Resident Evil 3 Remake, Recensione

Capcom sembra averci preso gusto e dopo il grande successo del remake di Resident Evil 2 ci riprova con il terzo capitolo della saga, quello con Jill Valentine, Carlos Oliveira e il Nemesis

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È molto difficile creare un buon remake, anche perché quando si parla di rifacimenti, spesso si sfiorano delle corde estremamente delicate, ovverosia quelle del cuore. Trovare il giusto equilibrio tra gli elementi iconici di un’opera del passato e gli inevitabili approcci inediti offerti dalle nuove tecnologie può rivelarsi un’impresa titanica, e il rischio di combinare un disastro è sempre dietro l’angolo. La qualità di questo pericoloso esercizio di equilibrismo dipende da diversi fattori, compresa l’abilità di ricreare la giusta alchimia dalla mescolanza di influssi vecchi e nuovi. Una formula che per Capcom ha funzionato alla grande con il remake di Resident Evil 2, al punto da volerla replicare nel suo nuovo progetto, Resident Evil 3. Ma una ricetta che è andata bene una volta, può funzionare anche una seconda? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione della versione Pc del titolo uscito il 3 aprile scorso anche su PS4 ed Xbox One. Buona lettura.

PIÙ DI UN REMAKE, MA CON QUALCHE RINUNCIA

Resident Evil 3 è un remake a tutti gli effetti, anche se devia in qualche punto dai temi e dalle storie raccontate nell’originale. E questo non solo perché narrativamente rientra nella linea temporale del franchise “classico”, con una storia ambientata prima e durante Resident Evil 2. Ma anche perché Capcom parte dal gioco di allora per realizzare un’esperienza dove l’impatto cinematografico, la coreografia e l’atmosfera hanno un’importanza quantomeno paritaria rispetto all’attenta pianificazione dei propri movimenti sotto la minaccia costante di zombi, creature e, meno del previsto a dire il vero, del Nemesis.

Un progetto pensato, però, ed è chiaro fin dai primissimi minuti, per non soddisfare unicamente i tantissimi appassionati dell’incarnazione originale, ma anche per attrarre un pubblico nato – videoludicamente parlando – con le ultime due generazioni di console. Qualcosa di simile a quanto fatto con il precedente rifacimento del secondo capitolo, ma in maniera forse più decisa. A un ventennio di distanza dalla prima apparizione, infatti, Resident Evil 3 è molto cambiato, e in tal senso non ci riferiamo solo alle scontate differenze tecnologiche: quella che abbiamo provato in cinque lunghe ore di gioco è infatti un’esperienza al passo con i tempi, una sorta di reinterpretazione parziale del genere survival che la serie ha contribuito a definire, in una chiave più ritmata e ricca di risvolti narrativi, ma priva forse di quell’elemento tensione che aveva caratterizzato il suo predecessore.

Resident Evil 3 è di fatto una reinvenzione dell’opera del 1999 più di quanto abbiamo visto nel remake di Resident Evil 2, le cui meccaniche sono ovviamente le basi su cui è nato anche questo rifacimento.

Ciò significa che la rivisitazione non cattura solamente parte della magia del tanto amato capitolo originale, ma ne modifica i contenuti offrendo un’esperienza diversa. I momenti chiave, i nemici iconici, molte delle aree della versione PlayStation (non tutte purtroppo) ci sono, ma adattate in base alla nuova struttura narrativa adottata, più lineare che, pur mantenendosi sulla base di quella originale di Nemesis, contiene qualche spunto originale e una disposizione differente di eventi e creature.

Nuove aree si affiancano quindi ad altre più vecchie, rielaborate per l’occasione grazie alla magnificenza del RE Engine, il cui utilizzo ha consentito a Capcom di restituire visivamente una Raccoon City più credibile e per questo terrificante che mai.

Quest’ultima è piena di zombi affamati di carne, creature mutate e altri abomini che Jill (e a un ceto punto della storia il mercenario Carlos Olivera) deve affrontare per poter progredire nella storia e sopravvivere. Rispetto al precedente remake qui è infatti complicato evitare il contatto con i nemici,m in quanto ci si trova in spazi come scritto più ampi e “popolati”. Ma oltre al classico armamentario della serie, i protagonisti possono contare sull’uso di alcuni elementi dello scenario come ad esempio barili esplosivi o taniche di benzina, per infliggere danni senza sprecare troppe munizioni. Non che nel gioco si rischi mai di restarne a secco, almeno a livello di difficoltà Normale.

