Doom Eternal è il nuovo episodio di un brand che ormai non ha bisogno di presentazioni, visto che viene universalmente riconosciuto nell’ambiente come il simbolo di un intero genere, quello degli sparatutto action in soggettiva.
D’altronde il capostipite del 1996 è stato considerato per anni il punto di riferimento per tutte le successive produzioni a tema. Ed è proprio a quest’ultimo che il nuovo titolo, sviluppato da id Software, si ispira idealmente, ripartendo stilisticamente dalle solide basi del predecessore, quel Doom che nel 2016 ha segnato il riavvio della saga ed è stato premiato come miglior gioco d’azione ai Game Awards. Ecco la nostra recensione della versione Pc del gioco che ha fatto il suo debutto lo scorso 20 marzo. Buona lettura.
AL MIO SEGNALE, SCATENATE L’INFERNO!
Nel gioco, l’utente impersona di nuovo l’Uccisore del Destino per scoprirne le origini, reclamare vendetta contro le armate dell’Inferno e fermare la distruzione finale dell’umanità, in una produzione che, lo diciamo subito, si rivela un solido sparatutto vecchia maniera. Un FPS senza fronzoli, dove si spara tanto e dove il gameplay è incentrato sulla grande abilità richiesta al giocatore per farsi strada attraverso dei livelli densi e pericolosi, ma più “grandi” del solito e con qualche trovata originale. Doom Eternal propone infatti i classici combattimenti in soggettiva dal ritmo serrato e adrenalinici tra le dimensioni, contro demoni vecchi e nuovi equipaggiati con armi potenti, e caratterizzati da diverse quanto pericolose abilità.
Ma partiamo dall’inizio. Doom Eternal permette di personalizzare a piacimento la propria esperienza di gioco. Osa che arricchisce ulteriormente una produzione che sembra non aver lasciato nulla al caso. Lo Slayer, il suo podio, la sua posa e lo sfondo sono tutti personalizzabili, con nuovi elementi sbloccabili affrontando la campagna e l’online. Lo stesso vale per le impostazioni di gioco: dal menu all’interfaccia, passando dai comandi, le funzioni audio/video e di accessibilità, ogni elemento può essere attivato, disattivato o regolato. Perfino il livello di difficoltà è modificabile, per giunta in qualunque momento della campagna, senza per questo incorrere in penalità.
Passando infatti da una difficoltà inferiore a una superiore, o viceversa, le abilità acquisite si trasferiscono direttamente nell’altra, adattandosi ovviamente al tipo di livello. Da questo punto di vista c’è da sottolineare come la differenza principale tra i vari gradi di difficoltà del gioco è determinata, andando verso l’alto, da un incremento dei danni inflitti dai nemici e da un maggior numero di attacchi pesanti attuati contro il Doom Slayer. Il numero di demoni che si incontrano, così come la velocità dei loro proiettili restano invece invariati a tutti i livelli di difficoltà.
A COLPI DI DOOMBLADE
Qualunque sia la scelta, DOOM Eternal incentiva per caratteristiche un tipo di giocabilità d’attacco, come accennato prima, dove vengono premiati il combattimento aggressivo e le uccisioni continue. Il gioco è molto più complesso rispetto al suo predecessore.
Se, come scritto, il suo cuore pulsante resta la carneficina totale delle orde infernali che affollano lo schermo a colpi di fucile, razzi e colpi vari, fino a quando tutto ciò che rimane di loro sono budella e gabbie toraciche sparse per il terreno, è anche vero che attorno a quel nucleo violento ci sono alcuni nuovi elementi che spingono il giocatore ad approcciare in maniera intelligente il combattimento. Il cambiamento più evidente è, in tal senso, la gestione delle risorse. In Doom Eternal i nemici non sono solo carne da macello: a seconda infatti di come vengono eliminati, forniscono materiale utile per migliorare salute, munizioni e armature dell’Uccisore del Destino.
Per fare un rapido esempio, se il giocatore si trova a corto di munizioni, può cercare un nemico debole e tagliarlo in due con la motosega per procurarsele per tutti i diversi tipi di arma. Allo stesso modo, se c’è bisogno di recuperare salute, niente di meglio che una devastante Glory Kills.
