Total War: Three Kingdoms, Recensione
L’antica Cina è protagonista di questo nuovo capitolo della serie strategica di Creative Assembly
Dopo averci portato in Giappone, nel periodo feudale, e tra le lande mitologiche di una delle serie fantasy più longeve (Warhammer), Creative Assembly ha fatto più di un occhiolino ad una famosa serie televisiva. Infatti, con Total War Thrones of Britannia, la compagnia anglosassone ha tentato di svecchiare la formula ormai ben consolidata della propria serie, sfruttando l’interesse mediato suscitato da Games of Thrones. Total War: Three Kingdoms, uscito il 23 maggio scorso su Steam, rappresenta un ulteriore step in questo processo di rinnovamento. Come sarà andata? A raccontarcelo, c’è il nostro DannyDSC, che ha curato questa recensione del gioco che ha già venduto in una settimana, oltre un milione di copie. Buona lettura.
ONORE, TRADIMENTO, AMBIZIONE
Ammettiamolo, tra tutti i periodi storici proposti dalla compagnia inglese, Shogun 2 e Rome, sono i due periodi preferiti dalla porzione più ampia della community. Il Giappone feudale ha da sempre un forte ascendente su una nutrita schiera d’utenza, persino per chi non è avvezzo al genere degli strategici. E Roma? Insieme alla World War 2 è in assoluto uno dei periodi storici più riproposti nel panorama videoludico.
Certo, i Warhammer hanno portato novità e una ventata d’aria fresca ad una serie che molti davano per stagnante, ma ogni volta c’era sempre qualcosina da sistemare. In realtà, nemmeno Rome 2 uscì illeso da una community molto esigente, che ha l’indubbio pregio di essere molto affezionata al franchise, che ad ogni iterazione conta sempre un buon numero di vendite. Con Total War: Three Kingdoms, il giocatore verrà portato nella Cina del secondo secolo, per la precisione nel 190 d.C.
È un periodo affascinante e allo stesso tempo, violento e sanguinoso. Il crollo della dinastia Han, accaduto proprio in quel periodo, ha portato ad una lunga serie di tumulti, con molti signori della guerra (e opportunisti, alla bisogna) pronti a fronteggiarsi per il dominio della Cina Imperiale. Se ci pensiamo, Giappone e Cina sono perfetti per un Total War, con migliaia di soldati pronti a fronteggiarsi su mastodontici campi di battaglia, messi gentilmente a disposizione dalla software house britannica.
CALAMAIO E IDEOGRAMMI
Questa volta, prima di partire con il gameplay, spendiamo due parole sulla localizzazione. Il gioco è interamente tradotto nel nostro idioma, tanto nel testo quanto nel parlato. Tra l’altro, il doppiaggio è davvero di buon livello.
Anche la traduzione dei testi, come in tutti i Total War del resto, è davvero di qualità. Considerando che ad oggi, sempre più giochi, vengono solamente sottotitolati, ci teniamo a mettere in risalto questo particolare. Darlo per scontato, sarebbe un grosso errore.
ANIME IN GUERRA
Avviata la partita, veniamo introdotti alle vicende che fanno da sfondo al gioco. La prima scelta da compiere sarà la decisione sulla fazione da guidare. Ce ne sono ben 12, tutte con tratti specifici e ben differenziate, ed un livello di difficoltà di partenza in base alle proprie caratteristiche.
Veniamo poi introdotti a quella che è una delle novità di questo prodotto. Abbiamo a disposizione due modalità separate, che potremo selezionare a seconda del tipo di esperienza cui aspiriamo. La prima, è la classica esperienza di un Total War, mentre la seconda (Romance Mode), è una versione più “leggera”.
