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Blasphemous, Recensione

Dopo The Last Door, The Game Kitchen propone un caratteristico metroidvania in pixel art visibilmente ispirato a Dark Souls

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Per molti studi di sviluppo di piccole dimensioni, Kickstarter rappresenta la più concreta possibilità di affacciarsi sul mercato, con l’appoggio di tutti gli eventuali supporters del progetto. Nonostante The Game Kitchen abbia già avuto modo di farsi conoscere grazie al successo ottenuto con The Last Door, Blasphemous non fa eccezione in tal senso. Dopo il grande successo ottenuto nella sua campagna Kickstarter, nella quale è riuscito a racimolare circa 330.000 dollari a fronte dell’obiettivo minimo fissato a 50.000, il nuovo metroidvania è finalmente sbarcato su Pc (Steam), PS4, Xbox One e Switch.

A qualche mese di distanza da Bloodstained, un altro pregevole titolo a scorrimento in 2D fa la sua comparsa, questa volta fortemente ispirato a Dark Souls. Realizzato con una pixel art curata in ogni singolo dettaglio, Blasphemous ci proietta in un mondo di sangue e redenzione, nella quale la trama viene svelata poco a poco, in un gioco che nonostante la grande cura nel gameplay riserva anche una rilevante profondità nella lore. Di seguito la nostra recensione per la versione Pc. Buona lettura.

LA MISSIONE DEL PENITENTE

Il giocatore vestirà i panni del Penitente, privo del proprio nome così come della capacità di esprimersi, il cui unico scopo si rivelerà essere quello di liberare se stesso e la sua terra, Cvstodia, sulla quale si è abbattuta una terribile maledizione, dove i religiosi più ferventi sono stati trasformati, quasi come una sorta di contrappasso, nelle terribili trasfigurazioni della loro fede, vissuta come un cieco fanatismo. Unico sopravvissuto sia del massacro chiamato “Dolore Silenzioso” che della Confraternita Del Lamento Silente, al personaggio controllato dal giocatore spetterà il compito di risalire tanto all’origine della maledizione quanto a quelle del proprio tormento, che si materializza in un ciclo infinito di morte e rinascita.

Tra le interazioni con gli npc e le descrizioni degli oggetti che potranno essere raccolti, la trama prenderà ulteriormente forma, facendo luce su un mondo contorto, flagellato dall’Età Della Corruzione. Quello del Penitente sarà un vero e proprio pellegrinaggio, attraverso un cammino oppresso da una coltre di sangue e morte, con mostri e vari figure divine e semidivine ad ostacolare il passaggio.

UN FIUME DI CARNE E SANGUE DA GUADARE

Nonostante un contesto e un’atmosfera veramente suggestiva, il pezzo forte di Blasphemous resta il combattimento da hack and slash provetto. Pur trattandosi di un metroidvania puro, esso è permeato da elementi souls-like, oltre che ruolistici.

Nel corso dell’avventura, vissuta accanto alla fedele spada Mea Culpa, il giocatore non godrà di un vero e proprio sistema a livelli, bensì di un albero di abilità che sarà possibile sbloccare proseguendo nella storia. Nuove capacità e mosse sempre più potenti andranno ad arricchire il potenziale combattivo, rendendo le battaglie sempre più varie e appassionanti. Nella mappa di gioco, liberamente esplorabile e continuamente inneggiante al backtracking, si troveranno anche diverse aree (alcune delle quali segrete, da scoprire), dove sarà possibile aumentare la quantità massima di vita e di mana, adibito all’utilizzo dei colpi più micidiali.

Oltre a ciò, congiuntamente all’approfondimento della lore tramite le descrizione, il giocatore potrà potenziarsi tramite le numerose reliquie che sarà possibile trovare ed equipaggiare. Un numero di slot limitati costringerà a focalizzarsi su stili di gioco specifici, autentiche build tutte da costruire e orientate sulla base dei poteri dei singoli oggetti, suddivisi per tipologie e conferenti sia abilità attive che passive. In caso di morte si tornerà in vita presso l’ultimo inginocchiatoio visitato, che oltre a ricaricare le boccette (inizialmente due) con le quali sarà possibile curarsi, fungerà da punto di salvataggio. Un corrispettivo dei falò in Dark Souls, che costituiranno i simboli tangibili dell’avanzamento del giocatore lungo la trama del titolo targato The Game Kitchen.

