Creature in the Well, la recensione PS4
Quando il divertimento arriva dal passato
Creature in the Well, con la sua ventata di originalità, ha stimolato la nostra attenzione, meritandosi una nostra recensione della versione PS4. Arriva su console in un momento infausto viste le pesanti tripla AAA che si accingono a sbarcare sulle piattaforme di gioco di tutto il mondo.
Nonostante questo, riesce comunque a fare una bella figura, portando un mix di generi che, già da un po’, mancavano sulla scena videoludica. Il merito più grande che possiamo riconoscere agli indie di Flight School Studio è proprio questo. La critica lo accolse già bene nell’ottobre dell’anno scorso, con l’uscita della versione Pc.
Creature in the Well si presenta con un gameplay in stile top-down con visuale isometrica, contaminato da logiche “flipperiane” e “arkanoidiane”. Uniformandosi agli attuali standard, strizza l’occhio verso le azioni frenetiche tipiche di hack-and-slash, attingendo, anche, nel mondo degli RPG. Vestiremo i panni di un’unità BOT-C, l’ultimo robot appartenente alla famosa stirpe degli “ingegneri”.
Il nostro compito sarà quello di liberare la citta di Mirage dalle grinfie di una mortale tempesta di sabbia. L’unica fonte di salvezza è ripristinare il potere di un’antica macchina che si cela nelle profondità della terra. Ad attendervi nell’oscurità del “pozzo” ci sarà una creatura (come, appunto, il titolo del gioco) che aspetta con ansia il vostro arrivo.
Armatevi di spada o mazza da baseball, se preferite, e partiamo con il racconto della nostra recensione della versione PS4 di Creature in the Well. Buona lettura.
C’ERANO UNA VOLTA I REFLEXIVE GAMES
Consentiteci una breve parentesi “amarcord” nella nostra recensione PS4 di Creature in the Well, utile per comprendere meglio il videogioco. C’erano una volta i reflexive games, i videogiochi riflessivi, giochi che richiedevano prima il nostro intelletto e poi il nostro cuore. Qualcuno li chiamava “giochi dell’ultimo quarto d’ora”, quelli che concludevabo la sessione di gioco prima di staccare e tornare al quotidiano. Se pensate che il termine “reflexive games” sia un modo diverso per dire “scarsa qualità” vi sbagliate di grosso.
Questi giochi facevano del gameplay puro il loro punto di forza, curandolo in ogni minimo dettaglio. Pensate ad Arkanoid e quanto, nel tempo, si sia evoluto e potenziato rispetto alla sua meccanica base. Partendo da quella pallina che rimbalzava tra due piattaforme, in un ambiente monocromatico e fortemente 2D, si è arrivati a costruire mondi e storie di contorno. Ci abbiamo visto molto della essenzialità di Arkanoid in Creature in the Well, ma presenta anche delle altre interessanti contaminazioni ben riuscite.
La logica del “rimbalzo” caratterizza fortemente il videogioco creato da Flight School Studio. Quasi come se fossimo in un flipper, vi sono bumper e piattaforme da sfruttare per accumulare energia, unico modo per andare avanti nel gioco. Risolvendo, talvolta, dei veri e propri rompicapi, dobbiamo trovare il modo per uscire da situazioni spinose ed evitare di essere dismessi perché non all’altezza del compito.
Abbiamo riscontrato, però, una certa ripetitività nello svolgimento del gioco. Sebbene il level design si muove sui binari della frenesia e del coinvolgimento, inizia e finisce allo stesso modo. Il “mentre” varia, è vero, ma termina con l’ascensore e l’attivazione del monolite. Sotto questo aspetto, magari, il sostegno di una componente narrativa, peraltro piuttosto assente, avrebbe addolcito la monotonia del meta. Purtroppo vi è un deficit ed è quindi doveroso segnalare la presenza di questo “neo”, che, comunque, non impatta pesantemente sul gioco.
Accanto a questa logica di matrice “flipperiana” e “arkanoidiana”, gli sviluppatori hanno inserito una piccola componente RPG. In Creature in the Well potete, infatti, equipaggiare il vostro robot di 2 armi e un mantello. Le armi si dividono principalmente in due tipologie, una che raccoglie le sfere di energia ed eventualmente le sovraccarica e una che la colpisce e la manda a destinazione. Il mantello fornisce dei bonus eventuali alle stat del robot. Reperirli non sarà per niente una passeggiata. Flight School Studio ha deciso di sfidare la nostra bravura e inserire delle stanze segrete, accessibili solo se risolviamo situazioni enigmatiche. Insomma, spesa vale impresa.