Per “leggera”, intendiamo una modalità più orientata a raccontare una storia, quasi un’avventura, dove un manipolo di eroi, veri e propri guerrieri invincibili, porteranno sul campo di battaglia tutto il loro potere, in grado di cambiare letteralmente il corso di una schermaglia. Abbiamo notato da subito un’ottima varietà, scelta vincente considerando anche l’ampiezza della mappa di gioco, davvero enorme e ricca di province. Inizialmente, si potrà rimanere spaesati circa la grandezza di tutto il territorio che dovremo conquistare ed esplorare, ma bastano pochi turni per prendere quella confidenza necessaria a sentirci a nostro agio.
CITTÀ E COMANDERIE
Un’altra novità di Total War: Three Kingdoms, è la gestione delle regioni e delle varie cittadine. A differenza dei precedenti capitoli, la mappa della Cina Imperiale è divisa in comanderie. Cosa vuol dire? In pratica, ogni regione non avrà più cittadine da conquistare, ma solamente una, che fungerà da “capitale”.
Collegati alla capitale, troveremo vari punti d’interesse, spesso associati a piccoli villaggi, miniere, campi per la coltivazione, templi e così via. L’ampliamento del nostro insediamento, avverrà tramite la costruzione dei vari edifici solo nella città principale, mentre i punti d’interesse potranno servire per aumentare le scorte di cibo, il metallo, o reclutare un esercito.
Questa suddivisione, a nostro parere, è poco chiara. Tanto per cominciare, durante i primi turni stavamo letteralmente impazzendo perché non riuscivamo a costruire nulla, salvo poi comprendere che è possibile realizzare edifici solo nella città principale. Inoltre, è possibile costruire un solo edificio per turno, e questo limita un sacco le scelte a disposizione del giocatore, e mina la varietà. Dopo aver preso un po’ di confidenza, ci faremo meno caso, ma il risultato è fin troppo “immediato” e semplificato. Se questa scelta può sembrare bizzarra, in realtà una verità di fondo c’è. Three Kindoms, vuole che il vero protagonista del gioco, siano i personaggi che fanno da sfondo alle vicende, piuttosto che la bravura del giocatore nella gestione del proprio impero. Questa scelta potrà essere vista come un buon tentativo di rinnovamento per alcuni, mentre siamo sicuri che una buona parte della community non sarà affatto d’accordo. Dei personaggi parleremo più avanti: è ora di dare uno sguardo alle varie schermate.
INTERFACCIA
Un’interfaccia per un gioco di questo tipo deve essere chiara e non invasiva. Creative Assembly ha scelto un design stilisticamente orientale, e il risultato è davvero buono. In alto a sinistra troviamo gli indicatori che ci informeranno sulla stagione in corso, sulla quantità di monete a nostra disposizione, le scorte di cibo, l’attuale livello di commercio. Accanto al ritratto del personaggio, troveremo i menu relativi alla gestione delle cariche politiche, che sbloccheremo man mano che acquisiremo prestigio.
In Total War: Three Kingdoms c’è poi l’icona relativa alle riforme, la diplomazia e la gestione dello spionaggio, e le cronache, ossia un riassunto di quanto fatto dall’inizio del gioco. Anche se questa funzione potrà risultare, null’altro che un orpello, ha una sua valenza. Tenere traccia di quanto fatto negli ultimi 10 turni di gioco, aiuterà nello sviluppo del proprio impero, soprattutto quando conterà più comanderie.
Accanto alle cronache, trova spazio il riepilogo della tesoreria, e il consiglio, che ci affiderà compiti e missioni nella parte più avanzata del gioco. A destra, oltre al tasto info e le varie opzioni, troveremo anche la guida della voce narrante, che per un lungo tratto della campagna ci fornirà consigli per muoverci al meglio nei menu di gioco. In basso a destra, la mini mappa, ed un serie di menu legati ai personaggi. Le informazioni sulle comanderie e le unità, verranno proposte in basso a sinistra, tramite il tasto sinistro del mouse.
