.
Certi meccanismi del gameplay di Daymare 1998 risultano diabolici. Essendo perfettamente contestualizzati, diventano dei veri punti di forza del gioco. La gestione dell’inventario, come detto in precedenza è fondamentale. Le munizioni, in particolare, vengono rifornite su più caricatori. Questi possono essere alimentati con colpi normali o modificati, decidendo voi stessi come utilizzarli al meglio.
Se rimanete a corto di pallottole, effettuando un cambio caricatore “al volo”, avrete sempre una buona potenza di fuoco. Ricordatevi sempre di recuperare quello vuoto, altrimenti le munizioni saranno inutillizzabili. Altra trovata di pura genialità da parte di Invader Studios.
Per curarvi o potenziare resistenza e capacità cognitive, avrete a disposizione delle sostanze chimiche da uso e consumo autonomo. Per utilizzarle dovrete combinare il prodotto chimico con la siringa in modo da creare il classico medikit. Le sostanze potranno anche essere mixate tra loro, generando dei composti che riescono a potenziare e curare allo stesso tempo.
Fate solo attenzione a non abusarne troppo, l’overdose è dietro l’angolo. Ennessimo colpo messo a segno da Invader Studios.
LUCI, SUONI E …
Il motore grafico che fa muovere Daymare 1998 è l’Unreal Engine 4. Questa, però, non è stata la “prima scelta” degli sviluppatori. Invader Studios iniziò con Unity, anche se si rese conto dei limiti rispetto a quello che voleva realizzare. Per ricreare delle atmosfere di terrore, dove il contrasto tra luci e ombre era determinante, bisognava optare per qualcosa di più performante.
Da qui la scelta di passare all’Unreal Engine 4, spinta ovviamente anche da ragioni di tipo economico. Nel 2015, infatti, le licenze divennero gratuite, spingendo molti sviluppatori a preferirlo a Unity.
Volendo ricostruire l’immaginario intorno alla loro saga preferita, i ragazzi di Invader Studios hanno lavorato moltissimo sui dettagli grafici delle ambientazioni. Keen Sight è la loro personalissima Raccoon City. La ricorsività del level design, tipico aspetto della saga di Capcom, è ripresa anche in Daymare 1998. Forse ci sono sequenze un tantino troppo buie e si è costretti ad usare la torcia per diverso tempo.
Gli effetti sonori scelti, così come le colonne sonore, enfatizzano situazioni e momenti molto bene. Le tipiche composizioni con il pianoforte si incontrano perfettamente con le “schitarrate” dei momenti concitati. In questo ci abbiamo visto tantissimo del buon vecchio Resident Evil, facendo un bel piacevole tuffo nel passato.
L’atmosfera di tensione e ansia la si avverte. Queste tipiche sensazioni da survival horror, stridono in alcune fasi di gameplay. Gli zombie dimostrano affetto con degli infernali abbracci che terminano con un vomito corrosivo.
Pensavamo che fosse solo una tipologia di attacco ma invece vomitano tutti. I nemici di classe superiore, salvo alcuni casi, attaccano corpo a corpo ma se vi mettete a giusta distanza, sparando ripetutamente alla testa vanno giù. Un po’ troppo poco per poter parlare di “sopravvivenza”.
Alcuni zombie rallentano, altri invece accelerano improvvisamente, senza un preavviso o una logica particolare. Non abbiamo capito se si tratta di un bug o di una cosa voluta. La stessa tipologia di “non morto”, in scene e location simili, non si comporta sempre allo stesso modo.
A noi questa scelta ci è piaciuta, ma in fase di gameplay rischia di disorientare il player non fornendo dei punti di riferimento certi.
QUEI FAMOSI ANNI ’90
Ci abbiamo visto molto degli anni ’90 in Daymare 1998. Non facciamo riferimento solo ai videogiochi e al gameplay tipico di quel periodo. Nel corso del gioco vi sono richiami a serie cult che hanno fatto la storia. Sono piccoli dettagli che, se colti, strappano quel gradito sorriso nostalgico.
Daymare 1998 inizia con una lettera firmata dall’ammiraglio Shinji M. (sta a voi attribuire il significato di quella M.). Il gameplay ripropone i sapori di un tempo con enigmi che richiedono il nostro ragionamento e intelletto. Il gioco invoca anche le nostre doti investigative. La mole di documenti da leggere non passa inosservata ma è del tutto contestualizzata. Oltre a svelare interessanti dettagli sulla trama del gioco, i file e i fascicoli possono contenere codici e password.
Gli elementi degli scenari sono densi di riferimenti ed easter egg. Il poster “I want to believe” è lo stesso del detective Fox Moulder, protagonista della serie cult X-Files. Le colline e le foreste intorno a Keen Sight, richiamano alla memoria quelle dell’originale Twin Peaks, altro cult di successo. Le atmosfere richiamano molto anche Silent Hill, il survival horror prodotto da Konami. Il porticciolo della cittadina, con quella nebbiolina verde, regala un ultimo ricordo a The Mist.
