RecensioniPS4

Massira, Recensione

Un particolare mix che vuole raccontare una storia

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Ci sono giochi che fanno divertire, altri che fanno lavorare le nostre testoline (ultimamente, troppo abituate ad avere tutto, subito e facilmente), altri ancora ci faranno vivere grandi avventure. C’è poi un’altra nicchia, meno conosciuta, che negli ultimi anni ha fatto capolino nel panorama videoludico. Si tratta di quella serie di giochi che vogliono trasmettere un’esperienza, un’emozione particolare, spesso portata all’estremo nel suo senso estetico e pratico. Di questo filone, non possiamo non citare The Dragon Cancer, sviluppato da Numinous Game nel 2016. Prodotti come questi, vere e proprie esperienze, sono molto vicini a varcare il confine tra video e gioco. In questo tipo di produzioni, sarà la storia a “raccontarci” la sua esperienza.

Massira, è un platform/puzzle adventures sviluppato dal team spagnolo Frost Monkey, e uscito il 20 febbraio scorso su PS4. DannyDSC ce ne parla in questa recensione.

IL MESSAGGIO

Prima di iniziare la nostra recensione, vogliamo dedicare due parole al messaggio che Massira vuole diffondere in un periodo della nostra storia contemporanea davvero difficile. Un messaggio che può valere anche più di mille parole: qui la nostra traduzione, a seguire uno degli screenshot del gioco.

“Massira è un progetto ispirato alla realtà che è parte della vita quotidiana di migliaia di persone che sono costrette ad un esilio forzato.
Questo videogioco ha come obiettivo quello di far riflettere sul percorso e sui problemi che una grande maggioranza di rifugiati di guerra dalla Siria deve affrontare per raggiungere l’Europa”.

LA NOSTRA STORIA

La nostra “avventura”, parte come tante altre. È mattino, e la nostra piccola Numi, protagonista del gioco, sta per andare a scuola e saluta fugacemente i genitori. Lei è poco più di una scolaretta, 12 anni al massimo. L’arrivo a scuola, però, è interrotto e sconvolto da una serie di sirene e l’inizio dei bombardamenti. La nostra piccola eroina, senza volto ma con le lacrime agli occhi, frastornata dai rumori e da quella scena priva di senso, cerca di tornare a casa. E lo fa scappando anche da una serie di “ombre nere” dalle quali non deve per alcun motivo farsi avvicinare.

Al suo ritorno a casa però, troverà solo la nonna che, presa per mano la bambina, le intima di muoversi e correre via perché quel posto, la casa dove aveva vissuto per tutta la usa vita, non è più sicuro. Questo è l’incipit della nostra storia. Da qui in poi, finita la breve sezione riguardante il tutorial, si parte all’avventura nel tentativo di raggiungere un porto sicuro nel Nord Europa.
Ogni tappa del nostro viaggio è scandita da una serie di livelli, dove intraprenderemo una serie di avventure sia puzzle, che platform. Ogni livello è caratterizzato da scelte di trama volute dagli stessi sviluppatori. Oltre a fare da filo conduttore, saranno utili per farci riflettere sulle angherie, sulle difficoltà che un profugo deve affrontare ogni volta.

Il gioco è interamente in tre dimensioni con telecamera rotabile a piacimento, e in diverse situazioni potremo prendere anche il controllo della nonna di Numi che darà una mano durante queste peripezie. Inizialmente, la bambina non saprà nemmeno che fine hanno fatto i genitori, ma durante il proseguo della trama, tale notizia porterà Numi e il nostro immaginario collettivo ad un cambio totale di prospettiva, trasformando letteralmente anche la grafica di gioco. Le emozioni, perno dell’avventura, si vivono tanto a livello visivo, quanto a livello sonoro, perché ogni situazione, tende a mutare il quadro completo.

Frost Moneky è stata veramente brava nel riuscire a creare un’esperienza capace di farci vivere questi bui momenti, guardando il tutto con gli occhi di una bambina innocente, aggiungendo poi anche una serie di oggettu da collezione, come ad esempio alcune lettere scritte da vittime del conflitto, ai propri parenti.

I cambi d’inquadratura, la trasformazione degli scenari, la grafica che passa da un colore tenue e pastellato a colori forti e scuri, tutto per renderci partecipi di quello che significa vivere queste struggenti e difficili situazioni. Chiamarle avventure, ci sembra superfluo più che sbagliato. Perché sì, l’uso di questo termine è pratico, soprattutto per la nostra recensione, ma in realtà è lo stesso prodotto a consigliarci l’uso di termini più moderati, e più indicati.

