Layers of Fear 2, Recensione
Il viaggio infernale a bordo del transatlantico Icarus è pronto a terrorizzare i possessori di PlayStation 4, Xbox One e Pc
Per lo scrittore Marty Rubin “dietro ogni maschera c’è un volto, e dietro un volto c’è una storia”. Ma a volte questa storia non è facile da raccontare, in primis a se stessi. Anzi, per dirla come un anonimo filosofo del web, ci vuole perfino del coraggio per conoscere davvero se stessi e “sono molti quelli che preferiscono incontrare il loro acerrimo nemico in campo aperto, piuttosto che il proprio cuore nell’armadio”. Da questo concetto, con una strizzata d’occhio a decine di altre opere cartacee e cinematografiche, parte idealmente l’ultimo progetto dei polacchi Bloober Team, che muovendosi sulle orme del primo capitolo, con Layers of Fear 2 ci propongono una storia intrigante e ben narrata all’interno di un walking simulator in prima persona a forti tinte thriller psicologico.
Ecco la nostra recensione della versione PS4 del gioco uscito martedì (28 maggio). Buona lettura.
L’AMORE NON MUORE MAI
Layers of Fear 2 racconta in primis di un dramma interiore. Della ricerca del proprio “Io” da parte di un attore alla deriva. Di una personalità perduta, sepolta da anni di compromessi, false immagini di sé esposte al pubblico e alla stampa per lavoro, interpretando decine di personaggi, o per compiacimento, per rendersi diverso a seconda della convenienza indossando una delle centinaia di “maschere” a cui, spesso, ricorrono le celebrità.
Poi c’è il resto: l’orrore, la tensione, la paura del vuoto, del buio interiore, dei ricordi terribili che prendono forma, davanti ai propri occhi o nella propria mente è da scoprire. Il gioco è ambientato su una nave da crociera del primo Novecento, l’Icarus, che funge da set per un ipotetico film. Su questo enorme transatlantico, infatti, si imbarca un famoso attore, ovverosia James, il protagonista interpretato dal videogiocatore. Questi è salito a bordo per girare un kolossal hollywoodiano a opera di un enigmatico regista, ignaro del fatto che il viaggio gli spalancherà invece le porte dell’ignoto, trasformandosi in una discesa negli inferi della propria psiche.
La giocabilità di Layers of Fear 2 è simile a quella del precedente capitolo e consiste in estrema sintesi nell’esplorare degli ambienti, aprire porte e interagire con alcuni elementi presenti nello scenario, per risolvere degli enigmi e per “sbloccare” indizi e quant’altro di utile per progredire nella storia. La sfida è derivante quindi dai puzzle che di volta in volta richiedono al giocatore di trovare la soluzione esaminando l’ambiente alla ricerca di indizi visivi. All’inizio gli indovinelli sono semplici, ma poi cambiano col passare dei minuti diventando sempre più intricati (ma mai frustranti) ed elaborati, arrivando perfino a coinvolgere le aree stesse esplorate, che mutano sotto gli occhi del giocatore offrendo nuove prospettive per gli enigmi ma talvolta anche scariche di adrenalina e qualche salto sulla sedia per via di un’apparizione improvvisa. La tensione in effetti accompagna l’utente per tutta la durata dell’avventura, complice anche la sensazione di trovarsi solo e sperduto in un ambiente a suo modo ostile, accompagnato solo dal rumore delle onde che sbattono contro lo scafo, da quello delle telecamere puntate nella sua direzione pronte a riprendere ogni momento per l’eternità, e talvolta dalla voce inquietante fuori campo del misterioso regista.
SOLI E SPERDUTI IN LAYERS OF FEAR 2
Un’emozione che si prova di più da metà della storia in poi, quando la tensione sale a ogni passo e le figure che popolano la nave, le stanze e perfino gli oggetti si fanno ancora più inquietanti. Fa tutto parte del film, o i ricordi stanno giocando un brutto scherzo al povero James? Sinceramente avremmo apprezzato qualche ora in più di gioco, ma solo perché il titolo piace e invoglia a proseguire. Vero è che una volta completata l’avventura si sblocca una modalità plus attraverso la quale ricominciare per ottenere un secondo finale, ma tre-quattro ore per completare tutto (che diventano poco più di sei alla seconda run conoscendo il da farsi) ci sono sembrate davvero poche.
Allo stesso modo avremmo gradito qualche novità in termini di gameplay: nulla di stravolgente, per carità, ma qualcosa che almeno rendesse un po’ più vario lo schema dell’avventura e che offrisse una maggiore interattività con gli ambienti.
Ad ogni modo, la forza del gioco risiede di fatto sull’atmosfera, sul design degli ambienti della nave, ben riprodotti e formati da un intricato sistema di corridoi cupi e stretti, che conducono spesso non si sa dove, oppure in ambienti più ampi ed evocativi. Il tutto al servizio di un incedere dell’avventura che lentamente conduce il protagonista in un Inferno dantesco abilmente rappresentato da una grafica visionaria e da effetti sonori da brivido. Da questo punto di vista c’è poco da dire: il gioco offre una bella grafica, con uno stile tutto suo capace di catturare, affascinare e rendere l’atmosfera quanto più cupa e angosciante possibile. Bello ed efficace nella sua semplicità il sistema di illuminazione, capace di regalare giochi di ombre davvero inquietanti. Come del resto risultano essere i suoni, grazie a un comparto audio che vanta degli effetti davvero azzeccati e delle musiche di accompagnamento d’atmosfera, che “saltano” fuori improvvise nei momenti “giusti” per sottolineare un evento, un momento di tensione e quant’altro di importante all’interno della vicenda. Un plauso quindi al compositore Arkadiusz Reikowski, al direttore George Strezov e alla Sofia Session Orchestra, e un consiglio: se potete indossate delle cuffie mentre giocate, non ve ne pentirete.
COMMENTO FINALE
C’è poco altro da aggiungere rispetto a quanto abbiamo scritto durante la recensione: Layers of Fear 2 è un titolo che punta tutto sulla sceneggiatura, su una resa scenografica particolarmente inquietante e sugli effetti sonori, mantenendo per il resto inalterata la formula del suo predecessore. In definitiva, si tratta di un bel titolo, una sorta di racconto interattivo ben costruito che pecca solo in longevità e, a seconda dei gusti, a livello di meccaniche data la poca interattività offerta all’utente. Elemento, quest’ultimo, che potrebbe infatti non piacere a coloro che sono alla ricerca di un’avventura più dinamica nel suo incedere.
Pregi
Ambientazione ben costruita valorizzata da un’ottima regia. Atmosfera opprimente che amplifica quel senso di inquietudine che emerge giocando. Buona la gestione degli effetti sonori.
Difetti
Interattività ridotta ai minimi termini. Longevità estremamente limitata, nonostante la possibilità di rigiocare l’avventura per scoprire un altro finale. Jumpscare un po' telefonati.
Voto
7,5