È sempre in fermento il genere degli shooter. Con soluzioni che passano dalla classica visuale 2d dei famosi R-Type o il recente Velocity 2d, a quella 3d dove troviamo il recente Everspace e i mitici X-Wing e Star Wars: TIE Fighter, pietre miliari di questa particolare nicchia. Il piccolo team indie Mistfly Games con alle spalle Crescent Moon Games, qualche tempo fa ha portato sui nostri smartphone iOS/Android la loro prima creatura, Subdivision Infinity DX. L’8 agosto scorso il gioco ha fatto il suo debutto anche per Pc, PS4, Xbox, e Switch. La nostra recensione, prenderà in esame la versione di casa Sony.
ORIGINI
Quando un prodotto viene sviluppato per i sistemi mobile, il porting su altre piattaforme è spesso colmo d’insidie. Il primo problema è spesso riservato al sistema di controllo, che deve passare dal classico “touch” ai più comodi ma esigenti joypad. Come se ciò non bastasse, spesso è proprio il sistema di controllo a schermo il tallone d’Achille di una produzione, con una guida non precisa e pulsanti difficili da premere al momento giusto.
C’è poi il problema del sistema di gioco, spesso orientato ad un mordi e fuggi utile quando si parla di portabilità, ma spesso troppo superficiale per tutti quei giocatori che pretendono un’esperienza più corposa.
Per quanto riguarda il primo fattore, bisogna dire che Subdivision Infinity DX rappresentava già su mobile una buona scelta per chi cercasse un prodotto sviluppato piuttosto bene sul piano tecnico, cosa che gli valse il plauso di pubblico e critica. Lo stesso, non si può dire ad esempio di Galaxy on Fire, che riuscì a portare i problemi di controllo della versione mobile anche sulle console casalinghe.
DENTRO L’ABITACOLO
Controllare la propria nave necessiterà di un periodo di allenamento, fatto di sconfitte e tentativi di fuga falliti.
I pulsanti dorsali a destra sono riservati al fuoco con l’arma primaria e secondaria, mentre quelli di sinistra verranno utilizzati per accelerare e decelerare. Dato che nel gioco sono presenti anche attività “laterali” e non il classico dogfight duro e puro, avremo la possibilità di lanciare droni radar che ci indicheranno punti d’interesse che nasconderanno casse con elementi preziosi ai fini del crafting.
Inoltre, in livelli specifici, potremo divertirci a fare i minatori spaziali dotando la nostra nave di un laser minerario. Le levette analogiche sono adibite al controllo della nave. Anche se in un primo momento il controllo del mezzo “suddiviso” tra le due leve analogiche ci sembrava una scelta infelice, ci siamo dovuti ricredere. Il sistema di controllo è responsivo e tutto sommato semplice da utilizzare, e non drammaticamente complicato come Elite: Dangerous. Inizialmente avremo a disposizione un’arma base con caricatore limitato e danni risibili ed un lanciamissili potente ma con pochi colpi a disposizione. Per migliorare la situazione, basterà superare qualche missione per recuperare risorse e materiali tecnologici che ci permetteranno di migliorare l’arsenale che abbiamo a disposizione, o acquistarne di nuovo. Almeno nelle fasi iniziali, il nostro consiglio è concentrarsi sul miglioramento di quelle già montate sulla nave, serbando più risorse possibili per il crafting di nuove navi che ci daranno accesso a scudi e velocità migliori, più spazio disponibili dove montare nuovi armamenti, e iniziare a la carriera come minatori, imprescindibile per continuare la storia.
La storia è suddivisa in capitoli, composti da una serie di missioni principali, e missioni esplorative per la raccolta delle risorse. Ogni missione può richiedere dai dieci minuti al quarto d’ora, in perfetta linea con quello che ci si potrebbe aspettare da un gioco mobile rivolto prevalentemente all’azione. Dimenticatevi quindi i lunghi viaggi e la mappa galattica, perché non la troverete. All’inizio di ogni livello, l’arrivo della nostra nave segnerà la partenza dell’operazione. Superati i primi livelli, capiremo ben presto che uno dei punti deboli del gioco è rappresentato dal sistema di targeting.
