Fates of Ort, Recensione

Partiamo per un lungo viaggio con il gioco di ruolo in salsa pixel art di 8BitSkull

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In queste giornate dove il sole fa capolino, e i bagliori di luce si alternano a pessime notizie sul fronte sociale, Steam riesce a regalarci piccole sorprese grazie agli sviluppatori indie. Vogliamo, così, parlare di Fates of Ort, appena rilasciato su Steam per Pc, Windows, Mac e Linuc e sviluppato da 8BitSkull. Questo rpg in pixel art, è l’opera prima di questo studio indie. Ecco la nostra recensione.

LA GIOIA DI ESSERE UN SIGNOR NESSUNO

No, non citiamo l’Odissea, ma il pensiero ci ha colto durante il gameplay. Solitamente, ogni gioco di ruolo degno di questo nome ci porta ad un breve tutorial, la creazione del proprio alter ego, terminando con il nome che contraddistinguerà le future battute nel mondo di gioco.

Ci sono prodotti però che vanno contro corrente, e Fates of Ort è uno di questi. Il nostro “avatar”, non avrà un nome e inizierà la sua avventura come accolito dell’Accademia di studio del proprio villaggio.

Il tutorial che ci accompagna nelle prime battute è piuttosto semplice. Ci si muove puntando il cursore e tenendo premuto il tasto sinistro, si attacca per mezzo del tasto destro. Per chi preferisce usare la tastiera, il movimento sarà garantito dai classici “W” “A” “S” “D”. Il nostro consiglio però, è di prendere confidenza con il mouse in quanto il movimento si rivelerà più preciso. Fatti i primi passi, sarà la nostra sorellina, ed un altro personaggio che non sveliamo per non spoilerare nulla, ad accompagnarci nelle primissime fasi della campagna principale, che partirà dall’Accademia per arrivare alle pendici di un mondo vasto e decisamente vario.

La nostra “iniziazione” ad accolito viene interrotta dall’arrivo del malvagio Duca Camersolt di Mortifax, che attaccando i membri della scuola, promette poteri magici a chiunque sia disposto ad accettarli. Ovviamente, la nostra risposta è stata negativa, e abbiamo fatto bene. Infatti, quel potere è maledetto da una magia in grado di consumare l’anima di chi ne fa uso. L’aiuto del nostro mentore ci salverà da una sicura disfatta, ma non da alcuni infausti avvenimenti che seguiranno.

Questi eventi ci faranno anche incontrare misteriose forze magiche, che andranno a perorare la nostra causa, e doneranno al nostro eroe alcuni poteri che diverranno cruciali per la sconfitta di quel male oscuro e misterioso.  In realtà, anche il potere magico che ci viene offerto ha un costo, e infatti la magia “normale” viene sfruttata attraverso la vita del mago stesso. La differenza con la maledizione oscura, è che quest’ultima va a “saziarsi” con il potere del mondo stesso, portandolo alla lenta ma inesorabile distruzione. L’incipit è alquanto interessante, e non scontato. I dialoghi sono piuttosto semplici ma decisamente prolissi, ne parleremo più avanti.

IN PARTENZA

Terminata la parte introduttiva, iniziamo ad esplorare la mappa, anche per familiarizzare con i pochi comandi. L’inquadratura, è in isometrica ed offre una visuale d’insieme discreta, ma l’interazione ambientale è piuttosto limitata. Fatta eccezione per qualche cassa e qualche forziere, il nostro viaggio proseguirà tra combattimenti e dialoghi, senza altre divagazioni.

Il comparto artistico, grazie ad una pixel art ben sviluppata, dona un tocco molto personale al gioco, ma la scarsa mole di pixel è anche un tallone d’Achille. Infatti, anche se i personaggi sono tutto sommato ben caratterizzati, non risultano molto interessanti, fatta eccezione per le battute che risultano piuttosto varie. E la natura stessa del gioco che risulta priva di un vero e proprio party, fatta eccezione per alcune situazioni, rende i viaggi talvolta noiosi. Fortunatamente, la presenza di un viaggio rapido tra le aree principali, alza il ritmo e va a mascherare in parte queste mancanze.

Anche se fino adesso abbiamo parlato di un gioco di ruolo, Fates of Ort si trova più a suo agio in una veste da roguelike. Infatti, il mondo di gioco si “anima” solo quando è il nostro personaggio a muoversi, altrimenti tutto rimane congelato. A differenza dei roguelike classici però, ci muoveremo su una griglia nascosta è “scandito” da un sistema a turni che risulta mascherato fintanto che non muoveremo il nostro personaggio poco alla volta.

Ecco, forse un difetto insito nel gioco è una mole di spiegazioni troppo esigua, che risulta ancor più evidente quando ci accingiamo ad usare le prime magie. Come dicevamo, scoperto che il movimento è sequenziale ma ci si può muovere “lentamente”, potremo costruire strategie davvero interessanti per abbattere i nemici.