Ma, come regola mai scritta del genere insegna, meglio risparmiare i colpi, quando possibile, in vista di qualche scontro con gli inevitabili boss di certe locazioni. In tal senso, molto utile si rivelano le “mosse” utilizzabili da Jill per schivare o respingere gli attacchi se “letti” in tempo, con la possibilità a volte di innescare una sequenza di contrattacco spesso letale per nemici, e il coltello, che contrariamente a quanto succedeva in Resident Evil 2, non si danneggia e dunque può essere utilizzato a piacimento.

Un’ulteriore conferma dell’impostazione più action di Resident Evil 3, che però non vuol dire che l’utente si trova di fronte a uno sparatutto in terza persona, sia chiaro. Semplicemente il titolo offre poco spazio agli enigmi e all’atmosfera tipica di un survival tradizionale, rinunciando a quel tipo di tensione scaturita da aree buie e rumori sinistri, in favore di situazioni ansiogene determinate dal numero di avversari sul campo o dall’apparizione minacciosa quanto scriptata del Nemesis. Anche quest’ultimo insieme alla storia e a molte aree di gioco, ha subito dei cambiamenti ed è stato adattato al contesto di gioco.


La terribile arma biologica scagliata dalla multinazionale della farmaceutica contro i superstiti della S.T.A.R.S rimasti in città, infatti, oltre a un aspetto leggermente diverso, presenta dimensioni più proporzionate grazie alla tecnica della fotogrammetria, e un armamentario ancora più fornito, complice la maggiore capacità di evolversi e adattarsi alle varie fasi dell’avventura. Tuttavia il suo ruolo non è affatto “più attivo” di come ci era stato promesso dagli sviluppatori nelle settimane antecedenti al lancio del gioco.

Della famosa intelligenza artificiale evoluta che avrebbe dovuto garantire alla creatura di agire in maniera sempre diversa a seconda del “pericolo”, ma anche di sbucare all’improvviso nei luoghi più impensabili e perseguitare le sue vittime in maniera non predefinita in realtà non vi è quasi traccia. Il mostro è sì presente, ma quasi sempre in momenti predefiniti e scriptati della storia, cosa che rende la sua figura prevedibile e meno opprimente e spaventosa del suo emulo in Resident Evil 2, ovverosia quel Mr X pronto invece a piombare addosso a Leon e Claire a ogni rumore dentro la stazione di polizia. Intendiamoci, il fascino, l’imponenza del Nemesis ci sono tutte, e un paio di scontri con lui sono decisamente ostici. Ma oggettivamente, visto le premesse ci aspettavamo molto di più.

NELLA MENTE DI UN CRIMINALE

Ad ogni modo, durante gli incontri con la potente B.O.W., così come in altri momenti clou della storia, non ci sono più i vecchi bivi che davano la possibilità di compiere una scelta che portava poi a delle conseguenze dirette nella storia, e apriva le porte a più conclusioni. Questo significa quindi che il gioco non include finali multipli o piccole varianti al percorso, a tutto discapito della rigiocabilità. Resident Evil 3 non offre nemmeno quella modalità Mercenari nata proprio con l’originale su PlayStation e poi ripresa in altri capitoli della serie.

Al suo posto è stata inserita la modalità online Resident Evil: Resistance, che prevede un multiplayer asimmetrico dove quattro giocatori interpretano dei sopravvissuti che devono combattere contro un quinto giocatore nel ruolo di Mastermind, ovverosia una mente criminale in grado di controllare zombi, mostri, trappole e sistemi di sicurezza, per sfuggire entro un certo lasso di tempo da determinate aree. Un contatore, “ricaricabile” di qualche secondo di volta in volta eliminando i nemici, scandisce infatti i minuti che separano la sopravvivenza del gruppo dalla possibile disfatta, che quindi non è legata solo alla morte del personaggio.

