Era il 1999 quando Blair Witch Project, un horror per certi versi rivoluzionario e che ha dato il “la” alla voglia del pubblico di accedere a pellicole sempre più realistiche nelle proprie movenze, abbandonando un po’ l’inverosimile realtà alternativa che si gustava dagli anni ’80. Alcune persone, una telecamera, una serie di sparizioni misteriose ed un orrore che sembrava celarsi in una foresta cupa: erano sostanzialmente questi gli elementi alla base del film e sono, com’è lecito attendersi, gli stessi elementi che ritroviamo nel videogame, di cui analizzeremo in questa sede la versione Playstation 4 uscita pochi giorni fa. Se il film era completamente basato su di un’atmosfera da incubo ma “cucita” in modo da sembrare realistica, Blair Witch il titolo sviluppato da Bloober Team, autore tra gli altri di due titoli dalle forti tinte horror, Layers of Fear e Observer, cerca di ripercorrere la stessa strada del film originale, proponendo un incubo reale.
UN PO’ DI STORIA
The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair è un film del 1999 scritto e diretto da Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez. Realizzato da una coppia di registi/autori del tutto esordienti, il film può esser definito come una sorta di “meta-pellicola”, a metà strada tra il genere documentaristico ed un classico film dell’orrore. Preceduto da un’originale campagna pubblicitaria, basata sul far crede che la pellicola fosse a tutti gli effetti un documentario reale, il film ha ottenuto un grande apprezzamento di pubblico e critica, nonché numerosi riconoscimenti in tante manifestazioni globali dedicate al mondo della celluloide.
C’è stato un sequel nel 2000, qualitativamente meno apprezzato del primo capitolo, e alcuni adattamenti videoludici che, in linea di massima, sono rapidamente finiti nel dimenticatoio.
TRAMA
Blair Witch è un gioco horror in prima persona che si svolge nell’universo del Blair Witch Project. Il gioco ci chiarisce sin dalle prime battute un fattore, poi caratteristica peculiare anche della saga filmesca: siamo del tutto soli contro l’orrore. Nel titolo, vestiremo i panni di Ellis, un ex agente di polizia con un passato burrascoso e con al seguito il suo fido cane chiamato Bullet. L’uomo si avventura nella terribile foresta di Burkittsville, nel Maryland (la stessa del film n.d.r) due anni dopo gli eventi raccontati nel film, alla ricerca di un bambino scomparso di nome Peter Shannon. In circa 5/6 ore di gioco, il nostro protagonista attraverserà quell’incubo fatto di alberi scheletrici e rami morenti, per comprendere il terribile segreto che giace dietro l’orrore che si nasconde tra foglie e tronchi.
GAMEPLAY
Come specificato, il titolo sarà sostanzialmente un’avventura grafica in prima persona, meccanicamente vicina ad un “walking simulator” dalle tinte horror, in cui esploreremo un vasto panorama boschivo dai toni decisamente spettrali, nel mentre risolveremo enigmi e raccoglieremo indizi per comprendere il mistero che si cela dietro la sparizione del fanciullo.
Blair Witch poggia il suo orrore e la sua atmosfera, così come il suo “gemello” filmesco, più sulla “presenza presunta” piuttosto che su un orrore reale perennemente alla nostra ricerca. In linea di massima, il titolo poggerà il suo gameplay su di una conduzione ludica sui “binari”, seppur ci sarà una buona dose di esplorazione necessaria al superamento di determinati ostacoli posti sul nostro cammino di ricerca. Ricerca che, com’è atteso, sarà “accompagnata” da alcune inquietanti presenze che, in realtà, saranno piuttosto dosati e compariranno non tantissime volte nel corso dell’esperienza ludica. In modo particolare, li ritroveremo in alcune sezioni specifiche dove dovremo fuggire, seguendo una guida luminosa, attraverso un nutrito manipolo delle succitate presenze: il fallimento significherà la morte.
Il nostro protagonista non avrà armi con sé (le quali, a dirla tutta, sarebbero di relativo aiuto), ma potrà contare su tre oggetti importantissimi: il nostro fido amico a quattro zampe Bullet, una torcia elettrica e, naturalmente, l’iconica videocamera con visione notturna che è anche l’assoluta protagonista della controparte cinematografica.
Partiamo dal nostro amico quadrupede, probabilmente “l’arma” più originale del gioco e a tratti co-protagonista dell’avventura: il fedele compagno è in grado di rilevare i pericoli concreti e non, seguire le tracce ed è una totale ancora di salvezza nel buio della foresta.
