Obey Me, la nostra recensione

Error 404 Game Studios ci propone un titolo che ha anche ispirato un romanzo a fumetti in arrivo pure in Italia

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Una brutale città cyber-punk, demoni, angeli e una umanità condannata: è questa la ricetta di contorno propostaci dallo sviluppatore Error 404 Game Studios e dall’editore Blowfish Studios con il suo Obey Me, un’avventura spassosa e complicata, che metterà alla prova le nostre appendici fornite di pollici opponibili.

Un’avventura, che presto approderà in Italia sottoforma di romanzo a fumetti omonimo creato dal talentuoso Ben Herrera e scritto dal connazionale Mario Mentasti, proveniente da quell’ambiente indipendente della scena videoludica che, tra altissimi e bassissimi, sembra l’unica via percorribile o quasi di produzione memore del tempo che fu, quando i “giochini elettronici” erano divertenti e sfidavano apertamente il giocatore a completarli. Ma andiamo con ordine e vi invitiamo alla lettura della recensione di questo titolo che ha fatto il suo debutto lo scorso 21 aprile.

HEAVEN AND HELL

Una citazione dell’indimenticato Ronnie James Dio, ma anche concretamente ciò che contraddistingue la storia in Obey Me, un gioco d’azione in 2d con visuale isometrica, che si attesta a livello meccanico a metà tra un classico dungeon crawler, con annessi elementi ruolistici “light”, e il più classico dei twin stick shooter, seppur di shooting ci sia relativamente poco visto che Vanessa, protagonista, combatterà in larga parte con armi da mischia o usando pugni e calci.

Il cupo mondo di gioco, a cui saremo introdotti dopo aver selezionato lo slot di salvataggio e la difficoltà dell’avventura (per gli amanti delle sfide, il titolo sarà davvero ostico ai livelli più avanzati), sarà come anticipato teatro di scontro tra inferno e paradiso. Uno scontro tra esseri sovrannaturali dai poteri immensi, che vedrà naturalmente la razza umana far da mero “raccolto”: la protagonista del gioco, infatti, sarà una cacciatrice di anime che, concretamente, entrerà in azione liberando le strade di una innominata città, al cui vertice vi è un oscuro signore demoniaco, Ammon. Ma ben presto, un semplice incarico di routine, darà il via ad una serie di traversie man mano più cupe e che, gradualmente, rivelerà l’enorme oscurità che attornia le vicende narrate del gioco.

La nostra eroina sarà accompagnata da Monty, un cane infernale dal fiato infuocato e dalla favella tagliente. Il tutto, come detto, condito da un’aria cinica, a partire dallo humour “orrido” dei due personaggi, che ben si amalgama con la complessiva atmosfera da “apocalisse controllata”.

La coppia, non sarà presente solo per mero capriccio estetico: Obey Me è giocabile in cooperativo locale a schermo condiviso, con l’altro eventuale giocatore che controllerà il potente canide. Se si deciderà di optare per l’avventura in singolo, Monty ci accompagnerà ugualmente nella nostra avventura, mosso da una intelligenza artificiale più che sufficiente e che ci assisterà abbastanza bene quando sceglieremo di utilizzare le abilità “combo” tra i due personaggi, tranne qualche sparuto caso contrario, anche nelle situazioni più concitate.

Anche Vanessa, in quanto a poteri, non sarà da meno del suo fido “fido”: la nostra cacciatrice, oltre a doti eccezionali da artista marziale, potrà contare su di una serie di poteri, come ad esempio il teletrasporto, utilissimi in battaglia contro le orde di nemici che ci troveremo ad affrontare. Man mano che esploreremo e abbatteremo i demoni infernali ce ci si pareranno innanzi, otterremo dai loro cadaveri fumanti una serie di cristalli che serviranno per potenziare i nostri eroi. Avremo modo di accedere a tante skill diverse, fra attive, combo e trasformazioni: in questo senso Obey me, pur non presentando chissà che profondità ruolistica, riesce comunque a donarci diverse opzioni di personalizzazione dei nostri alter-ego.

Peccato che, nonostante un buon lavoro di premessa narrativo, il tutto resti un po’ premesso e non sviluppato: un neo avvertibile, dopo alcune ore di gioco, sarà la presenza di tutta una serie di elementi “precipui” alla creazione di una storyline convincente, seppur questa non si concretizzi mai fino in fondo. Una città infernale e morta, personaggi cupi e parodisticamente cinici e un teatro di battaglia apocalittico che, però, sfociano in una trama un po’ insipida, scontata e con una evoluzione narrativa non particolarmente ispirata. Un peccato anche vista la connotazione fumettistica prescelta dagli sviluppatori. Un peccato che si acuisce, se si pensa che nel titolo sarà possibile raccogliere diversi “documenti” che andranno ad ispessire il complessivo universo narrativo, piuttosto curato nei dettagli secondari utili a ricostruire come un mosaico il complessivo background narrativo.

