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Infliction: Extended Cut, Recensione PS4

Avete mai avuto paura di un videogioco?

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Una recensione da brividi quella di Infliction: Extended Cut, provato nella sua versione console PS4. Un’esperienza intensa che ha messo a nudo tutte le nostre paure, anche verso argomenti lontani dalla nostra dimensione. Partito dal basso come progetto Kickstarter, lo studio indie Caustic Reality confeziona una versione speciale dedicata alle console PS4 e XboxOne e che successivamente approderà su Pc e Switch. In molti però non sanno che la software house è costituita da un solo membro, Clinton McCleary. Lo sviluppatore, di stanza a Sydney in Australia, ha alle spalle oltre 7 anni di esperienza nel campo e ricopre anche l’incarico come Game Designer presso Blowfish Studios, compagni di sviluppo della speciale versione console di Infliction.

La passione di Clinton per la ricerca di tecniche innovative per l’intrattenimento videoludico lo porta a sperimentare nuove soluzioni per stupire e divertire. Questa sua predilezione è realmente percepibile anche nel corso del gameplay, ve lo possiamo assicurare. Vi è un’attenzione al dettaglio quasi maniacale. Purtroppo l’aver già visto la versione Pc, uscita nel 2018, per noi è stato un male. Ci aspettavamo una resa grafica quanto meno simile tra le due versioni, ma purtroppo ciò non è avvenuto. Il downgrade grafico è stato importante.

Nonostante questo la nostra esperienza con Infliction: Extended Cut è stata nel complesso buona e ve la raccontiamo nella nostra recensione della sua versione PS4.

NON PER DEBOLI DI STOMACO

In Infliction: Extended Cut si vanno a toccare temi piuttosto pesanti. Religiosità, satanismo e violenza domestica sono i tre pilastri su cui si fonda l’architettura narrativa del gioco. Siamo seri nel dirvi che se siete sensibili a una di queste tre tematiche non acquistate il gioco, non ve lo potreste godere fino in fondo. Caustic Reality non lascia spazio all’interpretazione e tratta questi argomenti con una crudezza quasi disumana facendolo con coscienza e volontà. La scelta, dobbiamo riconoscerla, è funzionale al gioco in se.

In questo thriller-horror psicologico indossiamo i panni di un giornalista alle prese con un brutto caso di cronaca nera familiare. Un efferato omicidio di una donna, uccisa a coltellate. Il caso è poco chiaro e per far luce sulla vicenda il nostro reporter decide di recarsi direttamente sulla scena del crimine. Quello che appare davanti ai suoi (e ai nostri) occhi è agghiacciante. La casa presenta i segni del male, quello che fa non parte di questa realtà o di questa dimensione terrena. Quello che risponde agli ordini del demonio in persona. In quel che rimane dei ricordi di questa famiglia dobbiamo ricostruire le ultime ore di vita della donna e provare a capire quello che è realmente successo a lei ai suoi familiari.

Infliction extended cut recensione ps4

Il gameplay è chiaro sin da subito anche se l’assenza di un tutorial contestuale, vista anche la mancanza di una localizzazione italiana del gioco, incide fortemente nella prima parte del gioco. I momenti iniziali sono all’insegna del punta e clicca ossessivo compulsivo. La cosa bella e che si può interagire con quasi con tutto quello che si trova nella casa. La cosa brutta è che non si capisce quando è funzionale allo svolgimento del gioco e quando si perde solo tempo. Questo crea, almeno nella fase iniziale di digestione del meta, un senso di pericolosa confusione.

Il male viene svelato sin da subito e un incrocio tra Samara di The Ring e l’entità di Paranormal Activity ci darà la caccia nel corso delle nostre investigazioni. In maniera del tutto inverosimile rispetto alla letteratura e alla cinematografia horror, l’unico modo per sopravvivere è chiudergli una porta in faccia e nascondersi sotto il letto. Se non riusciamo a fare questo tanti saluti e respawn dall’ultimo checkpoint.

Infliction extended cut recensione ps4

Infliction: Extended Cut richiede tutta il nostro ingegno e la nostra curiosità. Come vi dicevamo, il nostro compito è quello di ricostruire gli eventi prima della tragedia. Invocando le nostre doti di detective dobbiamo aprire cassetti, armadi, analizzare documenti, scattare foto, leggere pagine di diari e appunti. Mentre fate tutto questo dovete però fare attenzione a due cose: vedere e ascoltare se intorno a noi ci sono delle interferenze. Per far questo vi consigliamo di accendere televisori e radio che fungono quasi da allarme di prossimità per demoni.

