Dark Devotion, Recensione Steam
Hibernian Workshop e The Arcade Crew portano un soulslike interessante
Una delle mode in campo videoludico è quella dei soulslike, ossia quei giochi che traggono ispirazione da Dark Souls (Demon Souls nonché Bloodborne, tutti titoli di From Software, ndr). Si tratta di giochi caratterizzati dall’insana difficoltà. Non una sfida all’antica ma spesso e volentieri titoli con un gameplay dalla cattiveria gratuita e sovra-dosata. Almeno per quanto ci riguarda. Apprezziamo il genere per altri aspetti anche perché spesso e volentieri ci troviamo di fronte a piccoli capolavori tecnici. Sarà il caso di Dark Devotion? Il titolo, uscito lo scorso 25 aprile su Pc (ed in futuro su console), è frutto del duro lavoro dello studio francese indie Hibernian Workshop ed è distribuito da The Arcade Crew.
Dark Devotion è nato grazie anche ad una discreta campagna Kickstarter che, grazie agli oltre 1.550 appassionati che hanno offerto il loro contributo, ha raccolto quasi 32.000 euro. E naturalmente grazie alla passione di tre persone che hanno lavorato all’unisono per concretizzare il loro sogno.
Ne è nato un gioco interessante per chi ama il genere e per chi adora i metroidvania con forti inflessioni RPG (o gdr se vi piace il termine in italiano). Riuscirà a far breccia?
Vi lasciamo alla nostra recensione.
UN’ATMOSFERA A TINTE FOSCHE
Il lavoro del talentuoso team transalpino ha una atmosfera oscura. Il che è già un complimento per chi ama il genere dei soulslike. Il tipo di gioco impone queste tinte e questa sorta di alone di oppressione che accompagna la nostra protagonista che si trova a vagare in un tempio che definire infernale è forse un eufemismo.
Nondimeno, come in tutti i soulslike che si rispettino, la storia è criptica. E definirla tale è già un eufemismo. Come sempre spetterà alle nostre gesta in game ricostruire la trama grazie ai numerosi frammenti ed indizi che troveremo lungo la vastissima mappa.
Protagonista è una templare senza nome che ha un compito proibitivo: espugnare il tempio misterioso e (incredibilmente vasto, chiamarlo tempio è riduttivo). La missione, infatti, che sembra più un rituale visto che sembra ripetersi, è letale e nessuno è tornato indietro per poterla raccontare.
Il tempio è soltanto una facciata ma ha in seno creature orripilanti e soprannaturali. Un “contenitore” dell’orrido, dell’oscuro e del malvagio che viene sfidato da questi templari senza paura. Un luogo di pianto, dolore e disperazione dove anche i condannati a morte vengono inviati. La nostra discesa agli inferi, è il caso di dirlo, ha diversi ostacoli anche fisici come trappole infide e letali.
Oltre a portare a casa la pelle, dopo tante e tante (fidatevi) dipartite come è di consueto in questo genere di giochi, si potranno anche affrontare quest secondarie che daranno equipaggiamento extra. Si conosceranno, in questo modo, anche storie di personaggi “minori” e conosceremo ulteriori location.
Il gioco è piuttosto longevo. Possiamo tranquillamente affermare che oltre alle 20 ore di gameplay liscio – soprattutto se siete fenomeni e morite poche volte – il gameplay può anche arrivare al doppio di ore. Questo dipende dall’approccio e dalla bravura dei giocatori.
PREPARIAMOCI A MORIRE… ANCORA UNA VOLTA
Il gameplay di Dark Devotion è sfaccettato. Il minuscolo team di Avignone (formato da Louis Denizet, Alexandre Magnat e da Arthur Dos Santos) ha puntato molto sull’esplorazione. Le sfumature metroidvania sono ben gradite, almeno a noi, con tantissima esplorazione da fare in un ambiente 2d ricco anche di interazioni. Sarà, infatti, possibile interagire con elementi dello scenario: pulsanti, leve, che spesso offrono la risoluzione per degli enigmi ambientali.
La mappa, enorme, offre stanze connesse tra loro ricche di numerosi segreti. Ci sono anche le lapidi nascoste che se scoperte potenziano una delle qualità della nostra templare.
Il tutto si mischia con il tatticismo e la difficoltà dei combattimenti. In questa fase molto action, infatti, si dovrà tenere conto oltre che dell’equipaggiamento e delle movenze dei nemici (per non parlare di quelle dei boss), anche del vigore. Si può rimanere senza fiato proprio sul più bello e rischiare di porgere il fianco agli attacchi del nemico di turno. Nulla che non sia stato già visto. Sono meccaniche ben collaudate ed oliate che in Dark Devotion ritroviamo quasi puntualmente.
Quest’ultima sul combattimento, dicevamo, fa si che ogni scontro sia ben ragionato fin dall’inizio ed anche con gli sgherri apparentemente più deboli. Ogni mostro ha le sue peculiarità che bisogna carpire fin da subito. Schivate e parate avranno la stessa importanza di un affondo ben portato o di una freccia andata a segno. Il Vigore, dicevamo, sarà fondamentale per le nostre mosse per cui dovremo anche temporeggiare per evitare di rimanere “senza fiato”. Le tante morti ci riportano all’hub centrale, spogli dell’equipaggiamento ma senza la perdita di anime o punti esperienza.
