In ambito videoludico, il mondo dei pirati è stato da sempre uno dei punti di riferimento assoluti e di maggior fascino. Vuoi per l’insita piacevolezza e per il senso di scoperta che giace nell’esplorazione del mare, vuoi anche per il paradigma avventuroso che quest’ultimo rappresenta nell’immaginario collettivo. Insomma, ce n’è di ragioni per creare un equipaggio (videoludico) e salpare per i sette mari, alla ricerca di fama, gloria, tesori e quant’altro. Da Guybrush Treepwood ai folli marinai di Sea of Thieves, passando anche per Pirates di Sid Meier, l’universo fatto di cannoni, navi da ramazzare e occhi bendati ne ha raccontate di storie negli ultimi 30 anni o giù di lì. In quest’ottica, Here be Dragons, sviluppato dal team indie Red Zero Games, ci farà solcare l’enorme tavola blu, con il coraggio in mano e… un po’ di fortuna!
Vi lasciamo alla recensione della versione Pc uscita anche su Steam a fine settimana scorsa. Buona lettura.
VENTO IN POPPA
Here Be Dragons è un titolo strategico a turni, impostato come un classico gioco da tavolo governato da eventi casuali, i quali saranno i nostri reali “nemici”, tra navi pirata avverse e terribili mostri marini pronti a divorarci. Il titolo è ambientato in un improbabile 1500, durante il periodo immediatamente successivo alla scoperta dell’America.
Nell’universo di gioco di Here Be Dragons, il mare è stracolmo di pirati dalle cattive intenzioni, tra cui un ancor più improbabile Cristoforo “Black” Colombo che vuol diventare il terrore dei sette mari, ma anche e soprattutto di terribili mostri marini, senza contare terrificanti amenità come… barche da pesca che ci attaccheranno a suon di anatemi verbali o isolotti falcidiati da una terribile piaga che faranno piovere su di noi una pioggia di lance. Il tutto condito da un humour, com’è ravvisabile, per certi versi scontato ma che ben si amalgama con le complessive movenze del titolo e lo rende più leggero e godibile. Il gioco avrà una sola modalità, una scanzonata campagna che ci vedrà indossare le vesti dell’improbabile capitano J. Maligna, alle prese con le difficoltà “classiche” della vita sul mare.
Dopo una terribile esperienza vissuta durante il tutorial, al nostro alter-ego piratesco sarà affidata una missione difficile: ampliare i territori del regno, ripulendo il mare da mostri e pirati. In tal senso, la storia principale sarà suddivisa in tappe, segnate con una “x” su di una mappa piratesca. Ogni croce corrisponderà, in sostanza, ad un combattimento vero e proprio: e qui viene il bello.
Il cuore pulsante del titolo sarà il momento di far suonare i cannoni! Here be dragons, offrirà una visuale dall’alto con un concept estetico a metà fra un cartoon ed un classico board-game a tema, nel quale vivremo le nostre peripezie un turno alla volta.
Come già sottolineato, Here Be Dragons ci metterà nelle vesti di un capitano che controllerà un gruppo di vascelli. Il cuore del titolo sarà ovviamente costituito dai folli combattimenti che andremo ad affrontare, rigidamente scanditi dallo scoccare di turni specifici. Schierate le unità nostrane e nemiche su di un “tavolo” virtuale dai colori volutamente cartacei, avrà inizio il gioco vero e proprio: all’inizio di ogni turno, il gioco farà “rotolare” (facendolo letteralmente sputare ad un non particolarmente angelico… angelo) un dado D6 (a sei facce) per ogni unità presente sul… mare di battaglia.
Ogni volto del dado dovrà esser da noi assegnato ai nostri vascelli e sarà collegato ad un potere in particolare che varierà in base alle unità sotto il nostro comando (tranne che in alcuni casi, dove l’abilità speciale richiamata dal dado sarà fissa, come nel caso dell’1, che avrà effetti curativi, e del 6, che potenzierà l’attacco).
