Quando vediamo uscire un gioco proposto da una software house italiana, siamo sempre orgogliosi. Sia il movimento “indipendente”, che i “grandi team” hanno sfornato diversi ottimi lavori. Basti pensare ad Assetto Corsa, tripudio di poesia meccanica e odore di motori, il futuro Baldo dei Naps Team, i racing di Milestone. Insomma, tanta roba! Da questo nugolo di talentuosi sviluppatori, si è distinto il palermitano Andrea Interguglielmi, che grazie all’aiuto del publisher Armor Games Studios, ha portato sui nostri schermi Nauticrawl, un roguelike davvero singolare che abbiamo anche provato in anteprima qualche mese fa.
Ricordiamo, che il gioco è disponibile a partire da questo lunedì, 16 settembre su Steam. Come sarà andata? Cosa sarà cambiato dall’anteprima ad ora? Ecco la nostra recensione. Buona lettura.
UNA NUOVA AVVENTURA!
Nauticrawl è un titolo decisamente atipico. Sotto le mentite spoglie di un’avventura in prima persona, si cela un’anima da gioco sensibilmente hardcore, ricco di particolari e colmo di adrenalina.
La storia, che raccoglie diversi spunti dalle ambientazioni cyberpunk, vede il protagonista rubare in tutta fretta un nauticrawler, un mezzo che fonde l’ornitoptero di Dune, il sottomarino di Ventimila leghe sotto i mari, e un mech. Il motivo della fuga è semplice, e risiede nella durezza della vita della città, che ci ha resi schiavi in un mondo dove non c’è alcuna possibilità di salvezza.
Il richiamo alla libertà, farà sì che il piano abbia successo, e dopo aver “requisito” il mezzo che ci garantirà un futuro che vogliamo credere migliore, la prima sfida da superare sarà quella di partire.
L’incipit della trama è tanto semplice quanto superfluo, un mero pretesto. Eppure funziona, ed il perché è semplice. Nauticrawl è un roguelike in prima persona, e questo tipo di giochi non richiede una storia da seguire, perché punta tutto sul gameplay. Esattamente come il padre putativo di questo genere, Nethack.
GAMEPLAY DECISAMENTE HARDCORE
L’anima hardcore di cui parlavamo poche righe sopra, ci si para davanti come un missile terra aria. Avviato il gioco e iniziata la partita, ci troviamo all’interno dell’abitacolo del nostro mech, senza alcun indizio su come accenderlo, per dare il via alla nostra fuga. Il senso di oppressione segue a ruota l’urgenza di non fallire, perché se non partiremo, verremo sicuramente catturati e la nostra scappatella finirà prima ancora di cominciare.
I primi gameplay li passeremo a premere qualche tasto, accendere qualche schermo, senza riuscire a muoverci di un solo centimetro. Capiremo subito che qualcosa non va, anche perché l’indicatore della batteria, posto in alto a sinistra, andrà in esaurimento.
Se non riusciremo a muoverci in tempo, la fuga sarà impossibile e l’unica soluzione, sarà quella di far detonare il mezzo con noi all’interno, lasciando le speranze e i sogni in mano ad un nuovo fuggiasco che prenderà il nostro posto.
Pensare ad un gameplay tipico del “trial and error” non è affatto sbagliato, perché il gioco pretende impegno e una certa dose di dedizione. La curva d’apprendimento è ripida e spesso punitiva, soprattutto nelle fasi iniziali. I primi due aspetti da curare, saranno il mantenimento dei livelli di carburante e della batteria, che sfortunatamente per noi sono tutto fuorché infiniti.
I comandi sono semplici, si usa praticamente solo il mouse, ma se vogliamo anche i tasti direzionali possono aiutarci. Al centro dell’abitacolo, il radar sarà il nostro compagno silente. Oltre ad indicare la nostra posizione rispetto alla mappa, fornirà informazioni sulla posizione delle torri armate nemiche, i depositi e le porte.
Lo stile grafico dei menu dei vari schermi e del radar è in stile retrò anni ‘80, un richiamo sia per gli amanti dei roguelike che dei nostalgici.