Invader Studios decide anche di ritagliarsi un personalissimo spazio all’interno di Daymare 1998. Il capitolo 3 inizia all’interno degli uffici della software house di Olevano Romano.
Queste, e molte altre, sono piccole cose che, se realizzate da una fan-base, diventano grandi e importanti. Si trasformano in un valore aggiunto e non restano fini a se stesse. Sotto questo punto di vista, il lavoro in termini di sviluppo trasuda vera passione per i videogiochi.
Il problema è che non tutti hanno un background in grado di cogliere tutto questo. Chi vi scrive ci è riuscito, anche perché ha dalla sua una classe ’85 che glielo consente. La domanda è: chi altro le ha notate?
IN PRINCIPIO FU RESIDENT EVIL 2 REBORN
Prima di concludere la nostra recensione PS4 di Daymare 1998, vogliamo spendere due parole per raccontare una storia. Invader Studios ha iniziato lo sviluppo del suo videogioco rischiando di chiudere i battenti sin da subito. Quasi lanciando una provocazione, e senza avere alcun consenso da Capcom, pubblicano un video gameplay di un progetto chiamato “Resident Evil 2 Reborn”.
In poco tempo i fotogrammi riscuotono un successo enorme, attirando l’attenzione del colosso giapponese. Agli sviluppatori venne chiesto di sospendere tutto e furono invitati negli studi Capcom di Osaka.
La storia di Daymare 1998 inizia da qui. Gli inventori del survival horror hanno guidato, senza interferire in alcun modo, Invader Studios nelle varie fasi di sviluppo del gioco. Quasi come una “chioccia”, indicando scelte e possibili soluzioni, hanno fornito il loro know-how per migliorare storia, ambientazioni e gameplay.
I ragazzi di Olevano Romano hanno visto in anteprima il remake di Resident Evil 2, ricevendo una menzione speciale nei titoli di coda del gioco. Questo per loro ha giocato un ruolo fondamentale nel lancio della versione PC di Daymare 1998. La stampa italiana di settore lo ha definito il nuovo survival horror “made in italy”, riscuotendo un successo importante.
Invader Studios ha pensato al suo videogioco come una trilogia. La scelta, secondo il nostro personalissimo parere, è giusta. Occorre, però, lavorare molto. Alcune scelte di gameplay, come evidenziato, sono discutibili. I movimenti e le animazioni dei personaggi, sia giocabili che NPC, andavano bene per gli anni ’90 ma adesso rischiano di essere “fuori tempo”.
Comparto audio e grafica sono già di buon livello ma devono essere supportati da un contesto narrativo forte. Aspettiamo, ancora, un vero colpo di scena.
COMMENTO FINALE
La nostra esperienza con Daymare 1998 arriva al capolinea e con essa anche la nostra recensione della versione per console PS4. In linea di massimo sia rimasti piacevolmente colpiti da alcuni aspetti, altri, invece, ci hanno lasciato un po’ perplessi. Inseguire i fasti del passato può essere rischioso. Sebbene il nostro lato nostalgico è stato, in più occasioni, richiamato, il gameplay risulta in generale farraginoso.
Quello che ha convinto di meno sono stati i movimenti dei personaggi giocabili e le animazioni degli NPC. L’anacronismo, quando si parla di gameplay, rischia di diventare un boomerang. Anche la storia non ci ha colpito molto. Inizia molto bene ma poi si perde man mano che si avanza nel gioco.
L’Unreal Engine 4 spiega tutto il suo potenziale. Luci e ombre riescono a creare delle ambientazioni da “farsela sotto” dalla paura. I suoni riescono a enfatizzare nel migliore dei modi ogni sequenza di gioco. Il level design riprende il tipico stile “ricorsivo” della saga di Resident Evil. Molti puzzle ed enigmi da risolvere vi attendono all’orizzonte.
La gestione dell’inventario è diabolica. Invader Studios, per complicarvi la vita, ha nascosto molto bene munizioni e altri oggetti utili alla vostra sopravvivenza. D’altronde, state giocando a un survival horror, per cui non vi lamentate.
Pregi
Questo survival horror "made in italy" si appella al nostro lato romantico e nostalgico. Il gioco è pieno zeppo di riferimenti e situazioni che richiamano i famosi anni '90. L'Unreal Engine 4 mostra ancora i suoi muscoli, ricreando delle atmosfere perfette, supportate da un comparto audio di rispetto. Il level design, costruito con una logica ricorsiva, ne gode appieno dei benefici. In tema gameplay ci sono delle meccaniche interessanti, per quanto diaboliche...
Difetti
... che si scontrano con degli evidenti limiti in termini di movimento e giocabilità. La riproposizione di meccaniche "vintage", senza un minimo accenno agli attuali trend, non riesce alla perfezione. La storia inizia molto bene ma si perde man mano che si avanza nel gioco. Qualche bug di troppo.
Voto
7,5