Eccoci dunque arrivati al 2020 e il divino e l’intoccabile Final Fantasy VII, che negli anni ha subito solo qualche lieve ritocco grafico, ritorna alla grande con questo remake, in grado di far raddrizzare il naso a chi il naso l’avevo storto al momento dell’annuncio da parte di Square Enix in merito al suo sviluppo. Gli integralisti devono rassegnarsi: il lavoro svolto è davvero stupefacente. Adesso, però, concentriamoci e andiamo ad analizzare questo provato della versione dimostrativa che, ricordiamo, è stata pubblicata lunedì. Noi de IlVideogioco.com, consapevoli che tutto il mondo si sia già divertito con la demo di Final Fantasy VII Remake, abbiamo voluto scrivere un articolo di insieme, un’anteprima scritta di “pancia”, come ama dire Antonio Michele Patti, descrivendo più le sensazioni che ha suscitato a livello personale.
Tutto questo consci che non sarà per niente facile offrire un articolo perfetto ma con la volontà di offrire – una volta tanto – le nostre sensazioni dirette. Da direttore, che si è occupato di questa mini introduzione, vi invito a leggere cosa ne pensano i nostri Giuseppe Stecchi, Antonio Michele Patti e Dino C. Ricordandovi ovviamente che Final Fantasy VII Remake debutterà nella sua versione “integrale” (il gioco è suddiviso in più parti) il prossimo 10 aprile. Per poi debuttare successivamente su Pc ed Xbox One.
Buona lettura.
LE IMPRESSIONI DI GIUSEPPE STECCHI
MISSIONE NOSTALGIA: COMPIUTA
Sin dalle prime battute di questa demo (che comprende il sabotaggio del Reattore 1), la cosa che salta subito agli occhi è quanto Final Fantasy VII Remake sia fedele all’originale: dal volto di Aerith, all’arrivo del treno, dalla presentazione di Cloud, all’entrata in scena degli Avalance.
Tutto, non solo è stato ripreso nei minimi dettagli, ma è stato addirittura migliorato, chiaro segno di un serio lavoro corale e ben orchestrato da Naoki Hamaguchi e da Yoshinori Kitase.
Dopo una transizione da video a giocato di cui non ci si accorge neanche a riguardarlo altre mille volte, eccoci dunque nei panni di Cloud. In questo esatto momento il mio cuore si è fermato: poter manovrare uno dei personaggi più iconici del mondo dei videogiochi, ammirare il suo spadone in tutti i suoi dettagli e non per ultimo, girare la telecamera e voltare lo sguardo verso una Midgar viva e pulsante è stata davvero un’emozione unica. Cara Square Enix, missione nostalgia: compiuta.GAMEPLAY
In questa prova è possibile controllare sia Cloud che Barret, con un sistema di switch tra i due personaggi veramente semplice: con i tasti direzionali possiamo controllare a nostro piacimento, o uno o l’altro, mentre con il tasto L2 possiamo ordinare ad un personaggio una determinata mossa, mentre continuiamo a controllare l’altro.
Final Fantasy VII Remake si presenta come un gioco action RPG, rimanendo comunque fedele all’originale, vista la presenza della barra ATB, peculiarità della saga a partire dal quinto capitolo. Diversamente dal capitolo del 1997 però, non dobbiamo aspettare che la barra si riempia per attaccare, ma quest’ultima, una volta piena, ci servirà per compiere determinate mosse speciali tra cui quelle utili a riempire la barra di stremo dei nemici: quando questa si riempirà, gli avversari saranno più vulnerabili agli attacchi.
Inoltre, con il tasto R1 si può parare con il tasto cerchio si può schivare. In particolare, la parata e la schivata risultano fondamentali con i boss: il primo che incontriamo, lo Scorpion Sentinel, sarà tutt’altro che facile da buttar giù..provare per credere.Sempre durante il combattimento si può accedere al menù con il tasto X, per poter scegliere tra abilità e magie: facendo ciò il tempo rallenterà, facendoci rimanere comunque vulnerabili agli attacchi nemici. Ecco, diciamo che il tempo rallentato è un pò l’anello di congiunzione con il sistema a turni dell’originale.