L’ARTE IN 16 BIT

Realizzato in pixel art, un tratto sempre più comune nelle recenti produzioni indie, il design di Blasphemous riesce a catturare l’attenzione in ogni singolo frame per la cura, fin nei minimi dettagli. Sia nelle scene di intermezzo (con tanto di dialoghi) che in quelle di combattimento e di esplorazione, sarà facile volersi fermare ad ammirare i disegni, che a braccetto con le animazioni renderanno il titolo un’autentica gioia per gli occhi, capace di regalare un’esperienza lugubre e affascinante al tempo stesso. Il sangue sgorgherà da ogni singolo pixel, rendendo soddisfacente ogni uccisione compiuta con la fluidità e la maestria da Castlevania consumato.

Essendo gli sviluppatori spagnoli, è facile pensare che per il contesto essi si siano ispirati all’architettura di Siviglia (sede del loro studio) e più in generale all’iconografia cristiana, le cui manifestazioni di pregio appaiono corrotte dal marcio intrinseco dei fedeli, ora trasformati in mostri sanguinari. Disperati armati di croci giganti, cavalieri decaduti e abomini deformi: gli incubi a sfondo (corrotto) cattolico prenderanno forma lungo il cammino del Penitente, che dovrà anche vedersela con veri e propri boss, apice della difficoltà ma anche della soddisfazione, successiva alla supremazia ottenuta in uno scontro all’ultimo sangue.

TRA AMARCORD E PRESENTE

Anche dal lato tecnico la realizzazione di Blasphemous si rivela ottima, con una sostanziale assenza di bug e rallentamenti, se non quelli “stabiliti a monte”, in stile Amiga 500. Pur vantando una fluidità ineccepibile, il titolo riserva un accenno di scattosità dal retrogusto old-school, come nelle brevi cut-scene che subentreranno fin troppo raramente, nel corso del gioco. La varietà generale di ambientazioni è nemici si rivela essere piuttosto buona, nonostante l’evidente riciclo di skin nel caso di qualche mostro.

Altalenante invece la soglia di difficoltà, con ad esempio gli attacchi magici, che risulteranno particolarmente sbilanciati rispetto a quelli fisici rendendo alcuni tipi di mostri fin troppo ostici da sconfiggere in alcune circostanze.

A ciò si aggiunge la possibilità di incappare in un loop che non lascerà scampo al giocatore, che potrebbe finire intrappolato in una sequenza senza fine di attacchi magici a distanza senza possibilità di reagire, nonostante la possibilità di parare o schivare. I controlli in combattimento godono sono infatti ben implementati e reattivi, fatta eccezione per il salto che viceversa risulterà non di rado impreciso. Un aspetto che, soprattutto in sede di boss fight, potrebbe portare all’esasperazione. Quella di The Game Kitchen è complessivamente una tela pregiata, che nonostante qualche sbavatura riesce a suscitare notevole coinvolgimento negli astanti. Blasphemous, scommessa vinta in un pellegrinaggio tutto da compiere.

COMMENTO FINALE

Non capita tutti i giorni di vedere un metroidvania scambiabile per un Dark Souls in 2d, per design, atmosfera e fluidità nel gameplay. I ragazzi di The Game Kitchen sono riusciti a realizzare un piccolo gioiello, che nonostante alcune sbavature tecniche entra di diritto nei must have del genere. Un level design veramente convincente e una lore fascinosamente inquietante fanno da spalla a un gameplay fluido e coinvolgente, capace di regalare molte soddisfazioni, ma anche tante morti con respawn annessi.

Blasphemous si inserisce prepotentemente tra gli indie più accattivanti, con uso sapiente e raffinato dello stile in pixel art, che ancora una volta dimostra le vette artistiche raggiungibili in fase di caratterizzazione. Anche senza l’utilizzo delle più pompate grafiche fotorealistiche da tripla A. I giocatori che pensano di essersi recentemente cimentati con titoli semplici e sono alla ricerca di una redenzione per il loro animo da pro gamer alla continua ricerca di sfide, troveranno in questa sede pane per i loro denti. Che il pellegrinaggio abbia inizio, o Penitente.

Pregi

Una gioia per gli occhi, con pixel art di autentico pregio. Una lore profonda e articolata. Gameplay hack and slash fluido e profondo, con tante soddisfazioni da regalare.

Difetti

Difficoltà sbilanciata e incostante, dipendente da determinate tipologie di avversari. Qualche riciclo di skin che porta a una sensazione di ripetitività in ambienti e mostri.

Voto

8+

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