The Bard’s Tale IV Directors Cut, Recensione

La storica serie RPG, tornata in vita su Pc lo scorso anno, approda su console con una versione "definitiva" e tanta atmosfera

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Inxile è una software house che fonda le proprie radici sulla passione per i giochi di ruolo. Nata dall’iconico Brian Fargo nel 2002, dobbiamo a questo team statunitense il ritorno della serie Wasteland, e lo sviluppo dell’incompreso Torment: Tides of Numenera. Nel 1985, Interplay sfornò la serie The Bard’s Tale, con 3 capitoli che ancora oggi intonano un canto di battaglia capace di far impallidire i più moderni crpg. E chi c’era dietro? Brian Fargo. Nel 2015 la creazione di una campagna su Kickstarter per il capitolo successivo, puntava a 1.250.000 dollari. I fan, si gettarono a capofitto nel tentativo di supportarne lo sviluppo, sfondando il muro del milione e mezzo di dollari. E così, nel settembre 2018, The Bard’s Tale IV: Barrows Deep fece la sua comparsa sui nostri Pc. Il gioco ha avuto un buon successo, pur con qualche critica sull’ottimizzazione, che non ha minimamente intaccato la determinazione della software house.

Dopo aver sistemato diversi bug, e ottimizzato al meglio il prodotto, Inxile si è poi messa a lavoro su una versione “potenziata”, uscita il 27 agosto scorso anche su Linux, PS4 e Xbox, gratuita per chi aveva già acquistato il prodotto in precedenza.

Oggi, andremo ad approfondire la versione PS4 del quarto capitolo distribuito anche in versione fisica da Deep Silver, quindi preparate mantello e bisaccia, e seguiteci in questa nuova avventura.

GENESI

Tra le lande in stile fallout e il sognante miscuglio di generi dell’ambientazione di Numenera, Inxile può essere definita come una compagnia a cui piace viaggiare. Fantasy, fantascienza, ambientazioni post apocalittiche, non manca proprio nulla. Wasteland 2 è un gran gioco, pur con alcuni difetti.

E lo stesso si può dire di Numenera, non fosse il fatto che alla prova del gameplay risultava davvero troppo prolisso.

E Bard’s Tale?

Beh, tanto per cominciare è giusto fare un piccolo passo indietro, giusto una trentina d’anni e poco più. Tra il 1985 e il 1988, i primi tre capitoli della serie andarono a definire un genere, quello dei dungeon crawler.

Una grafica d’altri tempi direte voi, ma per l’epoca il risultato degli sforzi di Interplay fu un successo di pubblico e critica. Certo, la difficoltà elevata era un bel problema, e se avrete occasione di parlare con qualche giocatore dell’epoca, verrete introdotti in quei racconti dove la morte si cela dietro ad ogni angolo.

Gli anni passati, hanno introdotto nuovi concetti e meccaniche, e punti di vista assai differenti rispetto ai mitici anni dove Amiga e Pc si davano battaglia. La prima versione di Bard’s Tale IV, dal canto suo, ha riproposto sui nostri schermi un’ambientazione ricca di dettagli, personaggi ben caratterizzati, e un comparto audio di cui parleremo più avanti nel corso della recensione.

L’esperienza con la versione base del gioco, proponeva e propone tutt’ora un gameplay svecchiato nelle dinamiche più tradizionaliste, con una telecamera in prima persona a fare il verso a The Elder Scrolls, combattimenti dall’alto tasso strategico, e una grafica non di ultimo grido, ma tutto sommato piacevole e in piena linea con lo stile della serie.

 

La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: ma allora, perché una Director’s Cut di The Bard’s Tale IV?

Principalmente per due motivi. Il primo, è quello di fornire un’esperienza migliorata a chi già possiede il gioco, e proporre un prodotto “2.0” a chi è interessato all’acquisto. La seconda, è lo sbarco sulle console Microsoft e Sony. Infatti, è proprio l’arrivo di questa Director’s Cut ad offrire un pieno supporto ai joypad, sia console che Pc. Per ingolosire il palato dei videogiocatori, Inxile ha poi introdotto un nuovo capitolo della storia e un nuovo dungeon, un’interfaccia completamente rivista, e diversi fix e bilanciamenti. Meritano menzione particolare anche le nuove opzioni sul versante gameplay, specialmente un livello di difficoltà che fa il verso agli anni ‘80 con movimento in griglia e mappa da “disegnare” in proprio. Tutto il comparto tecnico, è stato poi aggiornato alla quarta versione dell’Unreal Engine.

UN PO’ DI STORIA, TANTO GAMEPLAY

Ambientato centinaia di anni dopo gli eventi del terzo capitolo, The Bard’s Tale IV ci riporta in un mondo popolato da umani, nani, elfi e trow, una razza di piccoli demonietti tutt’altro che tranquilli.

Tra le mura di Skara Brae, il prologo ci vedrà impersonare un’avventuriera intenta a tornare con il suo mentore alla gilda degli Avventurieri.