Il fattore immersivo, garantito da una qualità audio impeccabile, è assicurato. Scricchiolii, sospiri e urla demoniache vi faranno accapponare la pelle (per non dire peggio). Infliction: Extended Cut, rispetto alla versione base, include nuovi contenuti inediti tra cui finali alternativi e nuovi enigmi diabolici. Noi siamo stati sin da subito chiari con voi e se siete arrivati fino a qui allora vuol dire che abbiamo commesso entrambi lo stesso errore. Tornare indietro non è più possibile. Siamo nell’incubo.

LA SCOPERTA DEI GIOCHI PSICOLOGICI

The Blair Witch, l’italiano Close to Sun, Song of Horror, The Sinking City e Layers of Fear 2. L’anno scorso lo avevamo intuito che il genere horror-thriller psicologico si stava affacciando in maniera prepotente sulla scena videoludica. Quest’anno, assieme a Infliction: Extended Cut, anche Draugen è stato un ottimo ambasciatore del genere, facendoci conoscere il lato noir dei bellissimi fiordi norvegesi. Videogiochi con una grafica modesta, nulla a che vedere con quella dei tripla AAA, svilluppati da altrettanto modeste software house indie, ma con un potere di prendere e trascinare un giocatore all’interno di un mondo, il loro mondo.

Come ci riescono? Quali sono i segreti del cosiddetto “fattore immersione” dietro questi videogiochi “a sfondo psicologico”?

Infliction extended cut recensione ps4

Per rispondere a queste domande dobbiamo somministrare, a piccole dosi, tematiche filosofiche con la promessa di non essere mai prolissi (anche perché abbiamo un mistero da risolvere). Se volessimo trovare un elemento che accomuna tutti i titoli sopra riportati, e che sicuramente rappresenta una tra le caratteristiche chiave del genere, vi diciamo che la centralità del personaggio rappresenta un fattore determinante.

Un IO con tutte le sue paure, le sue emozioni, i suoi pensieri e le sue preoccupazioni che descrive gli eventi dal suo punto di vista, in prima persona. Ci vuole poco per entrare in empatia con il personaggio e a provare quello che prova lui. Il resto lo fanno le tematiche trattate che, a seconda delle nostre esperienze passate, ci colpiscono o meno. La storia e gli eventi scorrono in una sequenza logica temporale dove pian piano tutto assume una forma, e quello che pensavamo che fosse scopriamo che in realtà è il contrario di come lo pensavamo. Il flusso di coscienza scorre come un fiume e i dubbi cominciano ad affiorare.

Infliction extended cut recensione ps4

“E se mi fossi comportato anche io così? Cavolo, ma perché non ci ho pensato prima? Oddio, questa cosa mi fa male. Ho appena sentito un rumore, vado a vedere”.  Vi è quindi una confusione di ruoli e posizioni, noi e il personaggio, talvolta si avvicinano fino quasi a sovrapporsi e altre volte si allontanano.

Rispetto a un’opera cinematografica appartenente allo stesso filone, il fattore catartico è garantito dal livello di interattività che con i videogiochi è molto alto. Ci si dimentica in un attimo dei difetti e delle imperfezioni grafiche del titolo e ci si concentra sulla storia e sugli eventi. Ma di chi?

Infliction extended cut recensione ps4

COMMENTO FINALE

Tirando quasi un sospiro di sollievo siamo arrivati alla fine della nostra esperienza di gioco. Arrivando con un po’ di affanno concludiamo la nostra recensione di Infliction: Extended Cut e spegniamo la nostra console PS4. Un’esperienza intensa, a tratti faticosa e qualche volta anche un po’ noiosa. L’assenza di una localizzazione italiana del gioco pesa anche perchè vi sono diverse cose da leggere, capire e interpretare. La casa evolve e si trasforma nel tempo per cui la sensazione iniziale di level design riduttivo viene smentita nel corso del gioco.

Gli enigmi, per quanto diabolica sia loro provenienza, si risolvono con un po’ di attenzione e di creatività. La storia, nel suo complesso, è bella ma, se siete degli amanti del genere, troverete delle argomentazioni già affrontate da altri. Farvela sotto dalla paura a volte è divertente. Ma solo “a volte”.

Pregi

Un thriller-horror psicologico, in prima persona, con un forte potere catartico e immersivo. La storia e gli eventi trascinano con una narrazione cruda e senza la minima censura. Il tutto appare piuttosto chiaro sin dai primi momenti del gioco...

Difetti

... anche se la mancanza di un tutorial contestuale e della localizzazione italiana penalizzano fortemente la comprensione del gioco in determinati momenti. Il comparto audio, realizzato magnificamente, distoglie dalla resa grafica del gioco. La magia del porting non sempre va a buon fine.

Voto

8,5

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2 commenti su “Infliction: Extended Cut, Recensione PS4”

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