Ad esempio, valutando un gruppo di mostri in arrivo, potremo optare per lanciare dei dardi di ghiaccio muovendoci orizzontalmente sulla mappa, dando vita ad una “linea di fuoco” davvero letale. Peccato che il numero d’incontri sia limitato ad un numero di creature esiguo, e questo mina le potenzialità di un sistema altrimenti interessante.

UN EROE SPARTANO

A parte la scelta dello sprite, il nostro eroe non disporrà di una scheda del personaggio. Anche l’inventario è ridotto all’osso, e consta di armi, armature, gioielli con vari bonus. Ciò che non ci ha convinto è la gestione dello stesso. In pratica, per cambiare equipaggiamento dovremo spostarci verso una delle aree principali dove tramite un cristallo, potremo modificare gli oggetti serbati nello zaino. Fin qui, tutto potrebbe anche andare bene, ma c’è un problema.

La mappa permette il viaggio rapido tra le sole aree definite principali. Se ci troviamo in una strada secondaria e abbiamo ottenuto un oggetto che vogliamo indossare, saremo costretti a tornare all’area di viaggio rapido più vicina, cambiare equipaggiamento, e fare tutta la strada a ritroso per tornare da dove eravamo partiti. Già qui il backtracking risulta piuttosto sfavorevole al ritmo del gameplay, ma non è la fine. Il numero esiguo di informazioni e l’accesso limitato all’inventario, spesso ci portano a viaggiare a ritroso salvo poi scoprire che l’oggetto che abbiamo recuperato non è di alcun interesse per lo sviluppo del personaggio.

È vero che anche i roguelike più “hardcore” offrono ben poche opzioni e comodità, ma la gestione del proprio equipaggiamento e le informazioni circa gli oggetti trovati in giro per i dungeon sono una consuetudine naturale. Se non una vera e propria scheda del personaggio, almeno la possibilità di valutare gli equipaggiamenti prima di fare un viaggio “a vuoto” dovrebbe essere garantita.

Ci è invece piaciuto l’uso del diario e la risoluzione di alcune quest. A seconda del tipo di quest che intraprenderemo, avremo anche la possibilità di venire a conoscenza dell’area che ci permetterà di portarla avanti o di concluderla. Il più delle volte però ci troveremo davanti a compiti che non hanno alcun indizio, né riferimento sulla mappa.

Ciò, porterebbe la maggior parte dei giocatori ad arrendersi in un attimo, e per ovviare a questa problematica, lo sviluppatore ha aggiunto un pulsante “suggerimenti”, che forniranno informazioni utili su come portarle a termine.

GRAFICA E SONORO

A livello tecnico, il gioco si presenta senza particolari pretese ma risulta decisamente gradevole. Le varie mappe sono discretamente varie, pur presentato alla lunga sempre gli stessi modelli di alberi, e altri posizionabili. La chiara ispirazione retrò del titolo è un ottimo richiamo per i nostalgici, ma più varietà non avrebbe guastato.

La visuale isometrica permette una buona visione d’insieme, ma non è previsto alcun tipo di zoom, probabilmente per mascherare la reale dimensione delle aree stesse. La colonna sonora è semplice, ma piuttosto varia e orecchiabile.

DI CHE STAI PARLANDO?

Ultimo passaggio prima del commento finale, è riservato alla lingua. Trattandosi di un prodotto indie, Fates of Ort è disponibile nella sola lingua inglese. La terminologia non sarà un problema per chi mastica la lingua della nostra amata Regina. Chi è alle prime armi o si trova a suo agio con traduzioni inglesi di jrpg, che notoriamente prediligono un linguaggio “basico”, potranno incappare in qualche battuta d’arresto.

COMMENTO FINALE

Fates of Ort è una discreta opera prima. È un gioco che si pone a metà tra un rpg e un roguelike e, cercando di accontentare due anime talvolta differenti, in un certo senso le scontenta entrambe. Il livello di scrittura e la storia principale sono davvero di pregio, la grafica retrò gradevole, ma l’interazione ambientale è davvero minima.

L’assenza di una scheda del personaggio e della possibilità di gestire il proprio inventario, sono mancanze che si fanno sentire fin da subito, anche perché il gioco costringe ad un backtracking talvolta frustrante. Questi difetti si fanno ancor più preminenti a causa della mancanza di informazioni sui loot, sulle meccaniche stesse, e talvolta anche durante le quest.

È un gioco che garantisce una grande libertà, con un sistema di combattimento non scontato soprattutto sul fronte delle magie. Se riuscirete a superare le prime ore, tralasciando i difetti soprascritti, verrete catturati da una storia che vi terrà impegnati per molto tempo.

Pregi

Un mondo vario, pieno di cose da fare. Sistema di combattimento a suo modo strategico. Lo stile retrò ci è piaciuto.

Difetti

Gestione dell’inventario inadeguata. Il backtracking risulta frustrante. Meccaniche da rpg non approfondite.

Voto

7