Il nostro Bullett sarà piuttosto indifeso e dovremo, nel corso del gioco, difenderlo ad ogni costo (cosa che ci verrà tra l’altro naturale, visto il forte stato empatico che il gioco crea tra l’animale e noi). Ma, in realtà, il nostro amico a quattro zampe sarà effettivamente il nostro “strumento” più utile: in Blair Witch avremo la possibilità di impartire dei comandi a Bullet, attraverso una comoda ruota di comando con cui potremo, oltre che coccolarlo, anche rimproverarlo, dirgli di rimanere, ordinargli di seguirci e, cosa più importante, chiedergli di cercare. Quest’ultimo comando è probabilmente il più importante, poiché consentirà a Bullet di portare importanti oggetti della storia o solo oggetti che ha scoperto.
In aggiunta, Bullet servirà anche per consentirci la risoluzione di alcuni semplici enigmi, per la maggiore semplici ricerche di componenti mancanti, quasi sempre ben amalgamati con la trama. La torcia, invece, ha due usi: il più “normale” è quello di illuminare il percorso da calpestare ma, al contempo, il fascio luminoso terrà a bada gli spiriti, in realtà potenti allucinazioni, che abitano l’ombroso bosco.
Ultima ma non per importanza, è la nostra fida telecamera che, nel corso del gioco, diverrà il nostro vero e proprio occhio nel buio totale. Da un lato, ci consentirà di vedere al buio (e rilevare tracce) in modalità visione notturna ma anche di poter “vivere” alcune videocassette sparse nel gioco, le quali fungeranno da “spezzoni narrativi” che faranno da contorno alle vicende di Ellis.
L’occhio elettronico, in realtà, sarà una sorta di “passepartout” che ci consentirà di superare ostacoli nel mondo reale, come ad esempio porte sbarrate o vie interrotte, attraverso la visione di filmati passati, in una sorta di “Doctorwhoesco” salto di dimensione.
In linea di massima, Blair Witch prende le mosse dal gameplay di già esperito in Layers of Fear, potendo però contare su di una atmosfera per certi versi superiore e meglio realizzata e su di un comparto narrativo in grado di far presa sul giocatore, anche grazie ad un sapiente uso di jumpscare e la possibilità di finali multipli, i quali si modelleranno in base alle scelte che intraprenderemo nel gioco (persino, a detta degli sviluppatori se staremo troppo tempo lontani da Bullet). Tutte queste caratteristiche rendono il gioco, seppur tenuta a mente la breve durata, parzialmente rigiocabile.
Peccato che, nonostante sicuramente ottime qualità, il titolo Bloober abbia qualche problemuccio, a partire da una struttura ludica piuttosto ripetitiva (come detto, non lontana da un classico walking simulator) che, “inscatolata” in circa 5 ore di gameplay complessivo, probabilmente impedirà ai più di ripercorrere più volte la terribile foresta.
A questo, si aggiunga anche la scelta della struttura ludica, fatta come detto di lunghi corridoi intervallati da piccoli enigmi o aree dalla limitata esplorabilità, avrebbe potuto esser scartata in favore di una ossatura un po’ più tesa alla libertà d’azione ed esplorazione: d’altronde, le vicende avvengono in un bosco dove, almeno sulla carta, non avremmo dovuto avere “riferimenti”.
TECNICA
A livello più squisitamente visivo, il gioco restituisce un’estetica complessivamente ben elaborata e di sicuro pregio, in grado di riproporre fedelmente la stessa, iconica atmosfera della controparte filmesca.
Un plauso, in modo particolare, va fatto per il saggio utilizzo di giochi buio/luce, i quali renderanno meravigliosamente spaventosi gran parte dei “fondali” in cui ci muoveremo.
Nonostante un appeal grafico sicuramente pregevole, faranno capolino spesso piccoli glitch grafici che costelleranno l’ambiente circostante, seppur la foresta ci offrirà comunque alcuni scorci meravigliosi, sia di giorno che di notte.
Un gradino più in basso, qualitativamente parlando, saranno le animazioni generali e specialmente quelle del nostro fido amico “codato”, un po’ troppo legnose e alle volte irrealistiche. Anche il comparto audio è ben realizzato con una colonna sonora cupa al punto giusto, dei realistici suoni ambientali e un ottimo doppiaggio che andranno a valorizzare ancora di più l’ottima narrativa del titolo.
COMMENTO FINALE
Blair Witch è un buon gioco horror, una sorta di erede spirituale di Layers of Fear: nonostante una valida estetica, una pregevole narrazione ed un’avventura che, nonostante la durata limitata, potrà contare su differenti finali multipli, il titolo di Bloober Team non riesce a staccarsi dal passato in un guizzo di personalità, restando comunque un validissimo titolo a tema sovrannaturale. Consigliato specialmente ai fan della saga cinematografica, che ritroveranno la stessa, meravigliosamente cupa, atmosfera.
Pregi
Atmosfera e narrazione pregevoli. Il cane è uno "strumento" originale. Esteticamente suggestivo...
Difetti
... anche se non privo di difetti. Gameplay ripetitivo. Rigiocabilità relativa nonostante i finali multipli,
Voto
8
4 commenti su “Blair Witch, la nostra recensione”