RecensioniNintendo Switch

My Lovely Daughter, Recensione

Donato Marchisiello ha provato la versione Switch di questo particolarissimo titolo di Toge Productions e GameChanger Studio

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Lo sviluppo indipendente offre sempre degli spunti ludico-intellettuali interessanti, perché quasi sempre lontano e slacciato dalle logiche canoniche di mercato. My Lovely Daughter, il titolo che analizzeremo in questa recensione, è un cumulo di sensazioni. È disturbante, eticamente scorretto e brutale. Ma le tematiche, dal sacrificio umano alla pseudo schiavitù, vengono qui proposte in una veste artisticamente pregevole e, per certi versi, ironica e paradossale.

My Lovely Daughter è un gioco di stampo manageriale in cui gestiremo delle creature chiamate homunculus, che creeremo con l’alchimia e sacrificheremo per raggiungere il nostro obbiettivo: resuscitare nostra figlia. Il nostro personaggio, Faust, non ha completa memoria di chi sia ma sa che dovrà far rivivere la sua amata prole attraverso l’utilizzo di una Soul Stone, una pietra alchemica.

Il gioco, sostanzialmente, ci vedrà alle prese con la creazione dei sopracitati pseudo umani, ricavati da svariati materiali, che dovremo acquistare nel villaggio. Naturalmente, la materia prima non sarà gratuita e abbondante, perciò gli homunculus che creeremo andranno spediti a lavoro per poter guadagnare sufficienti risorse per poter continuare la catena di montaggio.

Noi vi parleremo dell’edizione Switch del gioco firmato da Toge Productions e GameChanger Studio che debutta oggi (23 maggio) sull’ibrida di Nintendo dopo aver fatto capolino l’anno scorso su Steam.

Buona lettura.

GAMEPLAY

Naturalmente, non appena le nostre creature saranno sufficientemente forti, quello sarà il momento preciso in cui estrarre da loro la Soul Stone. Come potremo noi farlo? Ma con l’omicidio, ovviamente! Ogni homunculus sarà collegato ad un preciso sentimento, ovvero gioia, tristezza, rabbia e paura che andranno a comporre, una volta “sacrificati”, le sfaccettature della Soul Stone di nostra figlia. Man mano che spenderemo del tempo con le creature pseudo umane, le quali ci lasceranno delle lettere per ringraziarci e per sottolinearci quanto siano legati a noi, esse andranno via via potenziando l’attributo che rappresentano.

La scelta del tipo di lavoro da assegnare ad ognuno sarà disponibile per un periodo di tempo limitato, quindi dovremo valutare con attenzione cosa assegnare e a chi. I proventi del lavoro al limite della schiavitù che imporremo agli homunculus, servirà non solo all’acquisto di materiali ma anche all’espansione della nostra dimora, che sarà così in grado di ospitare sempre più “schiavi”, e all’acquisto di oggetti in grado di conservare integro il corpo senza vita di nostra figlia.

Man mano che avanzeremo con il gioco, avremo accesso via via ad un libro che ci consentirà di ricordare il nostro passato. Naturalmente, date le numerose possibilità di “caratterizzazione” di nostra figlia, che sarà sostanzialmente la sommatoria delle “emozioni” strappate via dagli homunculus, sarà possibile tentare strade alternative e diverse ogni volta.
Quanto sin qui detto, sostanzialmente, riassume per intero My Lovely Daughter da un mero punto di vista ludico: dopo un paio di ore di gioco, sarà sin troppo evidente il reale problema del gioco, ovvero la ripetitività. Privato del suo indubbio e pregevole spessore artistico, l’intero gioco sarà un continuo “crea – potenzia – sacrifica” sino al raggiungimento dell’obbiettivo.

È da sottolineare anche un certo gradi di difficoltà “emozionale” che il gioco porta con se’. Con le dovute riserve, ci affezioneremo molto velocemente alle creature create che, successivamente, dovremo come detto far morire per il nostro fine ultimo. E non sarà esattamente semplice: l’uccisione sarà sempre corredata ad alcuni intermezzi filmati e/o testuali piuttosto macabri e forti emozionalmente, pur se dotate di un’aura cartoon e “leggera” piuttosto evidente.

Anche il nostro personaggio, nel racconto un padre disperato ma che si rivelerà ben presto brutale e senza scrupoli morali nel raggiungere il suo fine, non sarà semplicissimo da interpretare per quei player un po’ più sensibili e emozionalmente empatici.
Una parola andrà spesa anche sul finale del gioco, vario esteticamente ma “statico” concettualmente, per certi versi una un po’ troppo semplice celebrazione del “fine giustifica i mezzi” in un gioco inaspettatamente profondo.

TECNICA “PERFETTA”, ARTISTICAMENTE PARTICOLARE

Da un mero punto di vista tecnico, il gioco è pressochè perfetto. La versione Switch qui analizzata si presenta pregevole artisticamente e pulita tecnicamente, in ogni sua parte. Pur ovviamente non offrendo attributi tecnici degni di nota (non è Red Dead 2 ndr), My Lovely Daughter nel suo piccolo sarà un ottimo prodotto a livello di programmazione, fluidità e originalità visuale e stilistica.

Un plauso va fatto ai programmatori per l’ottimo lavoro di traslazione sull’ibrida Nintendo, la quale non ci farà in nessun modo rimpiangere la combinazione mouse/tastiera, in questi casi il “bread & butter” del genere.

COMMENTO FINALE

My Lovely Daughter è un titolo pregevole artisticamente, il quale offrirà buoni contenuti seppur tendenzialmente ripetitivi. Al contempo, il gioco sarà fondato su tematiche tendenzialmente macabre, che il gameplay complessivo inscatolerà e renderà normali. Per questo, il titolo potrebbe essere concettualmente difficile da digerire per quei player un po’ più sensibili.

Pregi

Artisticamente valido. Tecnicamente compatto. Originale nelle tematiche...

Difetti

... anche se un po’ difficile emozionalmente. Alcune incoerenze nella trama. Gameplay piuttosto ripetitivo.

Voto

7

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