I CANNONI FAN DA PADRONI!
Una volta completata questa fase iniziale, il cuore del titolo prenderà davvero il via: ogni unità sul campo avrà accanto alla propria immagine, un valore di attacco e difesa specifico che ne stabilirà non solo il massimo potenziale offensivo, ma anche quanti danni riuscirà ad assorbire prima di veder decurtati i propri punti ferita.
L’iniziativa, ovvero la “precedenza” in ogni fase effettiva del combattimento, sarà assegnata allo schieramento che, sommati i dati assegnati, avrà il numero più basso.
Dopodiché, la battaglia avrà realmente inizio. All’inizio, ogni unità si addentrerà in una fase automatica di attacco, chiamata “salvo”, dove procederà al danneggiamento degli avversari per un quantitativo di danni pari al valore “fisso” di attacco dell’unità stessa. Dopo la fase d’attacco, sarà la volta di quella dedicata alle azioni: in questo caso, le unità a cui è stato assegnato un dado specifico che, come già sottolineato, sarà correlato ad un tipo d’azione standard peculiare per ogni combattente, eseguiranno appunto quella particolare azione, che passerà da poteri d’attacco speciali, a riparazioni della nave, ripristino dei punti ferita ecc.
In sostanza, il gameplay di Here Be Dragons procederà ininterrotto in questo senso, alternando fasi automatiche al lancio prioritario dei dadi. Il titolo sarà piuttosto difficile e la sua intrinseca proceduralità renderà le sfide sempre, quantomeno esteticamente, diverse. Ma, la stessa proceduralità, cuore pulsante di un titolo basato su incontri casuali e sul lancio dei dadi, sarà anche probabilmente il motivo per cui tanti giocatori potrebbero non avvicinarsi affatto al titolo: Here Be Dragons, spesso, sembrerà affidarsi un po’ troppo al caso.
Ecco che, combattimenti impossibili, diverranno improvvisamente semplicissimi grazie ad un tiro di dadi fortunato. Fortuna (o sfortuna) che potranno esser parzialmente mitigate grazie all’accumulo di inchiostro, una “risorsa” che sarà ottenuta in modo casuale durante il combattimento. L’inchiostro potrà esser utilizzato per variare alcuni parametri del combattimento, come ripristinare la “salute” dei nostri vascelli o modificare il valore di uno dei dadi. Nonostante la pregevole aggiunta, la risorsa sarà sempre piuttosto esigua e utilizzabile ben poche volte, rendendola di fatto un piccolo plus che non sarà spesso realmente d’aiuto in battaglia.
LA BENDA SULL’OCCHIO
Esteticamente parlando, il titolo sviluppato da Red Zero Games, nella sua estrema semplicità, sarà accattivante e piacevole. Il titolo alternerà il succitato mare cartaceo, impreziosito da mostruose amenità disegnate in pieno stile “fiaba marinaresca”, a intermezzi narrativi in stile fumetto, dominati quasi sempre da uno humour semplice quanto potente e ben amalgamato. A livello di pulizia di programmazione e performance, nulla da eccepire: Here Be Dragons sarà esente o quasi da difetti in tal senso, quindi perfettamente godibile da ogni giocatore.
COMMENTO FINALE
Here Be Dragons è un gioco divertente e colmo di humour che ci farà vivere l’ebbrezza (in tutti i sensi…) del mondo piratesco attraverso un indissolubile animo ruolistico memore dei giochi da tavolo.
Un gioco divertente ma, a tratti, frustrante dato il suo estremo basarsi su meccaniche che si fondano sulla “fortuna” e sul caso. Consigliato a chi vuol una sfida semplice nei modi, ma difficile in profondità.
Pregi
Strategico a turni semplice ma efficace. Divertente e spiritoso.
Difetti
La fortuna è un po' troppo centrale. Un'unica modalità di gioco.
Voto
7,5
1 commento su “Here be Dragons, Recensione”