Draugen, Recensione PS4

Il bello e il noir della splendida Norvegia

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Nella nostra recensione vi parleremo di Draugen e della nostra esperienza di gioco con la versione per PS4. Il titolo, sviluppato dallo studio indie Red Thread Games di stanza a Oslo in Norvegia, veniva annunciato per la prima volta nel 2013 con una data di uscita altamente ottimistica prevista nel 2015. Magari, forse peccando di inesperienza, o forse trascinati da un giovanile entusiasmo, il videogioco ha subito continui slittamenti.

Il team era impegnato su diversi fronti, anche per via del porting su console di Dreamfall Chapters, altra produzione degli sviluppatori norvegesi. Draugen non è mai stato in uno stato sospeso anzi, tutt’altro. Ragnar Tørnquist, Writer and Creative Director di Red Thread Games, ha ammesso che lo sviluppo del loro titolo è stato riavviato più volte sino ad arrivare a questa, la migliore tra le versioni. Con somma soddisfazione portano a casa un secondo risultato utile dopo la saga di Dreamfall Chapters.

Secondo gli sviluppatori, lo sviluppo e il mantenimento di Draugen proseguirà nel tempo con lo scopo di costruire una community attorno al gioco. Anche perché questo è solo l’inizio.

Se volete scoprire di cosa, non vi resta che proseguire con la nostra recensione di Draugen, titolo, vi ricordiamo, giocato su console PS4. Che il vostro viaggio abbia inizio.

COSA È O COSA SEMBRA?

In questa prima parte della nostra recensione per PS4 di Draugen vi parleremo degli aspetti tecnici del gameplay. Sebbene possa sembrare un tantino “palloso” a nostro avviso è doveroso parlarvi di cosa andrete ad affrontare la fuori. Il gioco inizia con un colpo d’occhio fenomenale. Colori, riflessi, sensazioni che forse nessuno di noi potrà mai apprezzare vista la distanza chilometrica. Siamo in Norvegia e la nostra imbarcazione lambisce le sponde dei fiordi norvegesi. Dal gamepad sembra quasi sentire l’odore dell’acqua e il vento che sfiora la nostra pelle. (Se non credete alle nostre parole fate questo esperimento: chiudete gli occhi e immaginate di essere su quella barca). Il fattore immersione, anche per via della cura dei dettagli grafici e dei suoni, è assicurato.

Il protagonista di questo racconto videoludico in prima persona, ambientato in una Norvegia post anni ’20, è tale Edward Charles Harden, un viaggiatore che dall’America decide di approdare in questi fredde terre per ricercare la sorella, scomparsa senza lasciare traccia. In questa nostra avventura non siamo soli. Ad accompagnarci c’è l’inseparabile Lissie, con la forza e la testardaggine della gioventù, ma con una enigmatica profondità caratteriale.

Quasi come se fosse una badante, lei ci assiste in ogni nostra azione, con l’obiettivo di svelare il mistero dietro la scomparsa della povera sorella di Edward. Draugen, già nella sua parte iniziale, dichiara quali saranno le intenzioni del gameplay. La componente esplorativa e investigativa è predominante. Una volta approdati sulla terraferma inizia il viaggio all’insegna della scoperta di una comunità costiera dimenticata (che sembra misteriosamente scomparsa), incastonata come un presepe a tema marinaresco, tra gli oscuri fiordi e le imponenti montagne della Norvegia rurale. Passiamo di casa in casa, a leggere manoscritti, osservare foto e leggere articoli di giornale e man mano che si avanza con l’esperienza di gioco, aggiungiamo una tessera al nostro enigmatico puzzle.

Ma sin da subito ci accorgiamo che c’è qualcosa di strano in tutta questa situazione. Niente è come sembra e dietro questo pittoresco paesaggio si nascondono dei terribili segreti sepolti dallo scorrere inesorabile del tempo. La verità sta per riapprodare sulle fredde sponde dei fiordi norvegesi.

Il gameplay di Draugen, si basa sul sistema degli algoritmi decisionali. A ogni nostra azione viene richiesta una scelta, che può essere obbligata o meno a seconda della situazione. In visuale soggettiva, anche mediante l’ausilio dello zoom, dobbiamo osservare l’ambiente circostante per svelare enigmi e segreti. A volte, ma fa parte della infrastruttura dualistica della storia del gioco, succedono cose strane (non possiamo dirvi di più, perdonateci). Fare paragoni con opere cinematografiche sarebbe deleterio per la vostra esperienza finale di gioco ma la trama di Draugen, onestamente parlando, non è nulla di nuovo.

