Hyperparasite, la nostra recensione

Troglobytes ed Hound Picked portano su schermo un folle roguelike in stile anni ’80 dove saremo noi i cattivi

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Un po’ horror, un po’ action, un po’ anni ’80. In questa stuzzicante ricetta, va aggiunto del sale ruolistico e un po’ di spezie roguelike. Il risultato? Hyperparasite, naturalmente! Il titolo, frutto della partnership di Troglobytes Games e Hound Picked Games, propone un gameplay assuefacente e divertente, nella sua complessiva semplicità concettuale. Senza tralasciare l’assurdo quanto vibrante mondo di gioco, un cupo e disperato mondo degli anni ‘80 fatto di armi, violenza e neon.

E dopo circa un anno di early access su Steam, Hyperparasite è giunto fra noi con il suo pacchetto sui generis di contenuti. Riuscirà la follia intagliata da Troglobytes Games e Hound Picked Games, arrivata anche su console, a tenerci incollati allo schermo?

UN ALIENO ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Hyperparasite è un gioco d’azione con visuale dall’alto, appartenente al sotto-genere degli “twin stick shooter”, ovvero quella branca di sparatutto action con usualmente vengono giocati principalmente con le levette dei pad.

Alle movenze classiche del genere, fatte da scontri estremamente dinamici racchiusi in arene limitate, si aggiungeranno elementi roguelike e ruolistici, come detto in precedenza. La storia è molto semplice: il mondo è stato invaso da un terribile parassita alieno (noi!) la cui abilità è quella di impossessarsi dei corpi delle persone che incontra. Il suo obiettivo finale?

Ma naturalmente, arrivare a possedere il corpo del lider maximo planetario e sganciare tutte le testate atomiche sul mondo, per distruggerlo completamente. Ma non tutto sarà così semplice: il succitato boss è bene a conoscenza dei nostri piani e sguinzaglierà una caccia alle streghe nei nostri confronti che coinvolgerà l’intera popolazione globale.

Una trama semplice, assurda e geniale nella sua scontata immediatezza, che ben si incastra con il generale gameplay, estremamente frenetico e difficile. In sostanza, l’alieno che impersoneremo possiederà l’abilità di possedere i corpi dei nemici: una volta occupato, da buon parassita, l’ospite, avremo facoltà di utilizzare le sue univoche abilità speciali di combattimento e movimento, al fine di sbaragliare tutti coloro che cercheranno di metter i bastoni fra le ruote al nostro cruento piano di conquista.

È bene sottolineare, come già detto, che in Hyperparasite sarà vigente la morte permanente: ergo, una volta sconfitti in combattimento nelle vesti dell’alieno (l’eventuale ospite morto ci farà ritornare nella nostra forma “base”), la partita finirà e dovremo ricominciare da capo a mietere vittime.

Oltre alla loro casuale possessione in giro per la mappa di gioco, costruita come una sorta di semi-open world suddiviso in tante micro arene colme di nemici e power up temporalmente limitati da raccogliere, gli ospiti potranno essere “sbloccati” in una sorta di negozio.
Basterà, infatti, raccogliere i cervelli che i nemici sconfitti ogni tanto faranno cadere in terra. E, previo il pagamento di una somma variabile in base al tipo di personaggio a cui vorremo accedere, aggiungeremo alla nostra collezione in decomposizione diversi eroi, ognuno dei quali possiederà statistiche, attacchi e abilità speciali completamente diversi.

Eroi che, tra giocatori di basket che lanciano palloni, poliziotti, marketing girl che lanciano taglienti volantini promozionali, clochard con temibili carrelli ecc, saranno piuttosto variabili e variegati, nonostante ovviamente una ripetitività di fondo delle meccaniche che si tradurrà, sostanzialmente, nel delineamento di alcuni “archetipi” in cui rientreranno i vari ospiti catturabili che in tutto, saranno una sessantina. È bene sottolineare che, in generale, tutte le possibili “classi” non saranno bilanciatissime fra loro: alcune saranno di gran lunga più forti delle altre, rendendo la difficoltà di progressione nel gioco legata anche a fattori extra-abilità del giocatore, come il fortunoso drop dell’agognato cervello.

