Thunderflash, Recensione

Lettera d’amore da parte di Seep verso i classici sparatutto arcade degli anni ’80 e ‘90

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Seep è un piccolissimo team indipendente italiano che ama realizzare giochi rivolti agli appassionati di retrogame: Thunderflash è l’ultimo della lista delle creature della software house di Sergio ed Enrico Giansoldati.

Annunciato ad inizio maggio dello scorso anno, lo sparatutto in stile arcade è approdato su Pc ad inizio settimana, lunedì 23 marzo, per gli utenti Steam. E ieri ne abbiamo dato notizia, anche se con colpevole ritardo, ma può capitare, parlando anche con gli autori stessi.

Ed arriva con sommo piacere degli appassionati del genere ed a distanza di un annetto da quel Katana Soul che si fece apprezzare anche da noi perché in grado di rievocare molto bene le atmosfere, il gameplay e, la relativa difficoltà, dei giochi Commodore 64.

Detto questo, vi lasciamo alla nostra rapida recensione.

THUNDERFLASH, UN COLPO DI FULMINE

Se avete superato i 35 anni ricorderete molto bene giochi come Commando ed Ikari Warriors. E tanti altri sparatutto e beat’em up usciti tra la seconda metà degli anni ’80 e la prima degli anni ’90. Thunderflash è la classica lettera d’amore a questo tipo di giochi. E Seep è specializzata in questo.

Fin dai primissimi filmati di gameplay divulgato su Facebook dagli autori, infatti, avevamo sentito un feeling con questo titolo che non è altri che una sorta di “run and gun” come viene definito oggi. Sparatutto a scorrimento con sessioni di stage in verticale ed altri in orizzontale.

Scopo del gioco è quello di farci largo attraverso cinque stage, suddivisi a loro volta da cinque segmenti più piccoli, densi di nemici e pericoli. L’obiettivo è quello di eliminare e stanare una organizzazione terroristica chiamata Bloody Wolwes. E per farlo dovremo addentrarci in location piene zeppe di ostacoli, trappole e cattivoni armati fino ai denti.

GAMEPLAY CLASSICO E DIFFICOLTÀ NON IMPOSSIBILE

 

In questa nostra rapida recensione di Thunderflash siamo arrivati ad analizzare il gameplay. Ricorda tantissimo Commando, ma chi vi scrive rammenta anche Mercs (arcade del 1990 di Capcom e SEGA) e qualche sfumatura di Double Dragon 3 (motociclette? Chi ha detto motociclette?).

Si inizia, infatti con alcune sessioni a scorrimento verticale ma questi poi si alternano a quelle a scorrimento orizzontale. Possiamo scegliere se giocare da soli o ancor meglio in cooperativa. Due i personaggi, Stan e Rock, usano un fucile a sparo singolo e sono dotati di tre bombe.

Lungo il percorso troveranno i classici bonus sparando a dei bidoni ai quali però dovremo stare attenti: alcuni esplodono e fanno male. Possiamo scovare bonus salute ed alcune armi: mitragliatrice, lanciafiamme, sparo triplo e così via. Avranno però breve durata e quindi la precisione deve essere la più alta possibile per sfruttare al meglio i benefici di questi potenziamenti.

Ovviamente si possono anche trovare granate supplementari che fanno sempre il loro dovere e la loro sporca figura.

Non mancano chiaramente ostacoli di ogni genere, e le mine saranno uno di questi, ma anche i combattenti nemici sanno il fatto loro. Anche perché qualcuno è corazzato ed altri sono particolarmente aggressivi. La difficoltà benché elevata non è terribile. Inoltre è possibile aumentare il numero di crediti, che in questo caso corrispondono a vite. Inoltre, se si esauriscono i crediti, il gioco ci concederà la possibilità di aumentarne il numero di 5 dalla schermata delle opzioni.

Nondimeno è possibile anche iniziare una nuova partita dall’ultimo stage sbloccato. Una scorciatoia intelligente per evitare di iniziare forzatamente d’accapo. Certo, va a discapito del punteggio. Ma su questo aspetto si può lavorare sempre per migliorarsi.

Ci sono due finali, uno nascosto ma non diremo come accedervi: ve lo dirà il gioco stesso. Ed altre due modalità che non hanno troppo bisogno di presentazioni: Survival (resistere alle ondate dei nemici più a lungo possibile) e Boss Rush (dove si affrontano i nemici di fine livello in successione).

Questo stimola la rigiocabilità. E per questo genere di giochi tipicamente mordi e fuggi che omaggia i titoli arcade va bene così.

GRAFICA E SONORO IN STILE COIN OP

 

L’impatto grafico e sonoro di Thunderflash ci catapulta inevitabilmente a cavallo degli anni ’80 e ’90. Era un periodo di vasta sperimentazione e l’hardware, nonostante i miglioramenti negli ultimi anni, non era ancora potentissimo.

Ad ogni modo, excursus storici a parte, il gioco di Seep ci offre un viaggio nel tempo mirabile. Il team ha ricostruito una grafica in pixel art veramente gradevole ed in linea con le produzioni di quei tempi. Anche il filtro Scanlines aumenta ulteriormente il feeling col passato e la sensazione retro. I diversi segmenti del gioco sono sufficientemente variegati anche se si nota – ma era prerogativa dell’epoca – un po’ di “riciclo” degli asset grafici. Ci sta. E la scelta è giustificatissima dalla necessità di riprodurre le atmosfere di quegli anni. Giusto anche menzionare Oscar Celestini che si è occupato degli artwork davvero evocativi.

Non finisce qui: perché Thunderflash offre anche una bella colonna sonora in chiptune firmata da Andrea Baroni. I brani stanno perfettamente col gioco e si incastrano molto bene nell’azione. Inoltre sono oggettivamente orecchiabili. Bene anche gli effetti sonori e la voce che ci indica l’acquisizione dei power up. Tutto “coinopposo”, evocativo e molto nostalgico.

COMMENTO FINALE

Non c’è molto da aggiungere a Thunderflash. Se vi piacciono gli arcade alla Commando, Mercs, Ikari Warriors ed altri titoli simili ed amate le atmosfere arcade degli anni passati, non dovete farvi sfuggire questo piccolo gioco. Non dura tantissimo, giusto ricordarlo, ma è concentrato. Ed è congruo con quello che vuole ricordare.

Seep ha scritto l’ennesima lettera d’amore. Ed ha colpito ancora una volta il cuore. Il prezzo irrisorio, il gameplay arduo ma non impossibile, la grafica in pixel art ed il sonoro in chiptune fanno il resto. I contenuti sono congrui con due modalità extra mentre la “campagna” consta di cinque macro stage suddivisi in cinque sessioni per un totale di 25 segmenti. Dopo averlo conosciuto bene, sarà possibile finirlo anche in meno di un’ora probabilmente. Ma gli arcade di una volta duravano tanto ed anche di meno. Un gioco che nel suo genere è una piccola perla.

Pregi

Lettera d’amore agli arcade di una volta. Gameplay difficile ma non impossibile. Grafica e sonoro assolutamente all’altezza della situazione. Le modalità extra offrono un buon contenuto supplementare.

Difetti

Non è un gioco per tutti, purtroppo. Se non vi piace la pixel art non va bene per voi. Corto per gli standard odierni.

Voto

8-