Sia i sei superstiti selezionabili che i quattro criminali al momento disponibili nel gioco, sono caratterizzati ciascuno da proprie abilità. Giusto per fare due esempi brevi, se tra i primi troviamo January, una hacker capace di carpire qualsiasi informazione da internet, tra gli antagonisti abbiamo la perfida Annette Birkin, che può contare su zombi esplosivi e sul marito William in versione mutata. Queste caratteristiche si possono potenziare con talenti dedicati, equipaggiamenti e bonus temporanei, sia attivi che passivi, raccolti sul campo o comperati in un apposito Negozio. Resident Evil: Resistance offre infatti la possibilità di guadagnare punti sia per il Mastermind che per i Sopravvissuti, spendibili su due tipi di casse premio: quelle legate all’equipaggiamento extra, e quelle inerenti la personalizzazione dell’aspetto dei personaggi. Quelle più numerose sono proprio queste ultime, che però sono paradossalmente anche le più costose: non solo si può sbloccare un singolo oggetto per volta, ma per farlo bisogna spendere più di dieci volte il prezzo delle prime.

La sezione, comunque, nel suo insieme non è male: il netcode al momento dei nostri test ha funzionato piuttosto bene e senza inciampi, e la giocabilità si è rivelata abbastanza divertente. Il problema però a nostro parere sarà sul lungo termine, quando la formula, a meno che Capcom non si inventi qualcosa in futuro per supportarla e ampliarla, rischia di diventare ripetitiva e di annoiare, complice un numero di mappe risicate (quattro location suddivise ciascuna in tre aree distinte e separate, ma con un sistema di avanzamento praticamente identico), meccaniche da sparatutto non perfette e alcuni problemi sul fronte delle hitbox.

Dal punto di vista tecnologico, Resident Evil 3 non presta invece il fianco a nessuna critica. Su PC il gioco è uno spettacolo per gli occhi a 1080p, 60Fps e con tutti i filtri attivati: con la nostra GTX 1050Ti (4GB), 16GB di ram globale e un AMD Ryzen 5 tutto è filato liscio. Raccoon City, come accennato all’inizio, è realizzata con estrema cura in ogni particolare, dando la sensazione reale di una città in preda a orde di zombi e avvolta dalle fiamme.

Mostri, sia umanoidi che non, sono a loro volta ricreati in maniera ben definita perfino nei movimenti, così come splendidi appaiono i modelli poligonali dei personaggi principali. Basta guardare il look dei protagonisti: Jill, Carlos Oliveira, Brad Vickers e Mikhail Viktor hanno un aspetto differente da quello a cui gli utenti erano abituati, ma appaiono però più realistici che mai.

Anche il comparto audio contribuisce a rendere più cinematografica l’esperienza: il doppiaggio in italiano è credibile i dialoghi spesso serrati e a tono con la drammaticità di alcune sequenze, bene accompagnate dagli effetti sonori e da una colonna sonora più presente rispetto al remake di Resident Evil 2, dove il sonoro puntava di più invece sui rumori naturali per incutere tensione. In questo Resident Evil 3 ci pensano dei brani integrati ad hoc nei momenti chiave, e non solo, molti dei quali riconducibili a reinterpretazioni moderne dei classici della versione del 1999.

COMMENTO FINALE

È molto difficile creare un buon remake – scrivevamo all’inizio – anche per chi, come Capcom, ormai sa il fatto suo. Come già avvenuto con Resident Evil 2, da cui riprende l’impianto strutturale generale anche se in una forma più dinamica, il rifacimento di Resident Evil 3 esplora nuovi territori pur cercando di rimanere a modo suo fedele all’atmosfera che caratterizzava l’originale sulla prima PlayStation.

L’operazione a dire il vero questa volta non funziona benissimo, complici la natura stessa del gioco, più incentrata sull’azione piuttosto che sulla tensione vera e propria, e qualche scelta errata a livello di level design, anche se nel complesso ci troviamo di fronte a una buona produzione. Dal canto suo Resident Evil: Resistance non contribuisce positivamente al risultato, rivelandosi di fatto solo una semplice appendice in grado di regalare qualche ora di divertimento ai videogiocatori, ma nulla più.

Pregi

Reinterpretazione del gioco abbastanza fedele all’originale, ma in chiave moderna. Messa in scena cinematografica e spettacolare. Gameplay della campagna solido, divertente, con aggiunte più spiccatamente votate all'azione. Colonna sonora ed effetti sonori da film.

Difetti

La durata della campagna principale è davvero insufficiente, Pochi enigmi e una sensibile riduzione della componente horror. La presenza del Nemesis è meno minacciosa del previsto. Resident Evil: Resistance non è quel valore aggiunto che ci si attendeva a causa soprattutto di un sistema di shooting imperfetto e una certa ripetitività di fondo.

Voto

7,5