IL COLLEZIONISTA DI CERVELLI

In generale, Hyperparasite sarà molto difficile e soprattutto durante le primissime battute del gioco, quando dovremo casualmente impossessarci dei nemici non avendo “sbloccato” nessuna classe in particolare. Nemici che, all’inizio, non saranno particolarmente forti, la qual cosa si traduce in noi che non avremo, de facto, la possibilità di possedere ospiti particolarmente potenti, andando quindi ad acuire, soprattutto quando accederemo ai livelli più avanzati, con la sua iniziale seppur ascendente asperità e coi rischi del permadeath.

Una difficoltà che aumenterà con l’accesso ai nuovi scenari, come detto, che saranno, solitamente, popolati da nuove “classi”, più forti delle precedenti ma che non potremo sbloccare a meno che il “fato” non ci conceda il privilegio di veder cascare in terra il loro prelibatissimo encefalo. Una soluzione che potrebbe per taluni incentivare il senso di sfida, ma che al contempo potrebbe scoraggiare altri dall’apporofondire l’offerta ludica del titolo. Girovagando per la mappa di gioco incapperemo anche in nemici speciali e boss la cui sconfitta consentirà di ottenerne il cervello e così sbloccare la sua classe, previo un cospicuo pagamento. In linea di massima, questi personaggi saranno estremamente potenti ma tendenzialmente complicati da battere senza un ospite “affidabile” e dall’unlock parecchio costoso.

Da un punto di vista meramente tecnico, Hyperparasite è una discreta produzione: i controlli avranno un’ottima risposta e risulteranno solidi e responsivi, caratteristica fondamentale in un settore che fonda il proprio gameplay sull’immediatezza e il dinamismo.

Nel gioco avremo facoltà di attaccare, schivare e possedere i corpi avversari on the run: il processo di possessione, ad esempio, non sarà esattamente immediato, ergo dovremo decidere con occhio clinico quando e dove avviare “l’iter” di possessione.

Farlo se si è scoperti o troppo vicini ai nemici, significherà spesso game over. Da un punto di vista di mera programmazione, Hyperparasite è una produzione sufficiente, senza infamia né particolare lode: uno stile che trasuda neon anni ’80 da ogni poro, enfatizzato anche da un design complessivo dei nemici e degli ambienti sicuramente accattivante.

Un’estetica minimale per un titolo che, sostanzialmente, riduce all’osso il concetto di gameplay, prendendo un’idea semplice e traslando su schermo in modo “arduo”. Nessun miracolo tecnico, ma un comparto tutto sommato onesto e che accompagnerà in modo egregio le nostre peripezie in stile “La Cosa”. Nulla da eccepire invece sulle complessive performance, solide e senza particolari battute d’arresto, testate su di una macchina di fascia medio/alta. Un plauso al sonoro, infine, trionfo di synth e musica elettronica con chiari riferimento agli anni ‘80 che trasmetterà buone vibrazioni durante le nostre peripezie.

COMMENTO FINALE

Hyper parasite è un divertente action con elementi ruolistici e morte permanente. La possibilità di impossessarsi dei nemici lo rende de facto piuttosto longevo e variabile, seppur il concept di fondo si ripeta sostanzialmente all’infinito e le “classi vestibili” siano poi suddivise in alcuni archetipi fissi. Una buona prova complessiva senza far gridare al miracolo in ogni settore.

Un lavoro che si traduce in un gioco che potrebbe far la gioia di chi ha amato The Binding of Isaac e soci ma che potrebbe lasciare totalmente indifferenti non si apprezzano i canoni del genere poiché. Di base, il gioco non avrà spunti personali in grado di rivoluzionarlo concretamente.

Pregi

Dinamico e divertente. Tanti "ospiti stilosi" da sbloccare. Aspro e difficile...

Difetti

... anche per un gameplay non perfettamente tarato. Piuttosto ripetitivo.

Voto

8+