Il bello è che ogni azione che porteremo a compimento sarà una piccola vittoria, che ingolosirà la voglia di andare ancora avanti per vedere dove possiamo arrivare. Inizialmente, sarà difficile avere carburante a sufficienza per raggiungere il primo deposito rifornimenti, abbiamo sprecato troppo carburante nello stupido tentativo di muoverci velocemente.
Successivamente, la sfida sarà riuscire ad aprire un portellone che darà accesso ad una nuova area. Anche lì, faremo fatica a capire come procedere, e molto facilmente rimarremo bloccati esaurendo la batteria. I “self destruction” si sprecano, ma alla fine riusciamo a capire che il quadro posto sulla destra gestisce l’inventario e i comandi per i depositi e le porte. Un’altra vittoria.
Durante l’esplorazione avremo l’opportunità di ascoltare messaggi radio, e recuperare informazioni che ci faranno proseguire con la storia. Si tratta di brevi messaggi, ma sono un ottimo sistema per stemperare la tensione, e fornire un po’ di contesto. Per quanto riguarda il combattimento, inizialmente scapperemo da tutto ciò che si muove, ma successivamente saremo anche in grado di contrattaccare. Nel nostro caso però, abbiamo notato che essere prudenti ed evitare lo scontro quando possibile si è rivelata un’ottima strategia.
Il rovescio della medaglia di un gioco “trial and error” è che nel momento in cui il giocatore acquisisce abbastanza esperienza da andare avanti, il gioco può risultare poi semplice. Non è il caso di Nauticrawl, anche se dobbiamo dire che alla lunga, tende a perdere di mordente. Il senso d’urgenza e d’agitazione provati nei primi tentativi per evitare di rimanere senza carburante, va pian piano scemando. Ma siamo bloccati all’interno del nostro mezzo, senza poter usare un periscopio o uscire per dare un’occhiata a ciò che il mondo intorno a noi può riservare. Oltre ai messaggi radio e ai diari, non potremo contattare direttamente nessuno.
Eppure, nonostante questa piccola delusione, il gameplay va alla grande. Nauticrawl maestro nell’insegnare al giocatore che deve imparare a sbattersi per ottenere qualcosa. La grafica è spartana, ma funzionale, e anche la mancanza di una vera e propria colonna sonora, in favore dei soli effetti, non fa altro che aumentare il senso di immersione.
Il gioco è anche tradotto in lingua italiana, e pur non godendo di una mole importante di testo scritto, faciliterà sicuramente la vita a chi non è abituato a destreggiarsi con la lingua della Regina.
Come per l’anteprima di qualche mese fa, claustrofobia, gioia, rabbia, frustrazione, esaltazione, sconforto sono emozioni che si susseguono a ruota, almeno fino ai titoli di coda, che se saremo bravi raggiungeremo in circa quattro ore, meno per chi è più esperto.
COMMENTO FINALE
Nauticrawl è un bel gioco. Difficile e hardcore come Nethack, tiene la storia solo come contorno per concentrarsi su un gameplay appagante.
Anche se non è provvisto di un tutorial, i comandi sono piuttosto intuitivi e tutto ciò che viene richiesto al giocatore, sono passione ed impegno.
In un certo senso è un richiamo nemmeno troppo velato ad una generazione di titoli che non c’è più. Una generazione che a molti manca tanto, noi compresi. La ripida curva d’apprendimento, si riduce molto nel momento in cui le meccaniche sono apprese appieno. E lì il gioco perde qualcosina ma nulla che vada ad intaccare il buon lavoro svolto da Andrea Interguglielmi. Un ottimo titolo d’esordio e una buona ambientazione, che speriamo di vedere con i nostri occhi in un futuro seguito.
Pregi
Un roguelike difficile. È capace di trasmettere emozioni. Prende spunto da diverse ottime ambientazioni. Interamente in italiano.
Difetti
Può risultare frustrante. Un po' corto. Storia solo di contorno.
Voto
8
2 commenti su “Nauticrawl, la nostra Recensione”