Un timido pretesto, che si rivela utile per introdurre alcune delle meccaniche alla base del gioco. Trattandosi di un dungeon crawler con visuale in prima persona, osservare tutto ciò che ci circonda con particolare attenzione ai particolari si rivelerà una strategia vincente, ma andiamo con ordine. Non vogliamo rivelarvi nulla sulla trama, che anche se scontata, propone personaggi ben caratterizzati e si dipana in diversi luoghi del continente di Caith.

Dopo il prologo e un’ingiusta accusa, dovremo correre per raggiungere un antico e dimenticato luogo, pur rigoglioso d’una vita che non vuole arrendersi. Inizialmente in compagnia, ci troveremo poi soli per affrontare le prime avventure. Non durerà molto, infatti a breve incontreremo alcuni dei

personaggi che seguiranno le nostre gesta, andando a formare una vera e propria “compagnia”. Le quest non sono scontate, e anche se lo schema è il classico “vai lì, supera i puzzle, combatti e ritorna”, l’interessante gameplay e la gestione degli enigmi è così ben strutturata da nascondere qualche sbavatura. Ottima anche la stesura delle battute, non troppo lunghe ma sufficienti da dare sempre tutte le informazioni e offrire un corposo contesto.

È un gesto d’amore nei confronti degli appassionati, che di volta in volta saranno sempre lì a rimanere fino a notte fonda per varcare quella sala, superare quell’enigma, riuscire a sconfiggere un nemico formidabile. Il tutto riconducibile all’acronimo “one more turn”.  Tutto questo, incastonato da una gestione dell’inventario piuttosto semplice, e un combat system davvero intrigante.

IL PERFETTO AVVENTURIERO

Combattere, parlare, esplorare. Il mestiere dell’avventuriero non è semplice, ma ricco di emozioni.

Per definire al meglio l’esperienza che più si avvicina ai nostri gusti, The Bard’s Tale IV offre quattro razze, e quattro classi, ognuna dotata di abilità peculiari.

Oltre ai nani elfi e trow, presi direttamente dal folklore scozzese, gli umani si differenziano per quattro discendenze, in generale affini ad una determinata classe. Per quanto riguarda il “mestiere”, oltre al bardo (e ci mancherebbe altro), potremo impersonare il praticante (mago), il guerriero o il ladro. Lo sviluppo di ogni personaggio permetterà l’utilizzo di determinate classi di armature, bonus migliorati e attacchi speciali.

Nessuna, ma proprio nessuna abilità appare inutile, se non ai livelli più alti dove il normale attacco sarà visto come una piccola puntura di zanzara. Il bardo in particolar modo è molto ben caratterizzato, grazie anche alle musiche che potremo sfruttare durante il corso del gioco, anche fuori dal combattimento. Proprio durante l’esplorazione, l’uso di alcune sinfonie ci permetterà di riparare un ponte andato distrutto, o buttare giù un muro già pericolante in precedenza, aprendo un nuovo percorso tutto da scoprire.

IL CANTO E LA SPADA DI THE BARD’S TALE IV

Per parlare del sistema di combattimento, dobbiamo prima spendere qualche parola sulla visibilità e sull’attacco “improvviso”.

Ogni nemico ha una sua visuale, e essere sorpresi mentre cerchiamo di attaccare un mostro alle spalle o scappare per evitare lo scontro, significherà dare la possibilità di attaccare per primi agli avversari, che in molti casi si rivelerà un errore che verrà pagato con il game over. Entrati in combattimento, eroi e nemici si affronteranno su un campo di battaglia a griglia quadrata dove verranno effettuati gli spostamenti, e lanciati attacchi e magie.

Molto dipenderà anche dalla classe che sceglieremo in sede di creazione del personaggio e dalla classe dei compagni che formano il party, ma possiamo subito smentire eventuali dubbi circa la varietà. La mole di attacchi, magie e abilità è davvero enorme, capace di accontentare praticamente tutti i palati. Ogni tipo di attacco o magia ha anche un’area specifica, e spesso dovremo spostare strategicamente uno o più compagni così da sfruttarne al meglio la portata.

Ci sono poi le abilità e gli attacchi caricati, che spesso richiedono più di un turno per essere sfruttati.

Questo tipo di abilità è più potente, ma ha come requisito il rimanere illesi durante il turno.

Infatti, un attacco portato a termine potrebbe farci perdere la concentrazione, facendoci ripetere il processo nel turno successivo. Inizialmente, la difficoltà dei combattimenti potrebbe sembrare fin troppo semplice ai giocatori più navigati, ma è tutto uno specchio per le allodole!

Infatti, già dopo alcune ore, il livello di difficoltà balza in avanti in modo decisamente netto, e saranno sagacia tattica e un’oculata scelta delle abilità a fare la differenza tra una vittoria o una disfatta.

Per farvi un esempio, uno scontro ci vedeva affrontare un negromante che ad ogni turno evocava perfidi goblin, alcuni con una sorta di bomba fatta in casa. Sulle prime, non riuscivamo a sbarazzarci di quei perfidi mostriciattoli che dopo qualche turno facevano i kamikaze e annichilivano l’intero party senza alcuna speranza.

