La serie Souls, in un modo o nell’altro, ha “sconvolto” un genere (quello degli action RPG), imponendo una struttura ludica “nuova nel nuovo”, seppur derivante da alcuni meccanismi cerebrali pescati a piene mani dal passato, quando i giochi erano difficili e si divertivano a prendere a calci nel di dietro i poveri giocatori ed a farli sentire un’autentica schiappa. Ma non è solo questo: il senso di disorientamento, di solitudine in un intero e cupo mondo che non vede l’ora di azzannare la gola: tutto questo è il “Souls”. In questo senso, Code Vein eredita alcune peculiari caratteristiche del sotto-genere, seppur si distanzia per alcune scelte vistose e, per certi versi, “personali” in un settore estremamente dogmatico.
Bandai Namco ha indirizzato il team autore di God Eater (Shift, ndr) alla realizzazione del gioco, il quale proprio da quest’ultimo prenderà vistosamente le mosse in alcune sezioni. Ma andiamo con ordine: ecco a voi la nostra recensione di Code Vein, titolo che ha fatto il suo debutto la settimana scorsa su Pc, PS4 ed Xbox One. Buona lettura.
TRAMA
Code Vein è un gioco d’azione in terza persona con forti elementi ruolistici, pescati dalla concezione “vetusta” e moderna che in Giappone hanno del settore. Nel gioco, rivestiremo il ruolo di una sorta di vampiro senza memoria del suo passato, costretto in una città in rovina, Vein, “capitale” di un mondo post-apocalittico invaso di mostruosità e demoni. Attorno alla città, un fittissimo miasma che non lascerà entrare o uscire nessuno dai suoi confini.
Come detto, Code Vein potrebbe essere riassunto come un God Eater (quindi, sotto mentite spoglie, Monster Hunter) che incontra Dark Souls. Del primo, in modo particolare eredità parzialmente le meccaniche “veloci” di combattimento, assieme all’estetica “manga” e alla centralità della sceneggiatura: della serie Souls il gioco eredità i “concetti” che muovono la struttura ludica, assieme all’impostazione di alcune meccaniche intrinseche del gioco.
In questo senso, la linea narrativa principale ci consentirà di fare la conoscenza di differenti personaggi, tutti più o meno cliché nella lunga tradizione narrativo-commerciale nipponica. Il nostro personaggio, assieme ai tanti “compadres” che vivranno nella trama complessiva del titolo (nessuno d’essi memorabile come caratterizzazione, ma sicuramente validi), sarà una sorta di meta-umano, perennemente in lotta per non lasciare che il “buio” prenda il controllo di sé: ecco che, nel corso del gioco, ci scontreremo anche con alcune, per certi versi inaspettate, tematiche “pesanti” ed etiche legate proprio alla nostra essenza ed esistenza, spesso in contrasto con quella degli altri.
Sicuramente, non si tratta di Heavy Rain o di Fahrenheit, ma la linea narrativa sarà tutto sommato gradevole e non priva di “picchi” riflessivi inattesi.
GAMEPLAY
Strutturalmente parlando, Code Vein offrirà una mole di contenuti molto solida, sia quantitativamente che qualitativamente: parliamo di un gioco che ci offrirà tra le 30 e le 40 ore di sessione che, naturalmente, andranno ad aumentare se si decidesse di saziare l’intrinseca voglia di “completismo assoluto”.
All’inizio, attraverso un fornitissimo editor, procederemo alla creazione di un nostro alter-ego “dai grandi occhi”, scegliendo dapprima il sesso e poi scorrendo una vasta gamma di preset intersecabili fra loro. Dopo di che, giù di “mazzate”: il nostro alter-ego potrà trascinare con se due armi differenti, alternabili nel corso del gioco, in uno stile che ricorda molto da vicino le possibilità offerte in God Eater.