EROI E TRADITORI
Una delle grandi novità di questo Total War: Three Kingdoms è il folto numero di personaggi di spicco a nostra disposizione. Veri protagonisti del gioco, non solo saranno in gradi di rovesciare le sorti di uno scontro che sta andando male, ma avranno un impatto anche sulla gestione del regno. Se uno degli eroi a nostra disposizione è amico di una determinata fazione, dichiarandole guerra il suo gradimento nei nostri confronti scenderà. Questo, nei casi più eclatanti, li spingerà a tradirci. Considerato l’alto numero di fazioni, personaggi, e rapporti di amicizia/odio/rispetto, l’errore è sempre dietro l’angolo, e tenere i nostri generali sempre felici sarà dura.
C’è da dire che questo aspetto “ruolistico”, funziona. Rende il tutto molti vivo, molto realistico, e anche avvincente, soprattutto quando scenderemo in battaglia. Tra l’altro, ogni eroe potrà salire di livello, e questo garantirà accesso a nuove abilità che lo renderanno ancora più letale, carismatico, o entrambi. Gli eroi, inoltre, sono anche dotati di equipaggiamento che potrà essere migliorato, così come la propria cavalcatura. Una gestione così meticolosa dei personaggi, ci ricorda in parte Nobunaga’s Ambition, titolo di differente contesto storico, ma che ci si avvicina in alcuni punti.
TRADURRE LE BUGIE ALTRUI
La diplomazia in Three Kingdoms, riveste un ruolo particolarmente importante, ed è stata riccamente curata. Oltre ad una lunga serie di opzioni (vassallaggi, alleanze, cooperazioni, matrimoni, e anto altro), abbiamo notato che differentemente da altri titoli, le altre fazioni presenti nel mondo di gioco saranno decisamente attive, pronte ad offrirci denaro per la pace o un trattato di non aggressione, un’alleanza contro un nemico comune, o chiederci soldi e risorse per non essere vittima della loro voglia di espandersi. Questa fase, unita alla campagna, rappresenta secondo noi il vero fulcro di tutto il gioco, che se guardato nel complesso funziona davvero bene.
Anche il sistema delle spie è stato rivisto, ora affidato ad un vero e proprio menu grazie al quale invieremo soldati scelti a creare disordini nelle regioni vicine, creare tumulti tra gli eserciti nemici. Insomma, da una parte abbiamo il classico Total War, in questo caso più nella sua controparte bellica, mentre dall’altra abbiamo una ventata d’aria fresca su meccaniche a volte fin troppo macchinose e decisamente viste e riviste.
FIORI DI CILIEGIO, E CAMPI DI BATTAGLIA
Ogni esercito è composto al massimo da tre generali, ed il reclutamento avverrà tramite le comanderie. Ogni battaglione reclutato però, impiegherà del tempo per arrivare ad essere a pieno regime. Ammettiamo la nostra preferenza verso il classico sistema di reclutamento, visto che dipendeva anche dagli edifici in nostro possesso. Questa scelta ci sembra eccessivamente permissiva.
Nel momento in cui dovessimo affrontare un nemico, o mettere sotto assedio una città, potremo decidere se delegare lo scontro all’intelligenza artificiale, o condurlo in prima persona.
Nel primo caso, il risultato è deciso spesso dalla grandezza degli eserciti, mentre nel secondo caso entreranno anche in gioco i rapporti tra i generali, le loro abilità, il loro equipaggiamento, e ovviamente, la nostra sagacia tattica. Sul campo di battaglia, l’interfaccia di gioco risulta meno user friendly della sua controparte non bellica. A parte i tasti relativi alle formazioni e ai vari comandi a disposizione, l’interfaccia è un po’ poco intuitiva.
