Quando il direttore de ilVideogioco.com, Edoardo Ullo, mi ha contattato chiedendomi di scrivere un articolo in merito ad una mia reazione di fronte ai 24 minuti di gameplay di Diablo IV, concessi a Game Informer e disponibili per la visione su YouTube, sono rimasto spiazzato. Il video, per comodità, lo riporto in calce all’articolo, pronto alla visione dei lettori più curiosi.
Per la prima volta, dopo tanti anni, sono stato chiamato a scrivere un articolo “di pancia” per una testata giornalistica. Devo quindi tralasciare le mie consuete vesti di pacato e diplomatico redattore che collabora, saltuariamente, alla vita di questo giornale online.
Torniamo a Diablo IV, presentato ufficialmente la settimana scorsa al BlizzCon, e a quella mezz’ora scarsa di giocato che è stata pubblicata su YouTube e arriviamo subito al punto: personalmente, già al momento del suo annuncio, l’interesse per questo progetto è balzato alle stelle. La curiosità di capire e vedere cosa riusciranno ad inventare, in quel di Blizzard, dopo otto anni (a maggio) di Diablo 3 è tanta. Così come sono tanti i detrattori dell’hack ‘n’ slash di Blizzard, soprattutto tra gli storici giocatori dei primi Diablo, certamente delusi dalle semplificazioni e dalla perdita di quella che possiamo definire “atmosfera gotica e dark” che era praticamente un marchio di fabbrica.
Atmosfera gotica e oscura che, dopo Diablo 2, in tanti hanno provato a replicare senza mai sbarcare il lunario. A suo modo ci riuscì il primo Sacred: La Leggenda dell’arma sacra e di recente solo Path of Exile, scherzosamente etichettato “più Diablo di Diablo 3” ai tempi della sua pubblicazione nel gennaio 2013.
Lasciami mettere in chiaro tre punti:
- Penso che di alternative validissime a Diablo (serie) e Diablo 3 ce ne siano tante. Quelle che mi hanno convinto di più sono Titan Quest di Iron Lore e Grim Dawn di Crate Entertainment (che sono gli stessi autori di Titan Quest). Ultimamente si è distinto Chaosbane, di Eko Software per Big Ben Interactive e Games Workshop.
- Diablo IV, con altissima probabilità, non apporterà assolutamente niente – o quasi – al suo genere.
- Diablo è sempre Diablo. Sarà per affetto, sarà per storia (il primo, autentico, hack’n’slash a far giocare almeno tre generazioni di videogiocatori), sarà per le capacità di marketing di Blizzard, sarà per “comfort zone” ma l’unico gioco che si fa riprendere e giocare, a distanza di anni, è certamente Diablo e non tutti gli altri che ho citato fino ad ora.
Tornando al commento sul video di gameplay: nei primi cinque minuti si può già intuire e farsi un’idea di quello che ci aspetta. Vedo un’ambientazione infinitamente meno “World of WarCraft”, meno pastellosa e “cartoon”, che lascia spazio ad un’oscurità, un gotico e (passatemi il termine) un fotorealismo che – probabilmente – ci aspettavamo un po’ tutti ai tempi di Diablo 3.
Vediamo tre personaggi a nostra disposizione, ma nel gioco finale dovrebbero essere almeno cinque: ritroviamo il Barbaro (sempre lui, da 20 anni una presenza costante!), Incantatrice (più ispirata a Diablo 2 che al sequel) e Druido. Quest’ultimo era il grande assente della vecchia guardia, rimpiazzato dal Templare che si presentava come un crocevia fra Mago e Barbaro. Scommetto che torneranno in auge Negromante e Paladino, per chiudere il cerchio con il “ritorno alle origini” di Diablo.
Altra cosa che salta all’occhio è che il personaggio può essere, minimamente, personalizzato. Nel video in questione vediamo che il Barbaro vanta ben quattro aspetti diversi: due femminili e due maschili. I primi due sono evidentemente ispirati ai personaggi di Diablo 3, mentre gli ultimi due risultano totalmente inediti. Ma non è tutto.
Subito dopo l’introduzione alle basi del sistema di controllo il personaggio attraversa un’apertura nella parete e parte una scena di intermezzo degna degli ultimi Tomb Raider. Non c’è più uno stacco in computer grafica, non c’è uno stacco con sequenze disegnate e commentate, non c’è un banale mantenimento della telecamera che segue il protagonista nel processo di cambio di livello: ora ci sono delle fottutissime scene di intermezzo con il motore grafico (di gran lunga migliore di quello di Diablo 3) che rendono l’esperienza ancora più cinematografica.
Infine, quando si mette mano al mouse e alla tastiera – almeno per quanto riguarda quello che si può vedere a schermo – somiglia tutto, tanto a Diablo 3, a livello di puro “momento di gioco”. E la cosa non è totalmente grave, ma resta da capire/scoprire se l’estrema semplificazione della build del personaggio è rimasta, oppure si è guardato alla vecchia guardia di nerd che giocano dal 1996. Un dissidio, quello di Blizzard, che sono tanto curioso di scoprire: avrà più a cuore i neofiti e quelli che vogliono giocare a cervello spento? Oppure, oltre alle scelte stilistiche, si guarderà al passato e si offrirà una bella sfida al “costruire” il personaggio con un bell’albero delle abilità da studiare e far fruttare?
Non resta che aspettare quando sarà pronto. Fino al allora vale la mia massima, quella che ha ispirato questo articolo: “hanno pubblicato 24 minuti di gameplay di Diablo IV ma è bastato vederne cinque per convincermi a desiderarlo e giocarlo”.
Forse è il bello di certi videogiochi legati alla nostra infanzia e a tempi diversi da quelli che corrono: comfort zone, scrivevo più su. Certi titoli hanno la capacità di farti dimenticare l’attualità per fare un “ritorno al futuro”, cioè giocare oggi quello che hai sempre desiderato giocare venti o trent’anni fa.
E ancora una volta, qui non vediamo l’ora!