Acquistare il biglietto per noi e per la nostra cara nonna, così da allontanarci ancora dal conflitto, o sacrificare l’unico nostro legame con quella che è stata la nostra vita, per aiutare un bambino completamente sconosciuto che chiede aiuto per la propria mamma? Scelte difficili, sia per trama che per chi decide di sviluppare, ma che con coraggio, non si oppone ai sentimenti, e va oltre, chiedendo alla nostra piccola Numi, e a noi, di decidere.

Giocando a Massira, non possiamo starcene seduti contemplando immagini lontane o di repertorio, con la stessa emozione che proviamo mentre leggiamo trafiletti sparsi da un telegiornale che sentiamo quantomai distante. Dobbiamo andare oltre, continuare per raggiungere la salvezza per noi e per la nostra nonnina. Frost Monkey ha pesantemente calcato la mano sull’emozione della perdita, e sulla paura di lasciare andare quel poco che abbiamo, quello che amiamo, ma è anche stata maestra nel darci un messaggio di speranza nel futuro. Durante il nostro gameplay, il ricordo è andato subito a The Dragon Cancer, altra produzione che aveva suscitato emozioni fortissime, e che non siamo riusciti a portare a termine, perché la verità è che non volevamo farlo.

GAMEPLAY

Il modello di gioco di Massira è, quantomai, variegato sia nella forma quanto nella sostanza. Si passa da fasi platform saltando sui tetti, ad una fase puzzle dove l’aiuto della nostra nonnina sarà fondamentale. La telecamera è rotabile ma negli spazi chiusi è capitato a più riprese che facesse vere e proprie “bizze”.

Questa piccola sbavatura, ha come risultato quello di farci perdere contatto con il nostro personaggio, sia a livello concentrazione che proprio con il gioco, e questo rende queste fasi davvero frustranti. Anche i movimenti della nostra piccola eroina, “goffi” per simulare il comportamento di una bambina di quell’età, non aiutano.

L’AI di gioco, soprattutto nelle fasi “stealth”, passa da momenti di onniscenza assoluta (certe guardie sembrano avere un radar), ad altri dove possiamo passeggiare senza alcuna difficoltà senza essere minimamente notati. Per quanto riguarda la nostra nonna, braccio destro utile soprattutto quando ci sono leve da tirare o pulsanti da premere, verrà controllata tramite una serie di tasti che cambieranno a seconda della situazione. In alcuni livelli, l’uso di entrambi i personaggi nello stesso momento ci è parso poco user friendly, ma tutto sommato il sistema regge, grazie anche ad un buon level design, tanto vario quanto ben realizzato.

UN COMPARTO ARTISTICO GRADEVOLE

Il mondo di Massira è volutamente colorato, con modelli in tre dimensioni privi di volto, livelli squadrati dove si alterneranno tinte sgargianti e angoli bui. L’ottima direzione artistica si nota soprattutto negli spazi aperti, e per le protagoniste. Purtroppo gli npc non hanno goduto della stessa cura, e risultano tutti un po’ anonimi. È si vero che l’intera esperienza ruota attorno alla piccola Numi e alla nonnina. Tuttavia, una cura anche solo leggermente superiore, avrebbe reso giustizia all’intera produzione.

Le animazioni sono poche e nella media, ma a trattici sono parse scoordinate. La cura dei dettagli riguarda anche il comparto audio. Pur non brillando per originalità, infatti, porta in dote tracce coerenti con l’ambiente di gioco, con altre che accompagneranno il proseguo della storia. E lo fanno senza mai annoiare. Inoltre ci aiuteranno ad immedesimarci al massimo, soprattutto nei momenti più importanti. La musica che accompagna le lacrime della nostra piccola bambina per esempio, è ancora impressa nella nostra mente.

COMMENTO FINALE

Massira è un’esperienza, e un buon prodotto. La trama ruvida, costellata da scelte difficili e momenti di pathos, conferisce al titolo un’anima propria che ci darà molto su cui riflettere. Di fondo, un pacifico messaggio che vorrebbe una razza, la nostra, proiettarsi verso un futuro dove scelte e storie come queste, sono solo opere di fantasia, e non una crudele rappresentazione della realtà.

La difficoltà è nella media, la grafica e la direzione artistica ispirate. Peccato davvero per una telecamera davvero troppo ballerina negli spazi stretti. Che, tuttavia, non va in alcun modo ad intaccare la valutazione positiva del prodotto. Massira, in definitiva, non va valutato tanto per il lato puramente e squisitamente tecnico, quanto per il messaggio che vuole affidare al giocatore.

Pregi

Storia ben scritta. Level design ispirato. Messaggio serie e d'attualità.

Difetti

Telecamera ballerina. A tratti frustrante.

Voto

7

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