Il lato ruolistico si concretizza nella progressione della nostra eroina ma questa dipende dall’equipaggiamento recuperato nelle scorribande. Ogni arma, corta, a distanza, o ogni pezzo di armatura influenzerà le caratteristiche del personaggio. Tra queste la vita, la possibilità di un colpo critico, il vigore (o stamina se preferite), o ancora la possibilità di mandare un attacco a buon fine o, ulteriormente, di parare e difendersi.
Ad ogni resurrezione, come detto, perderemo tutto ma saremo in grado di ritrovare i nostri oggetti dove li avevamo trovati per la prima volta se si eccettua la posizione dei “consumabili” che sono messi casualmente nel tempio. Nondimeno, alcune armi ed armature – “droppate” dai boss sconfitti – possono essere riprodotti ad ogni morte dal fabbro dell’hub. Un piccolo aiutino per evitare di ripartire nudi contro l’oscurità. Sempre nell’hub sarà possibile anche prendere alcune quest secondarie o fare altre attività.
La fede, però, è l’elemento più importante per il nostro personaggio. Del resto che templare sarebbe se così non fosse? Lungo il periglioso ed estenuante cammino, la nostra protagonista troverà degli altari. Interagendo con essi sbloccherà nuove benedizioni via via sempre più potenti. Si tratta sostanzialmente di bonus passivi (casuali) che saranno sbloccati destinando un determinato numero di punti fede ottenuti eliminando i nemici.
Per fortuna, tale fede, come dicevamo prima, non viene azzerata dalle nostre dipartite. Ovviamente, più si va avanti più bonus si avranno alla successiva visita nel mondo di gioco. Peccato solo che tali benedizioni e bonus siano casuali. A fare da contraltare a tutto questo ci sono gli status negativi. Malattie, maledizioni o anche status (bruciature ad esempio) che daranno dei malus.
DARK DEVOTION HA UNA PIXEL ART MOLTO GRADEVOLE
Il lato artistico di Dark Devotion è probabilmente uno dei sui punti forte. La pixel art sfoggiata da Hibernian Workshop dà fin da subito la sensazione di trovarsi ad un inferno terreno. È un complimento ovviamente. Le ambientazioni trasudano sofferenza, decadenza, oscurità e quanto altro di profondamente negativo ci si possa aspettare da un tempio (e relativi confini) non esattamente benedetto. Emerge un eccellente stile gotico e dark fantasy.
Anche boss e nemici hanno il loro perché. Soprattutto i boss. Alcuni sono davvero molto ispirati. Buone le animazioni e non mancano anche i tocchi di classe, giochi di luce, effetti “particellari” in un 2d (fiamme, polvere e così via) artisticamente davvero ben confezionato. Forse un po’ ripetitivo nelle ambientazioni ma stiamo sempre parlando di un tempio (per quanto gigantesco).
Voto positivo anche per la colonna sonora che, pur non rimanendo impresso per la sua epicità, svolge il suo dovere fino in fondo, accompagnandoci nelle nostre (pericolose) avventure.
COMMENTO FINALE
Dark Devotion è un titolo che gli amanti dei soulslike e dei metroidvania potrebbero prendere in seria considerazione. Non è un gioco perfetto. Ma ha vari spunti interessanti. I combattimenti, per quanto difficili, sono comunque alla stregua di qualunque soulslike.
L’esplorazione è molto interessante a nostro avviso e gli enormi ambienti si prestano anche ad alcuni (semplici) enigmi ambientali ed interazioni che permettono di sbloccare passaggi o stanze altrimenti inarrivabili. Come sempre la trama è avvolta nel mistero e solo un’attenta ricerca farà luce sui punti più oscuri.
Alcune cose non ci sono piaciute eccessivamente: la gestione del personaggio è fin troppo legata agli oggetti raccolti. Non c’è una gestione dei livelli del personaggio classica ma le preghiere offrono dei bonus passivi importanti (benedizioni). Il combattimento è molto tattico basato interamente sulla gestione del vigore soprattutto nelle 18 boss fight.
Artisticamente, come già accennato, Dark Devotion si difende bene con una buonissima pixel art ed una buona tecnica per le animazioni.
Insomma, ripetiamo: se amate questo genere date una possibilità a Dark Devotion che ha, probabilmente, il grande limite di non osare più di tanto e non riesce ad emergere troppo. Giusto ribadire, però, che il team di sviluppo è piccolissimo, formato da tre persone. Un motivo in più per supportare questo indie dal buonissimo potenziale in parte in espresso.
Pregi
Due generi (soulslike e metroidvania) ben miscelati. Difficoltà alla soulslike. Ritmi dei combattimenti interessanti. Bella pixel art. Atmosfera ben realizzata.
Difetti
Alcune meccaniche potrebbero essere oleate meglio. Il lato ruolistico poteva essere curato in modo più tradizionale. Potenziale non del tutto espresso.
Voto
8-