La cosa che invece ci ha colpiti maggiormente è la capacità di riprodurre il territorio norvegese, non soltanto nella qualità grafica ma anche a livello emozionale. Le palette dei colori rispecchiano l’ecosistema del mondo degli eventi. Il violino accompagna il loro scorrere e il ritmo dell’esecuzione dello spartito riesce a guidare e al tempo stesso presagire. Sulla realizzazione artistica non abbiamo veramente nulla da eccepire. Complimenti ragazzi.

GREETINGS FROM NORVEGIA

In questa seconda e ultima parte della nostra recensione per PS4 di Draugen ci rilassiamo un attimo e parliamo un po’ di quello che i videogiochi riescono a trasmettere al di fuori della esperienza videoludica stessa. I videogiochi sono visti da gran parte dell’opinione pubblica come un passatempo per bambini. Ci si interroga sul loro pericoloso effetto che possono avere sulle menti dei più piccoli o sugli episodi di dipendenza che colpiscono quelli un po’ più adulti. In rari casi, però, ci si sofferma sul messaggio che questi possono contenere.

Un videogioco, al pari della letteratura e della cinematografia, è un medium, un mezzo con cui divulgare un messaggio, un’idea, un pensiero, un’emozione. È uno strumento di condivisione, al pari dei social, perché riesce a coinvolgere una platea soggettiva estesa ed eterogenea. Un videogioco, come nel caso di Draugen, può anche avere una funzione turistica e culturale, presentando un territorio molto distante da noi.

Non solo km, dunque, ma anche modi di fare e di vivere, abitudini, lavori, costumi, arredamenti e molto altro ancora. Ragnar Tørnquist e i ragazzi di Red Thread Games ci inviano una bella cartolina del loro amato territorio. Il loro amore e il loro senso di appartenenza lo si percepisce in tutto il flusso di gioco. La loro attenzione maniacale al dettaglio non è solo frutto di una direttiva di design, ma è la voglia che questi ragazzi hanno di voler far conoscere le proprie origini.

Un territorio, oltre alle bellezze artistiche e passaggistiche, viene descritto anche delle sue vicende storiche e dal suo folklore. A questo proposito, anche l’etimologia della parola Draugen assume un significato particolare.

A metà tra storia e leggenda il videogioco trae spunto dai racconti legati alla figura del draugr o Draug, una creatura non-morta dalla mitologia norrena. Questi è dotato di una forza sovraumana e in grado di manipolare lo spazio e il tempo. Perseguita i vivi ma lo fa con un unico scopo. Quale? Se volete scoprirlo non vi resta che giocare a Draugen e odervi questo bella vacanza tra i fiordi norvegesi.

COMMENTO FINALE

La nostra recensione per PS4 di Draugen volge al suo naturale epilogo. Tutto sommato ci siamo divertiti. Il gioco si è fatto attendere come fa una bella ragazza al primo appuntamento e noi, da bravi cavalieri, ci siamo fatti trovare pronti. La trama è un po’ scontata, colpa di una tematica e di uno stile narrativo già visti e rivisti dal mondo del cinema.
La componente artistica è sublime. Ogni fotogramma è una cartolina, accompagnata da una composizione musicale cucita su misura. Viene veramente voglia di prendere le prime cose che si trovano nell’armadio e partire per un viaggio alla volta della Norvegia. Purtroppo, l’assenza della localizzazione in italiana penalizza la fruizione dei contenuti e l’esperienza di gioco in generale. Breve, ma intenso. 

Pregi

È un bel viaggio alla scoperta dei fiordi norvegesi e delle sue bellezze. La storia è interessante. La valenza culturale del videogioco. La capacità di trascinare e immergere il giocatore. La realizzazione grafica e sonora è ineccepibile ed è funzionale al racconto della trama...

Difetti

... che seppur parte bene, prosegue nel "già visto". La tematica è già stata tratta in molte salse per cui trovare "l'originalità" non è facile. La tipologia di gameplay rischia di stancare per via della presenza di troppi dialoghi introspettivi. L'assenza della lingua italiana pesa.

Voto

8,5