In pratica, in tutti gli shooter ma specialmente in quelli rivolti prevalentemente al dogfight, colpire il bersaglio è il risultato di una serie di manovre più o meno rapide, volte a trovare una perfetta linea di tiro per colpire. Se sulle prime ci sembrava che il sistema funzionasse, ci siamo dovuti ricredere. Quando ci si trova a fronteggiare un nemico singolo, nessun problema. Ma quando i nemici sono tanti, il sistema di mira automatico ci porta spesso a perdere il contatto e la linea di tiro con la nave che volevamo abbattere solo perché il gioco decide arbitrariamente di cambiare bersaglio, mandando in malora la nostra intera strategia. Ci siamo divertiti a fare diverse prove, ad esempio nascondendoci “all’interno” di qualche stazione mineraria, aspettando che le navi nemiche mostrassero il fianco per attaccarle da dietro, ma anche in questo caso, ci siamo trovati a perdere il bersaglio a favore di navi che avevamo in coda solo perché più vicine alla nostra posizione.
La mancanza di un targeting manuale si fa sentire. Il combattimento, è adrenalinico e il comportamento dell’AI è decisamente buono, anche troppo, visto che sono talmente precise da rendere un incubo il disimpegno. Le varie missioni che compongono la campagna si susseguono senza intoppi, anche se la struttura è più o meno sempre la stessa: Elimina qualche avamposto, abbatti una serie di navi, confrontati con una capital. Insomma, la varietà non è il punto forte anche se il ritmo incalzante nasconde bene queste sbavature. Per quanto riguarda le missioni esplorative e il mining, sono un’ottima pausa caffè, ma il contro è rappresentato dall’alto numero di navi nemiche che spawnano a ripetizione.
Trattandosi di livelli dove il combattimento non dovrebbe essere la fase principale, il tutto risulta piuttosto frustrante. Anche il recupero dei materiali sarà una sfida, soprattutto i progetti che senza droni radar sono praticamente impossibili da scovare.
GRAFICA E SONORO TRA ALTI E BASSI
Per quanto riguarda il lato tecnico, è un susseguirsi di alti e bassi. Considerando che ci troviamo di fronte ad un porting da mobile il risultato è soddisfacente, e anche se le mappe non sono ampie, asteroidi e pianeti sono ben sviluppati, donando un contorno davvero intrigante. Meno buoni sono i modelli delle navi nemiche e delle stazioni, con un marcato effetto aliasing e texture piuttosto sporche.
Gli effetti grafici delle armi e delle scie dei motori sono un punto a favore del prodotto, anche se spesso risultano un po’ troppo somiglianti.
La colonna sonora prende spunto da altri capostipiti del genere e fa il suo dovere, pur non risultando particolarmente ispirata.
COMMENTO FINALE
Subdivision Infinity DX è uno shooter spaziale soddisfacente, che tradisce la sua genesi mobile pur risultando veloce e divertente. Il sistema di controllo è user friendly e sorprendentemente ben strutturato, e anche se le missioni alla lunga sono ripetitive, la campagna risulta piacevole ed interessante, soprattutto le battaglie contro i boss.
Gli alti e bassi a livello tecnico, sono quindi pareggiati da un prodotto che punta tutto sul gameplay, che farà felice chi ha voglia di sparare qualche colpo in questo clima rovente. Considerando la sua natura, è il classico esempio di quanto la linea di demarcazione tra lo smartphone che usiamo tutti i giorni, e la console che abbiamo in camera sia sempre meno evidente.
Pregi
Buon sistema di controllo.Tante navi da sbloccare. Frenetico e divertente.
Difetti
Sistema di targeting da rivedere. Alla lunga ripetitivo. Tecnicamente, tradisce le origini mobile.
Voto
7+
1 commento su “Subdivision Infinity DX, Recensione”