Continuando, con il tasto Triangolo, nel caso di Cloud, si può passare da una modalità di attacco leggera a pesante. Infine, con il tasto R3 è possibile puntare i nemici e con la levetta destra spostarsi tra di loro.UN LAVORO “ECCCEZIONALE”
No, non c’è nessun errore nel titolo. Le tre C ci stanno tutte. Questo Remake è veramente ben fatto sotto tutti i punti di vista. Tutta la squadra di Square Enix è stata praticamente perfetta, sotto tutti i punti di vista. Il gameplay è un connubio perfetto tra il padre e il figlio, un grafica sbalorditiva con una quantità di dettagli a schermo impressionante, senza tralasciare luci, ombre e effetti di profondità. Tutto questi particolari ci sussurrano all’orecchio, ci conoscono, percepiscono la nostra meraviglia e la nostra gioia.
Sappiamo perfettamente che si tratta ancora di una demo, ma come potete leggere di seguito, questo assaggio ha convinto tutti noi della redazione: certo, il fattore nostalgia influisce parecchio, però è veramente da folli avere solo il coraggio di dire o scrivere qualcosa contro.
LE IMPRESSIONI DI ANTONIO PATTI
Quella mia è una voce fuori dal coro: sono un giocatore su computer da tutta una vita, ho conosciuto il mondo PlayStation relativamente tardi (nel 2000). Quello dei Jrpg, poi, è un mondo che mi ha sempre affascinato ma non ho mai vissuto completamente. Di videogiochi di questo genere ne ho provati tantissimi ma solo di pochi ho visto i titoli di coda: The Legend of Dragoon, Suikoden 2 e Saga Frontier 2.
Final Fantasy VII originale, insieme all’ottavo capitolo, al tredicesimo e al quindicesimo, è uno dei pochi Final Fantasy che ho avuto la fortuna di provare, che ho giocato decine di ore, ma non sono mai riuscito a portare a termine. Ho ricordi di una colonna sonora avvolgente, di ritmi di gioco serratissimi e quello stile – strano ai miei occhi – che univa fasi d’esplorazione con personaggi “deformed” e fasi di combattimento con personaggi ben definiti. Personaggi ben definiti anche durante le scene di intermezzo, che ricordo spettacolari.
Altra cosa che ricordo erano le scene cinematiche e i temi trattati. Personaggi spietati e autenticamente malvagi. Personaggi buoni ma pieni di luci ed ombre, come tutti del resto. Tematiche profonde e che spingono al pensiero e alla riflessione. Ricordo un autentico kolossal che ha ridefinito ed imposto uno standard nel suo genere. Standard mai eguagliato, neanche dai sei capitoli ufficiali (escludo a priori l’undicesimo e quattordicesimo capitolo, che sono Mmorpg).
Tornare a guidare Cloud Strife all’assalto del reattore Mako 1, in quel di Midgar, è stato emozionante come pochi ritorni al mondo. Un solo remake è riuscito a lasciarmi a bocca aperta, Shadow of the Colossus per PS4, e provare Final Fantasy VII Remake mi ha lasciato quella sensazione di stupore e di riscoperta che, a quanto pare, in occidente non riescono ancora a restituire a dovere.
Final Fantasy VII Remake non è solo un’operazione nostalgica, ma un’autentica riproposizione del kolossal che fu, in salsa moderna. Purtroppo, la salsa è condita di tutto quel politicamente corretto che (leggo in giro) ha portato la gente a definire “disneyano” il lavoro di Square Enix. Non posso che concordare, ma contestualizzo anche il tempo e la storia a cui appartiene questo titolo: un remake (non certo un mero copia-incolla con grafica da urlo) che in quanto tale ha anche il dovere di dimostrarsi aderente al tempo a cui appartiene: il 2020 di un ventunesimo secolo stracolmo di criticità e dentro il quale, una grande produzione, deve stare e deve fare i conti.
Personalmente, con il pad alla mano, ho trovato che Final Fantasy VII Remake è un misto tra quello che ho visto su Final Fantasy XV ma con quella leggendaria Advanced Time Battle (ATB) ancor meglio integrata di prima, che garantisce il giusto compromesso tra i combattimenti action e quelli classici, d’un tempo.
E’ ancora troppo presto per valutare in pieno Final Fantasy VII Remake. Torno a precisare che mi ritengo una voce fuori dal coro, un giocatore che non è coinvolto sentimentalmente e nostalgicamente da questo titolo e pertanto, forse, riesco a vederlo con meno coinvolgimento emotivo.
