Il moderno “ludiverso” è domato da correnti forti e visibili, che vorticano in superficie assorbendo e scombinando qualsiasi cosa capiti a tiro. Ma esistono anche moti più lenti, potenzialmente più potenti, che si muovono non visti e che vanno, radicalmente, a mutare l’aspetto stesso della scena e del mercato gradualmente. In linea di massima, se la corrente maggiore offre per lo più esplosioni, proiettili et similia, la corrente “nascosta”, in una sorta di contrappeso universale, sta virando sempre più vistosamente verso lidi emozionali e atmosferici. E, in questo senso, può essere interpretato Fracter, nuova fatica di 4L Games uscita sul mercato ad inizio settembre su Steam, ma… andiamo con ordine.
Ecco quindi la nostra recensione della versione Pc del titolo che è disponibile, giusto ricordarlo, anche su AppStore e Google Play per i possessori di dispositivi iOS ed Android.
TRAMA, ALLA CACCIA DEL PROPRIO IO
Fracter è un gioco d’avventura rompicapo, che fonda la sua intera movenza ludica su lidi atmosferici molto netti, orientati verso un generale buio malinconico, alimentato anche da scelte artistiche sicuramente originali e di rilievo.
Nonostante una certa “rarefazione” narrativa e i pochi indizi forniti dallo sviluppatore, il titolo ci metterà infatti nelle vesti di una protagonista “senza volto”, seguita pedissequamente da un piccolo lumicino che servirà, appunto, a diradare l’oscurità in un infinito labirinto buio.
La donna è alla disperata ricerca della sua metà luminosa, spezzatasi in diverse versioni di se stessa fuoriuscite da uno specchio. Luce che, in sostanza, sarà ottenibile sotto forma di frammenti che troveremo esplorando i bui meandri del gioco.
Gioco che, al contempo, ci piazzerà davanti puzzle sempre più complicati, che includeranno il ruotare piattaforme, l’attivare meccanismi specifici utilizzando la luce ecc. Gli stage saranno tutti piuttosto speculari concettualmente, seppur fisicamente differenti: ogni livello sarà composto da una serie di passaggi che condurranno ad aree in cui potremo far nostri i famosi frammenti di luce superando appunto gli ostacoli che troveremo di fronte
GAMEPLAY
In linea di massima, il titolo potrebbe essere interpretato come un viaggio all’interno del proprio io, frammentato e avvolto dal buio: schegge che rappresenteranno in sostanza pezzi di vita o ricordi ipotetici della protagonista, personificati sotto forma di figure a noi simili. Ma il mondo che ci troveremo a calpestare, non sarà un posto “sicuro”: sparsi per il mondo ci saranno delle “mostruosità” d’ombra, qualcosa che si avvicina più al concetto di “incubo”, da cui dovremo fuggire, nasconderci o combattere con la luce sfruttando le stesse “sorgenti” con cui saremo spesso chiamati a risolvere i puzzle.
Parlando di questi, in linea di massima, saranno impegnativi ma sostanzialmente suddivisi in poche categorie concettuali. Tirando le somme, il gioco offrirà anche un leggero comparto action e stealth, dove potremo “nasconderci” dai nemici e combatterli sfruttando appunto le stesse “armi ambientali” alla base degli enigmi.
Il buio di Fracter sarà sia emozionale che più squisitamente artistico, grazie ad una scelta di palette cromatica molto cupa e tendente a spessi neri e grigi: l’obiettivo è quello di confondere, di far perdere l’orientamento narrativo perché, come metafora di via, Fracter è in sostanza questo: recuperare la luce per arginare una complicata emorragia di buio.
Unico neo di una produzione altresì eccellente, è una rigiocabilità (è il caso di dirlo) ridotta al lumicino: Fracter sarà abbastanza lungo complessivamente (considerando il genere), ma poggiando i suoi “piedi narrativi” su di una linea di trama fissa, con annessi stage e puzzle fissi, probabilmente non invoglierà gli utenti a ripercorrerlo una seconda volta.
TECNICA
Tecnicamente, il gioco è piuttosto semplice e non soffrirà di nessun bug specifico, offrendo in sostanza un comparto solido e godibile. Ma Fracter cerca di raccontarci qualcosa non solo con le immagini, ma anche con i suoni: ed è infatti sicuramente da segnalare l’ottima scelta di musiche e suoni, coerenti con la “spettralità” complessiva del gioco e che andranno ad amalgamarsi perfettamente con la buia tela che avremo dinanzi, fatta di luce e scoperta dopo un continuum spaziale ombroso e buio, come ad esempio il rumore dei passi della protagonista o il cupo rimbombare dei meccanismi che azioneremo o degli oggetti che muoveremo.
Anzi, c’è di più: Fracter è uno di quei (rarissimi) casi, in cui le musiche rendono sicuramente migliore il gioco e che quindi, giocar senza, significherebbe perdere sostanzialità e spessore complessivo.
COMMENTO FINALE
Fracter è un’esperienza magnifica, che ci terrà impegnati mentalmente a 360°, non solo per la crescente complessità della sfida che ci si parerà davanti, ma anche e soprattutto per lo spessore emozionale del titolo. Un gioco, quello firmato dal team indie 4L Games, interessante e coerente in tutte le sue sfaccettature, seppur sia purtroppo poco rigiocabile.
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