Queste ultime segnano il loro ritorno ripresentandosi in forme ancora più variegate e potenti. Attuabili quando un demone inizia a barcollare e lampeggiare dopo aver subito un certo numero di danni, queste uccisioni fanno guadagnare energia vitale e sono quindi un modo molto utile per sopravvivere in combattimento.
In questo capitolo i nemici sono molto più agguerriti, complice una buona intelligenza artificiale e pattern di attacco meglio bilanciati. Dai classici Imp e Aracnotron, ai nuovi Gargoyle che attaccano in branco, passando dai boss giganteschi fino ai demoni Carcassa, in grado di impiegare uno scudo energetico per proteggere sé stessi e gli altri, il livello di sfida si mantiene sempre costantemente verso l’alto, anche se mai frustrante.
Per affrontare le armate infernali che hanno invaso la Terra, il Doom Slayer ha questa volta accesso a una gran varietà di armi e potenziamenti. In tal senso nel gioco ci sono tre rami principali da tenere in considerazione, cioè a dire Arsenale, Armatura e Rune. La prima dà accesso a tutta una serie di informazioni sulle armi in possesso del giocatore e i relativi potenziamenti.
Su ciascuna di esse può infatti essere installato un modulo specifico (sbloccabili trovando i Mod Bot sparsi in giro per i livelli), per adattarla a una determinata situazione. Giusto per fare un paio di esempi con delle armi in dotazione praticamente da subito, il classico fucile a pompa può essere equipaggiato con il componente Bomba Adesiva, che consente di infliggere danni a più demoni contemporaneamente, o utilizzare il Fuoco Automatico per infliggerne in modo rapido.
Allo stesso modo, in base all’opzione scelta e implementata, il cannone pesante può essere equipaggiato con il modulo Mirino di Precisione, ottimo per infliggere danni mirati ai punti deboli e per inchiodare i demoni più mobili, come gli Imp, o con Micro-missili a ricerca automatica, ideali per liberarsi rapidamente di un vasto numero di demoni assembrati.
I moduli possono a loro volta essere potenziati attraverso i cosiddetti Punti Arma, che si guadagnano automaticamente durante il gioco completando le sfide di combattimento, e che sono disponibili fino a un massimo di dieci per ogni livello della Campagna.
Quando un’arma modificata raggiunge il suo massimo e si completa la relativa sfida (o si spende un Token Maestria) di gameplay assegnata, si sblocca Maestria Armi, ovverosia l’upgrade finale che aggiunge una significativa utilità e danno al modulo a cui appartiene. Saper sfruttare a dovere le caratteristiche delle armi in dotazione e le relative varianti è di fondamentale importanza per sopravvivere alle orde demoniache. Soprattutto se utilizzate in combinazione con l’armatura Praetor e le abilità specifiche del protagonista.
PERFETTO, MA NON TROPPO
Il ramo Armatura mostra un menu radiale che contiene tutti i relativi potenziamenti della corazza, nonché i progressi e l’incanalamento dei Cristalli delle Sentinelle recuperate. Questi ultimi, insieme ai Token Armatura Praetor, nascosti nei livelli e dietro le porte chiuse a chiave nella Fortezza del Destino, servono per migliorare le caratteristiche dell’usbergo.
Nel dettaglio, i primi aumentano direttamente la capacità massima di salute, corazza o munizioni, mentre i secondi incrementano capacità come per esempio lo scatto, la rapidità del passaggio da un’arma all’altra o funzionalità aggiuntive per l’automappa, risultando quindi spesso determinanti per l’evoluzione anche delle abilità dello Doom Slayer. Queste vengono amplificate o addirittura rinnovate tramite le Rune. Nel gioco ne esistono nove tipi, e se ne possono equipaggiare contemporaneamente fino a tre per ottenere una miriade di combinazioni utili a seconda delle situazioni di gioco.
Tutto quanto vi abbiamo descritto fin a ora va a tutto vantaggio di un gameplay che in generale si fa forza anche di un’ottima fluidità, di una buona resa dei colpi e di una pienezza degli impatti credibile. Per non parlare di un sistema di comandi davvero apprezzabile. Almeno nella configurazione tradizionale su computer, cioè a dire mouse e tastiera. Col controller, Doom Eternal, come la maggior parte dei FPS, perde un po’ del suo fascino e della sua precisione, a causa di una “manovrabilità” giocoforza più limitata. Tuttavia in questo caso va fatto un plauso a id Software visto che comunque è riuscita a ottimizzare piuttosto bene i controlli tramite joypad, al di là delle limitazioni della periferica.