DIPINGERE UN VIDEOGIOCO
Non abbiamo voluto spendere alcuna parola all’inizio della nostra recensione PS4 di Creature in the Well, con riferimento alla componente artistica. Non lo abbiamo fatto per un semplice motivo: ne merita una sezione dedicata vista la bellezza e l’originalità. Questa sezione si intitola volutamente ”Dipingere un videogioco” perché la sensazione è quella di essere immersi in quadro. Il design delle ambientazioni ricorda i bei tempi di Flashback, quando anche il colore serviva per raccontare una storia. In Creature in the Well si rivede la magia dei tempi che furono
Sebbene la componente narrativa è carente, lo stile grafico delle ambientazioni e le predominanze cromatiche riescono a narrare una storia. Ogni stage del videogioco è caratterizzato da un colore particolare e ne vengono sfruttate tutte le tonalità. Anche il design dei personaggi, per quanto creativo, gode di questi “ossimori” cromatici estremamente originali. Il level design segue la tecnica dello “sketch”, simile a quella utilizzata per delle anteprime di prodotti e campioni. Sebbene può sembrare, a tratti, approssimativo, è il terreno perfetto per far attecchire un gameplay che viaggia veloce e frenetico.
Come l’occhio anche l’orecchio vuole la sua giusta parte. Non esiste una colonna sonora vera e propria ma suoni e rumori di contesto. Quasi come se fosse un rumore di sottofondo, vi sono delle nenie composte da flebili suoni vibranti e metallici, come se fossero riprodotte da un timpano robotico. L’ambientazione sonora viene interrotta bruscamente dalla Creatura che vive nel pozzo che, invece di spaventare, talvolta sembra reclamare aiuto.
Come avete visto, tutto il contesto narrativo è raccontato principalmente da colori e suoni, capaci di guidare la nostra immaginazione oltre al gameplay. Attingere a questa sfera non è per niente facile per cui chapeau per Flight School Studio. Anche se il gioco manca di una localizzazione in italiano, merce rara nel mondo indie, in questo caso le parole servono davvero a poco.
COMMENTO FINALE
Concludiamo la nostra recensione della versione PS4 di Creature in the Well, facendo “mente locale” sulla nostra esperienza generale di gioco. Trovare l’originalità in un contesto altamente competitivo, come quello videoludico, non è cosa da tutti. Le tipologie di meta e gameplay sono state quasi tutte praticate, volgendo adesso gli sguardi a sperimentazioni con mix innovativi. Flight School Studio decide di attingere dal passato, quando una pallina che rimbalzava impazzita, tra bumper e piattaforme, era sinonimo di divertimento.
L’esperimento funziona, recuperando logiche essenziali ravvivate da un pizzico di sano RPG. Artisticamente, il gioco, a nostro avviso, è un perfetto capolavoro e riesce a vestire degnamente un level design che talvolta scade nel ripetitivo. La stessa problematica affligge anche il gameplay che vede il frequente riproporsi di logiche piuttosto simili tra loro.
Nonostante si noti l’assenza di una storia, i colori e i suoni che dipingono le ambientazioni stimolano la nostra immaginazione. Magari lo scopo di Creature in the Well è proprio questo. Nelle profondita, nascosto dal guscio da gamer, giace una creatura con una voglia folle di divertirsi e giocare.
Pregi
Il passato torna prepotentemente in Creature in the Well. Il solo vedere una pallina rimbalzare faceva schizzare il divertimento alle stelle. L'esperimento di fondere le logiche di Arkanoid e quelle tipiche di un flipper è stata una mossa vincente. Oltre alla sana e divertente azione frenetica vi sono anche degli accenni di RPG che creano un po' diversità...
Difetti
... aspetto che purtroppo non notiamo nel meta del gioco. Dopo un po', l'azione diventa ripetitiva. L'andamento del gameplay perde progressivamente di originalità. Segnaliamo, infine, l'assenza di un contesto narrativo forte, sbilanciato per la parte action del gioco.
Voto
8+