UNA CITTÀ MORTA E BUIA

Il gameplay complessivo sarà suddiviso in una serie di capitoli ben distinti. Ogni capitolo sarà a suo tempo ripartito in zone liberamente esplorabili, in un mood ludico non troppo dissimile come detto da un classico dungeon crawler.

Procedendo innanzi con l’esplorazione degli ambienti, verremo coinvolti in scontri con diversi nemici: in quel caso, il gioco creerà una “arena” invalicabile che delimiterà il teatro dello scontro, che nei livelli più avanzati sarà costituito anche da elementi extra come ad esempio diverse tipologie di trappole.

Alla fine di ogni battaglia, saremo premiati con un punteggio in base alla nostra performance: più alto il punteggio, maggiori saranno i guadagni in termini di cristalli utili al potenzialmente del nostro improbabile duo. Restando in tema battagliero, in Obey Me saranno com’è tradizione del settore, presenti dei temibili boss: probabilmente, la punta più alta dell’intera produzione, sia per caratterizzazione estetica dei potenti avversari, sia per la varietà meccanica a cui dovremo sottostare per affrontarli.

Inspiegabile o quasi, in questo senso, l’assenza di una mappa consultabile nel mentre si esplora, come nei più classici dei dungeon crawler: essa non sarà indispensabile, dato che i livelli di gioco saranno sostanzialmente composti da lunghissimi corridoi intersecati, ma la sua mancanza sarà comunque avvertita distintamente. E, questo aspetto, introduce anche un altro neo fondamentale del gioco: la ripetitività. Dopo alcune ore di play, della decina circa che serviranno complessivamente per ultimarlo, sarà chiaro che nell’offerta ludica del titolo, non ci saranno grandi variazioni alla formula action iniziale di abbattimento dei nemici, raccolta dei cristalli e ottenimento di un punteggio.

Se a questo si aggiunge la presenza unica della campagna “on the rails” ed un comparto ruolistico sì presente ma non particolarmente profondo, si avrà chiara la complessiva dinamica del titolo. In aggiunta, nel corso del test, nonostante diverse abilità sbloccate, per una questione di complessiva equilibratura del gioco, i cui scontri saranno come detto piuttosto frenetici, non è stata avvertita la necessità di alternare le diverse abilità disponibili: in sostanza, la frenesia imporrà o quasi l’utilizzo delle combo più veloci per non esser soverchiati dal sovrannumero di nemici. Combinazioni di attacco che, in linea di massima, saranno tutte o quasi legate alla semplice pressione di un solo tasto.

TECNICA DEMONIACA

Obey Me presenta un comparto di natura tecnica piuttosto buono, seppur non esente da qualche difetto. Lo stile estetico dominante, di chiara natura fumettistica, sarà pregevole e cupo al punto giusto, andandosi ad amalgamare in modo eccelso con la complessiva atmosfera creata ad arte dagli sviluppatori. Anche la qualità dei dettagli e dei modelli sarà piuttosto variegata e qualitativamente discreta, alternando differenti mostruosità e toccando il proprio climax, come detto, nei boss di fine stage.

A livello di complessiva programmazione, che si può tranquillamente definire solida e ben realizzata, Obey Me ha comunque presentato alcune perplessità, seppur minime: ad alcuni cali di frame rate, verificatisi in contesti in cui erano presenti una grande quantità di nemici, si sono associate alcune minime compenetrazioni dei modelli poligonali.

Nulla di straordinario: Obey Me sarà sostanzialmente giocabile senza grandissimi intoppi. Ultimo ma non tale, il comparto sonoro che passa da un “senza infamia e senza lode” per quanto concerne le musiche, tutte più o meno tese ad un’atmosfera ambient elettronica con qualche accenno orchestrale, seppur complessivamente formata da tracce piuttosto semplici. Un plauso invece alla recitazione vocale, divertente e ben interpretata, e che sarà un ottimo supporto oggettivo alla verve cinica dell’improbabile duo.

COMMENTO FINALE

Obey Me è un ibrido che mette tanta carne sul fuoco ma che, purtroppo, non riesce a fuoriuscire da un “pantano” per certi versi auto-inflitto: un buon gioco, dinamico, solido a livello di programmazione e dall’irresistibile fascino artistico, che però paga lo scotto di un gameplay un po’ piatto e ripetitivo, unitamente ad una linea narrativa con le giuste premesse che però confluiscono in una linea narrativa non particolarmente ispirata. Il cooperativo locale, tampona un po’ il complessivo gusto ludico del gioco.

Pregi

Un dungeon crawler action dai toni cinici e cupi. Boss fight difficili e ben strutturate. Atmosfera e premesse narrative intriganti...

Difetti

... che confluiscono in una storyline un po' piatta. Gameplay ripetitivo e poco profondo. Alcuni problemi di natura tecnica.

Voto

7,5