Tutto perfetto quindi? No altrimenti staremmo parlando di un capolavoro da dieci e lode. A nostro parere, infatti, a limitare un po’ il nuovo Doom e tenerlo lontano dal massimo come voto finale ci sono delle sezioni “platform” non proprio azzeccate.
Concepite dal team di sviluppo per aggiungere ancora più varietà a una struttura generale che offre comunque tantissimo, queste fasi si rivelano noiosette dopo un po’, e soprattutto abbastanza fuori contesto, non fosse altro perché finiscono per spezzare quel ritmo che, come più volte accennato in questa recensione, è uno dei punti di forza di questa produzione e della serie.
IL MULTIGIOCATORE
Doom Eternal è focalizzato sul gioco in singolo, con una campagna della durata complessiva di circa 15-20 ore a seconda del livello di difficoltà selezionato e delle abilità del videogamer, ma propone anche qualche elemento online.
All’interno della sezione Battlemode, infatti, è presente un’opzione per sfide multigiocatore attraverso un sistema asimmetrico 2vs1, con un giocatore che interpreta il Doom Slayer, e gli altri due dei demoni. La partita si svolge al meglio dei cinque round all’interno di arene di dimensioni contenute ma caratterizzate da un attento level design capace di garantire ai vari contendenti pari opportunità e diverse soluzioni tattiche.
Manca, purtroppo, il classico Deathmatch, cosa che farà storcere il naso a tanti fan storici della serie, ma in futuro è prevista l’implementazione gratuita, tramite aggiornamento, di una modalità inedita, Invasion. Questa consentirà a due giocatori di invadere la campagna di un altro utente, vestendo i panni sempre di mostri infernali. Il tutto a patto ovviamente di giocare con la connessione internet sempre attiva in background. Durante i nostri test, matchmaking e netcode si sono rivelati solidi e funzionali.
L’esperienza si rivela comunque utile pure per aumentare il livello in DOOM nel corso di una stagione, cosa fattibile anche affrontando la campagna e completando le sfide, che si ripristinano ogni settimana.
Non possiamo però concludere la nostra disamina di Doom Eternal senza prima analizzare la parte tecnologica. Da questo punto di vista, la versione da noi testata, quella Pc, non presta il fianco a nessun difetto particolare. Giocato con i settaggi al massimo a 1080p, per esempio, il titolo è uno spettacolo per gli occhi in ogni circostanza, senza mai avere cali di frame-rate nemmeno nelle situazioni più caotiche, riuscendo a mantenere i suoi 60Fps. Gli unici problemi si possono quindi riscontrare solo su certe configurazioni di computer e a causa di qualche driver grafico obsoleto, problemi ai quali Bethesda e id Software stanno lavorando per risolverli in tempi brevi.
Dal punto di vista generale, Doom Eternal mantiene la “giusta atmosfera”, in linea con le tematiche che da sempre fanno da sfondo alle vicende della saga. In tal senso un ruolo importantissimo lo recitano le ambientazioni, caratterizzate da un level design in grado di supportare un gameplay capace di offrire momenti adrenalinici e action di tutto rispetto.
Ma anche vaste e dotate di quella verticalità che in parte avevamo già ammirato nel reboot del 2016. Insomma, il nuovo motore utilizzato per sviluppare il titolo, l’id Tech 7, che presenta dieci volte meglio il dettaglio geometrico e la fedeltà delle texture dell’id Tech 6, mantiene in pieno le promesse. L’azione è accompagnata ancora una volta dalle spettacolari musiche di Mick Gordon. Brani dal ritmo martellante ma mai fastidiosi, perfetti per accompagnare la carneficina di demoni e creature immonde a cui si dedicheranno i giocatori nel corso della loro avventura.
COMMENTO FINALE
DOOM Eternal è un ottimo sparatutto che si fa forte delle meccaniche classiche del predecessore, ma impreziosite da alcuni interessanti nuovi elementi che vanno a influire positivamente sul gameplay.
Questi si rivela estremamente divertente, con l’intero focus orientato sul tradizionale ritmo incessante e adrenalinico, e su un’azione ancora più aggressiva. Un “quasi” capolavoro del genere quindi, che nonostante qualche piccola imperfezione è destinato a diventare il nuovo standard di riferimento per i futuri prodotti dello stesso genere.
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