Dopo un buon numero di “reload”, abbiamo capito che bastava colpirli con magie ad attacco mentale, per fargli perdere la presa sulla bomba, che esplodeva danneggiando tutti i nemici intorno. Insomma, il “trial and error” è alla base di un gameplay tutt’altro che semplice, a tratti punitivo. Eppure, quant’è appagante riuscire a sopravvivere anche solo con un membro della compagnia e portare a casa la vittoria.

Insomma, i puristi del genere avranno di che rallegrarsi, pur non trovandosi di fronte ad un Wizardry.

UNA MELODIA IN LONTANANZA

The Bard’s Tale IV, gode di un ottimo doppiaggio, e di una colonna sonora creata ad hoc per l’occasione. Ebbene, la colonna sonora non solo è coprotagonista dell’intera produzione, ma getta le basi per nuove vette di eccellenza.

Con oltre cento tracce, di cui 36 acquistabili anche su Amazon e Spotify,

è una delle colonne sonore più belle mai create per i videogiochi, con canti gaelici che si alternano a sonate ispirate e mai ripetitive, e la nostra invidia va a chi ha giustamente supportato al massimo gli sviluppatori, potendo godere di un cd con la soundtrack completa. Ne consigliamo vivamente l’acquisto, anche perché in molti casi l’audio è talmente bello da riuscire a nascondere alcune debolezze tecniche, perché il giocatore sarà preso dal gameplay e dall’ascolto della musica, incurante delle sbavature di cui purtroppo il titolo soffre.

IL FULCRO DELL’ABISSO

Un comparto sonoro allo stato dell’arte, un gameplay sopraffino e appagante, e una scrittura sopra la media. Cosa può andare storto? In realtà, qualcosa che non va per il verso giusto c’è.

Al di là di qualche bug che blocca il personaggio, e a illuminazioni ed effetti particellari non d’ultimo grido, il gioco soffre sugli assets, le texture, e le animazioni. In particolare gli assets, vengono riciclati per tutto il gioco, e se all’inizio ci sembrerà un caso, dopo qualche ora di gioco le evidenze si faranno fin troppo chiare. Anche gli npc soffrono di questo problema, soprattutto quelli femminili. Un cambio di colore dei capelli, ma per il resto i volti sono praticamente identici. Sul fronte texture, la situazione è persino peggiore rispetto alla versione base del gioco.

Infatti, all’uscita della Director’s Cut, nel tentativo di migliorare il sistema di illuminazione e di ombre, Inxile ha optato per una drastica riduzione del dettaglio visivo, facendo andare su tutte le furie una buona parte della community, che non si è fatta attendere sul forum ufficiale. Screenshots alla mano, il calo di dettaglio è purtroppo ben visibile. Sul fronte console, la situazione è ancora più comprensibile.

Per rendere il gioco fruibile su sistemi meno potenti di un Pc di ultima generazione, la software house ha dovuto lavorare sia sui modelli che sui dettagli del mondo di gioco, con texture a bassa risoluzione che si alternano a problemi di stuttering, e un framerate tutt’altro che stabile. Fortunatamente, si sono messi subito all’opera per riproporre la grafica della precedente versione, aggiornando e migliorando il sistema di ombre e di illuminazione. E’ un lavoro che richiederà qualche patch, ma siamo sicuri che sarà portato a termine quanto prima. La prima patch uscita su console e Pc il 10 settembre, ha iniziato a porre i primi rimedi.

COMMENTO FINALE

Chiudiamo la nostra analisi su The Bard’s Tale IV: questa Director’s Cut vale l’acquisto? Nel complesso, si. Se vi piacciono i dungeon crawler, la mole contenutistica introdotta in questa nuova versione vi soddisferà. Nonostante i limiti tecnici e i problemi grafici di cui il titolo soffre, la produzione targata Inxile è una lettera d’amore. Una missiva scritta col cuore a tutti gli appassionati di giochi di ruolo. Questo grazie a personaggi ben caratterizzati e quest non scontate, seppur con uno schema piuttosto classico.

Tante statistiche, dialoghi, abilità e una buona longevità ne fanno un must. Soprattutto su console, dove il genere è sovrastato da una massa in continua ascesa di action rpg. La colonna sonora vale quasi da sola l’acquisto. Per quanto riguarda il target d’utenza, possiamo dire che si adatta a chi vuole la sfida, grazie ad alcune opzioni in pieno stile anni ‘80, ma anche ad un pubblico non esperto, pur richiedendo dedizione e impegno. Consigliato!

Pregi

Molti contenuti aggiuntivi. Una delle più belle colonne sonore mai create. Quest e personaggi ben caratterizzati. Ottimo grado di sfida. Un mondo di gioco tutto da scoprire.

Difetti

Tecnicamente soffre perfino rispetto alla versione base. Diversi bug.

Voto

8