Studiandola con attenzione, ci sembra sia stata quantomeno rivista, e frettolosamente presentata per la release finale. In gioco, l’AI ci è sembrata discretamente attenta a non finire preda delle nostre imboscate, anche se in alcune situazioni ha iniziato a giocare al tira e molla, finendo preda sicura dei nostri arcieri. Gli eroi, come detto prima, sono poi il vero ago della bilancia. In grado di scorrazzare su tutta la mappa come fossero in gita turistica, saranno in grado di annientare intere formazioni, da soli. In una delle nostre prove, alla guida dell’esercito di Liu Bei, abbiamo voluto provare la reale forza di questi personaggi.
Tenendo volutamente l’esercito in una posizione defilata, abbiamo mandato più avanti gli arcieri, e all’attacco solo i tre generali. Ebbene, dopo pochi minuti, questi uomini leggendari, portavamo morte e distruzione tra gli eserciti nemici, mentre i nostri arcieri completavano l’opera con una pioggia di frecce che non lasciava scampo. Se da un lato, l’uso di queste unità così forti risulta divertente, dall’altro è un po’ sbilanciato. Certo, per ottenere i migliori risultati, sarà necessario fare i salti mortali per tenere sempre alto il loro morale, ma il loro impatto sulla guerra è davvero enorme. A nostro avviso, questa iterazione poggia le sue basi su un gameplay più rilassato e legato ai fatti della campagna, che non al lato squisitamente strategico che accompagna da sempre i titoli proposti da Creative Assembly.
TECNICAMENTE PARLANDO
Abbiamo già parlato di quanto sia bella l’interfaccia di gioco, e rimanendo sul lato tecnico, la mappa principale è davvero ben fatta. Belli gli effetti dell’acqua e quelli atmosferici, e anche il ciclo delle stagioni è ben marcato.
Ogni fazione ha unità uniche, ben dettagliate, e le animazioni sono davvero di alto livello, soprattutto quando scendiamo sul campo di battaglia. Lì, la software house britannica ha davvero superato sé stessa, con un alto numero di unità tutte diverse, ed eroi distinguibili e ben caratterizzati, tanto a livello grafico quanto nelle animazioni del combattimento. Per quanto riguarda la varietà delle mappe di gioco, non c’è molto di cui lamentarsi, perché il numero di scenari proposti è davvero alto. Alti e bassi sul fronte texture, ma trattandosi di un gioco in cui i protagonisti sono gli eserciti, il risultato è tutto sommato soddisfacente. Plauso per la colonna sonora, ispirata e perfettamente in linea con il contesto storico. Per quanto riguarda le prestazioni, i requisiti minimi indicano un Intel Core 2 Duo da 3.00Ghz, 4 GB di RAM e una scheda video GTX 650 Ti o una AMD HD 7850 da 1GB.
Con il nostro fedele Asus Rog G752VS, giochiamo a dettagli ultra senza scendere quasi mai sotto i 60 frame per secondo. Solo durante il cambio di turno il gioco rallenta un pochino, ma è perfettamente sopportabile e migliorabile con qualche patch.
COMMENTO FINALE
Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questa nuova iterazione targata Creative Assembly, soprattutto perché è riuscita a farci appassionare ad un periodo storico a cui non siamo mai stati troppo interessati. Molte le novità, le rivisitazioni, e qualche piccola sbavatura presenti in Total War: Three Kingdoms. Da un lato, una modalità inedita legata più alla storia, la gestione dei personaggi, lo spionaggio e la diplomazia, veri fiori all’occhiello.
Dall’altro, la gestione delle comanderie e lo strapotere degli eroi, che secondo noi andrebbero quantomeno rivisti. Il risultato comunque è davvero pregevole, soprattutto perché la campagna diverte, appassiona, e si lascia giocare. Se poi si fosse alla ricerca della modalità più classica, è presente anche quella, così da accontentare tutti.
Pregi
La modalità campagna è fantastica. Interamente localizzato in italiani. Diplomazia e gestione dei personaggi. Un sacco di unità, realizzate con maestria.
Difetti
Le comanderie appiattiscono la componente strategica. A volte gli eroi sono davvero troppo forti.
Voto
8,5