Saranno accessibili armi in mischia e a distanza, da spade a corto raggio a possenti martelli e baionette, che creeranno varie e possibili strategie d’approccio ai nemici, specialmente i boss. Quest’ultimi saranno tutti tendenzialmente impegnativi, ma in rare occasioni davvero difficili da battere, offrendo però battaglie meccanicamente e visivamente suggestive.
MA NON SI VIVE DI SOLA FORZA…
Naturalmente, oltre al mero “ferro battuto”, il nostro eroe potrà contare su di una serie di abilità passive e attive, riunite sotto l’effige del “BloodCode”: al di là del nome altisonante, il sistema riproporrà, con qualche “deviazione dalla diritta via”, un classico sistema ruolistico di classi basate, appunto, su statistiche specifiche, skill attive e passive che ne delineeranno il ruolo sul campo di battaglia.
La particolarità è che le “classi” saranno anche ottenibili nel corso del gioco, sia come “premio”, sia come item da raccogliere nei livelli. Esse saranno tutte abbastanza diversificate e valide, consentendoci di sperimentare parecchio e poter cambiare idea senza grossi rimpianti. Ogni classe avrà delle “Gift”, tradotto “abilità”, che saranno 8 e utilizzeranno una specifica energia, Ichor, che potrà esser ripristinata attaccando “normalmente” i nemici oppure usano appositi consumabili.
In senso più strettamente meccanico, Code Vein prenderà le mosse dal comparto i God Eater, veloce e dinamico e che consentirà battaglie dinamicamente appaganti. Code Vein, al contempo, farà “storcere” il naso agli amanti dell’hardcore ruolistico per due motivi: il primo è la difficoltà, “solo” intermedia ma distribuita in modo non omogeneo e che si acuirà improvvisamente senza, appunto, una coerenza complessiva.
Il secondo motivo sarà il level design (eredità per certi versi dell’universo God Eater): l’intera esperienza ludica di Code Vein risulterà “geograficamente” come una serie più o meno ininterrotta di corridoi che conducono ad arene piuttosto vaste. Si poteva osare di più? Certamente si, vista anche la valida struttura narrativa e meccanica del gioco. Il tutto, comunque, sarà incorniciato da un comparto multiplayer.
BELLO DA VEDERE
Da un punto di vista prestazionale, Code Vein sarà di un certo impatto specialmente se si è fan del variopinto universo manga/anime: l’ultima fatica Namco Bandai sarà molto valido visivamente, seppur non esente da difetti. In linea di massima, a modelli poligonali sostanzialmente ben realizzati, si opporrà un ambiente di gioco tendenzialmente scarno e che avrebbe potuto esser maggiormente dettagliato quantitativamente.
Anche tecnicamente parlando, il gioco non sarà esente da vistosi nei: nonostante il supporto per Ps4 pro (versione di prova) e Xbox One X, il titolo Bandai Namco perderà spesso terreno in termini di fluidità, non solo nelle situazioni più concitate ma, spesso, anche in situazioni di “calma piatta”.
Un plauso invece al comparto sonoro, dotato di buoni effetti “generici” e di una cornice musicale valida e che si amalgama perfettamente alle dinamiche di gioco. È da segnalare anche la presenza del doppiaggio in italiano, realizzato in modo curato e pregevole. Il che non guasta mai. Anzi.
COMMENTO FINALE
Code Vein è un ottimo prodotto, colmo di contenuti e dalla buona linea narrativa: chi cercherà una variazione “esotica” alla formula inaugurata da Dark Souls, troverà sicuro divertimento (vista e considerata anche la possibilità multiplayer offerta dal gioco).
Chi, sadicamente, cercherà qualcosa su cui lanciar anatem…ehm, “giocare a lungo sfidando sé stessi”, potrebbe non apprezzare fino in fondo il lavoro di Bandai Namco.
Pregi
Un "soulslike" che incontro God Eater. Grande mole di contenuti. Struttura ludica valida...
Difetti
... ma non esente da difetti. Difficoltà "casuale". Level design migliorabile.
Voto
8+
3 commenti su “Code Vein, la nostra recensione”