Questo mi aiuta a affermare, senza affanno, che le sensazioni di gioco restituite sono assolutamente positive. Anche chi non mastica Jrpg da sempre, come me, sente la curiosità e la voglia di mettere Final Fantasy VII Remake in wishlist e di giocarlo il prima possibile, perché sa di trovarsi al cospetto di un gioco che – nel bene e nel male e a suo modo – scriverà un’altra pagina di storia dei videogiochi, nella sezione che gli compete.
L’OPINIONE DI DINO C.
Fare un salto di ben 23 anni non è mica da poco, ma, giocare alla demo di Final Fantasy VII Remake, è significato questo per me. 23 anni fa avevo circa 12 anni e mi avevano da poco regalato la PS1. Una scatola grigia che ha segnato per sempre la mia esistenza. Assieme alla console c’era una specie di cofanetto bianco con sopra scritto “Final Fantasy VII” e che conteneva 3 CD. Mi sono detto: “Boh, proviamolo”. Sapete, quelle emozioni che ho provato quel giorno, quelle sensazioni di stupore amplificate dal fattore novità, fanno ora parte del mio bagaglio di cultura videoludica, quella cultura che oggi mi ha permesso di essere qui alla corte di re Ullo (ed io non sapevo neppure di essere re ed avere vassalli, ndE.U.).
Ebbene, questo è quello che ha significato per me Final Fantasy VII e giocare ora, a distanza di 23 anni, sposato e con un figlio, è come prendere la Delorean e tornare indietro nel tempo. Archiviata la parantesi romantica (che forse il caporedattore taglierà “di brutto”) (e qui ti sbagli visto il tono dell’articolo, mio caro vassallo, ndE.U.), parliamo del nuovo videogioco di Square Enix.La parola “Remake” non è casuale. Questa riproposizione del classico in chiave moderna è a tutti gli effetti una cosa “quasi” nuova. Le colonne sonore sono state leggermente riviste, la qualità grafica è sensazionale, lo stile di combattimento viaggia sui binari dell’action e la storia è stata in parte integrata. Il colpo d’occhio sul design dei personaggi e delle ambientazioni ricorda, seppur per qualche istante, il livello di definizione dei filmati girati in FMV dell’originale Final Fantasy VII. Le inquadrature iniziali su Midgar forniscono un’idea di quella che sarà la dimensione dell’area giocabile quando uscirà la versione completa ad aprile. Eppure, nonostante le operazioni di restyle siano state piuttosto invasive, riprovo sempre quelle stesse emozioni di 23 anni fa. Sicuramente l’assenza del combattimento a turni (anche se in realtà è un’opzione attivabile) in funzione dell’Active Time Battle, che riesce a mixare la componente action con quella strategica, è un’aspetto che potrebbe far storcere il naso ai puristi.
Alla fine la scelta di Square Enix è coerente con il meta del gioco in generale. La parola “Remake” un po’ sinceramente mi spaventava ma è riuscita a dare una nuova vita a un gioco che rischiava di finire sepolto nell’oceano dei ricordi videoludici. Sono contento anche del fatto che le nuove generazioni di gamer, quelli che non hanno avuto la fortuna di apprezzare quel cofanetto bianco, possono provare le stesse emozioni provate da me oltre un ventennio fa. La demo, della durata di 40 minuti, vi permetterà di prendere dimestichezza con i comandi di gioco, affrontando nemici piuttosto facili da battere.
Questa illusione di “giochino semplice” si arresta bruscamente nel momento della boss fight, quando si affronta la temibile sentinella scorpione. Li scoprirete la vera bellezza di questo remake. Un gioco difficile che richiede tutta la vostra attenzione e la vostra creatività nello studiare una strategia offensiva che tenga conto anche della gestione del tempo a disposizione. Siete arrivati con il fiatone. Prendete fiato e godetevi questi 40 minuti di pura magia.
40 MINUTI CHE CI HANNO FATTO SOGNARE
Quaranta minuti di gioco o poco più, dipende dalla difficoltà scelta, che lasciano a bocca aperta, ma che vorremmo aprire sempre di più. Non si tratta di un semplice compitino, svolto solo per accontentare qualche fan, che magari non ha neanche giocato il titolo originale.
Una grafica di altissimo livello e nuove scene aggiunte tra le varie sezioni di gioco, ci danno la possibilità di guardare i personaggi negli occhi, in quelli stessi occhi che fino a poco tempo fa erano solo un ammasso di poligoni. Sia pure intrisi di poesia, ma pur sempre poligoni.